Il mondo della luna/Nota storica
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NOTA STORICA
Per il carnovale del 1750 preparò il Goldoni nell’autunno del ’49 due nuovi drammi da rappresentarsi nel teatro di S. Moisè: Il Mondo della Luna e L’Arcifanfano re dei matti. Che la luna fosse abitata, favoleggiarono più volte gli antichi, assai prima di Luciano; ma la Vera storia dello scrittore di Samosata, dove si parla della guerra e della pace fra gli abitanti della Luna e del Sole, ebbe grande fama in tutti i tempi: anche Gaspare Gozzi la tradusse in parte e la stampò negli Osservatori Veneti (numeri XXIV-XXVI, 24 aprile - 1I maggio 1762), aggiungendovi certe sue considerazioni e arguzie morali. Dopo Dante, sollevato dagli occhi di Beatrice, salì pure alla luna dal Paradiso terrestre Astolfo, trasportato sul carro d’Elia, nel poema dell’Ariosto (Orlando furioso, c. XXXIV). Nel 1602 il Campanella descrisse la Città del Sole; e fra il 1599 e il 1603 il vescovo Francis Godwin raccontò il mirabile viaggio nella luna di Domingo Gonzales (The Man in the Moon, 1638; tr. franc. 1648). Di un possibile viaggio alla luna ci parla pure Giovanni Wilkins nella sua romanzesca Scoperta d’un nuovo mondo (Discovery of a New World, London, 1638; tr. franc., Le monde dans la lune, 1655).
Circa il 1650 uscì la prima edizione della Histoire comique ou Voyage dans la Lune di Cyrano de Bergerac, ristampata poi tante volte; e nel 1662 l’Histoire comique des Estats du Soleil dello stesso autore (v. principalmente il cap. 7, t. II, dell’opera di Enrico Koerting, Geschichte des französischen Romans im XVII Jahrhundert, Oppeln und Leipzig, 1891, dove sono pure indicate con molta diligenza le varie fonti; cfr. poi Th. Borkowsky, Quellen zu Swifts Gulliver - Cyrano de Bergerac, Diss. Rostock, 1893; Grazia Pierantoni Mancini, Saviniano di Cyrano de’ Bergerac poeta e filosofo, in Nuova Antologia, 16 XI 1898 e I XII 1898, spec. pp. 491 sgg.i; P. Toldo, Les voyages merveilleux de Cyrano de B. et de Swift et leurs rapporti avec l’oeuvre de Rabelais, in Revue des études rabelaisiennes, Champion, 1907; e H. Dübi, Zu Cyranos L’autre monde, in Archiv für das Studium der neueren Sprachen und Literaturen, 1912, pp. 151-174).
Non è inutile ricordare come nella seconda sera degli Entretiens sur la pluralità des mondes (st. 1686) il Fontenelle sostenesse piacevolmente “Que la Lune est une Terre habitée”. Anche il bolognese Pier Jacopo Martello, nel poema intitolato Gli occhi di Gesù, pubblicato nel 1707 (e di nuovo nel 1710), finge di alzarzi in sogno fin nella luna e di volare colà in una macchina simile a quella inventata dal padre Lana. Della nave volante del padre Lana fée’ pure uso il padre Saverio Bettinelli quando scrisse a Brescia, probabilmente nel 1744 (v. lettera al conte Tiberio Roberti, in Opere dell’abate G. B. Roberti, Venezia, 1831, t XV, p. 173), il poemetto intitolato Il Mondo della Luna, diviso in due canti, Viaggio Lunare e La Repubblica Lunare, stampato la prima volta a Venezia in principio del 1754 (v. Novelle Repubblica Letteraria per l’anno 1754, n. 2 e Memorie per servire all’istoria letteraria, t. III, febbraio I754). Un poemetto giocoso con lo stesso titolo lasciò manoscritto certo Pietro Andrea Monti modenese (1693-1762: Bibliografia Goldoniana Modenese, in Modena a C. Goldoni, 1907, p. 423), il quale aveva letto i viaggi di Cyrano. Più tardi, nel 1768, Alexis-Jean Le Bret (n. Beatine 1693, m. Parigi 1772) pubblicò La Nouvelle Lune, ou Histoire de Poequilon (Amsterdam et Lille, tt. 2), romanzetto tradotto in italiano nel 1770 (con la falsa data di Londra: La Nuova Luna o sia istoria di Pequilone, in due parti).
Ma il Goldoni fin dal 1743 a Rimini, per suggerimento del conte Grosberg, comandante dell’esercito spagnolo, aveva abbozzato uno scenario che più non ci resta, il quale aveva per titolo, come sembra, Il mondo della Luna (Mémoires, parte I, ch. 45). Il Grosberg ricordavasi d’una commedia o farsa in tre atti. Arlequin empereur dans la Lune, di Nolant de Fatouville, rappresentata dai comici italiani a Parigi, nell’Hôtel de Bourgogne, con immenso successo il 5 marzo 1684 e ripetuta anche più tardi, poichè se ne impadronirono i teatri della Fiera nel 1712 e si recitava ancora nel 1752 (M. Albert, Les théâtres de la Foire, Paris, 1900, p. 96, e N.-M. Bernardin, La Comédie Italienne en France etc., Paris, 1902, pp. 27-28). Alcune scene si leggono nel I t. del Théâtre Italien del Gherardi (ed. definitiva, Paris, 1700, spesso riprodotta: su questa raccolta v. O. Klingler, Die Comédie-Italienne in Paris nach der Sammlung von Gherardi, Strassburg, 1902; e più brevemente P. Toldo, Il teatro di Evaristo Gherardi a Parigi, in Rassegna Nazionale, 16 apr. 1897), ma non dice il Goldoni di avene conosciute. Certo era suo costume di rimaneggiare con la propria fantasia ogni argomento, senza badare troppo agli esempi degli autori che lo avevano preceduto o alla stessa tradizione. Nella farsa di Fatouville, Arlecchino dà ad intendere al Dottore di esser stato trasportato nella luna dagli avvoltoi (come Bertoldino viene alzato in aria dalle gru) e chiede la mano d’Isabella fingendosi l’imperatore di lassù. Piacevole la satira dei costumi lunari che sono i medesimi di questa bassa terra. "C’est tout comme ici": esclamano pieni di meraviglia il Dottore, Isabella e Colombina in coro, alla descrizione stupefacente d’Arlecchino.
Goldoni immagina che Bonafede, non meno sciocco del Dottore, veda attraverso il canocchiale di Ecclitico la società lunare e si creda poi trasportato nella luna, bevendo certo liquore (si ricordino gli scenari di Truffaldino ubbriaco e re dormendo, Brighella re dormendo ecc., dalle Mille e una notte: v. Meister, in Correspondance Grimm, Paris, t. XIV [1880], p. 3). Il finto imperatore è qui il servo Cecco. Lo scherzo ha per fine il matrimonio di Ecclitico e di Ernesto con le figlie di Bonafede, custodite fino allora gelosamente. Nel primo atto Ecclitico si trasforma per amore in astrologo, come già vedemmo nella Pupilla (vol. XXVI, pp. 83 e sgg. e p. 126). Per quanto sia esagerata e caricata la buaggine di Bonafede, il personaggio riesce buffo e non manca di vita teatrale, per esempio nella prima scena dell’atto I, quando racconta tutto lieto quello che scorge nel canocchiale, o nella scena ridicola dell’eco (atto II, sc. 7), o in quella con Lisetta dove mostra pure un tantino di malizia (atto II, sc. 9). Il vecchio innamorato della serva si rivede sempre volentieri nel teatro di Goldoni. Anche Lisetta ha la solita vivacità delle servette goldoniane. Ledete l’aria: “Una donna come me” (II, 9); vedete come la boria di diventare imperatrice della Luna la renda credula e superba. Notevole poi la satira del costume sociale (per es. atto II, sc. 6 e III, sc. I). sopra tutto contro il cicisbeismo (p. es., atto III, se. 2).
“Libretto più che modesto”: conclude Andrea Della Corte, dopo di aver offerto un largo riassunto del Mondo della Luna (L’Opera Comica Italiana nel 1700, Bari, 1923, vol. I, cap. VII). E invero questi drammi per musica improvvisati dal Goldoni e da altri nel Settecento, non reggono all’analisi, non appartengono alla storia letteraria: semplici scherzi per le sere di carnovale, vissero della vita del teatro, come la commedia dell’arte, come le Fiabe di Carlo Gozzi, ma lo spirito comico li rianima ancora qua e là. Quel finto mondo lunare, così carnevalesco, tutto amore”senza malizia”, tutta giocondità e tutto strepito, come sulla fine del secondo atto, riempiva di gaiezza il teatro, grazie all’arte dei cantanti e alle note musicali che si diffondevano tosto per le calli e sui canali di Venezia, e risonavano poi lietamente da un palcoscenico all’altro per tutta l’Europa.
Alla prima recita di questo dramma nel teatrino di S. Moisè si assegna, sulla fede di Giuseppe Pavan, la data del 29 gennaio 1750 (F. Piovano, B. Galuppi, in Rivista Musicale It., anno XIII, fasc. 4, 1906, p. 723). Donde la ricavasse il compianto maestro che la comunicò al Piovano in lettera privata, e forse anche allo Schatz (v. Sonneck, Catalogue of Opera librettos ecc., vol. I, p. 773), non è noto, benchè il Pavan la ritenesse del tutto sicura (così gentilmente m informa il Piovano stesso). Osservo tuttavia che il Goldoni scrisse il Mondo della Luna prima dell’Arcifanfano, come si rileva da un’allusione evidentissima (atto I, sc. I, dell’Arcif.); e che il carnevale del 1750 ebbe fine ai 10 di febbraio.
Di quest’opera, musicata da Baldassare Galuppi, grandissima fu la fortuna, come riconobbe quattro anni dopo il Goldoni stesso nella prefazione d’un altro dramma, De gustibus non est disputandum (1754): “Auguro a questa operetta la fortuna dell’altra mia, che il Mondo della Luna ha per titolo, non per il felicissimo incontro suo nelle scene, ma per essere stata lodata da un peregrino ingegno, che sull’argomento medesimo ha dato in luce il più bel Poemetto del mondo”. Alludesi qui al Bettinelli. Il Mondo della Luna si recitò a Parma nel dicembre dello stesso anno 1750, a Firenze e a Milano nella primavera dell’anno dopo, a Civitavecchia nel ’54; nel ’54 passò pure le Alpi e lo troviamo a Dresda, poi nel gennaio del ’55 ad Amburgo, in quel medesimo carnevale a Padova, nell’estate a Genova, nell’autunno a Bologna, in fine nel ’60 a Torino e a Londra (22 nov.). A proposito di quest’ultima recita lasciò scritto il Burney: “La musica di quest’opera... è di uno stile comico veramente grato e piacevole, in ispecie nelle arie: Se l’uomini sospirano - Quando si trovano - Oh come è dolce amar, le quali, eccellenti per se stesse, divennero doppiamente attraenti per l’incantevole maniera colla quale vennero eseguite nel canto e nell’azione dalla Paganini... L’intera città sembrò talmente soddisfatta della musica e dell’esecuzione di questa burletta, che il nuovo cantante serio Elisi venne tenuto in riserva fino a dicembre" (trad. di F. Piovano, nello studio dedicato a B. Galuppi, l. c., p. 724; v. pure Della Corte, l. c., pp. 151-152).
Nel 1765 il libretto fu posto in musica dal maestro Pietro Antonio Avondano e l’opera fu rappresentata a Lisbona. Nel 1770 fu rimaneggiato da ignoto poeta e impasticciato con arie del Metastasio e d’altri così da diventare irriconoscibile; e fu intitolato il Regno della Luna (vedi Schatz, in Catalogue Sonneck, p. 926): tale lo musicò Niccolò Piccinni per il Regio Ducal Teatro di Milano e si rappresentò anche a Dresda, nel 1773 (Sonneck, l. c.). Altra recita del Mondo della Luna troviamo a Venezia nel carnovale del 1775, a S. Moisè. Del libretto ristampato in tale occasione così parla il Giornale Enciclopedico (Venezia, t II, febbr. 1775, p. 75): “È questo un Dramma scritto circa 20 anni fa dal celebre S. Dottor Goldoni: ora fu rimesso sulla scena, accomodato all’uso de’ nostri giorni, in sommo grado irragionevole. Fu posto in musica dal S. Maestro Gennaro Asterita [Astaritta]. Si rappresenta attualmente questo Dramma anche a Napoli, colà pure accomodato all’uso odierno Napolitano, che forse è più stravagante del Lombardo; e tanto ne piacque la Musica del S. Maestro Paisiello, che dal mese di Settembre dell’anno prossimo scorso sino ad ora se n’è continuata la rappresentazione”.
Una recita con fantocci ebbe poi luogo nel castello del principe Esterhazy in Ungheria, con musica di Haydn, ai 3 agosto 1775 (notizia tolta dal Dizionario universale di tutte le opere in musica, lasciato inedito da G. Pavan: v. C. Musatti, I drammi musicali di C. Goldoni, Venezia, 1902, p. 25). In fatti un anno prima il Paisiello aveva musicato un rifacimento del Mondo della Luna, intitolato il Credulo deluso, che poi a Pietroburgo, nel 1783, fece ridurre in due atti, col titolo originale (v. Della Corte, Paisiello, Torino, 1922, pp. 95, 157 e 259) e fece recitare anche a Napoli nell’ottobre 1784 (Florimo, Scuola musicale di Napoli, vol. IV, p. 348: a me suggerito dall’amico C. Musatti). Altra recita con musica di Michele Bondi si ricorda a Firenze, nel carnevale 1792 (Bustico, Drammi, cantate ecc. di C. Goldoni, estratto dalla Rivista delle Biblioteche e degli Archivi, A. III, 1925, p. 45): lavoro “sciatto e insignificante” a detta di Carlo Cordara (v. La musica nel melodramma goldoniano, in Marzocco, 25 febbr. 1907). Ignoro se il Mondo della Luna che si recitò con musica nel teatro di S. Gio. Crisostomo a Venezia ai 28 febbraio del 1821 (v. Gazzetta Privilegiata di Venezia), abbia affinità col nostro libretto; nè so a quale commedia senza donne, intitolata pure il Mondo della Luna, assistesse il giovinetto Giraud nel carnevale del 1791, in un collegio romano (v. pref. alle Commedie del conte Giovanni Giraud, Roma, 1808, t. 1, p. IV). Una commedia o farsa con lo stesso titolo fu proibita a Padova nel carnovale 1791-92, perchè conteneva “un aperto dileggio contro la Scienza Astronomica” (B. Brunelli, I Teatri di Padova, Padova, 1921, p. 290). Afferma il Rolandi che dal Mondo della Luna del Goldoni ebbero origine i Visionari (detti anche i Filosofi immaginari, oppure gli Astrologi immaginari), fortunatissima opera giocosa del Bertati, rappresentata dapprima a Venezia nel 1772, che dette forse lo spunto al Socrate immaginario (1775) di Galiani e Lorenzi (dott. U. Rolandi, Il “librettista del Matrimonio segreto” Tricase, 1926, pp. 37 e 108).
Nel 1768 G. B. Lorenzi, poeta napoletano, scrisse pure un melodramma comico, La Luna abitata, che fu rappresentato nel Teatro Nuovo con musica del giovane Paisiello (ripetuto nel carn. ’69 a Caserta: Croce, Teatri di Napoli, Napoli, 1891, p. 540). Giulio Natali la giudicò di recente”fiaba gozzesca, assai migliore del Mondo della Luna del Goldoni " (Settecento, Milano, Vallardi, 1929, parte II, p. 838), ma non lo dimostra. A dire il vero l’azione, come appare dallo stesso riassunto che tutti conoscono nelle Lezioni di letteratura italiana di Luigi Settembrini (Napoli, 1872, vol. III, 147-149), o di quello in testa alla coinmedia (Opere teatrali di Giamb. Lorenzi napolitano, Napoli, 1613, pp. 3-4), è più vuota e più assurda che non quella del Goldoni. Con le Fiabe del Gozzi, dove non manca mai la satira pungente o una forte passione, la Luna del Lorenzi ha poco che fare. Dei personaggi, che vorrebbero essere più o meno aristofaneschi, nessuno mi pare abbia soffio di vita, nemmeno il filosofo Verticchio, il quale si riveste di vesciche piene di rugiada perchè il sole lo tragga in alto: ma non oso dettar sentenze, per la mia ignoranza del dialetto napoletano. Solo qua e là nel dialogo sorride forse lo spirito non sempre volgare dell’autore. Il Settembrini non ci mostra le bellezze di questa Luna da lui ammirata. Lo Schedilo se la prende contro le sguaiataggini del famoso Klein, che dichiarò quest’opera ricca “di barocche buffonerie napoletane”, ma non pronuncia nessun giudizio (L’Opera buffa Napoletana, in Collezione Settecentesca Sandron, pp. 347-8).
Del Mondo della Luna di Baldassare Galuppi esiste la partitura manoscritta presso il Conservatorio di Parigi e presso il Royal College of Music di Londra (come ricorda Piovano, l. c.). Nei Favourite Songs, editi dai Walsh, alcune arie non appartengono al libretto originale dal Goldoni: fra tutte loda il Della Corte quella che incomincia: Quando si trovano - Le basse femmine (A. III, sc. 4), “molto graziosa per incisività di accento, per vivacità, verità”. Il Galuppi “ricco di energia drammatica, pronto a far fiorire più d’una espressione musicale, sforzò, per quanto potette, i rari momenti interessanti, e riuscì talvolta ad evitare il convenzionalismo dei tipi musicali, che non era meno determinato di quello dei tipi letterarii. Parlar di commedia musicale organica non è il caso”, aggiunge concludendo il Della Corte (l. c., I, 150).
Dei cantanti che eseguirono per la prima volta il Mondo della Luna, abbiamo scarse notizie. Alessandro Renda, il quale interpretò il personaggio di Ecclitico, cantò a Venezia soltanto dall’Ascensione del 1749 (Arcadia in Brenta) a quella del 1750 (nell’Intermezzo L’Uccellatrice: v. Wiel, I teatri musicali veneziani ecc., p. 182). Francesco Baglioni, detto volgarmente Cornacchia (v. Gradenigo, Notatorj inediti, 26 ott 1754: Carnace lo chiama il Wiel, I. c., indice, p. 556), il buffo interprete di Bonafede, cominciò a cantare a Venezia nell’Ascensione del 1743 a S. Angelo (la Finta cameriera, del Barlocci). Dall’Ascensione del 1749 (Arcadia in Brenta) fino al carnevale del ’58 recitò quasi sempre nei drammi giocosi del Goldoni: il Negligente ( 1749), l’Arcifanfano (’50), il Paese della Cuccagna (’50), il famoso Filosofo di campagna (’54), lo Speziale (’55, cantato anche a Modena l’anno stesso), l’Isola disabitata (’57), il Mercato di Malmantile (’58), la Conversazione (’58) e qualche altro.
Francesco Carattoli cominciò a cantare soltanto nel carnevale 1749 a S. Moisè (Bertoldo ecc.) e seguì pure fino al carnevale del ’58, quasi esclusivamente interpretando i drammi goldoniani in compagnia del Baglioni: anche egli, come il Baglioni, fu assente dai teatri di Venezia dal carnevale 1751 all’autunno ’54. Di questo cantante “di molta fama ai suoi tempi”, come afferma Alberto Cametti, nato a Roma d’antica famiglia,”le prime tracce si trovano al teatro Argentina, nel 1743”; cantò pure al Valle nel ’46, a Napoli nel ’47 e nel ’48. Tornato da Venezia a Roma, riapparve al Tordinona nel ’59, durante il soggiorno a Roma del Goldoni, e alle Dame (o Aliberi) nel ’60. Ebbe il titolo di virtuoso del Duca di Modena. “Dopo la primavera del 1770, durante la quale fu a Milano, non abbiamo di lui ulteriori notizie” (Cametti, Critiche e satire teatrali romane del Settecento, “estratto” dalla Rivista Musicale Italiana, Torino, 1902, pp. 9-10).
Delle donne la Dionisia Lepri cantò a Venezia solamente nell’anno comico 1749-1750, nel Negligente, nell’Arcifanfano e nel Mondo della Luna di Goldoni. La ritroviamo poi nel 1757 nell’Ipermestra del Metastasio. Probabilmente era pingue, chè l’Arcifanfano le dice scherzando: “A me troppo non piace la grassezza” (A. III, sc. 9). Incontriamo la prima volta Costanza Rossignoli a Venezia nel 1743 (nella Finta cameriera, in compagnia del Baglioni) e la rivediamo poi nel 1748. Cantò fra l’Ascensione del ’49 e quella del ’50 in alcuni drammi giocosi del Goldoni (Arcadia in Brenta, Negligente, Arcifanfano, Mondo della Luna, Paese di Cuccagna); ma dopo il carnevale del 1751 più non appare sulle lagune.
Nell’Arcadia in Brenta del Goldoni (Ascensione 1749) troviamo pure per la prima volta i nomi di Berenice e Serafina Penni, probabilmente sorelle, che cantarono insieme nel Negligente, nell’Arcifanfano, nel Mando della Luna e nelle Donne vendicate. Ma anche la Berenice scompare dopo il carnevale del 1751, mentre Serafina Penni, la più fedele interprete dei drammi del Goldoni, continuò a cantare fino al 1760 (Mondo alla roversa, Mascherata, Conte Caramella, Portentosi effetti di madre natura, Pescatrici, Virtuose ridicole, Bagni di Abano, Calamita de’ cuori, Diavolessa, Cascina, Ritornata di Londra, Ciarlatano, Buona figliuola, Filosofia e amore) e merita speciale ricordo. Poichè il Goldoni si divertiva molte volte a ritrarre sul teatro il carattere degli artisti che interpretavano le sue opere, osservo che nell’Arcifanfano re dei matti Serafina è madama Garbata, la pazza allegra (“Non vuò parlar di guai; - Non ci ho pensato e non ci penso mai... - Sempre la stessa io sono... - Io voglio star allegra - Senza sentir sospiri e batticori ecc.”) la quale abbraccia l’Arcifanfano (cioè il buffo Baglioni) per far ingolosire e ingelosire madama Semplicina (ossia Costanza Rossignoli). Ella è dunque donna veramente goldoniana. Solo due anni dopo la partenza del grande commediografo per la Francia, nell’autunno del I764, fu attratta anch’essa per poco dal Chiari, e cantò per l’ultima volta in due drammi dell’abate bresciano (l’Ingannator ingannato e la Francese a Malghera) il quale ormai, abbandonato il campo de’ trionfi a Carlo Gozzi, si accontentava d’abborracciare nuovi romanzi per le fantastiche lettrici e miseri drammi per i teatri musicali.
G. O.
EDIZIONI PRINCIPALI.
IL MONDO | DELLA LUNA | DRAMMA GIOCOSO PER MUSICA | di Polisseno Fegejo | Pastor Arcade. | Da rappresentarsi nel Teatro Giustinian di S. MOISE. I Il Carnovale dell’Anno 1750. || in venezìa. | Per Modesto Fenzo - pp. 59, in-12 (v. il fontespizio).
il | MONDO | DELLA | LUNA | DRAMMA GIOCOSO | Per Musica. || IN PARMA, | nella r. ducal stamperia monti | In Borgo Riolo. | Con Licenza de’ Superiori - pp. 46, in-12 (manca il nome dell’autore e quello del compositore; l’imprimatur è in data 16 dicembre 1750).
il MONDO | della LUNA | DRAMMA GIOCOSO PER MUSICA | Da rappresentarsi in Firenze nel Teatro di via del | Cocomero, nella Primavera dell’Anno 1751. | sotto la protezione | Nella stampa di Gio: Paolo Giovanelli, | Con Lic. de’ Sup. - pp. 61, in-12. (Cantò nel personaggio di Ecclitico Bartolomeo Cherubini, in quella di Buonafede Pietro Pertici, Flamminia fu Colomba Cantelli Morini, Clarice Giovanna Boddi, Lisetta Caterina Pertici, Ernesto Gaetano Lanetti, Mosca Michele Zanchi. “La Musica è del celebre Maestro Sig. Baldassare Galuppi, detto Boranello [sic]”; i balli ”vaga invenzione "di Giuseppe Valenti).
IL MONDO DELLA LUNA ecc. ecc. da rappresentarsi nel R. Ducal Teatro di Milano nella Primavera 1751. Milano, R. Malatesta - pp. IX-63, in-24 (v. A. G. Spinelli, Bibliografia Goldoniana, Milano, 1884, p. 189).
il | MONDO | della luna | in OPERE | drammatiche . | Tomo secondo | venezia, appresso giovanni tevernin - pp. 1-58.
IL MONDO | DELLA LUNA | Dramma Giocoso per Musica | di polisseno fegejo | DA RAPPRESENTARSI | nel teatro | FORMAGLIARI | L’Autunno dell’anno MDCCLV. | dedicato alle nobilissime || In Bologna per il Sassi | Successore del Benacci. | Con licenza de’ Superiori - pp. 69, in-8. (Precede una letterina di dedica dell’impresario Bortolo Ganassetti in data di Bologna, 18 ottobre 1755. C’è il nome del Galuppi, non quello del Goldoni, nè dei cantanti. Balli d’invenzione del Sig. Paolo Cavazza, eseguiti da Teresa Lolli, Francesca Stochinder, Lisabetta Lolli, Maria Felice Marcucci, Angelo Lolli, Vincenzo Monari, Giuseppe Giovannini, Francesco Battestini. C’è qualche aria aggiunta, questa per es. alla fine della sc. 6, atto I: “Un segreto, o donne care, - Per tacer, fate così: - Senti, amica; ci ci ci. - Ma silenzio; uh non va detto. - Oh comare, il bel casetto; - Ma silenzio, uh preme assai. E con questa manierina - Lo sa Momola e Checchina, - Livia, Tonola e Pandora, - E non passa un quarto d’ora, - Che n’è piena la città”. Scrive il Galeati nel suo Diario di Bologna inedito, presso la Biblioteca Comunale, t. VIII, in data 18 ott. 1755: “Nel Teatro Marsigli Rossi si fece la recita dell’Opera in musica intitolata Il Mondo della luna; e fu la prima et ultima, non incontrò ". La colpa, forse, fu dei cantanti. Il nome del teatro è sbagliato: v. anche Ricci, I teatri di Bologna, p. 471).
IL MONDO DELLA LUNA, in opere drammatiche giocose ecc. ecc., Torino, mdcclvii, a spese di Agostino Olzati, t. II.
IL MONDO DELLA LUNA. Dramma giocoso, da rappresentarsi sopra il Teatro di S. M. B. - London, G. Woodfall, 1760. (Traduzione inglese di fronte al testo; il Galuppi è ricordato, il Goldoni taciuto. Una metà circa delle arie non appartiene al testo goldoniano, osserva Sonneck dal quale tolgo queste notizie, e anche la musica forma un pasticcio. La prima recita ebbe luogo il 22 novembre ’60 sul teatro di Haymarket, Londra: v. Catalogue of Opera librettos printed before 1800, Washington, 1914, voi. I, p. 7/3).
IL MONDO DELLA LUNA. Dramma giocoso per musica di Polisseno Fegejo, Pastore Arcade, da rappresentarsi nel Real Teatro di Salvaterra nel carnovale dell’anno 1765. Lisbona, Stamperia Ameniana. (C’è il nome del Goldoni e quello del compositore, Pietro Antonio Avondano. V. Catalogue Sonneck, p. 772).
IL MONDO DELLA LUNA, in opere drammatiche giocose ecc. ecc., Venezia, mdcclxx, presso Agostino Savioli, t. II.
IL MONDO DELLA LUNA. Dramma giocoso per musica da rappresentarsi nel Teatro Giustiniani di San Moisè nel carnovale dell’anno 1775. Venezia, Antonio Graziosi, 1775 - pp. 64, in 32. (Vi è il nome del Goldoni e quello del compositore, Gennaro Astaritta napolitano: v. Spinelli, Bibliografia Goldoniana, p. 189; Wiel, I teatri musicali oeneziani del Settecento, Venezia, 1897, p. 308; e Sonneck, Catalogue cit., p. 772).
IL MONDO DELLA LUNA, in opere drammatiche giocose di carlo goldoni ecc. ecc., Torino, mdcclxxvii, appresso Guibert e Orgeas, t. II, pp. 131-179.
IL MONDO | DELLA LUNA | commedia per musica | dell’avv. Goldoni Veneziano | da rappresentarsi | sul Real Teatro del Fondo | di separazione | dedicata | a S. M. | Ferdinando IV | nostro invittissimo Sovrano || Napoli mdcclxxxiv | con licenza de’ Superiori - pp. 46, cm. 15.5 ’9. (Manca il nome del tipografo, ma “evidentemente” è la tipografia Flautina: come dice il gentilissimo dottor Ulderico Rolandi nell’offrirmi copiose notizie del libretto. Precede la dedica al Re. Nell’Avviso che poi segue, non si accenna al Credulo deluso, musicato dal Paisiello nel 1774, bensì al Mondo della Luna, rifuso in due atti dal poeta Marco Coltellini a Pietroburgo nel 1783 e ridotto “a quella brevità che esigge negli spettacoli della sua Corte quella Sovrana”. Ora poi, volendosi far cantare Giacinta Galli, "si è aggiunta a bella posta per lei la parte d’Aurelia, che non era nel dramma, in quel miglior modo che si è potuto, e senza alterare la musica di esso". Miracoli del Settecento! Gli altri personaggi sono gli stessi del Goldoni).
IL MONDO | DELLA LUNA | Comedia per musica | in due atti. | Da rappresentarsi sul Teatro di Corte | l’anno 1786. || In Vienna | Presso Giuseppe Nob. de Kurzbek, | Stampatore di S. M. I. R. - pp. 44. (Anche di questo libretto devo la notizia al dottor Rolandi, che d’ogni sua gentilezza pubblicamente ringrazio).
IL MONDO DELLA LUNA, in opere teatrali di Carlo Goldoni, Venezia, dalle stampe di Ant. Zatta e Figli, mdccxciv, t. 40 (t. VI, classe IV), pp. 113-169. (Leggesi in questa edizione: “Rappresentato per la prima volta a Venezia il carnovale dell’anno mdcclii”; ma è data fantastica).
Delle recite di Civitavecchia, 1754 (il libretto si trova nella biblioteca del Conservatoire Royal de Musique di Bruxelles: gentile comunicazione privata di F. Piovano), Dresda 1754 (v. Wotquenne, B. Galuppi etc., Bruxelles, 1902), Padova 1755 (carnovale, nel teatro Obizzi: vedi A. Pallerotti [Ant. Pittarello], Spettacoli melodrammatici e coreografici rappresentati in Padova ecc. dal 1751 al 1892, Padova, 1892; e ancne B. Brunelli, I Teatri di Padova, p. 290, nota 4), Amburgo 1755 (Wotquenne, lI. c.), Genova 1755, Torino 1760, ricordate da Francesco Piovano (B. Galuppi, l. c.), non potei vedere i libretti, nè ebbi precise indicazioni. Infine lo Schatz ricorda una versione tedesca, senza anno e senza il nome del traduttore: “Die welt im Monde. Eine komisce oper in drey aufzuegen. Aus dem italiaenischen uebersetzt. Die musik ist von dem herrn Balthasar Galuppi. - Oels, Samuel Gottlieb Ludwig, [17...]. 79 p.” (v. Sonneck, l. c., p. 773).