Cred’io davver che di ben mille marchi,
E forse più d’assai, fecer guadagno
In quella festa per ciascuno, allora 225Che appo d’Ètzel sedè con dïadema
La leggiadra Kriemhilde. E quei1 da Vienna
Al diciottesmo dì si dipartiro,
E molti scudi andâr spezzati, in giuochi
Cavallereschi, da le lancie aguzze 230Che recavano in pugno i cavalieri.
Ètzel re così andavane alla patria
Terra degli Unni. Furono la notte
In Heimburgo vetusta, e niuno invero
Il novero sapea di sì gran gente, 235E con qual possa acconcia e bella intorno
Per quella terra cavalcasse. Oh! quante
Leggiadre donne a lor natìe dimore
Altri incontrò! Scendeano in navicelli
A Misenburgo, l’opulenta, e l’onde, 240Fin là ’ve si vedean scender scorrendo,
D’uomini e di cavalli eran coperte,