I Nibelunghi (1889)/Avventura Ventiduesima

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Anonimo - I Nibelunghi (XIII secolo)
Traduzione dal tedesco di Italo Pizzi (1889)
Avventura Ventiduesima
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Avventura Ventiduesima

In che modo Etzel impalmò Kriemhilde


     In Treisenmùre fino al quarto giorno
Ella abitò. La polve in su le vie
Da que’ dì non posò, senza che alcuno
La sollevasse d’ogni parte intorno,
5Come se incendio là si fosse. Egli erano
Di re Ètzel i prodi e cavalcavano
D’Osterrich per la terra. Anche fu detto
Veracemente al re, cui già sparia
Per novello pensier l’affanno antico,
10In qual pompa venìa per la sua terra
Kriemhilde. Ei cominciava, il nobil sire,
Ad irne là, dove rinvenne poi

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Quella sì d’amor degna. E si vedeano
D’Ètzel innanzi molti e di diverse
15Lingue gagliardi cavalieri assai
Cavalcando venir, schiere diverse
Di pagani, e di molti a Cristo addetti,
Ed ei venìan con tutta pompa intanto
Là ’ve in le donne s’incontrâr. Di Russi
20E di Greci pur anco ivi scendeano
Cavalcando ben molti; anche fûr visti
Di Poloni e Valacchi andar veloci
I palafreni buoni assai, chè quelli
Sospingevanli a forza; e lor costumi,
25Quali essi avean, di poco abbandonavano.
Dalla terra di Kiewo assai ne vennero
Valorosi, e con essi i Pescenaeri1
Selvatici e feroci. E si fe’ molto
Con tirar d’arco di contro agli augelli,
30Volatori in que’ lochi, ed elli i dardi
Con gran forza d’assai traeano a dietro

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Fino a le punte.2 In Osterlande giace
Presso al Danubio una città, che Tulna
La gente appella. Noti allor si fêro
35Alla regina assai nuovi costumi
Ch’ella non vide in pria. Molti l’accolsero
Cui poscia duol toccò per lei soltanto.
     Cavalcava dinanzi ad Ètzel prence
Un drappello giocondo e ricco assai,
40E cortese e gentil, di ventiquattro
Principi illustri ed opulenti. Nulla
Più disïâr, che di veder la donna,3
Tutti cotesti. Ecco, Ramungo duca,
De’ Valacchi del suol, con settecento
45Uomini suoi dinanzi a lei correa.
Pari a volanti augelli ei si vedeano
Correre a prova. Principe Gibeche
Con sue splendide schiere anche venìa;

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E Hornboge ardito innanzi dal suo prence
50Con mille prodi alla sua donna incontro
Volgeasi ratto; e fu gridato assai
Ad alte voci, quale era costume
In quella terra. Cavalcâr ben molti
I principi degli Unni. Hawardo allora
55Di Danimarca ardito venne, e Iringo
Agile assai, da sermon disleale
Alieno sempre, e di Turingia Irnfrido,
Uom valoroso. Elli accogliean Kriemhilde,
Perchè di tanto avesse onor, con dodici-
60mila guerrieri, quali in lor falangi
Menavano con sè. Bloedelin prence,
D’Ètzel frate e degli Unni de la terra,
Con tremila venìa. Venìa con pompa
D’assai là ’ve incontrò la regal donna.
     65Giunse re Ètzel e Dietrico e tutti
I suoi famigli. V’erano ben molti
Buoni ed accorti cavalieri assai,
E di donna Kriemhilde alto levossi
Allor lo spirto. Disse alla regina
70Prence Rüedgero: Accoglier qui m’è d’uopo,

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O donna, il re. Deh! facciasi da voi,
Se alcun dirò che voi baciate. Tutta
D’Ètzel la gente salutar concesso
Non è in simile foggia. — Allor fu tolta
75Dal palafren la nobile regina.
     Ètzel, potente assai, non indugiossi
Allor di più, ma giù balzò dal suo
Destrier con molti de’ gagliardi suoi,
Indi fu visto lietamente andarne
80Di Kriernhilde all’incontro. Or, come un giorno
Sì disse a noi, due principi possenti,
Venendo al fianco di colei, le vesti
Al lembo le reggean, quando giugnea
Ètzel monarca in sua presenza, ed ella
85Il nobile signor, d’un atto onesto,
Accolse con un bacio. Anche si tolse
I veli in pria; sovra l’or ch’ell’avea,
Splendea di lei gentil colore, ed altri
Anche affermò che donna Hèlche più vaga
90Mostrarsi non potea. Vicino assai
Stavale intanto Bloedelin, fratello

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Del sire, e a lui per ch’ella desse un bacio,
Anche a Gibeche re, fe’ cenno allora
Rüedgèr, margravio illustre. E là si stava
95Prence Dietrico ancor. Dodici eroi
Così baciò d’Ètzel la donna, e gli altri,
Ed eran molti cavalieri, accolse
Con un saluto. Intanto che si stava
Ètzel appo Kriemhilde, i giovinetti
100Fean ciò che ancor la gente fa. Fûr visti
Molti scontri eseguir, fieri, con l’aste,
Su’ lor cavalli, e fean gli eroi cotesto,
Quei di Cristo e i pagani anche, conforme
A lor costumi. Di Dietrico i prodi
105Sovra gli scudi, oh! di qual guisa mai
Cavalleresca fean volar lor aste
Con i tronconi, da la man di arditi
Cavalieri sospinte! A molti scudi
Per gli ospiti tedeschi a parte a parte
110Andaro i lembi trapassati. Un alto
Fragor s’udì pel rompersi dell’aste,
E là, da quella terra, i valorosi
Tutti s’erano accolti, anche del sire

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Gli ospiti tutti, molto illustri e grandi,
115E con donna Kriemhilde iva frattanto
Il possente signore. Elli vedeano
A sè da presso un ricco padiglione
Starsi, ricco d’assai. Pien di capanne
Tutto il campo a l’intorno, ove posarsi
120Dovea la gente dopo sue fatiche;
E là di sotto molte fûr guidate
Vaghe fanciulle da que’ prodi, allora
Che la regina a un fulgido sedile
Di tappeti posò. Cotesto avea
125Rüedgèr margravio in cura avuto, ognuno
Per che bello trovasse e acconcio quello
Di Kriemhilde sedil. Godea di tanto
D’Ètzel il cor. Ma ciò ch’ei disse allora,
M’è ignota cosa. Nella destra sua
130Stava di lei la bianca mano, ed elli
Sedean con molto amor, ma non lasciava
Prence Rüedgero che a Kriemhilde il sire
Intimamente l’amor suo mostrasse.
     S’indisse allor che dovunque cessasse
135Tenzon dell’armi, e con onor fu imposto

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Fine all’alto fragor. D’Ètzel venièno
A le capanne gli uomini, e gli alberghi
Ampi fûr dati a lor da tutte parti.
     Ebbe fine quel dì. Quelli apprestavano,
140Fin che fu vista la fulgida aurora
Lucer dall’alto, loro alloggi, e poi
Vennero a’ lor destrier molti gagliardi.
Deh! quante cose incominciârsi allora,
Il prence ad onorar! Volle quel sire
145Che gli Unni per onor questo apprestassero,
Indi da Tulna cavalcando scesero
Verso Vienna città. Quivi rinvennero
Molte persone di leggiadre donne
Ornate a festa. Con onore assai,
150D’Ètzel prence la sposa elle accoglieano.
     In copia grande allor tutto fu presto
Ciò che aver si dovea. Per i festivi
Tripudi giubilâr molti guerrieri
Abili, intanto, e a porli in loro alberghi
155Anche si cominciò. Così a le nozze
Del nobil re si fea principio lieto.
     Ma poiché soggiornar dato non era

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A tutti in la città, pregò Rüedgero
Che alla campagna prendessero alloggi
160Quanti ospiti non erano. E mi penso
Che appo donna Kriemhilde, in ogni tempo,
Prence Dietrico ed altri prodi assai
Sempre fûr visti; per faccende molte
Tolto ei si avean ogni riposo e quiete,
165Perchè a l’alma degli ospiti conforto
Ei dessero così. Giubilo e festa
Ebbe Rüedgero con gli amici suoi.
     Di Pentecoste caddero nel giorno
Le nozze regie, allor che appo Kriemhilde,
170Di Vienna in la città, Ètzel monarca
Si riposò. Pensò colei che tanti
Uomini, accanto al suo primiero sposo,
Ella non ebbe mai. Con donativi
A chi non anche l’ebbe vista, nota
175Ella si fece, e alcuno anche dicea
Così agli ospiti: Un dì credemmo noi
Che nulla avesse più di sue dovizie
Donna Kriemhilde. Ora, co’ doni suoi,
Molti prodigi qui si fean davvero!

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     180Durâr le nozze diciassette giorni,
Ed io mi penso che d’alcun regnante
Non si possa ridir che fu maggiore
Festa di quella; o ciò è nascosto a noi.
Quanti eran là, nuovissime portavano
185Lor vestimenta, e l’inclita regina
Anche pensò che in Niderlande mai
Di tanti prodi non assise innanzi
Alla presenza. Anche cred’io che, grande
Ben che fosse Sifrido in sua ricchezza,
190Tanti non possedè nobili eroi
Quanti ella scorse d’Ètzel nel cospetto;
Nè alcuno diede mai, nelle sue nozze,
Sì ricchi ammanti, vasti e lunghi, o tante
Vesti buone, chè a tutti aver fu dato,
195Com’elli fean per opra di Kriemhilde
Tutti davver. Gli ospiti suoi, gli amici,
Sola una mente avean, perchè nessuna
Cosa da lor si risparmiasse; quanto
Altri bramò, donavan elli pronta-
200mente così, che molti cavalieri
Stettero, per bontà, senza lor vesti.

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     Or, senza ciò, pensava la regina
Ai dì ch’ella abitò là presso al Reno
Col suo nobile sposo, e gli occhi suoi
205Faceansi molli. Ma di ciò teneva
Alto secreto, per che mai nessuno
Ciò potesse veder. Ben grandi onori,
Dopo tanto suo duolo, altri le rese!
     Ciò che altri fece per amor, leggiera
210Cosa parea, sì come un’aura è lieve,
Per ciò che fea Dietrico. E fu da lui
Sparso all’intorno quanto gli ebbe dato
Di Botelungo il figlio.4 Anche la mano
Del buon Rüedgero meraviglie assai
215Operò allora. Di vuotar fe’ cenno
Dell’argento e dell’or Bloedelin, sire
Dell’ungarica terra, assai forzieri,
E tutto ciò là si donò per lui,
E fûr visti davver con molti gioia
220Viver del re i gagliardi. Anche del sire
I musici, Wärbèl e Swemmelino,

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Cred’io davver che di ben mille marchi,
E forse più d’assai, fecer guadagno
In quella festa per ciascuno, allora
225Che appo d’Ètzel sedè con dïadema
La leggiadra Kriemhilde. E quei5 da Vienna
Al diciottesmo dì si dipartiro,
E molti scudi andâr spezzati, in giuochi
Cavallereschi, da le lancie aguzze
230Che recavano in pugno i cavalieri.
Ètzel re così andavane alla patria
Terra degli Unni. Furono la notte
In Heimburgo vetusta, e niuno invero
Il novero sapea di sì gran gente,
235E con qual possa acconcia e bella intorno
Per quella terra cavalcasse. Oh! quante
Leggiadre donne a lor natìe dimore
Altri incontrò! Scendeano in navicelli
A Misenburgo, l’opulenta, e l’onde,
240Fin là ’ve si vedean scender scorrendo,
D’uomini e di cavalli eran coperte,

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Qual se terreno ivi pur fosse. V’ebbero
Agi e riposo dalla lunga via
Stanche le donne. Navicelli assai,
245Acconci e buoni, fûr tra loro avvinti,
Per che niun danno l’onda o la corrente
Facesse a’ naviganti. E tende assai
Acconciamente sopra fûr spiegate,
Sì che parea che avesser quelli ancora
250E terra e spazio. In Etzelburgo queste
Novelle andâr di là rapidamente.
     Uomini e donne ivi gioiro, e vissero
D’Hèlche le ancelle, di cui s’ebbe cura
L’inclita donna in prima, assai giornate
255Felici appo Kriemhilde, e là si stavano
Ad aspettar molte fanciulle, d’inclito
Sangue, che doglia assai ebbero un giorno
D’Hèlche al morir. Là ritrovò Kriemhilde
Sette figlie di re; d’Ètzel la terra
260Tutta andavano adorna. Herràt, intanto,
La giovinetta, delle sue compagne
Prendeasi cura. Figlia era costei
D’Hèlche d’una sirocchia, e fidanzata

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Era a Dietrico, e molte erano in lei
265Virtù preclare, e di gran re la prole
Ell’era, figlia di Näntwin. Costei
Molti onori ebbe poi. Ma, per l’arrivo
Degli ospiti, il suo cor forte gioìa.
     Per cotesti, apprestate erano ovunque
270Cose ricche d’assai. Deh! chi potrìa
Dirvi ancor di qual foggia il re si stette
Dopo que’ di? Là presso agli Unni intanto
Miglior vita non ebbe altri più mai
Presso a regina.6 Come ascese il prence
275Con la sua donna da la spiaggia, detto
Partitamente a l’inclita Kriemhilde
Fu per lui chi si fosse de le ancelle
Ciascuna, ed ella fea saluti onesta-
mente più assai. D’allora in poi, deh! quanto,
280D’Hèlche al loco, ebbe quivi alto potere!
     Le si prestava assai fedel servigio
Intanto, ed ella, nobile regina,

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Spartìa le vesti, le gemme e l’argento
E l’oro anche spartìa. Ciò che dal Reno
285Ella fra gli Unni si portò, doveasi
Tutto spartir da lei. Per lor servigi
Anche d’allora in poi le fûr sommessi
Del re tutti i congiunti, anche que’ suoi
Uomini tutti, sì che mai con tale
290Forza e poter comando non avea
Donn’Hèlche. E lor fu d’uopo a lei servire
Fino alla morte sua. Ma quella reggia
E quella terra ancor stettero in tanto
Onore da que’ dì, che in ogni tempo
295Altri vi rinvenìa feste e sollazzi
Di quella guisa che il cor di ciascuno
Avea desìo; ciò per amor del prence
E di Kriemhilde per l’ambita grazia.



Note

  1. Orda tatarica stabilitasi sul Don e sul Danubio dopo l’XI secolo.
  2. Passo oscuro e diversamente interpretato. Ritiravano i dardi già incoccati per vibrar con maggior forza (?).
  3. Kriemhilde, loro novella signora.
  4. Etzel.
  5. Tutto il corteo nuziale.
  6. Migliore di questa, ora che Kriemhilde era là.