Il genio buono e il genio cattivo/Atto I
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ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Giardino rustico con vari alberi fruttiferi e varie piante di fiori. Da un lato una capanna grande, di cui non si vede che l’entrata. In fondo la scena due alti cespugli, o due folti boschetti di alberelli truccati uno per parte, e nel mezzo una fontana rustica parimente truccata. Più avanti, di qua e di là, due alberi isolati uno per parte, anch’essi truccati.
Arlecchino e Corallina escono dalla capanna ridendo,
saltando e cantando.
Corallina. Allegramente, Arlecchino.
Arlecchino. Allegri, muggier, allegri.
Corallina. Sono così contenta, che mi pare di esser una regina.
Arlecchino. E mi, dopo che son to mario, sento proprio ch’el cuor me bagola1. Salterave sempre co fa un putelo. Me despiase co dormo. No vorave mai indormenzarme per no perder un momento de conzolazion.
Corallina. Osserva, Arlecchino, osserva i fiori che io ho piantati. Vedi come sono belli, come sono odorosi.
Arlecchino. Varda quel perer che ho incalmà. Varda che bei peri, che boni peri! (stacca una pera e la dà a Corallina) Senti, i par de zucchero, de miel, de botiro2.
Corallina. Sì, caro, ti ringrazio. Aspetta. Voglio anch’io regalarti. Tieni una rosa, un giacinto, un garofano, un tolipano. Ecco un mazzo di fiori che ti presenta la tua cara consorte.
Arlecchino. Oh benedetta! oh cara! oh che consolazion! oh che gusto!
Corallina. Vuoi tu ch’io vada a preparare da pranzo?
Arlecchino. Zitto. Vedistu là quel boschetto? Ho teso una rede e diversi lazzi, per veder se me riesce de chiappar quattro oseletti. Zitto, vago a veder pian pian, e se ghe ne trovo, te li porto; li peleremo, e ti li cusinerà ti, colle to care manine.
Corallina. Sì, sì, tu sai ch’io so fare delle piatanzine3 gustose.
Arlecchino. Oh che piatanze, condìe dall’amor, dalla pase, dalla contentezza de cuor! (si accosta verso il boschetto)
Corallina. No, non vi può essere al mondo una donna più contenta, più fortunata di me.
Arlecchino. (Vicino al boschetto) Muggier. (sotto voce)
Corallina. Cosa c’è? (sotto voce)
Arlecchino. Sento a mover. Che xe qualcossa. (sotto voce)
Corallina. Animo, da bravo.
(Mentre Arlecchino vuole allungar la mano al boschetto, esce di là una fiamma.)
Arlecchino. Aiuto. (ritirandosi)
Corallina. Cos’è stato?
Arlecchino. Ch’ho visto fogo. (timoroso)
Corallina. Dove?
Arlecchino. Là. Qualchedun che cusina i oseletti.
Corallina. Eh via. Non è possibile: andiamo.
Arlecchino. Ch’ho paura.
Corallina. Eh, vieni con me. (lo prende per mano)
Arlecchino. Andemo. (Si accostano al boschetto, e quando sono vicini, esce un’altra fiamma, e nel medesimo tempo il boschetto si dilata e di là esce il Genio Cattivo. Arlecchino vuol fuggire.)
SCENA II.
Il Genio Cattivo vestito di nero, con barba
ed una bacchetta in mano, e detti.
Genio Cattivo. Fermate, figliuoli, e non paventate. Io sono il Genio dominatore di queste selve. Son vostro amico. Voglio farvi del bene, e vengo a procurarvi la vostra felicità.
Arlecchino. Chi èlo sto sior? Mi no lo conosso! (a Corallina)
Corallina. Signore, chiunque voi siate, vi ringraziamo della vostra bontà. Noi non abbiamo bisogno di niente, non ci manca niente, e siamo bastantemente felici.
Genio Cattivo. (Ah sì, lo so pur troppo. Invidio lo stato loro, e non posso soffrire che vi sieno felici sopra la terra)). (da sè)
Arlecchino. (El dise che el ne vol far del ben). (a Corallina)
Corallina. (Non ne abbiamo bisogno, non l’ascoltiamo). (ad Arlecchino)
Genio Cattivo. Poveri sfortunati! La vostra felicità è fondata sulla vostra ignoranza. Se conosceste il mondo, se conosceste i beni e i piaceri di questa vita, comprendereste la vostra miseria, piangereste il vostro destino.
Arlecchino. Sentistu, Corallina? (mostrando qualche curiosità)
Corallina. Andiamo, andiamo, non l’ascoltiamo di vantaggio.
Arlecchino. Caro sior barbon, cossa ghe pol esser a sto mondo de più delizioso de sta campagna, e de più comodo della nostra capanna, de più dolce de do persone che se vol ben?
Genio Cattivo. Se conosceste il mondo, non parlereste così. Voi siete nella più deserta, nella più povera situazione della terra. Passate i giorni vostri in un bosco, mentre infinito popolo passeggia per le vie spaziose delle città ricche e superbe. L’albergo vostro è un’affumicata capanna, e tanti più fortunati, e di voi forse men meritevoli, albergano in doviziose pareti, riposano su morbidi letti, siedono a laute mense, si trastullano fra i più soavi piaceri. L’amor vostro vi fa parer tutto bello, ma quel medesimo amore che qui v’incanta, che qui vi trattiene, si aumenterebbe in mezzo ai comodi e alle dovizie, e provereste le dolcezze della domestica pace, senza soffrire i disagi della povertà, senza temere i bisogni orribili della vecchiezza.
Arlecchino. Sentistu, Corallina?
Corallina. Sento, sì sento. Ei dice delle belle cose, ma... Orsù, non gli badiamo nè punto, nè poco; andiamocene, che sarà meglio per noi.
Arlecchino. Aspetta. Gh’ho chiappà gusto. Vôi devertirme co sto sior barbon.
Genio Cattivo. (Se mi ascoltano, la mia vittoria è sicura).(da sè)
Arlecchino. La diga, caro sior; credela mo ella che tutte ste belle cose che la ne depenze4 le sia fatte per do poveri contadini che xe nati in t’un bosco, e che no sa far altro che arar la terra, piantar dei alberi, e volerse ben?
Genio Cattivo. Il mondo è fatto per tutti, ogni uomo nato nella più vil condizione, può aspirare ai primi gradi della civil società, e vi furono dei pastori che giunsero a possedere delle corone.
Arlecchino. (Sentistu, Corallina?) (a Corallina)
Corallina. (Sento anche troppo, e sento ch’egli principia ad inquietarmi. Caro Arlecchino ti prego, andiamo via, non l’ascoltiamo di più). (ad Arlecchino)
Arlecchino. (Làsseme devertir). La diga, sior barbon, e ella la gh’averave la facoltà e el poder de farme goder ste belle cosse, sti bei piaceri, ste gran ricchezze?
Genio Cattivo. Vi darò una prova del mio potere. Ditemi nell’ ordine de’ commestibili qual è la cosa che più vi piace? (ad Arlecchino)
Arlecchino. Per dir la verità, quello che più me piase xe i maccaroni.
Genio Cattivo. Eccovi il primo saggio della mia amicizia per voi, ecco la prima prova del mio potere.
(Batte la bacchetta vicino alla fontana, e la fontana si trasforma in una caldaia di maccheroni che bollono, e si vede il foco sotto della caldaia. Compariscono due Spiriti in abito di Cuochi, i quali levano i maccheroni dal fuoco, li fanno passare in un gran piatto, li condiscono col butirro, e li presentano ad Arlecchino, il quale, unito a Corallina, fa le meraviglie, si consola vedendo i maccheroni, ma osserva, e dice:)
Arlecchino. E formaio? Oh senza formaio no i val gnente, no i se pol magnar.
Genio Cattivo. Avete ragione.
(Batte la bacchetta sopra uno de’ due alberi isolati; l’albero si apre un poco nel mezzo, e getta del formaggio parmigiano grattato. Arlecchino corre a raccoglierlo e lo mette sui maccheroni. Vorrebbe mangiare, ma si trattiene.)
Arlecchino. Li magneremo a disnar.
(Il Genio ordina ai Cuochi di portar i maccheroni nella capanna di Arlecchino. I Cuochi eseguiscono. Arlecchino vorrebbe seguitarli. Il Genio lo trattiene.)
Genio Cattivo. Vergognatevi di correr dietro con avidità ad un cibo grossolano, triviale; voi non conoscete i sapori squisiti delle prelibate vivande, non vi è nota la delicatezza delle cucine francesi, siete privi di quella varietà che solletica il gusto e che forma in oggi l’occupazione più seria delle famiglie.
Arlecchino. Sentistu, Corallina? (pateticamente, e con piacere)
Corallina. Sì, sarà vero tutto quello ch’ei dice, ma noi siamo avvezzi ai nostri cibi semplici e naturali, e la novità di un mangiare più delicato potrebbe alterare il nostro temperamento, e farci perdere la salute. Non ci pensiamo. Non ci manca da vivere. Ringraziamo il signor barbone, e ch’ai ci lasci nella nostra tranquillità.
Arlecchino. Sior barbon, che la ne lassa nella nostra tranquillità.
Genio Cattivo. Voi, donna di spirito come siete, voi, nata per brillare nel gran mondo, rinunziarete ai privilegi del vostro sesso ed agli avvantaggi del vostro merito personale? Vi contenterete di spoglie rustiche e vili, in tempo che adornarvi potreste di seta, d’oro e di argento? Quanto spiccherebbe mai d’avvantaggio il vostro volto gentile con una acconciatura elegante, col ricco adornamento di diamanti e di perle, coi soccorsi dell’ arte che correggono i difetti, o aumentano i doni della natura? Vivrete voi in una solitudine sì disgustosa, voi che col vostro talento potreste attirarvi le adorazioni degli uomini e formar la delizia delle società più brillanti?
Corallina. Senti, Arlecchino? (anch’ella pateticamente, e con piacere)
Arlecchino. Sento. Ma come podemio goder ste belle cosse, se semo do poveri spiantai, senza un soldo?
Genio Cattivo. Volete voi del danaro? Eccone prontamente.
(Batte con la bacchetta sull’altro albero isolato, il quale si apre un poco nel mezzo, e di là sorte quantità di monete d’oro e d’argento.)
Corallina. (Corre col grembiale a raccorle.)
Arlecchino. (Fa lo stesso col cappello, e si getta per terra per raccogliere le monete cadute e sparse. Mostrano tutti due l’avidità del danaro. Contendono per averlo; ciascheduno vorrebbe averlo tutto, domandando la parte dell’altro.)
Genio Cattivo. (Ecco il seme della discordia. Ecco il principio di quella infelicità che loro vo destinando.) (da sè) Godete di quell’oro in comune, approfittate dell’occasione, sortite da questi luoghi infelici, e andate a godere il mondo.
Arlecchino. Ma come faremio? Dove anderemio?
Genio Cattivo. 11 mondo è grande, ma per ben principiare a conoscerlo ed a goderlo, vi consiglio di andare in Francia. Ite a Parigi; colà vi troverete contenti, e se qui manca il comodo delle vetture, e se non siete pratici del cammino, tenete: eccovi due anelli. Poneteli al dito. Qualunque volta vi piacerà di cambiar paese, non avrete che a voltare l’anello, invocare lo spirito che vi è rinchiuso, e diverrete invisibili, e vi troverete in pochi minuti trasportati al luogo desiderato.
Arlecchino. Oh caro! (sì mette l’anello al dito)
Corallina. Andiamo a Parigi, (con allegrezza, mettendosi l’anello)
Arlecchino. Vederemo el mondo.
Genio Cattivo. Profittate de’ doni miei, prevaletevi delle occasioni, abbandonatevi ai piaceri del mondo; questa è la vera felicità. (Felicità che non dura, ma che degenera in tristezza, in desolazione, e strascina gli uomini al precipizio). (Da sè. Sortono delle fiamme. Il Genio Cattivo sfonda, e sparisce)
SCENA III.
Corallina ed Arlecchino.
Arlecchino. Dov’elo andà?
Corallina. È sparito, non si vede più.
Arlecchino. No vorave che anca sti bezzi m’andasse in fumo.
Corallina. Dalli a me che li custodirò.
Arlecchino. Siora no, siora no. Oh cari! oh co belli! me li voggio coccolar5 mi.
Corallina. Cosa farai di quel denaro? In che cosa l’impiegherai?
Arlecchino. Sangue de mi!6 Ti vederà cossa che farò! Comprerò dove che anderemo el bon, el meggio che ghe sarà da magnar. Capponi, galline, colombini, maccaroni, formaggio; tre o quattro cuoghi in cusina, magnar sie o sette volte al zorno. Panza mia, preparate de far festa.
Corallina. Sciocco che sei! tu non pensi che a mangiare. Vedrai come io impiegherò il mio danaro! Abiti sontuosi, gioje stupende, casa magnifica, carrozze, servitori, camerieri, lacchè, festini, conversazioni, passeggi.
Arlecchino. E magnar?
Corallina. Il mangiar è l’ultima cosa.
Arlecchino. E mi digo che la xe la prima, e no vôi che ti consumi i bezzi in minchionerie, e vôi pensar a magnar, e damme quei bezzi che li voggio mi custodir.
Corallina. Signor no, li voglio tener io, e spenderli a modo mio, e faresti meglio a consegnarmi anche i tuoi.
Arlecchino. El manizo7 della casa tocca al mario, e voggio quei bezzi, e no me far andar in collera.
Corallina. Che collera? Che presunzione?
Arlecchino. Dammeli, che li voggio. (vuol prenderli a forza)
Corallina. Lasciami stare, impertinente, briccone. (in collera) 8 (fa l’atto di darle uno schiaffo)
Corallina. A me uno schiaffo? Giuro al cielo, a me uno schiaffo?
SCENA IV.
Dall’altro boschetto sortono delle fiamme, poi il boschetto si dilata, ed esce
Il Genio Buono e detti.
Arlecchino. Aiuto. (spaventato dalle fiamme)
Corallina. Cos’è mai questo?
Genio Buono. Amici, miei cari amici, porgete orecchio al Genio Buono che vi parla e che vi consiglia. Il mio nemico, il Cattivo Genio che odia la pace e semina la discordia, vi ha sedotto lo spirito, vi ha guadagnato il cuore. Ecco il primo frutto delle sue funeste lusinghe. Voi andate perdendo quell’amore, quell’armonia ch’è il solo bene delle famiglie, e in mezzo alle ricchezze e ai piaceri, la vanità e l’ingordigia dell’oro vi renderanno sempre infelici.
Corallina. Senti, Arlecchino! (pateticamente)
Arlecchino. Sentistu, Corallina? (pateticamente)
Genio Buono. Deh! fin che siete a tempo, risvegliatevi da quel letargo in cui vi ha assopiti la falsa voce di quel ribaldo. Rinunziate alle sue lusinghe, contentatevi dello stato tranquillo in cui vi ha posto la sorte, e credete a me che vi amo e che vi proteggo, credete che non vi è della vostra, vita più felice e tranquilla.
Arlecchino. Sior sì, xe vero, ma quel sior barbon n’ha dito ch’el mondo xe cussì bello!
Genio Buono. Beltà apparente, che nasconde le spine, i triboli ed i precipizi.
Corallina. Tanti piaceri, tante delizie...
Genio Buono. Corti piaceri, delizie vane, che trascinano nella miseria e nell’amarezza.
Arlecchino. E quei magnari9 cussì delicati?
Genio Buono. Non servono che ad abbreviare la vita.
Arlecchino. Corallina!
Corallina. Arlecchino!
Arlecchino. Chi credemio che diga la verità?
Corallina. Non so. Sono confusa. Non so a chi credere.
Genio Buono. Capisco il turbamento dell’animo vostro. Il mio rivale vi ha empita la testa delle bellezze del falso mondo. Voglio disingannarvi; voglio farvi comprendere a quai pericoli vi esponete, se andate in traccia di questo mondo mendace. (Batte la bacchetta. La scena si oscurisce, si leva il prospetto, e ve ne resta uno trasparente col giuoco delle ombre che rappresentano Vari accidenti funesti della vita umana, per esempio un Arlecchino ed una Corallina in viaggio, assaltati da ladri, e spogliati e rubati. Corallina vagheggiata da uno o due giovani; altr’Arlecchino sopraggiunge, fa il geloso. Un giovane lo bastona. L’altro conduce via Corallina. L’Arlecchino prende una spada, si batte col giovane e resta ferito; poi arrivano gli sbirri e conducono in prigione l'Arlecchino ferito. Scena di mare. Un Arlecchino ed una Corallina in nave fanno naufragio, e periscono). (È in arbitrio del direttore l’accrescere ed il cambiare le apparenze di tal carattere). (Arlecchino e Corallina osservano, e si spaventano, e mostrano di essere convinti e disgustati del mondo. Il Genio Buono batte la bacchetta. Torna il primo tendone, e la scena chiara.
Genio Buono. Ebbene, siete voi persuasi delle bellezze di questo mondo?
Arlecchino. Ladri? zelosie? bastonade? cascar in acqua? morir? No vôi altro. Ve ringrazio dell’avviso. Corallina, xe meggio che stemo qua.
Corallina. Eh sì, la nostra pace, la nostra tranquillità vai più di tutti i piaceri del mondo.
Genio Buono. Mi consolo con voi di una sì pronta, di una sì eroica risoluzione. Ma è necessario che sia costante e durevole.
Arlecchino. Costante, costantissima.
Corallina. Durevole, durevolissima.
Genio Buono. Se così è, spogliatevi della seduzione più forte, date a me quell’oro e quell’argento che custodite.
Arlecchino. St’oro? (pateticamente)
Corallina. Questo danaro? (pateticamente)
Genio Buono. Se voi non lo rinunziate, vi resterà sempre vicino il pericolo e la seduzione.
Arlecchino. Cossa distu, Corallina?
Corallina. Perchè dobbiamo noi privarci di questo danaro? (al Genio Buono)
Genio Buono. Finora viveste bene, non ne aveste finora bisogno alcuno: a che volete voi conservarlo?
Corallina. Abbiamo vivuto, è vero, ma con parsimonia e fatica. Se potessimo vivere un poco meglio?
Arlecchino. Sempre pan, sempre latte! Qualche gotto de vin, qualche piatto de maccaroni.
Genio Buono. Non vi lasciate ingannare dall’avidità, dalla cupidigia.
Arlecchino. (No vorria che sto sior, co sta pulizia10 ne fasse la carità de torne sti bezzi, per goderli elo). (piano a Corallina)
Corallina. (Per me non glieli do certamente). (ad Arlecchino)
Arlecchino. (Gnanca mi seguro). (a Corallina)
Genio Buono. E bene, che risolvete?
Corallina. Signore, tutto va bene. Resteremo qui, non correremo i pericoli di questo mondo, ma circa il danaro...
Arlecchino. Con so bona licenza, lo volemo tegnir per nu.
Genio Buono. Non so che dire. Ho risvegliato la vostra ragione; vi ho illuminato bastantemente. Vi ho veduti disposti a calcolare il prezzo della vostra tranquillità ma, ohimè! se amate l’oro e l’argento, voi conservate il seme del vizio, voi presto o tardi ricaderete nel pelago delle sregolate passioni. (sortono fiamme, sfonda, e sparisce)
SCENA V.
Arlecchino e Corallina.
Arlecchino. Pussibile che l’oro sia una cossa cussì cattiva?
Corallina. Potrebbe esserlo per chi ne facesse cattivo uso. Noi resteremo qui; lo custodiremo, e ne useremo a poco a poco nei nostri bisogni.
Arlecchino. E se qualchedun vien a saver che gh’avemo sti bezzi? e se per portarli via i ne sassina?
Corallina. E noi li nasconderemo, non li spenderemo, e nessuno saprà che li abbiamo.
Arlecchino. Sconderli e no spenderli, tanto fa no averli.
Corallina. È meglio, è vero, che li spendiamo.
Arlecchino. Ma in cossa? Qua in sto paese mi no saveria come spenderli.
Corallina. Se andassimo in qualche luogo, in qualche città qua vicina?
Arlecchino. A Bergamo, per esempio.
Corallina. Oh quanto mi dispiace di non andar a Parigi!
Arlecchino. I anelli ne poderave servir.
Corallina. E i pericoli che abbiamo veduto?
Arlecchino. Che sia vero quel che n’ha dito quel zovenotto?
Corallina. Chi sa? potrebbe anche darsi di no.
SCENA VI.
Il Genio Cattivo e detti
All' arrivo del Genio Cattivo precede qualche fiamma.
Genio Cattivo. Animo, figliuoli miei, non vi abbandonate alla viltà suggeritavi da un giovane inesperto, senza cognizione e senza esperienza; ei vi ha dipinto il mondo in un aspetto orribile per atterrirvi. Vedetelo nella sua vera sembianza e profittate dei suoi piaceri. (batte la bacchetta)
SCENA VII.
Ballerini e ballerine in abiti di letizia e di vari caratteri, ed i suddetti. Danzano con allegria, e danzando circondano Corallina e Arlecchino invitandoli ad andar con loro. Arlecchino e Corallina godono e si compiacciono. Finito il primo ballo, si fermano.
Genio Cattivo. Ecco un esempio di quelle persone felici che godono i piaceri del mondo. Imitatele, seguitatele, prevaletevi degli anelli. Andate incontro ai divertimenti, a’ trastulli, andate in traccia della vostra felicità.
Arlecchino. Sì, sì; per el mondo, per el mondo. (con allegria)
Corallina. A Parigi, a Parigi. (con trasporto)
(Ricomincia il ballo. Arlecchino e Corallina si meschiano anch’essi nella danza. Tutti partono.)
Fine dell’Atto Primo.
Note
- ↑ Giubila: vol. IV. p. 48, n. c e vol. XVI, p. 128, n. 2 ecc. Propriamente tremola, saltella: v. Boerio, Dizion. del dialetto Veneziano.
- ↑ Butirro. - Nel testo dell’ed. Zatta è stampato per isbaglio bottiro.
- ↑ Ed. Zatta: piattanzine; e così poi: piattanze.
- ↑ Dipinge.
- ↑ Accarezzare: vol. II, pp. 351 e 499, vol. XII, p. 507 ecc.
- ↑ Esclamazione familiare, volgare: v. Boerio. Dicesi anche sangue de Bacco!
- ↑ Maneggio.
- ↑ Schiaffo: vol. II, pp. 419, 522.
- ↑ Mangiari, cibi.
- ↑ Con questi modi gentili: v. Boerio.