Piccola morale/Parte prima/IX. Illusione e realtà
Questo testo è completo. |
◄ | Parte prima - VIII. Le relazioni | Parte prima - X. Illusioni della vista riferite al morale | ► |
IX.
ILLUSIONE E REALTA.
C’è pure, da volere a non volere, nella vita e nei pensieri di tutti gli uomini un po’ d’illusione e un po’ di realtà, frammischiate in modo fra loro, ch’egli è necessario il più fino acume dell’intelletto a conoscere il punto dove termina questa, e quella comincia. Hanno un bel dire e un bel fare certi tali che presumono mantenersi tranquilli di mezzo alle continue vicende delle cose; anche ad essi conviene talvolta l’andarne attorno cogli altri, turbinati dal vento della collera, dell’amore, e, non foss’altro, della presunzione.
Nè si creda che il porsi a guardare tutte le cose da solo quel lato, che sembra a noi il meglio esposto al lume della realtà, sia rimedio bastevole a non rimanere sopraffatti dall’illusione; molte volte l’illusione sta appunto in ciò di crederci tali ch’essa non possa prenderci campo addosso, come accade nella più parte de’ nostri fratelli. Dovrem dunque lasciarci andare a discrezione della fantasia? Nemmen questo si ha da fare, chi voglia che la ragione non si rimanga inoperosa nel suo cervello. Che dunque? Tenerci nel mezzo; ma qui appunto risiede la difficoltà più massiccia. Non intendo adesso dar regole per ben notare quel punto, pressochè impercettibile, in cui l’illusione si scompagna dalla realtà; mi basterà per ora rendere avvertiti i lettori, che ogni oggetto nel quale si occupa il nostro discorso ha due lati, secondo i quali può essere diversamente considerato.
Che bella luna! sclama Fulgenzio. Ed è una notte d’inverno delle più rigide. Ma Fulgenzio, pieno la mente e il cuore di mille cari fantasmi, protende le mani al pianeta consolatore de’ malinconici, e ne segue le argentee strisce sull’acque. Pancrazio rialza intanto il collare del suo gabbano sopra le orecchie, e borbotta fra sè: il sereno del cielo è bello e buono, ma bisogna confessare che il chiarore della fiamma è migliore. Chi ha ragione dei due? Tutti e due senza dubbio. Vorreste dire che una bella luna d’inverno sia oggetto da non esser guardato, o non sia da cercare davanti un camino bene acceso ristoro alle punte de’ piedi intirizzite?
Gli uomini però bisogna confessare che abusano assai di sovente di questa varietà di giudizii che possono concordare col vero. Molti scambiano per realtà le proprie illusioni, molti altri presumono che non possano essere realtà per altri quelle che più non sono per loro che illusioni. Qui sta tutto il guaio, e a volere, se non pacifica, che non sarà mai possibile, ma un po’ men contendente la razza umana, assai meglio che l’occuparsi del trovare il punto in cui la realtà diventa illusione e l’illusione realtà, sarebbe da inculcare validamente il principio che ciò che e realtà per taluno può essere per tal altro illusione, senza che uno o l’altro debba chiamarsi ingannato.
Tutte le cose hanno la loro intrinseca verità, che chiameremo assoluta; hanno una verità relativa, mutabile a seconda delle persone e dei casi cui si riferiscono. Guai se il fragore dei tamburi non confondesse un poco il cervello del soldato allorquando sta per cacciarsi tra la grandine delle palle; guai se a quel fragore, e a quello dei cannoni, e del terreno calpestato da tutto l’esercito, non rimanesse poco men che impassibile lo spirito del generale! Ciò che mette in tumulto le subitanee passioni del combattente minuto, porge argomento al capitano di computare le distanze e le varie mosse dell’avversario. Prima dunque di dire: questo è illusione, quest’altro è realtà; badate non solo di che, ma di chi parlate.
E, fatto pure che abbiate questo esame, vi pare di poter trovarvi giunti a tale da pronunziare un securo giudizio? È bella in genere la massima: sono uomo, e nulla di ciò che è natura umana mi è sconosciuto. Ma, quantunque uomini tutti, e per conseguenza agitati dalle stesse passioni, siamo noi abili a porci l’un l’altro nella condizione opposta alla nostra, per giudicarne con rettitudine di discorso? Anzichè essere camaleonti, che mutano colore a seconda del luogo per dove passano, o degli oggetti cui riflettono, siamo itterici che veggono gli oggetti tinti del viziato umore della loro pupilla.
La più parte delle quistioni, a ben considerare, si fondano in questo solo, e sarebbero da! detto al fatto tagliate con dire: voi credete che quella che è per voi illusione debba essere tale anche per me, cui sembra invece verità netta netta; e, all’incontro, voi volete ch’io m’abbia, per amor vostro, in conto di realtà cosa che non mi sa parer altro che illusione. Facciamola da buoni fratelli; dacchè tutte le cose hanno due manichi pei quali possono essere afferrate, voi tenete la mano su quella parte che fa per voi, io sulla parte opposta, e così, senz’avvedercene, procacceremo il contentamento d’entrambi. A formare la maravigliosa concordia dell’universo, c’è bisogno di certa cotale discordia, appunto come a produrre una bella armonia occorrono spesse volte le dissonanze: queste discordie negli umani giudizii si pongano dunque fra le utili dissonanze che cagionano la bella armonia del mondo morale.
Non avremo dunque nulla di certo? Ogni cosa potrà essere, secondo il capriccio di tale o tale altro uomo, illusione o realtà a un modo stesso? Questo sarebbe dare alle nostre parole una pericolosa estensione. Perchè un vaso possa essere preso tanto a destra che a manca, attesi quei suoi due manichi, non è per questo che si voglia dire rotondo se fosse oblungo o altrimenti. Abbiamo fin da principio avvertito che c’è una verità intrinseca a tutte le cose, intorno la quale il giudizio degli uomini non ha libertà alcuna. Chi vorrà esaminare attentamente le discrepanze che insorgono fra questo e quello, si accorgerà facilmente, ch’esse riguardano presso che sempre l’estrinseche qualità delle cose. Raramente udrete questionarsi se Tizio sia un furfante, dato che commesso avesse tale o tal altra colpa, sì bene se la colpa da lui commessa sia piuttosto d’un modo che d’un altro. Oh quante volte nelle questioni rinnovasi l’esempio di colui che lasciavasi sbudellare in un duello per difendere la preminenza del Tasso sull’Ariosto, non avendo letto veruno di questi poeti!
Conchiudasi: è difficile oltremodo, e molte volte impossibile, il definire il vero punto che disgiunge realtà da illusione, ma poichè in tutte le cose può avervi illusione e realtà, secondo il lato donde si vogliono guardarle, è bene che si usi molta discrezione così nelle questioni come nei giudizii. Chi trovasse un po’ troppo serio questo articolo, si ponga a considerarlo sotto altro punto di vista, e, senza rinnegare i principii, che vogliamo credere giusti, migliori la trattazione, ciò che crediamo assai facile ad esser fatto.