I. La Denunzia

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Ai lettori cortesi T. Dandolo II

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I.


LA DENUNZIA



Tutto quanto precede sta per trovare conferma nell’estratto che prendo a fare d’un volume manoscritto di circa novecento facce, contenente, insiem cuciti, i numerosi fascicoli, o diremo, con vocabolo tecnico, la filza del

Processus criminalis pro destructione lamiarum;

parole scritte a grossi caratteri sul lurido cartone ch’è coperta al volume; e sotto questa leggenda, che occupa l’alto della pagina, fu segnata a penna, non senza qualche diligenza, una croce che posa sovra una spezie di sinistro trofeo composto d’un teschio e d’ossa incrocicchiate.

Vòlto questo cartone, il frontispizio che succede è al seguente modo: un’altra croce, parimenti segnata a penna, empie la metà superiore della pagina, e divide col suo tronco perpendicolare il nome di Christus tre volte scritto a sinistra dai verbi vincit, regnat, imperat di riscontro a destra; e appiedi — Christus ab omni malo nos defendat, procedamus in pace.

Immediatamente sotto, ad occupare il rimanente della pagina, leggesi:


Per hoc signum sanctæ Crucis Dominus Deus rex cœli et terræ, rex regum et Dominus


Per questo segno della Santa Croce; che il Signor Iddio re del cielo e della terra, re dei [p. 196 modifica] dominantium, trinus et unus per suam piissimam bonitatem et misericordiam, dignetur liberare et defendere nos ab omnibus inimicis nostris et hostibus malignis gratiamque concedere ut possimus a lamiis veritatem eruere in confusionem omnium demoniorum malorumque hominum, easque evellere et destruere ad gloriam ipsius Dei omnipotentis, qui vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.


re, trino ed uno, per la sua infinita bontà e misericordia, degnisi liberarci e difenderci da ogni nostro avversario, e maligno nemico, ed accordarci la grazia di strappare la verità alle streghe, a confusione di tutti i pessimi spiriti, e malvagi uomini; non che svellerle, e struggerle a gloria dello stesso Dio onnipotente che vive e regna ne’ secoli de’ secoli: e così sia.


Queste dichiarazioni scritte con mano rapida e assai abbreviature, come se dinotassero nella lor materiale conformazione la impazienza di chi, aprendo con esse la inquisizione, anela di addentrarvisi a compiere quel tremendo mandato di distruzione e di sangue, già per sè cominciano a ricercarci l’anima d’un senso di terrore, e ci presagiscon cose paurose: nè l’aspettazione andrà fallita. Ma vuolsi comandar silenzio a qualsia manifestazione di ribrezzo, di pietà, di sdegno, acciò la sposizione, che sta per succedere, abbia ad assumere vesta di semplice austero documento, da cui il lettore sia per cavare da sè lumi e convinzioni, non che trovarvi la fonte di emozioni, le quai denno essere spontanee al suo intelletto ed al suo cuore, e per nulla impostegli dai modi di sentire di chi scrive.

Voltato il frontispizio, succede una pagina scritta, intestata così:


Processus Criminalis pro destructione lamiarum. In nomine sanctissimæ et individuæ Trinitatis Patris, Filii et Spiritus Sancti, cujus auxilium sit semper nobiscum.

Die sabbathi XXIV mensis novembris 1646.


Processo Criminale per la distruzion delle streghe. In nome della Santissima Trinità Padre, Foglio, e Spirito Santo, il cui ajuto sia sempre con noi.

Questo giorno di Sabato XXIV novembre 1646. [p. 197 modifica]Tien dietro immediatamente a questa intestazione


Cum ex depositionibus factis per Mariam Nogaredi cognominatam la Mercuria lamiam detentam in vincula Castrinovi, appareant indicia officio huic transmissa valde graviora contra Menegotam uxorem q.m Thomæ Camelli, et Luciam illius filiam, uxorem Antonii Cavedeni, habitatrices in Villa, accusatas per lamias;

nobilis et spectabilis dominus Paris Moderninus, delegatus in civilibus et criminalibus jurisdictionum Castrinovi et Castellani, pro habenda veritate, concurrente etiam voto illustrissimo et clarissimo domino Johanne Ropete juris utriusque doctori, et commissario jurisdictionis Castellani, relaxavit capturam contra prædictas matrem et filiam, comittendo Josepho Goritiano comilitoni hujus Curiæ quatenus, ipsis captis et bene vinctis, ad carceres eas ducere debeat et diligenter custodire sub clavibus.

Die antedicta retulit Joseph Goritianus officialis se in executionem decreti antescripti in carcerem conduxisse, mediante auxilio Johannis Birlo officialis Castrinovi, antescriptas Menegotam et Luciam matrem et filiam, ipsasque sub clavibus reposuisse.
Costantinus Frisinghellus

cancellarius


scripsit


sequuntur indicia.


Risultando dalle deposizioni di Maria di Nogaredo detta Mercuria, strega trattenuta nelle carceri di Castelnovo, indizii gravissimi, trasmessi a questo nostro magistrato contro di Menegota vedova di Tomaso Camelli, e di Lucia sua figlia moglie d’Antonio Caveden abitanti in Villa, accusate d’essere streghe;

il nobile e illustre signor Paride Madernino delegato alle cause criminali e civili nelle Giurisdizioni di Castelnovo e Castellano, affin di conoscere la verità, concorrendovi col proprio voto il chiariss. e illustrissimo signor Giovanni Ropele, dottore in ambo le Leggi, e commissario della Giurisdizione di Castellano, rilasciò mandato di cattura contro le dette madre e figlia, ordinando a Giuseppe Goriziano bargello di questa Curia di condurle incatenate al carcere, e tenervele diligentemente chiuse sotto chiave.

Nel dì sovrindicato Giuseppe Goriziano riferì d’aver eseguito il mandato; e, col sussidio di Giovanni Birlo bargello di Castelnovo, di aver traddotte in carcere quelle due femmine, e tenervele serrate sotto chiave.

Costantino Frisinghello

cancelliere


scrisse


seguon gl'indizii. [p. 198 modifica]A questa spezie di preambolo, ch’empie le prime due pagine, vengon appresso inseriti fogli d’altra scrittura, cioè il costituto stato tenuto dianzi in Castelnovo, e comunicato in copia al giudice di Castellano; costituto, che, come testè vedemmo, gli fornì appoggio a decretar l’arresto della Menegota e di sua figlia. Notisi che la denunziatrice si presentò al tribunale, per lei straniero, di Castelnovo, probabilissimamente per tema che il proprio giudice di Castellano non l’avesse a respingere, e far quindi cader a terra l’accusa suggeritale da ribalda passione.

Ecco pertanto nella sua integrità il prologo d’un dramma che sta per diventare vasto e formidabile.


Depositio dictæ la Mercuria facta sub curam, aliisque, etc. dum educta e carceribus fuit constituta sub die 26 octobris in Castronovo coram clarissimo Comissario.


Deposizione della così detta Mercuria ottenuta per cura, e mediante ecc. lorchè cavata di carcere venne costituita il 26 ottobre in Castelnovo alla presenza del sig. Commissario.


La prima interrogazione che il giudice fa all’accusatrice si è:


quomodo sciat ipsas esse lamias?


respondit:


Come sappia che quelle sono streghe?

rispose:


« così nol sapessi perché le mi ha fato mal a mi; e a chi no hale fato delle furbarie?

Le quai parole danno segno di nimicizia in chi parla, e inducono a sospettare il movente che la trasse al tribunale. Prosegue narrando che la vecchia le insegnò di serbar in bocca l’ostia quando si comunicava, per poi cavarnela, e valersene a far abortire la marchesa Bevilacqua, ospite del conte di Lodron feudatario del paese.

Interrogata come dovea diportarsi per riuscir nello intento, rispose:

» m’insegnò che dovessi dare mi pomo a quella creatura, e metter quell’ostia sacra in terra dove più so[p. 199 modifica]gliono li signori praticare, che, pestandovi sopra, sariano andati in bordello; e mi diede il pomo suddetto, et era verdame o gentil.

Richiesta se adoperasse l'ostia all’uso indicatole, rispose:
« non lo feci perchè non meritavano, e non volsi.
Richiesta come sappia che madre e figlia sono streghe, e s’ ella stessa non reca sul proprio corpo un qualche bollo diabolico, rispose:

» un giorno, sara circa quattro anni, questa Tomaseta, o Menegota, con un ferro fogato, lungo cinque diti, che pareva un sigillo, e credo ne fosse, mi fece nella spalla zanca un segno senza gran male, e mi brusò via la carne.

Richiesta perché abbia consentito a lasciarsi bollare, dove ciò avvenne, e s’ella rinunziò a qualche cosa relativamente alla Fede, rispose:

» ero in mia casa quando mi fece tal segno; e m’insegnò, prima del bolo, che dovessi chiapar il Santissimo, et operare di simili eccessi: nel medesimo atto che mi bolò m’indusse a renuntiare al battesimo.

Richiesta in quai termini facesse quella rinunzia, rispose:

» io era al fogo, e ragionavimo di simili cose, e mi disse che dovessi renuntiare al battesimo, alla confessione, e a tutti li Santi; ma io non volli renuntiare nemò (altro che) al battesimo, come feci, dicendo renuntio; però dimando perdono a Dio benedetto.

Richiesta dove Lucia e sua madre dimorasser allora, rispose:

» abitavano a Nogaredo in casa del Menegato.

E soggiunse:

» quel bolo o segno mi fu fatto, addesso che mi ricordo, avanti che Lucia avesse figli, e credo sia circa dodici anni.

Qui nel manoscritto c’imbattiamo in un segno come il seguente




[p. 200 modifica]poi in una manina coll’ indice steso alle parole


depositio ejusdem Mercuriæ dum fuerit tormento in altum sublata sub die 3 novembris 1646.


deposizione della stessa Mercuria mentre si trovava levata in alto al tormento: a dì 3 novembre 1646.


La tortura della corda fu inflitta alla Mercuria per conseguire che alle deposizioni della settimana precedente avess’ella a soggiungerne altre. Questa sciagurata dovette essersi pensata di potersi sfogare contro quelle sue nemiche, intentando loro la tremenda accusa di stregheria, senza che n’avesse a provenire a lei medesima danno veruno: non meno stolta che malvagia, ell’andò forte errata in suoi calcoli. Dopo le righe qui sopra trascritte, e l’omissis che ci suona tortura, eccola, infatti, dichiarare:

» signor sì che tolsi fora de bocca l’ostia per darla alla Lucia acciò l’adoperasse alla destruttione della signora Marchesa madre, e della filiola, e del feto della medesima.

In data del 15 novembre altro interrogatorio: la manina e l’omissis dinotan tratti di corda; infatti la interrogata sclama:

» quattro ostie mi ho levate fora de bocca, una delle quali ho data alla Menegota, una a quella di Nogarè, e colle altre due m’insegnarono che dessipassi delle creature, come in effetto ho massato un puttin dei Raffaei di Volan ch’era già malato; et io lo guastai, e dopo otto giorni morse.

Torna l’omissis.

Richiesta se avesse vagato notturnamente per intervenire al congresso diabolico, e con chi, rispose:

» molte volte, ogni sei settimane almeno, avendo insieme anche le done de Lizana, la Morandina de Maran, e quella da Rovarè; et andavimo l’una in una casa, e l’altra in un’altra a far delle striarìe. [p. 201 modifica]Richiesta se la Menegota e sua figlia avessero rinunziato ai Sagramenti, e a quali, rispose:

» sì che le ha rinuntià al battesimo in mano del diavolo, alla mia presenza, che le abbracciò, e diè danari, cioè due talleri, ne aveva la borsa piena; e da poi ballassimo, et andassimo tutte assieme a spasso.

Richiesta del sito, e dell’epoca, rispose:

» la madre renuntiò il battesimo subito che restò vedova, et era a Villa, sarà circa otto anni.

Richiesta che cosa Lucia aveva fatto dell’ostia datale a danno della Marchesa, rispose:

» non credo che l’abbi adoperata, perchè se ne averìa visto il segno.

Richiesta se Lucia le confidasse d’ essersi procurate ostie da sè, rispose:

» me ne mostrò quattro, le quai disse che le aveva levate fori de bocca, quando si comunicava.

Richiesta come avvenisse che avendosi quelle ostie Lucia ne domandasse una a lei, rispose:

» ghe la diedi perché non me le aveva mostrate.

Richiesta qual uso Lucia n’abbia fatto, rispose:

» la esaminè, perché mi no lo so.

Ecco l’omissis, e immediatamente la Mercuria soggiungere:

» si che Lucia ha striato Cristoforo Sparamani figlio di Cecilia.

Richiesta come sia al fatto di ciò, rispose:

» una volta, andando fori di notte a spasso col diavolo, mi disse Lucia che voleva faturare Cristoforo; poi mi disse che l’avea striato con unto datoli dal diavolo, spolverizzato de polveri d’ossi di morto, ungeudoli le mani, piedi e tutto, e il detto Cristoforo dormiva, anzi che anchor io era presente; et eravamo in forma di gatto.

Torna l’omissis, e Mercuria sclama: [p. 202 modifica]» sì che Delaito Cavaleri è uno strione, e lui più volte è stato in compagnia del diavolo, e di noi altre a spasso fori di notte.

Ricompare l’omissis con significato, sta volta, esplicito:


illico ad torturam posita et, in altum levata, et interrogata;

respondit:


tosto sottoposta alla tortura e levata in alto, e interrogata;

rispose:


» si che quanto Vostra Signoria mi ha interrogata in questo interrogatorio, e quanto contro Menegota e Lucia ho deposto, è tutto vero, come anche la depositione che ho fata contro Delaito Cavaleri; cioè che sia venuto a spasso di notte insieme con le suddette, e il diavolo, anche questo è vero e intendo ratificarlo in questa corda, e tormenti;

Questo triplice costituto occupa le prime sette facce del volume, ed ha per chiusa:


cum pluries interrogata semper prædicta constanter confirmat, mandavit Sua Dominatio eam dimitti.


Ego Gulielmus Pedroni


cancellarius


præmissa a suo originali.


essendo stata ripetutamente interrogata, sempre ripetè le stesse cose, onde Sua Signoria comandò che la si dimettesse.

Io Guglielmo Pedroni


cancelliere


per copia conforme


Questo è il fondamento dell’enorme processo; e c’iniziam mercè sua, a’ modi di diportarsi de’ giudici e degl’inquisiti: deplorabil istoria, nella qual ci troviam intromessi senza preliminari: vi scorgiamo una trista femmina, che, ignara de’ risici a cui si espone, denunzia altre femmine sue pari, e sottoposta a ripetuti esami, afforzati da torture, termina con dichiarar se stessa rea di tutte l’enormità che apponeva altrui. E strano che levata in alto al tormento confermasse ciò che ne’ tormenti avea preceden[p. 203 modifica]temente confessato: fu violata con ciò la giurisprudenza di quel tempo, prescrivente — la conferma delle denunzie conseguita mercè la tortura, dover essere ripetuta da’ pazienti in giorno da cui sia stata rimossa ogni tortura. —

Or proseguiremo mostrando come avvenisse, che, a partire da sì meschini principii, una vasta e spaventosa rete di denunzie, di arresti, di torture, di supplizii si distendesse ad allacciare e spaventare tutto quanto il Tirolo Italiano.