Gynevera de le clare donne/28. De Margarita regina de Scocia

28. De Margarita regina de Scocia

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28. De Margarita regina de Scocia

Quello Christierno, serenissimo re de Datia, che per suo voto ad Roma passando per quindi da Bologna, illustre Gynevera, che ’l tuo felicissimo figliuolo, Hannibal secundo Bentivoglio, ornò de cingulo de auro militare nel belissimo templo del divo Dominico, hebbe una figliuola nominata Margarita, moglie de Jacobo terzo, re de Scocia in la Britania, che fu de sì excelsa et mirabile virtù, belleza, castimonia et prudentia, che per merito debbe essere antiposta, per inclyta fama, a tutte le donne de quella regione; et portò al mondo de belleza de corpo, de pudicitia et de prudentia unica gloria e splendore. Fu humanissima, clemente, devota, et de molta religione. Fu liberale a li poveri de Dio et a le chiesie, et [p. 313 modifica]tissima a le altrue fatiche; de le sue gratie mai fu scarsa a li populi suoi, a li quali sempre cum grandissima discretione, prudentia et pietate administrava iustitia. Non se retenne mai per ambitione far penare li subditi de la sua benigna audientia. Fu amata et reverita da li populi più assai che ’l re, perchè era più idonea a regere il regno che lui; la quale gubernava li populi et il stato cum iustitia et sanctimonia, quanto lei fusse stato uno Numa Pompilio. Ma le sue virtute preclare, per la sua poca ventura, il marito mai volse cognoscere voluntieri, cosa che molto tormentava, la mente de lei; quantuncha, come savia, sperando mercede in Dio, ogni dispiacere cum pacientia sostenea. Quanto più con humanità et dolceza amava il marito, confortandolo al virtuoso vivere de li veri re, tanto più dispiacere da lui recevea; et le cose del regno andavano in precipitio. La qual cosa dispiacendo [p. 314 modifica]a li populi, cum consentimento del fratello de lui et de la regina, il preseno et poneronlo in la rocha de Endeburgo, dove alquanto el teneno per drizare le cose del stato et perchè lui se emendasse; ma ben come re honoratamente servito. Nientedimeno la regina volse sempre che ’l stato cum titolo del proprio re suo marito se gubernasse.

Stato così destenuto alquanto, credendo se fusse emendato de quello che a lui imputavano, fu liberato per il megio del fratello, così come fu causa per salute del regno farlo incarcerare. Liberato che fu, più odio che prima pose a la regina, perchè lei consentì a la sua captura; per modo che da sè la seperò lontana trenta miglia, che gravida era alhora de uno terzo figliuolo, et mai più la volse in vita et in morte vedere, che fu tempo de tri anni; nel qual tempo vixe cum molta pacientia, ringratiando Dio de ogni cosa, et confor[p. 315 modifica]tandose che non vivea in peccato mortale, et che mai el matrimoniale thalamo in alcuna maniera da lei fu violato. Et spesso, per consolatione spirituale, come havea facto per l’altro tempo, se confessava.

Hebbe tri belissimi figliuoli. Fu donna de tanta castità et pudicitia, secundo se intese, che non se congiungea se non a procreatione de figliuoli, tenendo col marito cotal modo, che quando sapea haver conceputo, mai con lui se non doppo il parto facto se congiungea, rechesta dal marito, et frenando cum prudentia et sanctità essa li inhonesti apetiti de lui. O conubio sancto de questa regina, quanto sei degno de laude, et lei de celeste corona de pudicitia, che fu del divino ordinamento observatrice, che ’l matrimoniale coìre non era se non per inovatione de prole! Non fece lei, come molte fano, che postergandose l’honestate et il timore divino, per obtemperare a le [p. 316 modifica]loro disordinate lasivie, inquinano il sacro matrimonio; quale in summa reverentia se debbe havere, essendo da l’omnipotente Dio ordinato.

Costei, per volontà del re, benchè li fusse in odio, tenea li figliuoli presso lei, li quali alevò cum grande virtute et egregii costumi, et da loro volse essere sempre servita, et specialmente dal primogenito futuro re, chiamato Jacobo quarto. Quale volea lei li tagliasse a mensa, et desseli l’aqua a le mane, benchè de molti servi havesse. Dicendo lei che questo facea, a ciò quando fusse cresciuto sapesse comandare a li servi. Oh laudabile costume et alto pensiero del casto pecto de questa regina! La quale arbitro che facesse, perchè li figliuoli fugisseno l’ambitione; che non solo a questa familiare opera li pose, perchè sapesseno imperare, ma volse che presso li reali costumi fusseno ornati de li urbani.

Dimorando dunque la humana et [p. 317 modifica]patiente regina seperata dal re, che erano tri anni compiti, fu assalita de mortal morbo, dal quale sentendose torchiare, fece in gratia dimandare al re suo marito che fare volea testamento; quale li fu concesso da lui; che fu la prima et ultima gratia, se disse, che mai da lui consequisse. Così facto el testamento, et dal re ratificato, lei, prima che morisse, el pose in exequtione; che furono legati pii a chiesie, a hospitali, et a li servi et serve di lei, per non essere ingrata, peccato nephando, de la fede et servitù loro. Dipoi, propinquandose a la morte, chiamò li figliuoli, confortandoli al virtuoso vivere; et specialmente al primogenito queste parole mosse: «Jacobo, primogenito mio, io me propinquo a la morte volando; ti prego, per obedientia filiale, vogli amare et temere Dio, operando sempre bene, perchè nulla cosa violente, sapi, non potere durare. Li tuoi fratelli vogli quanto la propria anima [p. 318 modifica]havere cari. Quando nel paterno regno sarai successore, vogli sopra tutto quanto te medesimo amare li populi cum iustitia, clementia, liberalità et dolceza. Sarai grato de audientia. Non temerai faticha. Conservare uniti li subditi studiarai, salvare in pace et tranquillo stato il regno. Fa che iustitia non sia da avaritia violata, la quale vitupera la gloria. Non pigliarai piacere de la prodigalità consumatrice de le richeze, ma sarai cum temperantia liberalissimo, come costume de’ savii re. Sarai de la propria fama tenace, et temperato de l’honore; et fa che sii del tempo avaro. Sarai avido dominare quilli che possedeno el thesoro a loro contento, che molto meglio fia et de più fructo possedere el regno abondante: perchè povero essere già mai potrai. Chiuderai le tue aurechie a li re portatori et seminatori de discordia. Fugirai loro come veneno; che non è manco gloria cum iustitia et mode[p. 319 modifica]stia regere, che felicemente acquistare. Farai che non sii superato da la prospera et iocunda fortuna, perchè diventaresti lasivo, et Dio et li populi et te medesimo offenderesti. Ultimamente, fa, che come el sole è conosciuto da le nebule, tu sii; come re dal populo è diferente ne l’habito, così debbe essere ne li costumi et virtute.»

Dato che hebbe lei questo documento, a lui et agli altri figliuoli dette la sua benedictione; et dipoi, doppo non molte hore, abraciando el crucifisso expirò la sua felice anima a l’altra vita, et havendose cum gesti et cum parole recomandata a la infinita pietà de Dio; che se disse lei essere per forza di veneno finita. Di che da li figliuoli et da la sua relicta famiglia fu honorata de molte lachryme, singulti et sospiri, et cum reale pompa de funerale et lugubre exequio fu sepulta, come regina bene merita de alto honore. Fu iudicata [p. 320 modifica]in vita et in morte sancta; de la cui duncha felice memoria honoraremo el gentil Gynevero, il quale de le sue fronde corona de laude et amore quilli, che sotto la sua dolce ombra vogliono cum probità passare. A la quale ombra, cum sincera laude, poneremo Elysa Sforza, che di mansuetudine et humiltate fu a l’alte donne optimo exemplo, come infrascriptamente inteso fia.