Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/54

42

notte d’inverno delle più rigide. Ma Fulgenzio, pieno la mente e il cuore di mille cari fantasmi, protende le mani al pianeta consolatore de’ malinconici, e ne segue le argentee strisce sull’acque. Pancrazio rialza intanto il collare del suo gabbano sopra le orecchie, e borbotta fra sè: il sereno del cielo è bello e buono, ma bisogna confessare che il chiarore della fiamma è migliore. Chi ha ragione dei due? Tutti e due senza dubbio. Vorreste dire che una bella luna d’inverno sia oggetto da non esser guardato, o non sia da cercare davanti un camino bene acceso ristoro alle punte de’ piedi intirizzite?

Gli uomini però bisogna confessare che abusano assai di sovente di questa varietà di giudizii che possono concordare col vero. Molti scambiano per realtà le proprie illusioni, molti altri presumono che non possano essere realtà per altri quelle che più non sono per loro che illusioni. Qui sta tutto il guaio, e a volere, se non pacifica, che non sarà mai possibile, ma un po’ men contendente la razza umana, assai meglio che l’occuparsi del trovare il punto in cui la realtà diventa illusione e l’illusione realtà, sarebbe da inculcare validamente il principio che ciò che e realtà per taluno può essere per tal altro illusione, senza che uno o l’altro debba chiamarsi ingannato.

Tutte le cose hanno la loro intrinseca verità, che chiameremo assoluta; hanno una verità re-