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NOTA STORICA
Per il carnovale del 1750 preparò il Goldoni nell’autunno del ’49 due nuovi drammi da rappresentarsi nel teatro di S. Moisè: Il Mondo della Luna e L’Arcifanfano re dei matti. Che la luna fosse abitata, favoleggiarono più volte gli antichi, assai prima di Luciano; ma la Vera storia dello scrittore di Samosata, dove si parla della guerra e della pace fra gli abitanti della Luna e del Sole, ebbe grande fama in tutti i tempi: anche Gaspare Gozzi la tradusse in parte e la stampò negli Osservatori Veneti (numeri XXIV-XXVI, 24 aprile - 1I maggio 1762), aggiungendovi certe sue considerazioni e arguzie morali. Dopo Dante, sollevato dagli occhi di Beatrice, salì pure alla luna dal Paradiso terrestre Astolfo, trasportato sul carro d’Elia, nel poema dell’Ariosto (Orlando furioso, c. XXXIV). Nel 1602 il Campanella descrisse la Città del Sole; e fra il 1599 e il 1603 il vescovo Francis Godwin raccontò il mirabile viaggio nella luna di Domingo Gonzales (The Man in the Moon, 1638; tr. franc. 1648). Di un possibile viaggio alla luna ci parla pure Giovanni Wilkins nella sua romanzesca Scoperta d’un nuovo mondo (Discovery of a New World, London, 1638; tr. franc., Le monde dans la lune, 1655).
Circa il 1650 uscì la prima edizione della Histoire comique ou Voyage dans la Lune di Cyrano de Bergerac, ristampata poi tante volte; e nel 1662 l’Histoire comique des Estats du Soleil dello stesso autore (v. principalmente il cap. 7, t. II, dell’opera di Enrico Koerting, Geschichte des französischen Romans im XVII Jahrhundert, Oppeln und Leipzig, 1891, dove sono pure indicate con molta diligenza le varie fonti; cfr. poi Th. Borkowsky, Quellen zu Swifts Gulliver - Cyrano de Bergerac, Diss. Rostock, 1893; Grazia Pierantoni Mancini, Saviniano di Cyrano de’ Bergerac poeta e filosofo, in Nuova Antologia, 16 XI 1898 e I XII 1898, spec. pp. 491 sgg.i; P. Toldo, Les voyages merveilleux de Cyrano de B. et de Swift et leurs rapporti avec l’oeuvre de Rabelais, in Revue des études rabelaisiennes, Champion, 1907; e H. Dübi, Zu Cyranos L’autre monde, in Archiv für das Studium der neueren Sprachen und Literaturen, 1912, pp. 151-174).
Non è inutile ricordare come nella seconda sera degli Entretiens sur la pluralità des mondes (st. 1686) il Fontenelle sostenesse piacevolmente “Que la Lune est une Terre habitée”. Anche il bolognese Pier Jacopo Martello, nel poema intitolato Gli occhi di Gesù, pubblicato nel 1707 (e di nuovo nel 1710), finge di alzarzi in sogno fin nella luna e di volare colà in una macchina simile a quella inventata dal padre Lana. Della nave volante del padre Lana fée’ pure uso il padre Saverio Bettinelli quando scrisse a Brescia, proba-