Il guarany/Parte Prima/Capitolo VIII

Parte Prima - VIII. Tre linee

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José de Alencar - Il guarany (1857)
Traduzione dal portoghese di Giovanni Fico (1864)
Parte Prima - VIII. Tre linee
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CAPITOLO VIII.


TRE LINEE.

Tutto era tranquillo: soltanto allorchè il vento posava, udivasi dal lato della casa abitato dagli avventurieri un rumore di voci confuse.

In quell’ora ci avea in quel luogo tre uomini ben diversi pel loro carattere, la loro condizione e la loro origine, che accarezzavano nondimeno un medesimo pensiero.

Separati dai costumi e dalla distanza, i loro spiriti frangevano quella barriera morale e fisica, e riunivansi in un solo pensiero, convergendo verso uno stesso punto, come i raggi di un circolo.

Seguiamo pertanto ciascuna delle linee tracciate da questi tre viventi, che presto o tardi denno intersecarsi nel loro vertice.

In uno dei magazzini situati in fondo alla casa [p. 70 modifica]trentasei avventurieri accerchiavano una lunga tavola, nel cui mezzo vedevansi in piatti di legno alcuni capi di cacciagione, già trinciati in modo che facea onore all’appetito dei convitati.

Il vino catalano non arrubinava i bicchieri di terra o di metallo in quella abbondanza, che si sarebbe desiderata; ma in ricambio vedeansi negli angoli della stanza grosse anfore piene di vino di cajù e di cauim, ove gli avventurieri poterano attingere a loro piacere.

Il vizio avea trovato modo di supplire ai liquori europei colle bevande selvaggie: all’infuori di poca diversità nel sapore, eravi in fondo di esse l’alcool, che eccita gli spiriti e produce l’ebbrezza.

Il pasto avea cominciato da mezz’ora: nei primi momenti non si udivano che i baci dati ai bicchieri, il masticar dei denti e il battere degli arnesi nella scodella.

Dipoi uno degli avventurieri proferì una parola, la cui replica fece immediatamente il giro della tavola; la conversazione si ridusse ad una specie di coro confuso e scordante.

Fu nel mezzo di questa gazzarra, che uno dei convitati alzando la voce, gettò queste parole:

— E voi, Loredano, non dite nulla? State così che non ci ha modo di udire una delle vostre parole!

— Certo, soggiunse un altro; Bento Simoes dice il vero; se non è la fame che vi rende muto, qualche cosa vi tiene in pensieri, signor Loredano.

— Metterei il prezzo, disse un terzo, che sono [p. 71 modifica]affanni per qualche fanciulla, di cui andò in busca in San Sebastiano.

— Fatevi in là coi vostri affanni, Ruy Soeiro; pensate che Loredano sia persona da affliggersi per bazzecole di questa fatta?

— E perchè no? Tutti portiamo lo stesso calzare, e cui stringe più, cui meno.

— Non giudicate gli altri da voi stesso, signor innamorato; vi sono persone che pongono i loro pensieri in cose di maggior momento, che non in queste mollezze e vaneggiamenti.

Loredano serbavasi taciturno, e lasciava, senza risentirsene, che gli altri gli dessero la baia; di leggieri scorgeasi che rimuginava qualche cosa, e che un’idea fissa lo travagliava nell’animo.

— Ma, per dio, continuò Bento Simoes, diteci qualche cosa di ciò che vedeste nel vostro viaggio, Loredano; giurerei che vi è capitato alcun che di grosso!

— Attenetevi a ciò che vi dico, riprese Ruy Soeiro: Loredano sta in pena per amore.

— E da che lo deducete? domandarono alcuni.

— Adesso non monta il saperlo; per quella tazza di vino che gli sta di rimpetto, non vedete che occhiate le dà?

Gli avventurieri scoppiarono in risa, applaudendo alla lepidezza.

Ayres Gomes comparve sulla porta della stanza.

— Olà, buone lane! diss’egli con una voce che sforzavasi di render severa: fate ben chiasso!

— È giorno d’arrivo, signor scudiero; e dovete metterlo in conto: soggiunse Ruy Soeiro. [p. 72 modifica]

— Ayres si assise, e cominciò a far onore a un resto di capriolo che gli stava dinanzi.

— Orsù! voi altri, gridò egli colla bocca piena di cibo a due avventurieri che si erano alzati: andate a fare la vostra ora; che già vi siete ristorati: gli altri aspettano la loro volta.

I due avventurieri si mossero per rilevare quei di sentinella, com’era costume nella notte; precauzione questa necessaria in quel tempo.

— Siete oggi molto severo, signor Ayres Gomes.

— Colui che dà gli ordini, sa quel che si fa; a noi tocca obbedire: rispose lo scudiero.

— Ah! perchè noi diceste subito!

— Or bene, adesso ne siete informati: buona guardia; chè per avventura non abbiamo presto a pentircene.

— Accada che vuol accadere, soggiunse Bento Simoes; che già mi annoio di cacciare pache e cignali di bosco.

— E in onor di chi pensate voi che brucieremo in breve alcune libbre di polvere?

— C’è bisogno di chiederlo! Chi, se non gli Indiani, può darci questo disturbo?

Loredano alzò il capo; i suoi occhi scintillarono.

— Che novelle venite a contarci? Supponete che gl’Indiani verranno a darci l’assalto? domandò egli.

— Oh! ecco che Loredano si risveglia; fu d’uopo stuzzicargli le nari.

La presenza di Ayres Gomes, frenando la franca [p. 73 modifica]libertà degli avventurieri, fece sì che l’uno dopo l’altro sgombrassero la tavola, e lasciassero lo scudiero in compagnia delle tazze e delle scodelle.

Loredano, levandosi, fece un gesto a Ruy Soeiro e a Bento Simoes; e tutti e tre andarono insieme fino al mezzo dello spianato; quivi Loredano mormorò all’orecchio dei compagni una sola parola:

— Domani!

Dipoi, come se nulla fosse accaduto fra loro, i due avventurieri proseguirono ciascuno dal proprio lato, e lasciarono che Loredano continuasse il suo cammino fino all’orlo del precipizio.

Dal lato opposto, Loredano vide disegnarsi sopra gli alberi il tenue riverbero della luce, che rischiarava la camera di Cecilia, le cui finestre non potea vedere per l’angolo formato dallo spianato.

Quivi si arrestò.

Alvaro, lasciando Cecilia, erasi allontanato mesto e dolente pel rifiuto sofferto, ancorchè lo consolasse l’ultima parola di lei, e sovratutto il sorriso da cui fu accompagnata.

Non potea rassegnarsi alla perdita di quel piacere infinito su cui tanto aveva contato; vedere cioè negli ornamenti della fanciulla un suo presente, una memoria che lo ricordasse a lei.

Avea tanto accarezzato quest’idea, era vissuto tanto tempo in essa, che lo svellerla dal suo spirito sarebbe stato un crudele martoro. [p. 74 modifica]

Nell’atto che attraversava lo spazio, che lo separava dalla sua camera, divisò un progetto e prese una risoluzione.

Mise in una piccola borsa di seta un’astuccio da monile; e avvolgendosi nel suo mantello, costeggiò la casa, e si avvicinò al piccolo giardino che confinava colla stanza di Cecilia.

Vide anch’egli la luce delle finestre riflettersi dirimpetto; e aspettò che la notte si avanzasse e tutti nella casa dormissero.

Al tempo che ciò accadeva, Pery, l’indiano che già conosciamo, era arrivato col suo fardello, cotanto prezioso, che non lo avrebbe cambiato con un tesoro.

Lasciò nella vallata, che stendevasi in riva al fiume, la sua preda, dopo averla deposta in una specie di côvo che acconciò, curvando un ramo di albero.

Ascese dipoi sullo spianato, e fu in questa congiuntura che la fanciulla lo vide entrare nella sua capanna; non vide però in che modo ne uscisse quasi subito.

Erano due giorni che non vedeva la sua signora; che non ricevea un ordine da lei; che non indovinava un desiderio suo per soddisfarlo immediatamente.

Il primo pensiero dell’Indiano fu pertanto quello di vedere Cecilia, o almeno la sua ombra; entrando nella capanna, vide come gli altri la luce che usciva di mezzo alle cortine della finestra.

Si sospese a uno dei palmizi, che servivano di [p. 75 modifica]colonna alla sua capanna, e con uno di quegli agili movimenti, che gli erano tanto naturali, d’un salto assicurossi al ramo di un oleo1 gigantesco, che, elevandosi dalla parte opposta, spandeva alcuni rami fin presso alla casa.

Per un momento l’Indiano stette sospeso sull’abisso, ondeggiando sul fragile ramo che lo sosteneva: dipoi si equilibrò e proseguì quel viaggio aereo colla medesima sicurtà e fermezza, con cui un vecchio marinaio cammina sopra le gabbie e il sartiame d’una nave.

Con una leggerezza straordinaria guadagnò l’altro lato dell’albero, e nascosto entro le frondi, si accostò fino ad un ramo, che stava dirimpetto alle finestre di Cecilia, alla distanza di circa un braccio.

Ciò avvenne nel momento che Loredano arrivava da un lato e Alvaro dall’altro, ed erano vicini di pochi passi.

In sulle prime Pery non ebbe occhi che per vedere quanto accadeva entro la camera; Cecilia esaminava ancora per l’ultima volta i monili recatile dal Rio de Janeiro.

In quella muta contemplazione l’Indiano dimenticò tutto; che importavagli del precipizio che gli s’apriva di sotto per inghiottirlo al menomo moto, e su cui libravasi sorretto da un fragile ramo, che curvavasi e potea spezzarsi ad ogni istante! [p. 76 modifica]

Era felice; avea veduto la sua signora; ell’era allegra, contenta, soddisfatta; potea andarsene a dormire e a riposare.

Tuttavia una triste immaginazione lo assalì: vedendo i vaghi oggetti che la fanciulla avea ricevuti, pensò che potea egli ben darle la vita, ma non offrirle cose tanto squisite, com’erano quelle.

Il povero selvaggio levò gli occhi al cielo in un accesso di disperazione, come per vedere, se alto duecento palmi da terra, sopra le vette dell’albero, non potesse stendere la mano, e cogliere delle stelle da recare ai piedi di Cecilia.

Or essa era il punto, onde irradiavano quelle tre linee, mosse da punti tanto differenti.

Al luogo in cui si erano collocati, formavano un vero triangolo, il cui centro era la finestra debolmente illuminata.

Tutti e tre arrischiavano o ivano ad arrischiare la vita unicamente per toccar colla mano il davanzale della finestra; e frattanto nessuno badava al pencolo cui si esponeva, nessuno stava in forse di rinunciare a un tal piacere, ancorchè a scapito della vita.

Ma le passioni nel deserto, e sovratutto in seno di quella natura grande e maestosa, prendono un aspetto tanto eroico, tanto elevato, che a loro confronto le nostre, per quanto veementi, sembrano affezioni calme e serene.



Note

  1. È uno degli alberi più alti e più grossi delle foreste del Brasile.