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78 | ATTO PRIMO |
Genio Cattivo. Se conosceste il mondo, non parlereste così. Voi siete nella più deserta, nella più povera situazione della terra. Passate i giorni vostri in un bosco, mentre infinito popolo passeggia per le vie spaziose delle città ricche e superbe. L’albergo vostro è un’affumicata capanna, e tanti più fortunati, e di voi forse men meritevoli, albergano in doviziose pareti, riposano su morbidi letti, siedono a laute mense, si trastullano fra i più soavi piaceri. L’amor vostro vi fa parer tutto bello, ma quel medesimo amore che qui v’incanta, che qui vi trattiene, si aumenterebbe in mezzo ai comodi e alle dovizie, e provereste le dolcezze della domestica pace, senza soffrire i disagi della povertà, senza temere i bisogni orribili della vecchiezza.
Arlecchino. Sentistu, Corallina?
Corallina. Sento, sì sento. Ei dice delle belle cose, ma... Orsù, non gli badiamo nè punto, nè poco; andiamocene, che sarà meglio per noi.
Arlecchino. Aspetta. Gh’ho chiappà gusto. Vôi devertirme co sto sior barbon.
Genio Cattivo. (Se mi ascoltano, la mia vittoria è sicura).(da sè)
Arlecchino. La diga, caro sior; credela mo ella che tutte ste belle cose che la ne depenze1 le sia fatte per do poveri contadini che xe nati in t’un bosco, e che no sa far altro che arar la terra, piantar dei alberi, e volerse ben?
Genio Cattivo. Il mondo è fatto per tutti, ogni uomo nato nella più vil condizione, può aspirare ai primi gradi della civil società, e vi furono dei pastori che giunsero a possedere delle corone.
Arlecchino. (Sentistu, Corallina?) (a Corallina)
Corallina. (Sento anche troppo, e sento ch’egli principia ad inquietarmi. Caro Arlecchino ti prego, andiamo via, non l’ascoltiamo di più). (ad Arlecchino)
Arlecchino. (Làsseme devertir). La diga, sior barbon, e ella la gh’averave la facoltà e el poder de farme goder ste belle cosse, sti bei piaceri, ste gran ricchezze?
- ↑ Dipinge.