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Francesco Carattoli cominciò a cantare soltanto nel carnevale 1749 a S. Moisè (Bertoldo ecc.) e seguì pure fino al carnevale del ’58, quasi esclusivamente interpretando i drammi goldoniani in compagnia del Baglioni: anche egli, come il Baglioni, fu assente dai teatri di Venezia dal carnevale 1751 all’autunno ’54. Di questo cantante “di molta fama ai suoi tempi”, come afferma Alberto Cametti, nato a Roma d’antica famiglia,”le prime tracce si trovano al teatro Argentina, nel 1743”; cantò pure al Valle nel ’46, a Napoli nel ’47 e nel ’48. Tornato da Venezia a Roma, riapparve al Tordinona nel ’59, durante il soggiorno a Roma del Goldoni, e alle Dame (o Aliberi) nel ’60. Ebbe il titolo di virtuoso del Duca di Modena. “Dopo la primavera del 1770, durante la quale fu a Milano, non abbiamo di lui ulteriori notizie” (Cametti, Critiche e satire teatrali romane del Settecento, “estratto” dalla Rivista Musicale Italiana, Torino, 1902, pp. 9-10).
Delle donne la Dionisia Lepri cantò a Venezia solamente nell’anno comico 1749-1750, nel Negligente, nell’Arcifanfano e nel Mondo della Luna di Goldoni. La ritroviamo poi nel 1757 nell’Ipermestra del Metastasio. Probabilmente era pingue, chè l’Arcifanfano le dice scherzando: “A me troppo non piace la grassezza” (A. III, sc. 9). Incontriamo la prima volta Costanza Rossignoli a Venezia nel 1743 (nella Finta cameriera, in compagnia del Baglioni) e la rivediamo poi nel 1748. Cantò fra l’Ascensione del ’49 e quella del ’50 in alcuni drammi giocosi del Goldoni (Arcadia in Brenta, Negligente, Arcifanfano, Mondo della Luna, Paese di Cuccagna); ma dopo il carnevale del 1751 più non appare sulle lagune.
Nell’Arcadia in Brenta del Goldoni (Ascensione 1749) troviamo pure per la prima volta i nomi di Berenice e Serafina Penni, probabilmente sorelle, che cantarono insieme nel Negligente, nell’Arcifanfano, nel Mando della Luna e nelle Donne vendicate. Ma anche la Berenice scompare dopo il carnevale del 1751, mentre Serafina Penni, la più fedele interprete dei drammi del Goldoni, continuò a cantare fino al 1760 (Mondo alla roversa, Mascherata, Conte Caramella, Portentosi effetti di madre natura, Pescatrici, Virtuose ridicole, Bagni di Abano, Calamita de’ cuori, Diavolessa, Cascina, Ritornata di Londra, Ciarlatano, Buona figliuola, Filosofia e amore) e merita speciale ricordo. Poichè il Goldoni si divertiva molte volte a ritrarre sul teatro il carattere degli artisti che interpretavano le sue opere, osservo che nell’Arcifanfano re dei matti Serafina è madama Garbata, la pazza allegra (“Non vuò parlar di guai; - Non ci ho pensato e non ci penso mai... - Sempre la stessa io sono... - Io voglio star allegra - Senza sentir sospiri e batticori ecc.”) la quale abbraccia l’Arcifanfano (cioè il buffo Baglioni) per far ingolosire e ingelosire madama Semplicina (ossia Costanza Rossignoli). Ella è dunque donna veramente goldoniana. Solo due anni dopo la partenza del grande commediografo per la Francia, nell’autunno del I764, fu attratta anch’essa per poco dal Chiari, e cantò per l’ultima volta in due drammi dell’abate bresciano (l’Ingannator ingannato e la Francese a Malghera) il quale ormai, abbandonato il campo de’ trionfi a Carlo Gozzi, si accontentava d’abborracciare nuovi romanzi per le fantastiche lettrici e miseri drammi per i teatri musicali.
G. O.