Il Novellino/Parte prima/Novella II
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NOVELLA II.
ARGOMENTO.
A LO SERENISSIMO PRINCIPE ALFONSO DE ARAGONA DIGNISSIMO DUCA DE CALABRIA.1
ESORDIO.
Sono alquanti, serenissimo Signore mio, che volendo volteggiare2 sopra il senno e integrità, et estimando mostrarsi a’ volgari buoni e di virtù ornati, lo loro conversare è continuo con Religiosi, e così da molti veduti sono sputare paternostri e pascersi di piedi di santi; e quanto coloro clie ciò adoprano siano di nefandi peccati e scelestissimi vizi macchiati, quelli che con tali vengono a strette pratiche vero testimonio render me ne ponno. Da questi tali dissimulatori sono io de continuo soffiato morso e lacerato; per cagione che dicono ch’io ho dirizzata la penna e la lingua che non pare che d’altro sappia ragionare e scrivere se non contro de’ frati, li quali affermano la maggior parte essere osservanti de loro regole, e se alcuno scellerato ce ne fosse, il numero de’ buoni perfidiano che è infinito. E come che da li già detti ipocriti mormoratori io non vorrei esser lodato, nondimeno basta loro per eterna risposta, che le manifeste sceleragini ogni di adoperate universalmente per li malvagi religiosi, e con nuove arti e con diversi ingegni, approvano de continuo la mia verità. E da coloro che sono del vero e della onestà amici e conoscitori sarà il mio dire con perpetue laudi commendato. Occorremi dunque, gratiosissimo Signore mio, a tal proposito dire che quantunque più facilmente tra cento soldati se ne trovarebbeno la metà buoni, che tra tutto un capitolo de frati ne fosse uno senza bruttissima macchia; nondimeno quando ben fosse lo numero de' buoni maggiore che de’ cattivi, ne seguirebbe non minore inconveniente, siccome adviene nelle perigliose battaglie nelle quali maggior detrimento rende un vile codardo che non fanno utile dieci animosi. Non altramente avverrebbe a li miseri secolari, li quali più che non fa bisogno a loro falsità prestano fede; che più ruina vergogna e danno ce porgerla la pratica e conversatione di uno scelesto occulto e ribaldo frate, che da la perfezione di cento buoni ne traessino comodità alcuna. Contro a li quali non me pare per loro degno ed eterno castigo che sia altro da dire, se non che Iddio possa presto distruere il Purgatorio, a tale che non possendo de elemosina vivere andassero a la zappa, onde la maggior parte di loro hanno già contratta la origine. Tuttavia voglio in questa mia verissima istoria, a Te mio dio terreno dirizzata, alquanto ritrarmi da la loro generalità offendere, ma a particolare persona discendendo, te mostrerò come un frate predicatore, molto singulare fra’ domenichini stimato, con una singularissima bella pigliasse fra suoi volpini lacci una delle più illustri donne di tutta La Magna.
NARRAZIONE.3
Raccontasi dunque con approbata verità come nelli prossimi passati anni fu nella Magna un grande signore, el duca de Lanzhueta nominato, de stato ricchissimo, di gioie, e di contanti oltre ogni altro barone alamanno. A questo la fortuna concesse una sola figliuola, Barbara nominata; e come per essere
unica fosse stata dal padre unicamente amata, così le sue bellezze uniche erano per tutta La Magna estimate. Costei essendo in puerile età, ispirata forse da Spirito Santo, o talvolta mossa da fanciullesco più che da ordinato appetito, con solenne voto promise osservare castità tutto il suo vivente: e così la sua virginità a Cristo dedicata, tutta ornata di virtù e laudevoli costumi che altro che una santolina a vedere non pareva, pervenne a gli anni di marito. E sentendo essere da più baroni con grandissima istanza al padre per moglie domandata, le parve di necessitade essere costretta tal sua dispositione manifestare; e con acconcia maniera al padre e alla madre palesatolo, da tutte dei tale nuova fu agramente e con ragione tollerata; e quantunque con minacce e con losinghe s’ingegnassero ritrarla dalla ostinata impresa, pur cognoscendo del tutto lei disposta seguire tale cominciato camino, con dolore non mai simile gustato, preposero darsene pace e ponere tal cosa a benefìcio de natura. La Barbara palesato il suo volere, e fatto in la sua camera un divotissimo oraculo4, non solo era quasi continua alla oratione, ma con digiuni e discipline el suo delicatissimo corpo macerava, che mirabile cosa era a considerare. La fama di tante santimonie era già per tutta La Magna e alta e bassa, e anche in le nostre italiche parti pervenuta; per la quale cagione d’infiniti religiosi e d’ogni sorte in brevissimo tempo d’intorno alla città del detto Duca se ritrovarono, con diverse cagioni loro andata colorando; e non altramente i voltori e i famelici lupi corrono dietro alli puzzolenti cadaveri che facìano costoro per avere in preda l’onore con la l’acuità insieme di tanto excelsa e singulare madonna. Fra quali vi fu uno poltrone frate, il nome del quale o ch’io noi sappia, o ch’io non voglia divulgare, che fusse stato Italico, o Todesco, per alcuna onesta cagione intendo tacerlo. Costui adunque essendo nell’ordine di Santo Domenico solenne predicatore reputato, con grandissima arte da cerretano, col manico del coltello che ammazzò san Pietro Martire, e con altre coselline del loro San Vincenzo andando per lo Alamanno barbaro paese discorrendo, secondo lo parere di molti becconi di infiniti miracoli faceva. E pervenuta la sua fama a notitia di madonna Barbara, secondo il suo desio e antiveduto fine, volunterosa di vederlo mandò per lui; il quale con le sue solite cerimonie subito vi andò; ove doppo che la donna come santo l'ebbe ricevuto e onorato, li fe' nota la sua incommutabile intentione, chiedendoli di grazia gli dovesse donare consiglio, e finalmente aiuto per la salute dell’anima sua. Il frate bene considerate le sue più divine che umane bellezze, essendo anche lui giovene e robusto, subitamente di lei s’innamorò, e per maniera che da ora in ora si sentiva sì dalla concupiscentia assalire che poco vi volse a venir dinanzi al suo cospetto meno; pure in sé tornato con assai ornate parole il suo santo proposito mirabilissimamente commendò, laudando sempre e benedicendo la divina Providentia, che da questo ingannevole mondo avea eletta sì digna virginella; persuadendole anche dinanti a suoi parenti che tale sua perfetta dispositione avesse non solo a lei fatto profitto, ma ancora a le altre donne e presenti e future; e per cagione che la sua conversatione de’ mondani era periculosa, la confortò dovesse con altre vergini donne dal mondo separarsi, intrando sotto qualche religione, a tale che lei fosse causa di fare un altro coro di vergini in terra, ed a Cristo Jesu dispensate. Ove doppo li molti ragionamenti avuti con lei, e col Duca, e sua moglie, parendo finalmente a tutti el suo consiglio ottimo, santo, e sopra vere ragioni fondato, ed anche per consolatione, della Barbara, fecero in brevissimo tempo construere un magno e suntuoso monasterio, e quello come il frate volse a la beata Caterina de Siena intitularono, a tale che l’imperio non venisse ad essere da aliene mani posseduto; e quivi con la Barbara insieme una gran caterva de figliuole de nobili parenti si rinchiusero; dove con li ordini e modi del detto frate a fare una santa e perfetta regola incominciarono; ed in maniera tale che altro che Iddio, unico conoscitore delli occulti cuori, non averebbe potuto investigare che de la contaminata anima d’uno tal ribaldo ne avesse il gran diavolo la corporale possessione già presa. Costui per sentire ogni intrinseca cogitatioiie di quelle verginelle, continuatamente a tutte persuadeva che ad effugare le tentationi del nimico di Dio non vi cognosceva più salutifero e proprio remedio che de continuo ricorrere a la santa confessione; la quale adoperando, senza accorgersi nulla di tanta ascosa malignità, aveano fatto uno rapace lupo signore de la loro degna greggia. Il quale cognoscendo averle al suo modo adescate, gli parve tempo mandare ad esecutione il suo libidinoso e nefando desiderio; ed una sera al tarde avuto per cauta via un libretto de la Barbara, ove certe devotissime orationi erano scritte, con alcuni figure di santi, tra le quali era lo Spirito Santo, dritto la bocca del quale fece a lettere d’oro le seguenti parole: Barbara, tu conceperai del giusto, farai lo quinto evangelista, che supplirà a quello che gli altri mancarono: resterai incorrotta, e beata sarai nel cospetto di Dio. E ciò fatto, serrò il libro, e la mattina per tempo il pose onde la sera l’avea già tolto; e de la simile continenza ordinò molte altre canicelle di fino azurro e lettere d’oro scritte, e quelle conservate aspettava operarle al suo bisogno. La Barbara alle solite ore in cella venutasene per dire sue costumate orationi, e volgendo la carta ove era il suo Spirito Santo, veduta la qualità della nuova scrittura, fu tutta di un tale accidente sbigottita; doppo alquanto rassicurata, letto il tenore del doloroso annuntio, di maraviglia confusione ed angoscia le donò non piccola cagione; e tornata a rileggere, tutta via più leggendo si travagliava, anzi si confundeva nel suo giovenile femineo e non contaminato cuore; e così ammirata, dalla incepta oratione toltasi, rattissima al padre spirituale se n’andoe; il quale da canto tirato, da fanciullesco timore superata e vinta, lacrymando li mostrò il libro con la indorata scrittura. E quella subito dal frate vista, tutto stupefatto mostrandosi, fatto il segno della croce, in tale forma li parloe: Figliuola mia, io giudico questa essere diabolica tentatione, il quale mal contento di tanto vostro perfetto stato cerca ponervi li suoi pericolosi lacciuoli dinanzi per farvi ad eterna perditione precipitare: e pertanto te ammonisco da parte de Dio e de la santa obbedientia clie tu né a questo né a cose simili per alcun tempo debbi mai prestare fede: nondimeno assai commendo lo avermelo palesato, e cosi farai de continuo per lo innanzi, e te persuado e per penitenza impongo che sì fatte insidie sopra di te non abbiano a dormire senza lo approbato remedio de la santa confessione. Dunque bene forte e costante alla battaglia starai del maledetto inimico di Dio, acciò che a l’ultimo sia doppia la palma de la tua vittoria; però che la virtù nella infermità si fa perfetta. E con queste e altre assai simili e sante parole la lasciò alquanto quietata de la sua ordinata barattaria; e da lei partitosi, come davanti aveva già preposto, chiamato a sé un suo chierichetto, fe' quello occultare dentro la intemplatura de la camera de la donna, e li donò alquante de le dette carticelle, ordinandoli come e quando buttar le doveva. La gentil giovene in camera intratasene, ed in oratione postasi, a Dio supplicando con umil cuore che le donasse notitia d’un tale accidente, subito si sentì cascare in grembo una de dette cartoline, la quale presa e letta, vedutala sì bene ornata e con simili parole di confermare la incarnatione del nuovo evangelista, tutta a tremare subito incomincioe, e preso per partito levarsi, e veduta cascare la seconda, e la terza, e pria che di quindi si partisse cascarne insino a dieci, con grandissimo timore uscitasene fuora, chiamato il frate, li mostrò tutta ismorta le predette cartucce. Il venerabile lupo fatto vista de tutto stupire, disse: Figliuola mia, queste sono pur cose da donare grandissima ammiratione, e da non trapassarle senza maturo consiglio, imperò che così potrebbe essere divina ispiratione, come il contrario. Adunque non mi pare che facilmente corriamo a credere, né ancora dovemo stare al primo nostro proposito ostinati; ma più tosto abbiamo ricorso alla santa oratione, e te da un canto, io da l’altro supplicaremo a Dio che per sua- bonità somma ed infinita se degni manifestarne se questa revelatione è buona o rea, e se la dovemo seguire o fuggire. Ed oltre a questo domane in la tua camera celebrare intendo, dove col legno della vera e santa Croce, e con altre reliquie opportune da effugare ogni diabolica operatione, vedremo quello che esso onnipotente Signore ne dimostrare. A la Barbara parve che li dati consigli fussero tutti santi e da eseguirli; e però rispose molto piacerli che così se facesse. Venuto adunque il nuovo giorno, levatosi il frate per tempo, e poste sue artegliarie per sacrificare a Satanas tutte in ordine, dato prima el signo al fraticello che al solito luogo se ne andasse, lui in camera de la donna intratosene, e da lei devotamente ricevuto, con santa divotione a celebrare la messa incomincioe; e dal principio in sino alla fine mai il detto chierichetto se arrestò di gittare de dette cartoline, come colui che il suo maestro gli aveva non piccola copia apparecchiata. La giovene donna vedendo tanti e sì continui messi, e ciascuno con simile imbasciata, e che né orationi vigilie altre discipline per lei adoperate non l’avevano ad altro che in sul credere confìrmata, li parve certissimamente tale revelatione da lo Spirito Santo procedere; e fra sé medesima gloriandose de tanto bene, se cominciò ad estimar beata, credendo esserli quanto le scrittoline dimostravano apparecchiato: e detta la messa, e tolte le cartucce sopra di lei e di lui sì belle cascate, che veramente parevano scritte d’angelica mano e lavorate, tutta lieta e gioconda dimorava. El frate, a cui pareva già tempo venire a l’effetto del cogliere da tal fertile giardino l'ultimo e più soave frutto, disse: Figliuola mia, io vedo per tanti manifesti segni questa cosa essere volontà de Dio, e che el nostro più rassicurarci altro non saria che prosuntuosamente volere più discernere quello che procede de mente divina, la quale vedi apertamante mostrarne volere un tanto excelso tesoro dal tuo felice vasello producere. Dunque stando noi più increduli, temo lo divino giudicio si volga inverso di noi: tuttavia non per dubitare ma per ultima confermatione di questo fatto vedremo se la Sacra Scrittura in qualche parte ne avesse alcuna cosa predetta. E tolta subito la Biblia, rivoltate le carte ove lui medesimo aveva posto il segno, trovò neir Evangelio de Johanne ove dice: Molti e altri assai segni fece Gesù nel cospetto de soi discipuli, che non sono scritti in questo libro. E ciò Ietto, a la donna rivolto così disse: Altro testimonio a noi non bisogna: ecco che ogni nostro dubitare ci è spianato: veramente questo sarà colui che el nostro evangelista ne dimostra, il quale supplirà a quel che gli altri mancarono: onde el dubitare ornai più soverchio che necessario sia giudicato; nondimeno sopra di te io lasso questa soma se più incredula starai. La donna a le ultime parole respondendo disse: Ohimè, padre mio, perchè queste parole, essendo a voi noto solo, nel vostro consiglio fermarsi ogni mio bene e speranza? E però quanto a voi pare e piace ad eseguire sarò sempre disposta. Il frate veduto il fatto in maniera ridotto che solo restava donare a quello con opera compimento, disse: Figliuola mia, tu parli saviamente; però a me solo un dubbio nell'animo resta, come trovaremo persona a ciò atta de cui fidar ne possemo, attento che tutto ’1 mondo è d’inganni e tradimenti pieno. La Barbara, che con grandissima purità andava, rispose: Padre mio, le nostre scritture ne dicono che quello che in ciò sarà autore vuole esser giusto e santo come voi site; e però io non vedo qual meglio possa tal fatto meco adoperare che voi, massimamente essendo mìo padre spirituale. Al che il frate rispose: Io non so come per me ciò far si potrebbe, attento che io anche ho promesso servare castità tutto il mio vivente; nondimeno awegna ch’io giusto non sia, per non consentire che le tue sante e delicatissime carni siano d’altre mani contaminate, ed oltre a ciò per salute ed augmento della cristiana religione, io sono apparecchiato. Non però resterò di ricordarte che tale cosa a dirla con persona trasportar non te lassi, che non dubito ad altrui notitia venendo non poco per male Iddio se l’avrebbe; e siccome ora ti puoi e meritamente la più beata donna tenere che nel presente secolo se trovi, ribella ed inimica gli tornaresti. La gentil donna senza altro replicare con grandissimi sacramenti li affermò de mai con persona vivente palesarlo. Or via, disse il frate, questa sera col nome di Dio saremo in su l’opera senza più indugiare: ma perchè tali congiungimenti alaude e gloria de l’altissimo Dio far si doveranno, insino all’ora che congiungere ne dovemo bisogna siamo continui alla santa oratione, acciò che devotamente intramo a questo santo e divino mistero. E con tal conclusione da lei accomiatatosi alla sua stanza se ne tornoe: e pensando del suo prolifico seme doversi generare il santo evangelista, non sostenne per quel dì el suo corpo de quelli grossi cibi contaminare, che comunemente per ingannare altrui spesse volte usava, ma con delicatissime vivande, ottime confezioni, e solenni vini con temperata maniera tutto si riconfortò. Venuta adunque Fora con tanto desio aspettata, per cauta via in camera della Barbara se n’introe, la quale digiuna e lacrimevole giammai da l’oratione non s’era partita, e veduto il frate e in piedi levatasi riverentemente il ricevette. Il quale ancora che dal piacere de la donna fosse fieramente preso, ed ogni ponto mille ore di entrare nelle sue amorose braccia li paresse, pur deliberalo a non incominciare l’amoroso gioco con veruna lascività, ma solamente cominciare a vedere se colei al lume di torchi fosse sì bella ignuda come vestuta il giorno dimostrava, le impose che ignuda se spogliasse: la quale non senza grandissima vergogna cos) per obbedire eseguio: lui in camisia dispogliatosi, accese due gran torce, e la donna in mezzo di quelle collocata, vedendo le sue eburnee e delicate carni che con loro splendore il lume de le accese torce superavano, fu de tanta concupiscentia pieno e vinto, che per morto nelle braccia cascare le si lascioe; e in sé tornato, postolesi dinanzi in ginocchioni, facendo quella sedere in maestà, con le man giunte e capo chino così disse: Io adoro te felicissimo ventre nel quale da qui a poche ore il lume di tutto il Cristianesimo ingenerar si dee. E ciò detto, basciato in mezzo del giglio, con gran desio li soi dolcissimi e rosati labbri appicciò, e senza punto lasciarli con lei in braccio sopra del preparato letto se gettoe. Quello che tutta la notte se facessero ciascuno il può facilmente considerare; so ben io, che, secondo per la giovene fu all’ultimo palesato, non solamente al numero del quinto Evangelista pervennero, ma ai sette doni dello Spirito Santo. La Barbara, ancora che spiritualmente avesse il cibo pigliato, nondimeno fra sé medesima giudicando concluse quella sola essere la più dolce e soave cosa che tra mortali adoperare o gustar si potesse: e piacendole finalmente il gioco, finché de la cer’a conceptione de l’evangelista fossero fermi, ogni notte a l'amorosa battaglia più freschi se ritrovarono; e in tal dolcezza continunado, la donna dadovero gravida divenne. E da tutti dui per manifesti segni cognosciuto, dubitando il frate della sua vita, un giorno alla Barbara cosi disse: Figliuola mia. tu vedi che siccome a Dio é piaciuto, el nostro ottato fine è già adempito, e tu essendo gravida, col volere d’esso Creatore parturirai: io intendo al Santo Papa conferirmi, e lo successo divino miracolo manifestarli, a tale die lui mandi qui dui de’suoi cardinali che l’abbiano nel suo nascimento a canonizzare, per la qual cagione de maggiore eccellenza e sopra ogni altro santo sarà reputato. La donna, che come è già detto purissima era, facilmente credendo, da nova vanagloria assalita, molto li piacque che tal camino per lui si pigliasse.il frate che chiaramente vedeva ogni giorno augmentare il vaso del novo evangelista, al presto partirsi del tutto se dispose, e da lei tolti alcuni altri pastucci per conforto del suo relassato stomaco, tolto con poco piacere da lei commiato, intrato in camino, in breve tempo in Toscana se ritrovoe. Quello che dapoi lui se facesse, e dove per ingannare altrui con nove arti ed ingegni traversasse, considerilo chi non è da passione occupato: devesi per fermo tenere che in ogni lato ove arrivò questo precursore di Anticristo, a quanti fede gli prestarono la divinità degli angeli del paradiso lor fe’gustare. La Barbara che gravida rimase e più tempo li promessi cardinali aspettando indarno, quanto di lei e del suo parto seguisse ad andarlo cercando la necessità non me costringe. Ben so io questi esser li frutti frondi e fiori che le pratiche di questi ingannatori frati ultimamente ne rendono.
MASUCCIO.
Quale dunque omai umano spìrito sarà bastevole a tante battaglie reparare, quante vedemo continuamente con inganni e tradimenti usare per questi non non dirò santi frati, ma più tosto ministri del gran diavolo? Li quali essendosi novamente accorti generalmente intendersi per qualunque ha flore d’intellelto le reprobate parti de la lor corrotta vita, per ultimo remedio hanno trovato di se finger santi. E per dare a credere ai loro devoti loro evidenti inganni, e a li creduli farli toccar con mano, dico che trovano alcuni tratti da la forca e in estrema miseria condotti, li quali da loro con ogni piccola quantità di danaro corrotti, li fanno fingere quale essere attratto, quale cieco, ed altri di incurabili infermità oppressi: e vedendo la folta e spessa calca de l’ignaro populo invaghito, né sapendo di che prestar loro udienza, fanno i già ordinali assassini, a sé venire, li quali toccando le fimbrie de’ loro vestimenti, con la virtù delle reliquie le quali dicono esser state dei lor passati santi, con alte voci confessar si sentono per lo toccare del santo predicatore essere liberati: e sopra ciò si grida misericordia, campane si sonano, e lunghi processi e autentiche scritture si fanno; e con tali diaboliche operationi la fama divulgandosi e di uno in altro regno volando, conviene per forza a chi ben discerne loro tradimenti mostrar di credere lo falso per il vero, per ciò che altramente e dal grosso vulgo e dagl’ipocriti saria per eretico tenuto e reputato. E che ciò sia vero, oltre le manifeste esperientie ne avimo viste in questa nostra etate, la precedente novella ne ha mostrato li frutti che delle loro santità si cogliono: e benché de li sofferti inganni fatti per un sì vile poltrone alla nominata gentil madonna se ne dee meritamente avere e dolore e compassione, quello che appresso seguirà non senza grandissimo piacere e festa sarà da trapassarne.
Note
- ↑ Alfonso nacque nel 1448, sposò Ippolita Sforza nel 1465, successe al padre nel 1494. rinunziò al regno nel 22 Gennaio 1495, e partì per Messina, dove morì il 18 Dicembre dello stesso anno. Governò il padre ed il regno, fu tristo e superbo, e fu la vera cagione della rovina della casa d’Aragona.
- ↑ Volteggiar sopra il senno, simular senno e integrità.
- ↑ Questa novella è raccontata anche dal Pontano, nel suo dialogo intitolato il Caronte, ed è in latino, breve, vivissima. A me pare che il Pontano abbia tratto la sua da questa, che dedicata ad Alfonso dovette assai piacere in Corte. Nel Caronte sta con altre, ed è parte, come cosa non propria: qui è sola, è principale, e fu un dono offerto ad un Principe. Se Masuccio avesse tolto dal Pontano, l’avrebbe detto schiettamente al suo solito, per mostrare di dire una verità approbata.
- ↑ Oraculo, oratorio.