Monete medaglie e sigilli dei principi Doria/Capo IV
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Serie dei principi Doria, e loro monete e medaglie
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CAPO IV.
SERIE DEI PRINCIPI DORIA, E LORO MONETE E MEDAGLIE
I.
Andrea Doria I, che, come dicemmo, ebbe titolo ed onori di Padre della Patria, ottenne da Carlo V Imperatore il Principato di Melfi nel Regno di Napoli, che trasmise con altri feudi ai cugini. Egli nacque il 30 novembre 1466, e cessò di vivere il 26 marzo 1560. Non avendo avuto prole dal matrimonio con Peretta Usodimare, figlia di Gherardo e di una sorella di Papa Innocenzo VIII dei Cibo, e vedova di Alfonso Del Carretto Marchese di Finale, istituì suoi eredi i figli di Giannettino Doria suo cugino, ucciso nel 1547 dai partigiani di Gio. Luigi Fieschi nella celebre congiura da lui macchinata.
Non si conoscono monete coniate a nome di Andrea Doria. Egli è vero, che una lettera spedita nel secolo scorso a Vienna, che io vidi nell’Archivio della Famiglia, parla di una doppia col nome di Andrea, ma essa spettar dee al secondo di tal nome, che, come vedremo, fe’ senza dubbio batter monete. Molte medaglie, invece, furono coniate ad onore di Andrea Doria I, né altri l’avrebbe più di lui meritate. Parecchie hanno il ritratto del Principe da un lato, ed una galera al rovescio. Quella, che riporto nella tavola I. num. 1, si conserva nel Medagliere della R. Università in Genova, che ne possede un esemplare in argento, ed un secondo in bronzo. L’uno e l’altro intorno al ritratto hanno l’epigrafe ANDREAS. DORIA. P. P. Non differisce da questa quella ch’è riportata al numero 2, che per l’epigrafe NON. DORMIT. QUI. CUSTODIT. la quale è nel rovescio, e per il cognome dell’eroe scritto AURIA in luogo di Doria. E questa, e l’altra, ch’è al numero 3, furono da me estratto dall’opera di Gio. Giacomo Luckio Sylloge numismatum elegantiorum excusorum ab anno 1500 ad 1600. Argentorati 1620.
L’ultima di esse ha nel dritto l’eroe ignudo, che appoggiasi ad un albero, impugnando un remo. Lo contornia l’epigrafe ANDREAS. AURIA. CLAS. PRAEF. Nel rovescio vedesi la rosa dei venti, e l’iscrizione VIAS. TUAS. DOMINE. DEMONSTRA. MIHI.
Quella, ch’è al numero 4, è nella ricca e scelta collezione del dottissimo numismatico Signor Avvocato Gaetano Avignone in Genova. Ha dal dritto il ritratto del Principe coll’epigrafe ANDREAS. DORIA. P. P., e dal rovescio l’immagine della libertà coll’iscrizione LIBERTAS. PUBLICA. Le tre prime ricordano le chiare imprese del Doria, quale Ammiraglio dei maggiori imperi d’Europa, e la quarta rammemora la più insigne delle opere di lui, la libertà donata alla patria.
Della quinta (tav. II, n. 1), ha due esemplari il Medagliere della R. Università di Genova, in argento uno, l’altro in rame. Vedesi nel dritto il solito ritratto del Doria coll’epigrafe ANDREAS. DORIA. P. P. Nessuna iscrizione è nel rovescio, ma l’immagine di uno schiavo carico di catene, allusiva al celebre corsaro Dragut dalle galee del Doria fatto prigione presso Calvi in Corsica.
A quale incisore attribuir debbansi le due medaglie colla galera, e con lo schiavo, io non so definire. Una nota di mano del Sig. Avv. Cav. Gio. Cristofaro Gandolfi, ch’è nella Biblioteca della R. Università di Genova, le vuole eseguite su un modello di Alfonso Cittadella. E veramente il Vasari al principio della vita di costui (Vite dei più eccellenti pittori e scultori ecc. Firenze 1853, Lemonnier, vol. IX. pag. 9), afferma, ch’egli in piccola medaglietta di cera facesse il ritratto del Principe Doria al naturale; però l’illustre mio amico Cav. Santo Varni, in siffatte materie giudice a niun altro secondo, ravvisa in esse la maniera del celebre Fra Giovanni Angelo da Montorsoli, che di superbi monumenti decorò Genova nostra, e ci lasciò anche una stupenda statua del Doria, che, nella rivoluzione del 1797 dalla popolare licenza deturpata, monco, ma pur sempre ammirabil torso, or serbasi nel chiostro della chiesa gentilizia di S. Matteo.
Bella, sebben di recente conio, è quella che vedesi al numero 2 della stessa tavola II, ed è lavoro di Nicolò Cerbara, il cui nome è scritto nel diritto sotto il ritratto dell’eroe. Questo è circondato dall’epigrafe ANDREAS. AB. AURIA. Nel rovescio leggesi MAGNIS. MARI. REB. GESTIS. PATRIAE. REGNO. RECUSATO. LIBERTATE. LEGIBUS. CONSTITUTIS. Una corona di alloro cinge l’iscrizione, sotto la quale stanno l’ordine del Tosone d’oro, di che era il Doria insignito, ed un rostro, quasi testimone delle grandi imprese marittime di Andrea.
II.
Giovanni Andrea I, figlio di Giannettino e di Ginetta Centurione q. Adamo, nacque nel 1539, e mancò il 2 febbraio 16061. Ebbe ad ajo Plinio Tomacelli Bolognese. Sposò il dì del Corpus Domini 1558 D. Zenobia Del Carretto q. Marco Antonio, che morì il 18 dicembre 1590. Luogotenente di Andrea, ne ereditò i feudi ed il valore, come mostrano le imprese di lui, che leggonsi descritte ne’ varii storici di Genova. Predilesse la terra di Loano, la circondò di mura, e vi fabbricò un palazzo. Per pubblico decreto il Senato in onore di lui fe’ innalzare una statua marmorea, il torso della quale, insieme all’altro di Andrea, vedesi oggi nel Chiostro della Chiesa di S. Matteo, gentilizia della Famiglia. Nell’Archivio dei Notai di Genova evvi il testamento di Gio. Andrea I, che lo consegnava al Notaio Cangialanza il 3 dicembre 1604.
La R. Università di Genova possiede due monete di questo Principe. La prima (vedi tavola II, n. 3), è denominata, volgarmente, lo Scudo della galera. Ha dal dritto l’immagine del Principe coll’iscrizione IO. AND. AUR. COMES. LODANI. 1600: e nel rovescio una galera coll’epigrafe DEI. ET. REGIS. MUNERE † Nel volume Monnaies en argent, qui composent une des differentes parties du Cabinet de l’Empereur, Vienne, 1756, pag. 314, è delineato questo scudo, ch’è assegnato però a Gio. Andrea II, il quale nel 1600, non era di certo ancor nato. Il chiarissimo Sig. Cav. Giuseppe Arnethy, Consigliere di Governo, e Direttore del Gabinetto delle medaglie e delle antichità di S. M. l’Imperatore d’Austria in Vienna, con sua lettera del 10 p. p. novembre gentilmente avvertivami come dello scudo testè descritto esistano tre esemplari in quella Capitale, che presentano alcune differenze tra loro. Uno è affatto uguale al nostro, e conservasi nel Gabinetto di S. M. l’Imperatore d’ Austria. Gli altri due appartengono al Sig. Conte di Montenuovo, e dai disegni, che ne posseggo, rilevo che un di essi ha nel rovescio dopo MUNERE, due croci ††; e l’altro offre i due zeri dell’anno assai confusi, e non divisi per punti dalla sillaba che segue IO.
Le gride genovesi dell’8 giugno 1602, 15 marzo 1605, 27 luglio e 2 agosto 1606, e 5 settembre 1616 uguagliano questo Scudo nel peso e valore a quello della Repubblica, cioè peso un’oncia, dieci denari, ventuno grani, e 5/6; valore Lire quattro e soldi dieci.
L’esemplare dell’Università ha il peso di grammi 37, 50, cioè un’oncia, tre ottavi, e ventisei grani.
La seconda (vedi tavola II n. 4), è un Ducatone. Ha nel diritto l’effigie del Principe coll’epigrafe JO: AND: AUR: MAR: S: STEPHANI: 1601:.. nel rovescio il caduceo col motto CONSILIO. CELERITATE.
S. Stefano, come dicemmo, fu acquistato dal Principe Gio. Andrea, e pare che bramasse colla moneta ricordare tal fatto, ed il caduceo, e le parole consilio celeritate scolpite in essa corroborano tale idea.
Le gride predette danno al Ducatone il peso di un’oncia, cinque denari, otto grani, e sette decimi, ed il valore di Lire genovesi tre, soldi quindici, denari nove. L’esemplare che descrivo, pesa un’oncia, quattro denari, e sette grani, che corrisponde a grammi 31, 80, ma è alquanto corroso. Il Ducatone è assai più raro dello Scudo già descritto. Gli spezzati dell’uno e dell’altro, dei quali è pur cenno nelle gride, son rari assai, nè in Genova se ne trova alcun esemplare. In qual luogo le due monete fossero battute indovinar non possiamo; ma la relazione al Conte Cristiani, della quale feci parola, ci permette di credere, che ciò avvenisse in Loano, ove sorse la prima Zecca dei Doria. Alcuni suppongono, che il Principe Gio. Andrea avesse fatto coniare le prime sue monete dai Zecchieri della Repubblica, ma nessuno documento cel prova; anzi vedemmo, com’egli sin dal 1594 parlasse di monete battute nei suoi feudi (Vedi Istruzione al figlio D. Carlo).
III.
Andrea II, Principe di Melfi, nato il 7 settembre 1570, morto l’11 luglio 1622, sposò nel 1595 Donna Giovanna Colonna di Fabrizio, la quale mori a’ 26 marzo 1620. Le monete coniate in Loano nel 1606, delle quali parlasi nel capo precedente, dovevano portare l’impronto di questo principe; ma nessuna di esse ci venne alle mani, nè troviamo che altri le abbia mai descritte.
Gio. Andrea primogenito, Marchese di Torriglia, nato il 22 febbraio 1606, premorì al padre l’8 agosto 1618.
IV.
Giovanni Andrea II, Principe di Melfi, prima D. Pagano, nato il 28 novembre 1607, morto in Cagliari Vice-Re per la Spagna il 18 gennaio 1640, sposò nel 1627 Donna Maria Polissena Landi di Federico, Principe di Val di Taro, nata il 29 dicembre 1608, morta il 19 dicembre 1679. È per tal matrimonio, che i Principi Doria aggiunsero al loro il cognome dei Landi, e ne presero lo stemma. Di questo Principe ha la Biblioteca della R. Università di Genova il disegno di una moneta in oro favoritomi da quel dottissimo e gentilissimo Numismatico, ch’è il Cav. Domenico Promis Bibliotecario di S. M. il Re di Sardegna (V. tavola III., num. 1). L’originale conservasi nel Gabinetto Imperiale di Vienna, come mi assicura il Sig. Consigliere Arnethy prelodato. Ha nel diritto l’immagine del Principe coll’iscrizione IO. AND. AUR. LAN. COM. LOD. 1639. G. M., e nel rovescio, l’aquila, stemma della famiglia, appoggiata alla croce di S. Andrea, ed in mezzo è scolpita l’arma Landi. L’iscrizione ricorda la dignità di Principe del Sacro Romano Impero SACRI. ROM. IMP. PRINCEPS. Con fondamento possiamo affermare, che tal moneta fosse battuta in Loano, unica Zecca, che i Doria avessero in quel tempo. Il diametro della moneta la fa uguale ad un Pezzo da due Doppie, o da quattro Scudi o Ducati in oro. Lo Scudo d’oro della Repubblica genovese in quel tempo è dalle gride calcolato uguale a quelli di Spagna, Napoli, Venezia e Firenze, cioè di bontà carati 21 e 7/8, e di peso denari tre, un grano ed 1/3, che corrisponderebbero in peso decimale a grammi 3, 543. Quelli di Milano, Savoia, Parma, Piacenza, Bologna, Ferrara, Lucca, Besanzone e Mantova sono valutati di bontà carati 21 11/16, e di peso denari tre, cioè grammi 3,299 di peso decimale. I Doria, come vedemmo, seguivano la tariffa e il calcolo di Genova nelle monete d’argento, e quella di Milano per le monete d’oro, sicchè la moneta, che descriviamo, se non è corrosa, aver deve il peso quadruplo dello Scudo d’oro di Milano o d’Italia, cioè grammi 13, 196.
La mancanza dei documenti non ci permette di spiegare le iniziali dello Zecchiere G. M.
V.
Andrea III, nato in Genova il 19 giugno 1628, moriva il 19 ottobre 1654 in Pegli, ed era sepolto in Loano. Egli sposò il 2 febbraio 1652 D. Violante, unica figlia ed erede di Nicolò Lomellini, che visse sino al 29 agosto 1702.
Nessuna moneta di tal Principe abbiamo, nè forse mai ne furono coniate in suo nome. Egli rimase orfano all’età di 12 anni sotto la tutela della madre D. Polissena Landi, che avvisò opportuno far subito chiudere la Zecca di Loano aperta negli Stati principeschi. Notammo, come dieci anni dopo la morte di lui, e precisamente nel 1664, la vedova Principessa D. Violante, Reggente gli Stati del figlio ancor minorenne, riaprisse la Zecca di Loano, ed altre ne sorgessero nei suoi domini, le quali, non a nome solo del figlio, ma della Principessa medesima, coniavano monete. La Biblioteca della R. Università di Genova possiede il disegno di una di esse, che, come l’ultimo che descrissi, ebbi dalla cortesia del chiarissimo Sig. Cav. Promis prelodato, il quale l’aveva ottenuto molti anni or sono da quel Cav. Heydeken, Console Russo in Genova, che radunò le monete liguri, che serbansi oggi nella R. Università di Genova. Il lettore vedrà (vedi tavola III. n. 2), ch’essa è uno degli Ottavetti battuti per il Levante e descritti nel capo precedente. Ha dal dritto l’immagine d’una donna, e l’epigrafe DON. VI. LO. PRINCI. S. VED. DO. Non cercherà la spiegazione esatta di coteste lettere, chi ricorderà, ch’esse son là per ingannare e confondere la moneta con quelle di Madamigella di Montpensier. In italiano suonerebbero Donna Violante Lomellini Principessa vedova Doria. Quell’S però non ha senso, nè ammette dichiarazione. Nel rovescio vedesi uno scudo coronato, che ha due gigli di sopra ed una piccola aquila in fondo. L’anno 16-65 sta in tal modo diviso ai due lati, e l’epigrafe DOMINUS • VIRTUS • MEA. E. SALUS. MEA • Nel Catalogue de la grande collection de M. Leopold Welz de Wallenhein, tom. II., del vol. II., pag. 659, trovasi la descrizione di questa moneta, e vien ricordato l’Appel III., 966. Il peso di essa dev’essere uguale a quello degli altri Luigini dei Doria, cioè circa grammi 2, 20. Nel Gabinetto Imperiale di Vienna serbasi un esemplare mal conservato di questa moneta.
VI.
Gio. Andrea III, nato il 2 maggio 1653, morto il 17 dicembre 1737, sposò il 25 ottobre 1671 D. Anna Pamphili del Principe D. Camillo, la quale morì il 21 marzo 1725. Da costei ereditarono i Doria i grandi feudi, che posseggono in Romagna, sicchè, lasciata la patria, si trasferirono colà, e riunirono al proprio il cognome degli estinti Pamphili.
Di cinque monete di Gio. Andrea III la Biblioteca dell’Università ha i fac-simile in gesso, di una il disegno a penna. Ebbi tre dei primi dal diligente Numismatico Sig. Luigi Franchini, e rappresentano tre monete in argento della ricca collezione, ch’egli possiede; gli altri due mi furono ancor essi donati dal Cav. Promis già lodato, e ritraggono due Doppie in oro, l’ultimo mi venne dalla cortesia del Sig. Arnethy succitato. Le descrivo secondo l’ordine cronologico. La prima, è in argento, e trovasi nella Collezione del Sig. Franchini (vedi tavola III. n. 3.), ha nel diritto il ritratto del Principe ancor fanciullo coll’epigrafe JOANES. AND. PRIN. DORIA. LANDI, ed al rovescio uno scudo coronato, che offre l’aquila imperiale col motto DIO. LAUDATO, e di sotto l’arma Landi coll’anno 16-65 diviso ai lati. Lo scudo è appoggiato alla croce di S. Andrea, ed intorno vi sta scritto DOMINUS. VIRTUS. MEA. ET. SALUS. MEA. Pesa grammi 4, 50 e sembra un Pezzo da un reale, moneta molto in uso a quel tempo, e proibita ben mille volte, perchè scarsa spesso di peso, e di lega inferiore al debito, come quella che si coniava per sola speculazione mercantile. La seconda (vedi tavola III, n. 4) è la metà della precedente. Ha nel diritto il ritratto del Principe coll’iscrizione. IO. AND. PRI. DORI. LAN. Nel rovescio lo scudo è uguale al precedente, ma varia l’iscrizione • SPES. MEA. IN. DEO. L’anno manca per metà, essendo la moneta bucata. Essa fa parte della ricca collezione del Sig. Conte di Montenuovo. La terza, pure in argento (vedi tavola III. num. 5), rappresenta un Luigino dei tanti battuti in Loano. Ha dal diritto l’immagine del Principe ancor fanciullo coll’epigrafe IO. AND. PR. DORIA. L. Nel capo precedente è indicato perchè avanti IO: siavi una cifra inesplicabile; essa serviva ad imitare meglio la moneta del Principe d’Orange. Nel rovescio evvi lo scudo con tre gigli, coronato nella solita guisa, e l’anno 16-65 così diviso ai due lati. L’iscrizione DEUS. PROTECTOR. MEUS. sta in giro. Tal monetina pesa grammi 2, 20, e la possiede il Sig. Luigi Franchini.
La quarta (vedi tavola IV. n. 1), la quale è in oro, ha nel diritto il ritratto del Principe coll’epigrafe IO. AND. PRI. DORI. LAN. e nel rovescio lo scudo coronato, che rappresenta l’aquila dei Doria, appoggiata alla croce di S. Andrea e tenente in petto lo stemma dei Landi coll’iscrizione SPES. MEA. IN. DEO. 1665. La quinta (vedi tavola IV. n. 2) presenta nel diritto il ritratto del Principe coll’iscrizione IO. AND. PRI. DORIA. LAN. Al rovescio ha lo scudo coronato coll’aquila imperiale, ed il motto DIO. LAUDATO, e quindi lo scudetto coll’arma Landi. Lo scudo è appoggiato alla croce di S. Andrea. Esso ha dai lati diviso l’anno 16-65, ed intorno l’iscrizione SPES. MEA. IN. DEO. Questa epigrafe rende il conio diverso da quello della moneta della tavola III, n. 3, ma combina coll’altra in argento ch’è nella stessa tavola III, num. 4. Il diametro delle due monete testè descritte le mostra uguali alla Doppia di Milano, o d’Italia, la quale, secondo la grida del 19 settembre 1659, aveva il peso di grammi 6, 598, o di un quarto d’oncia. A quel tempo la Doppia di Milano, o d’Italia, valeva in Genova Lire 17. I fac-simile di queste ultime due monete, e l’indicazione ch’esse siano in oro ebbi dalla gentilezza del dotto Cav. Promis, come già accennai.
La sesta (vedi tavola IV, num. 3) è uno scudo d’argento uguale a quelli della Repubblica genovese del tempo. Posa grammi 37, 10. Nel diritto ha l’immagine del Principe coll’iscrizione IO. AND. AURIA. LAN. PRINC. e l’anno 1670. Nel rovescio il solito scudo coronato coll’aquila, l’arma Landi appoggiata alla croce di S. Andrea, e l’epigrafe SPES. MEA. IN. DEO. Il signor Franchini ha questo Scudo nella sua collezione. Nel 1670 l’unica Zecca dei Doria, che ancora esistesse, era quella di Loano.
Il Principe Gio. Andrea III, fece compilare un corpo d’Ordini e Costituzioni Civili e Criminali per i suoi feudi, che furono stampati in Genova nel 1756 dallo Scionico. Nella tariffa delle multe e pagamenti di ogni natura, si usa la moneta genovese.
Andrea nato il 15 agosto 1674, premorì al padre il 25 giugno 1737. Egli sposò nel 1703 D. Livia Centurione-Becchignone, figlia di Giambattista q. Giorgio Doge di Genova, la quale morì il 10 marzo 1743 in Bologna2.
VII.
Gio. Andrea IV, nato il 31 luglio 1707, morì l’8 dicembre 1764 in Roma. Egli sposò in prime nozze il 28 febbraio 1726 Donna Maria Teresa figlia di Gio. Andrea Doria, Duca di Tursi. Benedetto XIV sciolse quel matrimonio con Breve del 14 giugno 1741, ed il Principe tolse in seconda moglie il 25 febbraio 1743 Donna Eleonora Carafa di Fabrizio, Duca d’Andria, la quale mancò in Roma il 1.° marzo 1765.
VIII.
Andrea IV, prima D. Giorgio, nacque il 2 dicembre 1744, e morì il 18 marzo 1820. Egli si congiunse in matrimonio il 6 maggio 1767 con Donna Leopoldina Maria di Savoja-Carignano, zia del Magnanimo Re Carlo Alberto.
IX.
Gio. Andrea V, avanti D. Luigi, nacque il 14 luglio 1768, e morì il 28 gennaio 1838. Ebbe in moglie Donna Teresa Orsini, Principessa di Valmontone, figlia di Domenico dei Duchi di Gravina. Il primogenito Don Andrea, nato il 13 dicembre 1810, premorì al padre il 4 marzo 1836, e perciò ereditò il principato il vivente.
X.
Andrea V, avanti D. Filippo, nato il 28 settembre 1813, il quale sposò il 9 aprile 1839 Donna Maria Alatea Beatrice, figlia di Lord Talbot Conte di Shrewsbury. Il loro primogenito Giovanni Andrea nacque in Albano il 4 agosto 1843.
Note
- ↑ Onde chiaramente veggasi qual grado di consanguineità passasse tra Andrea Doria ed il suo erede, colloco qui l’albero genealogico, cominciando dal loro stipite comune:
Ceva
ǀFrancesco
ǀ
ǀ
Giovanni
ǀǀ
Ceva
ǀTommaso
ǀAndrea I Giannettino
ǀGiovanni Andrea I - ↑ Sebbene i Principi che seguono non abbiano avuto Zecche, nè monete fossero coniate a loro nome, parmi opportuno di riferirne la serie intera sino ai nostri giorni, onde questo lavoro sia in ogni sua parte completo.