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immaginario (1775) di Galiani e Lorenzi (dott. U. Rolandi, Il “librettista del Matrimonio segreto” Tricase, 1926, pp. 37 e 108).

Nel 1768 G. B. Lorenzi, poeta napoletano, scrisse pure un melodramma comico, La Luna abitata, che fu rappresentato nel Teatro Nuovo con musica del giovane Paisiello (ripetuto nel carn. ’69 a Caserta: Croce, Teatri di Napoli, Napoli, 1891, p. 540). Giulio Natali la giudicò di recente”fiaba gozzesca, assai migliore del Mondo della Luna del Goldoni " (Settecento, Milano, Vallardi, 1929, parte II, p. 838), ma non lo dimostra. A dire il vero l’azione, come appare dallo stesso riassunto che tutti conoscono nelle Lezioni di letteratura italiana di Luigi Settembrini (Napoli, 1872, vol. III, 147-149), o di quello in testa alla coinmedia (Opere teatrali di Giamb. Lorenzi napolitano, Napoli, 1613, pp. 3-4), è più vuota e più assurda che non quella del Goldoni. Con le Fiabe del Gozzi, dove non manca mai la satira pungente o una forte passione, la Luna del Lorenzi ha poco che fare. Dei personaggi, che vorrebbero essere più o meno aristofaneschi, nessuno mi pare abbia soffio di vita, nemmeno il filosofo Verticchio, il quale si riveste di vesciche piene di rugiada perchè il sole lo tragga in alto: ma non oso dettar sentenze, per la mia ignoranza del dialetto napoletano. Solo qua e là nel dialogo sorride forse lo spirito non sempre volgare dell’autore. Il Settembrini non ci mostra le bellezze di questa Luna da lui ammirata. Lo Schedilo se la prende contro le sguaiataggini del famoso Klein, che dichiarò quest’opera ricca “di barocche buffonerie napoletane”, ma non pronuncia nessun giudizio (L’Opera buffa Napoletana, in Collezione Settecentesca Sandron, pp. 347-8).

Del Mondo della Luna di Baldassare Galuppi esiste la partitura manoscritta presso il Conservatorio di Parigi e presso il Royal College of Music di Londra (come ricorda Piovano, l. c.). Nei Favourite Songs, editi dai Walsh, alcune arie non appartengono al libretto originale dal Goldoni: fra tutte loda il Della Corte quella che incomincia: Quando si trovano - Le basse femmine (A. III, sc. 4), “molto graziosa per incisività di accento, per vivacità, verità”. Il Galuppi “ricco di energia drammatica, pronto a far fiorire più d’una espressione musicale, sforzò, per quanto potette, i rari momenti interessanti, e riuscì talvolta ad evitare il convenzionalismo dei tipi musicali, che non era meno determinato di quello dei tipi letterarii. Parlar di commedia musicale organica non è il caso”, aggiunge concludendo il Della Corte (l. c., I, 150).

Dei cantanti che eseguirono per la prima volta il Mondo della Luna, abbiamo scarse notizie. Alessandro Renda, il quale interpretò il personaggio di Ecclitico, cantò a Venezia soltanto dall’Ascensione del 1749 (Arcadia in Brenta) a quella del 1750 (nell’Intermezzo L’Uccellatrice: v. Wiel, I teatri musicali veneziani ecc., p. 182). Francesco Baglioni, detto volgarmente Cornacchia (v. Gradenigo, Notatorj inediti, 26 ott 1754: Carnace lo chiama il Wiel, I. c., indice, p. 556), il buffo interprete di Bonafede, cominciò a cantare a Venezia nell’Ascensione del 1743 a S. Angelo (la Finta cameriera, del Barlocci). Dall’Ascensione del 1749 (Arcadia in Brenta) fino al carnevale del ’58 recitò quasi sempre nei drammi giocosi del Goldoni: il Negligente ( 1749), l’Arcifanfano (’50), il Paese della Cuccagna (’50), il famoso Filosofo di campagna (’54), lo Speziale (’55, cantato anche a Modena l’anno stesso), l’Isola disabitata (’57), il Mercato di Malmantile (’58), la Conversazione (’58) e qualche altro.