V. I requisiti per una moglie igienica

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V. I requisiti per una moglie igienica
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V.


I REQUISITI PER UNA MOGLIE IGIENICA.


Il dottor Pertusius è quell’uomo di talento, scoperto da me, che ha scritto per la nostra Ditta, dietro mia indicazione, quel capolavoro che è il libro di réclame: “Come devo preservare la mia vita„. Ma certo il suo talento deve essere colpito da qualche invisibile squilibrio, perchè un uomo che arriva povero all’età dei capelli grigi, è molto discutibile se sia fornito di vero talento.

I ricchi clienti non devono conoscere i novanta scalini dell’abitazione del dottor Pertusius; e la [p. 45 modifica]mia limousine deve essere la prima automobile che sosta alla sua porta.

L’appartamento del dottore è di una semplicità così deprimente da far cadere ogni deferenza per la virtù della modestia. Vi è diffuso un odorino di aglio soffritto; e la donna che viene ad aprire, sigillata nel suo grembialone di massaia, è in perfetto stile con l’appartamento e con l’odore dell’aglio soffritto. Credo che sia la serva. Commetto una gaffe: è la moglie del dottore: “la mia ottima consorte„.

Il dottore è un uomo dalla testa in disordine abituale.

I capelli della testa entrano nel dominio della barba; i baffi formano delle stalattiti sopra le labbra; i peli delle ciglia sembrano ribelli a qualunque brillantina. È una testa fuori di posto. E dire che da quella testa è sortito il capitolo sull’igiene della testa!

Quella mattina la testa del dottor Pertusius era anche più del solito fuori di posto, perchè stava sopra un libro che parlava di una stella che non c’è più, eppure “noi ne vediamo — dice lui — ancora la luce, tanto smisurata è la distanza! Le nostre cifre mortali non bastano più. Non sente lei, cavaliere — mi domanda — vacillar la ragione?„

— Per questo no. Ma se crede, discendiamo [p. 46 modifica]dalle stelle. Io sono venuto da lei per parlarle di un ottimo affare. Lei ricorda di aver compilato per la nostra Ditta quel manualetto: “Come devo preservare la mia vita„. Si tratterebbe di farne un altro anche più simpatico: “Quali sono i requisiti per riconoscere una moglie perfetta„. Per questo secondo manuale noi saremmo disposti a versarle, invece di duecento lire, anche duecento cinquanta lire. Naturalmente un libro a base scientifica, stuzzicante, scritto con verve, come sa far lei; però su certe cose, glissons, n’appuyons pas! Il nostro libro deve poter stare in qualunque salotto.

— Ma il matrimonio è in crisi, non sa lei, cavaliere? — dice lui.

— È appunto perchè è in crisi — dico io — noi facciamo il vademecum del matrimonio moderno: cioè rapido, pratico, razionale, con esclusione dell’antica tragedia. In crisi? Ma, caro lei, una bella mogliettina, che dedichi tutta se stessa alla felicità di suo marito, è una di quelle istituzioni che andranno sempre bene, con o senza crisi.

— Anche bella la vuole lei, cavaliere? Ah, la bellezza, la bellezza, — esclamò lui, di colpo. — La terribile bellezza!

Lui l’ha su con la bellezza.

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— La divina bellezza, — correggo io, come dice Lionello.

— Terribile, terribile la bellezza — ripetè. — Eppure cosa è? cosa è la bellezza? Sempre la stessa storia: una bertuccina con un musettino, con un nasino, con un orifizio boccale, con un sorrisino, con due iridi di qua e di là del naso; il tutto servito sopra un mannequin di pannicolo adiposo, con contorno di lussureggiante capigliatura. Mistero di Dio!

Veramente io non condivido questa opinione. Egli presenta le donne come articoli fabbricati a serie, mentre, invece, ogni donna ha una lavorazione speciale.

— Ma lasciamo stare — dico — i misteri di Dio, se no è come per la stella; non la finiamo più.

— Il terribile inganno della natura! — continuò il dottor Pertusius. — Eppure la natura è stata quasi benigna nella sua frode. Che cosa era la bellezza di Eva all’epoca della creazione? Una cosa quasi innocua. E così era Adamo: quasi innocuo. Infatti che cosa sarebbe la violenza di Adamo limitata alle semplici energie naturali? Un piacevole esercizio ginnastico. Invece Adamo ha poi creato la selce appuntita, l’ascia, la scure, poi la mitragliatrice, poi la chimica applicata alla guerra. La donna, — ne convengo — non ha [p. 48 modifica]creato niente di tutte queste cose, come non ha creato le piramidi, i motori elettrici, ecc., ecc. Queste cose le ha create l’uomo. Però la donna ha creato la donna! Ha perfezionato, sino al grado dell’irresistibile, l’arma naturale della sua bellezza. Questa è opera di Dio o di Satana? Mistero!

Da quanto tempo, dopo Eva, la donna ha iniziato il suo progresso? Da tempo immemorabile! Giuditta quando volle andare alla tenda di Oloferne per sedurlo e poi tagliargli la testa, che cosa fece prima di tutto? Lavò il suo corpo, si unse di unguenti preziosi, scompartì la chioma del suo capo, si pose in testa la mitria — il cappellino di quei tempi — si vestì delle sue vesti di comparsa, si mise ai piedi i sandali, prese i braccialetti, gli orecchini, gli anelli, e apparve di grazia incomparabile. Che cosa fanno le pulcelle per piacere al re Assuero? Seguitano per sei mesi ad imbiancarsi la pelle con unguenti e aromati preziosi.

— Questo è un particolare molto interessante!

— E perchè Ester fra le pulcelle è quella che piace di più al re Assuero? Perchè è la più bella! Assuero, il terribile, voleva condannare a morte Mardocheo, l’amico di Ester. Ma Ester si presenta al re, e il re stupefatto le dice: “Se anche mi domandi la metà del mio regno, te la [p. 49 modifica]darò„. E Sansone, quel balordo, quell’idiota di Sansone, perchè rivela a Dalila dove è il segreto della sua forza? Perchè Dàlila lo fece addormentare sopra le sue ginocchia e posare il capo sul suo seno, et in sinu eius reclinare caput. E chi era Dalila? Una prostituta di quei tempi.

— Diciamo, demi-mondaine! Ma caro lei, cosa pretende, che io offra ai miei clienti una moglie brutta? “Un caporale di pubblica sicurezza come sua moglie?„ volevo dire.

— Bisogna distinguere — dice lui — tra bellezza e bellezza.

— Allora distinguiamo.

Chinò la faccia. Poco dopo la alzò, e mi domandò:

— Conosce lei i funghi?

— Li conosco trifolati.

— Ma lei, cavaliere, non deve ignorare come, tra i funghi che si mangiano, cresce la Amanita muscaria, detta volgarmente cocco, che contiene il terribile veleno, detto appunto muscarina, che produce vertigini, allucinazioni, incoerenza di idee, sopore, e finalmente la morte. Per quale mistero la tremenda Amanita muscaria, e più ancora la orrenda Amanita phalloides — sente che nome? — cresce tra i funghi onesti? per quale mistero il fungo mortifero si presenta anzi [p. 50 modifica]più iridato e attraente degli altri funghi? Ecco un enigma che non è ancora stato svelato.

— Lasciamolo velato.

— Ecco qui. — E levò dal suo cassetto un ritratto di donna. — Guardi!

— Molto carina — dissi io.

Era una testolina soave, triangolare, come un dolce cuore, piegata vezzosamente su la curva di una spalla perfetta: bocca a giglio, occhi di una dilatazione stupefacente.

— Mi piace molto — ripetei.

— Se ne guardi bene — disse il dottore. — Questo è stato in vita uno degli esemplari più formidabili della specie....

— Morta? Oh, poverina!

— Cento anni fa. Lady Hamilton, detta altrimenti Emma Leona.

— Allora se è morta, si può toccare.

— Pericolosa anche morta! Un’Amanita phalloides delle più terribili. Vede quell’ambiguo sorriso, che pare angelico, cavaliere? Questa donna ha prodotto la vertigine, l’incoerenza in molti uomini insigni; e quando non ha fatto perdere la vita, ha fatto perdere l’onore.

— Dottore, questa è cosa seria; ma scusi, sa: mi pare che lei sia come l’imbonitore di un serraglio di bestie feroci: “ecco la terribile sirena [p. 51 modifica]dei mari del nord che mangia i cadaveri vivi„. Ehi, dico! Che non sia il caso dell’età pericolosa anche per lei?

Il dottore mi guardò con due occhiacci.

— E adesso osservi questo — disse levando un altro ritratto.

— Questo fa proprio paura.

Era un volto non di donna, ma di uomo, così brutto che guai se lo avessi incontrato vivo di notte.

— Ah, questo lo riconosce anche lei — disse il dottore con molta soddisfazione. — Lei ha davanti a sè il “delinquente congenito; l’uomo epilettiforme!„ Vede le stigmate degenerative? Assimmetria facciale per sviluppo abnorme dello scheletro, sporgenza della mascella inferiore su la superiore....

— Sembra — dissi — che voglia mangiare gli uomini vivi.

— In antico, infatti, li mangiava crudi. Fossa canina profonda del mascellare superiore, sporgenza eccessiva delle arcate sopraciliari, obliquità della rima palpebrale. E ora guardi l’orecchio: orecchio, col lobulo aderente, mancanza di elica, presenza del tubercolo di Darwin, come nei fauni....

Io mi toccai l’orecchio un po’ spaventato, e:

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— Dottore — dissi — in me non ci sarà mica niente di tutto questo!

— Lei è perfetto.

— Quello che dico anch’io. Ma scusi, perchè questa lezione sui delinquenti con tutte queste brutte parolacce?

— Perchè — disse trionfante il dottore — nella donna delinquente avviene il fenomeno opposto dell’uomo. L’uomo delinquente porta scritto sul volto “Io sono delinquente„. Nella donna, niente! Anzi il più delle volte la delinquenza della donna sta nascosta sotto la maschera di quella fatale bellezza che prima le accennavo: bellezza spesso iridata da un fascino intellettuale che può simulare la intelligenza. Possono essere tali donne mistiche o sensuali: ma insensibili sempre! ma menzognere sempre! Non la menzogna comune, badi! bensì quella che noi chiamiamo pseudologia patologica: la menzogna cioè incosciente, che può sembrare sincerità. Sono costoro le grandi isteriche, le grandi voluttuose, sono quelle che hanno esercitato un’azione velenosa sui centri nervosi della storia, come Cleopatra....

— Intesa nominare.

— ....come Semiramide, come la imperatrice Caterina di Russia, come Emma Leona qui presente, come le grandi etère, come certe regine [p. 53 modifica]del palcoscenico, e via dicendo. Loro carattere è la distruzione: dove passano, bruciano.

— Non c’è pericolo, dottore, che lei esageri?

— Non esagero: sono le Attila femmine con l’angelico volto; mentre gli Attila maschi hanno volto ferino. Generalmente bruciano anche se stesse. Ma se campano molto, ecco tu le vedi improvvisamente sfasciarsi, cadere l’intonaco della ingannevole bellezza. Ecco apparire, o la deforme pinguedine o la ributtante magrezza: ecco la voce roca, ecco il cinismo che spunta dove era la intellettualità. E badi ancora: generalmente sono infeconde; e noi sappiamo che soltanto la maternità dà l’intelligenza alla donna. E i poeti esaltano queste creature, flagellum Dei!

— Evitare i poeti, d’accordo — dissi io — ; ma lei ammetterà che una réclame con queste cose non si raccomanda alle signore.

— E cosa me ne importa a me della réclame e delle sue signore! — esclamò il dottor Pertusius. — Ma io vado anche più in là.

— Questo mi pare difficile.

Disse allora il dottore così:

— Tutte le donne oggi vogliono essere belle....

— È la nostra gloria, dottore! — risposi.

— Io non so, io non so.... — Meditò un poco, e disse: — Mi pare oggi che tutte le donne [p. 54 modifica]aspirino ad accostarsi, come a un ideale, a questo tipo di donna delinquente. È l’uomo che così vuole per spremere dalla donna una voluttà più tormentata? è la donna che gode di questo sfacelo dell’uomo? Non so, non so. È così. Dove è più la casta porpora di cui era sparso alle donzelle il viso?

— Superata dalla nostra cipria ravissante, naturelle, rosa incarnato, lire sette la scatola.

— Ah, lei scherza! Sì, sì, io la prendo in parola, cavaliere. Guardate la moda, essa è altamente significativa. La gente crede che la moda sia cosa da poco, di cui si curano soltanto sarte e modiste. Essa è cosa molto filosofica.

— Bravo, dottore! Questo lo metta pure nel libro.

— Non vedete per via certe donne eleganti, che hanno un fare da teppista?

— Oh, dottore! Questo no! Glissons!

— E certe altre che si vedono con strani mantelli neri che sembrano quelle falene paurose che si chiamano àtropo? E certe altre che trascinano le loro carni e i loro pennacchi, che sembrano bersaglieri della morte in lussuria? E certi atteggiamenti stupefatti del volto che sembrano meditare una irrumazione? Dove è più la pubertà? Vi sono esili fanciulle quasi impuberi che ondeggiano come Ermafroditi.

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Prego di spiegare queste altre brutte parole.

Mi spiega. — Oh, che porcherie!

— Porcherie, io? Porcherie loro. Cioè porcherie? Segni dei tempi. La verginità, che prima era un onore della famiglia, oggi è tenuta in non cale.

(Tranne che per fräulein Violetta. Ma io non la sposerò).

— Il marasma sociale si avvicina non soltanto col piede ferrato del proletario, ma anche col piedino di seta gemmata della bella donna.

— Non occupiamoci di politica, dottore, perchè non è igienico.

— E crede lei che io me ne preoccupi? Io sto alla finestra. Cosa crede lei che io voglia fare da carabiniere alla società?

Io osservo il fenomeno con la obbiettività dello scienziato. Le ha viste mai nei ritrovi mondani, nelle halls degli alberghi, ai teatri, ai caffè? Hanno i profondi sdilinquimenti, i profondi rapimenti. Poi frin frin. Si puliscono le unghie. Poi cadono in estasi nelle poltrone. Sospirano, ridono il riso folle, fanno lo sguardo meduseo. Poi si levano con brivido serpentino, trascinano le membra al passo delle danze in voga: le sottane corte e i manti strascicanti contro i deretani. Questi sono i modelli. Che mogli, che madri ne vuole lei ricavare?

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— Anche lei — dissi io — sotto un altro aspetto, è artista, come il mio amico Lionello. Ma non esageriamo! Secondo lei, una mogliettina estetica e nel tempo stesso igienica, non è attuabile?

— Non dico questo: dico che bisogna cercare bene.

— Cercare come?

— Cercare un’altra forma di bellezza che è meno appariscente, cioè la bellezza soave, vestita di purità; e specillare ben l’occhio, invece di altre cose! L’occhio è il solo punto indifeso per cui si può accedere alla fortezza del cervello. Gli occhi della donna che io dico, devono essere assolutamente limpidi, liquidi, impavidi: vi si deve poter scorgere sino in fondo quello che la donzella non vi può dire: cioè la purità morale, e non la sola purità naturale. Quegli occhi che si occultano come biscie, e poi saettano e tremano, sono da evitare. Può, anzi, deve la femminile pupilla velarsi d’un amabile velo di pianto, ma per giusta ragione. Poi il sorriso ed il riso....

— La signorina deve ridere?

— Certo. Riso sano, caro, squillante: ma per giusta ragione! Quel bocchino ristretto, con quella smorfia stereotipa, è un sintomo pericoloso. Poi cantare.

— Benissimo, dottore: io adoro la musica.

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— E io odio la musica — esclamò il dottor Pertusius — perchè è l’arte emolliente.

— Mi rimetto a lei in questo: ma come può cantare la signorina senza musica?

— Senza musica, senza piano! così per letizia come fa l’augelletto che si desta al mattino. E niente romanzi! Il meglio che possa capitare è quell’aria incantata di donne fatali che non sanno far nulla per casa.

— E altri dati?

Pertusius rispose: — Evitare il colore lunare, il color rosa-thea, il color pallido-crema. Lasciarlo ai poeti, romanzieri, e simile gente scriteriata. È vero che Ovidio Nasone nella sua “Arte di amare„ ha dato il precetto, pallat omnis amans, “ogni amante deve essere pallido,„ ma idiota e meretricio anche lui! Sotto il pallido-crema dei poeti scorre la scrofola e il pus. E nemmeno niente colore tenuemente rosato. “Oh, viola! oh, pervinca! oh, giglio!„ sospirano i poeti. Dite piuttosto: “bacillo di Koch„.

— Scusi, quale colore, allora?

Nigra sum sed formosa!

— Mi dispiace, ma non capisco.

— Vuol dire quel colore bruno, forte, naturale.

— E poi?

— I denti! Denti forti, ben incastrati nelle [p. 58 modifica]gengive: bianchi sì, ma mica diafani, madreperlacei, mica con l’oro o col platino! E poi informarsi a che ora la signorina si alza al mattino. Come sono gli occhi? Puliti naturalmente? È gaia o triste al mattino? A che ora va a letto la sera? È coraggiosa? La madre come è? Informarsi come sono la madre e il padre. Saremmo noi da meno di un mercante da fiera, che guarda la vacca madre quando vuol comprare la vitella? È attiva? Vi sono certe fanciulle che seducono gli uomini con la loro indolenza. “Indolente come una creola — dicono i poeti — : sdraiata sui divani come un’odalisca.„ Idioti! Deve essere attiva, svelta, capace di fare da sè; non aver sempre dietro la cameriera. E quanto alla sensualità, meglio poco che troppo. Sono cose che crescono con l’esercizio. Dimenticavo la cosa più importante: come digerisce? naturalmente?

— È spoetizzante, dottore — dico io.

— Spoetizzante il contrario — ribattè lui. — Quando la signorina vi dice: “ho l’emicrania, ho la malinconia,„ allora sì è spoetizzante. Oh! è pulita? Intendiamoci: pulita sì, ma con un limite: una signorina occupata eccessivamente a risciacquarsi, fa venire in mente certi cuochi d’albergo che lavano lavano la selvaggina perchè è putrefatta. E unghie pulite.

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— Questo mi piace.

— Sì, ma non occupata tutt’il giorno a tagliarsi le pipite.

— E ancora: la signorina come calza? Ah, quelle perfide seriche calze; ah, quelle scarpine che le fanno andare con quel passo isterico! Belle scarpe piatte! Così lei è sicuro che quando la signorina la sera va a letto, non le infliggerà lo spettacolo dei suoi piedi deformi. Bisognerebbe che le donne venissero al mondo come le bambole di Norimberga, o stessero instivalate sul letto come le meretrici. E, infine, non cercar moglie per voluttà! Tobia, nella Bibbia, quando sposò Sara, disse: “Io prendo questa fanciulla per moglie, non per principio di libidine, ma per amore della prole„. E il Signore benedì Tobia e Sara, che vissero felici. La signorina, inoltre, deve essere profumata.

— Ecco un’altra cosa che mi piace.

— Intendiamoci: profumata senza profumi. Lei sa che in latino c’è una preziosa sentenza: mulier bene olet quae nil olet.

— Cioè?

— “La donna è ben profumata quando ha odore di niente„, cioè odor naturale.

— Dottore — dico io — mi pare che noi tiriamo sassi in piccionaia.

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— Come sarebbe a dire?

— Sarebbe a dire che un manuale réclame, scritto nei termini surriferiti, sarebbe un disastro per la nostra Ditta. La nostra Ditta, di cui io ho l’onore di essere gerente, lavora appunto in cachets digestivi, in pomatine, in ciprie per isbiancamento, in tinte per i capelli, in polveri per le unghie che nobilitano la mano, in profumi che, come noi proclamiamo nelle nostre réclames, donano il fascino della personalità. Un manuale in questi termini è contrario al nostro interesse; senza contare poi che la signorina che lei propone, è un articolo che non si trova più in commercio. La vera donna comincia dalle calze di seta!

*

Così ci siamo lasciati.

Il manuale non si farà.