Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 46

N. 46 - 17 novembre 1872

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[p. 375 modifica]considerato corne una istituzione morale DISCORSO DI SCHILLER letto in Mannheim nell’anno 1784. (Contimiâz. e fine. Vedasi il N. 43) hi SI PUBBLICA OGNI DO MENI -A. IST USTO E non solo sugli uomini e sul carattere umano fìssa il Te’atro la nostra attenzione, ma ancor sui destini e c’insegna la difficile arte di sopportarli. Nel corso della vita il caso ed i progetti umani hanno un’importanza egualmente grande; i secondi li dirigiamo noi; al primo dobbiamo sottometterci ciecamente. Gran ventura, se fatalità inevitabili non ei colgono all’impensata, se il nostro coraggio, la nostra prudenza si esercitarono già in casi simili ed il nostro cuore prese forza da resistere ai colpi. Il Teatro ei rappresenta una svariata scena di sofferenze umane; esso artificialmente c’insinua in affanni stranieri e compensa il nostro dolore momentaneo con lagrime benefattrici e con un eccellente aumento di coraggio e di esperienza. Per lui seguiamo l’abbandonata Arianna attraverso l’echeggiante Naxos, con lei discendiamo nella torre dell’affamato Ugolino, montiamo su l’orrido palco ed ascoltiamo l’ora solenne di morte. Qui noi udiamo ciò che la nostra anima sentiva in leggeri presentimenti, i quali dqnno reale ed incontrastabile forza alla natura sorpresa. — Il favore della Regina abbandona nei sotterranei il suo ingannato favorito: allora, quand’egli sta per morire, sfugge all’angosciato Moor l’infida prudenza. L’eternità manda un morto a svelare segreti che nessun mortale può sapere, ed il malvagio, già tranquillo, perde il suo ultimo rifugio, perchè anco le tomba parlano. Ma non basta che il Teatro ei faccia conoscere i destini della umanità, esso c’insegna ancora ad esser più giusti verso l’infelice ed a giudicare di lui con maggior riguardo. Solo misurando la profondità delle sue pene, possiamo pronunciare la nostra sentenza su lui. Nessun delitto è più vergognoso che il rubare; ma non versiamo noi tutti una lagrima di compianto pronunciando la nostra maledizione su chi si è perduto trovandosi nelle stringenti condizioni, in cui Edoardo Ruhberg commise l’azione? — Il suicidio viene generalmente detestato come un’empietà; ma se Marianna tormentata dalle minaccio d’un padre furioso, dall’amore e dalla prospettiva d’un terribile chiostro, beve il veleno, chi di noi vorrà il primo biasimare la miseranda vittima di uno stolto principio? Umanità e tolleranza cominciano a formare lo spirito dominante del nostro tempo; i suoi raggi hanno penetrato nelle sale dei tribunali, ed anzi più, nel cuore dei nostri principi. Quanta parte di quest’opera divina appartiene ai nostri teatri! non sono essi che fecero conoscere l’uomo all’uomo e scoprirono il segreto movimento, secondo il quale egli agisce? Una classe ragguardevole ha poi motivo di esser più riconoscente che tutte le altre al Teatro. Qui solo i potenti sentono ciò che giammai o quasi mai apprendono, la verità, e vedono ciò che mai o quasi mai vedono, l’uomo. Cosi grande e molteplice è il merito del Teatro, relativamente all’educazione del cuore; ma non minore glie ne spetta in quanto sveglia l’ingegno. E appunto in questa sfera più elevata l’impiegano il forte spirito e l’ardente patriota. Gettando uno sguardo attraverso le generazioni, si paragona popoli a popoli, secoli a secoli e si osserva quanto servilmente la gran massa del popolo sopporta le catene del pregiudizio e del pensiero, le quali fanno un continuo ostacolo alla sua felicità; che i puri raggi della verità illuminano solo pochi isolati individui, i quali probabilmente acquistarono il piccolo frutto a prezzo di tutta la vita. Come potrebbe il savio legislatore farvi partecipare l’intera nazione? Il Teatro è un canale comune in cui dalla miglior parte pensante del paese si versa il lume della sapienza, il quale poi in più deboli raggi si spande per tutto lo Stato. Idee più giuste, principii più chiari, sentimenti più puri fluiscono da qui per tutte le vene del popolo. La nebbia di barbarie della tenebrosa superstizione svanisce, la notte si ritira davanti il lume vittorioso. Di tanti si esimii frutti del Teatro voglio solo rilevarne due. Come generale diventò da pochi anni la tolleranza delle religioni e delle sètte! Prima ancora che Nathan l’Ebreo e Saladino il Saraceno si coprissero di vergogna e ei predicassero la divina dottrina che la nostra devozione a Dio non dipende punto dalle idee sul medesimo, prima che Giuseppe II combattesse la terribile idra del pio odio, il Teatro aveva già stabilito nel nostro cuore l’umanità e la mansuetudine, e gli spaventevoli quadri del furore dei preti pagani c’insegnarono a fuggire l’odio religioso: in questo terribile specchio lavò il Cristianesimo le sue macchie. Con pari felice esito si potrebbero combattere dal Teatro gli errori d’educazione; è ancora da desiderare quel lavoro che tratti siffatto importante argomento. Non v’ha interesse che sia così essenziale allo Stato, come questo, per le sue conseguenze, eppure di nessuno si fa cosi getto, nessuno è lasciato cosi in balia alla presunzione, all’inconsideratezza dei cittadini. Solo il -Teatro potrebbe presentare in quadri commoventi queste infelici vittime d’un’educazione trascurata; qui facilmente i padri rinuncierebbero ad amar più ragionevolmente. Falsi concetti fanno errare il miglior cuore dell’educatore. Nè meno (si persuadessero di questo i reggitori!) nè meno si [p. 376 modifica]378 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO f potrebbero correggere dal Teatro le opinioni della nazione sul Governo e sui governanti. Il potere legislativo s’indirizzerebbe qui al cittadino per mezzo di simboli estranei, si difenderebbe dalle accuse prima che queste si facciano veementi, e, senza che appaia, ne vincerebbe lo scetticismo. Cosi pure l’industria e lo spirito d’invenzione potrebbero essere animati dal Teatro, se gli scrittori mettessero del merito a farsi patrioti e lo Stato volesse degnarsi d’ascoltarli. Impossibile mi sarebbe ancora passare sotto silenzio la grande influenza che un buon teatro eserciterebbe sopra lo spirito nazionale. Per ispirilo della nazione intendo T uniformità e l’accordo delle sue opinioni ed aspirazioni sopra oggetti, verso i quali un altro paese diversamente pensa e sente Solo al teatro è dato di produrre in alto quest’accordo, perchè esso scorre tutto il campo dello scibile umano, riproduce tutte le situazioni della vita e riflette i suoi raggi su tutte le fibre del cuore, perchè esso riunisce in sè tutte le condizioni e le classi e conosce le vie più facili che conducono all’intelletto ed al cuore. Se tutte le nostre produzioni fossero animate da un solo intento, se i nostri scrittori si accordassero e stabilissero una salda alleanza a questo fine, se una scelta scrupolosa guidasse i loro lavori, il si dedicasse che ad oggetti popolari; brevemente, se venissimo loro pennello non ad avere un Teatro nazionale, allora sì che saremmo una nazione. Che cosa uni i Greci cosi fortemente l’un l’altro? Che cosa trasse il popolo tanto irresistibilmente al teatro? Niente altro che gli argomenti patriotici delle produzioni, lo spirito greco, il grande interesse predominante dello Stato e dei cittadini migliori che le informava. Ancora un merito ha il Teatro, ch/ io accennerò tanto più volentieri, in quanto opino che la sua causa contro i suoi detrattori fu già da prima vinta. Poteva parer dubbio ad alcuni ciò che noi intraprendemmo fin qui di dimostrare, ch’esso valesse ad informare i costumi ed a suggerire nuove idee; ma ch’esso meriti la preferenza sopra tutte le invenzioni del lusso e gli stabilimenti atti a ricreare l’uomo, non v’ha chi noi conceda anche fra i suoi nemici. Ma il suo pregio sotto questo rapporto è ancor maggiore che non si creda comunemente. L’umana natura non regge continuamente e senza interruzione sotto il peso dpgli affari e le attrattive dei sensi si spengono una volta soddisfatte. L’uomo, sazio dei piaceri animali, stanco delle lunghe fatiche, e pure spinto irresistibilmente all’attività da un naturale istinto, o ricerca godimenti migliori é più scelti, ovvero si dà anima e corpo in braccio a turpi distrazioni che precipitano la sua rovina e turbano la quiete della società. Sfrenate allegrie, giuoco rovinoso e mille follie che T ozio inventa seguono inevitabilmente se i governanti non sanno dirigere queste disposizioni del paese. L’uomo d’affari corre pericolo di finire in un deplorevole spleen una vita ch’egli occupò animosamente in prò dello Stato: lo scienziato di cangiarsi in un cocciuto pedante, il popolo di rendersi bestiale. Il Teatro è l’istituto dove stringono alleanza il piacere coll’istruzione, la tranquillità coll’attività, il diletto coll’educazione: dove nessuna forza dell’anima è sviluppata a detrimento d’un’altra, nessun piacere si gode a pregiudizio del tutto. Se dispetto ei rode il cuore, se un tristo umore ei amareggia le nostre ore solitarie, se mille pesi opprimono la nostr’anima, se la nostra sensibilità minaccia di soffocare sotto i lavori, cui ei chiama la nostra condizione, allora ei raccoglie il Teatro: in questo mondo artificiale noi dimentichiamo il reale, noi entriamo di nuovo in noi stessi, le nostre sensazioni si risvegliano, passioni salutari riscuotono la nostra natura assopita e con benefica virtù mettono in ebollizione il nostro sangue. L’infelice abbandona il suo dolore piangendo su quello degli altri; il felice divien modesto, ed il troppo fiducioso più guardingo. Il sensibile sino alla debolezza si rinforza e si fa uomo: il rozzo e T inumano comincia qui per la prima volta a sentire. Ed allora qual trionfo per te, o Natura, per te tante volte calpestata ed altrettante risorgente! Se uomini di tutte le sfere e classi e condizioni, spezzato ogni vincolo dell’artifìzio e della moda ed affratellati da una reciproca ed unica simpatia, formanti di nuovo un genere solo, si dimenticano di sè e del mondo e ritornano alla prima sublime origine! Ognuno gode dei trasporti di tutti, che rinforzati e fatti più splendidi dagli occhi di cento su lui si riflettono ed il suo animo non sente in tal momento che questo: Ch’egli è un uomo! LA REGINELLA A VENEZIA Non avendoci scritto nulla il nostro corrispondente, riportiamo dalla Gazzetta di Venezia il seguente giudizio che non sarà certo accusato di eccessiva benevolenza: severa com’è non cessa di essere una delle poche critiche assennate che si sieno fatte di questo bel lavoro. «Noi non siamo entusiasti della Reginella del maestro Braga che ieri sera ebbe lieto successo su queste scene: però apparteniamo alla maggioranza che giudicò tale spartito superiore ai molti che ogni anno compariscono sulle scene italiane e che pur troppo o cadono addirittura o guadagnano un successo effìmero, il quale non dura più d’un paio di sere. E che il nostro giudizio abbia un fondamento ce lo prova il fatto che quest’opera ottenne bellissimi successi sulle scene di Lecco, Modena, Cagliari ed ultimamente a Milano, e fa sperare ne otterrà ancora, facendo il giro di molti teatri. Se il successo di ieri sera non fu in ogni sua parte completo, fu però assai lusinghiero ed il maestro che si senti chiamare per una dozzina di volte alla ribalta deve aver lamentato fra sè che l’esecuzione non fosse quale ei la desiderava, perchè allora l’effetto di alcuni pezzi non sarebbe mancato ed avrebbe dovuto comparire più volte per ringraziare il pubblico interamente soddisfatto. «Il maestro Braga, napoletano, deve il bel nome che gode nell’arte specialmente alle sue eleganti ed elaborate composizioni di musica cosi detta da camera, ed al violoncello, che suona all’eccellenza, più che alle sue opere Alina, Estolla di San Germano e qualche altra ancora che sono scomparse dal repertorio; per la Reginella poi si è formata una bella riputazione. che desideriamo vedere aumentata a maggior lustro del nostro paese con il Caligola, che in breve farà rappresentare per la prima volta a Lisbona «Il libretto è fattura di A. Ghislanzoni che trasse l’argomento dalla nota produzione di T. Ciconi, La Statua di Carne, conservando gli stessi caratteri, le stesse situazioni drammatiche, la stessa favola ed alterando soltanto alcuni accessorii e l’epoca per T esigenza della scena, portandola ai tempi di Luigi XII. L’azione è quindi interessante, appartiene al genere serio, si svolge bene, ha molta attinenza, per l’indole e carattere del dramma, a quello della Tramata, ed i versi, pure sono lodevoli. «L’opera si divide in tre atti ed un prologo. Il maestro ha tentato una novità, che parte però da un principio logico e sensato, mise la sinfonia al punto in cui incomincia a svolgersi l’azione principale, cioè, dopo il prologo, al quale precede soltanto un breve preludio. «Il prologo è d’uno stile assai delicato, ed apparecchia bene l’attenzione del pubblico, che lungo il corso dello spartito viene richiamata più volte alle meste melodie che accompagnano la morte di Adelia. «La sinfonia che precede l’atto primo piacque assai perchè brillante e vivace e per un carissimo motivo che vi domina e si ripete in un coro del secondo atto. Nel primo atto v’ha di rimarchevole una ballata, però non originale, per soprano, l’istromentazione della seconda scena in cui sentesi un graziosissimo tempo di valtz, e un bellissimo terzetto appoggiato ad un delicatissimo istrumentale con accompagnamento di violini sordi. La seconda parte di questo stesso atto è però migliore, si per [p. 377 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 379 l’interesse drammatico che per il musicale. Difatti il pezzo concertato con coro di donne, il duetto per soprano e tenore e tutto il finale, attirarono la più viva attenzione del pubblico e provocarono veri e meritati applausi al bravo maestro«Del secondo atto piacque il duetto fra baritono e soprano, il coro e la scena finale, che non venne applaudita forse quanto meritava, perchè l’esecuzione non era ben sostenuta, mentre è uno dei migliori pezzi d’interesse drammatico e di imponenza d’effetto musicale. «Il preludio del terzo atto affidato interamente agl’istromenti d’arco bellissimo per le successioni armoniche, per certe note vibrate dei bassi, a cui rispondono gli alti ed un diminuendo di effetto imitativo, ha piaciuto assai, e provocò molti e vivi battimani all’autore ed all’orchestra, che l’esegui con grande intelligenza, colorito e precisione. «Il terzo atto passò freddamente ed il pubblico si commosse soltanto alla soavissima romanza del tenore, che è veramente qualcosa di finito, e rivela nel maestro uno squisito senso melodico ed una rara maestria nell’arte dell’accompagnamento. L’atto termina con un terzetto un po’ precipitato e non certo nuovo nella forma, per cui pregiudica un po’ l’effetto finale che riesce indeterminato. «La musica della Reginetta ha un merito indiscutibile, tosto si rivela, si comprende e si gusta; ha insomma quel carattere puramente italiano che piace alla maggioranza, la quale applaude più all’ispirazione, al sentimento melodico, alla semplicità della forma, che allq complicazioni armoniche e a tutte quelle recondite bellezze che sono comprese da pochi e dagli istruiti. Non credasi per tali parole che la melodia di quest’opera si riveli con le forme della vecchia scuola, che anzi abbiamo trovato uno studio particolare diretto a modificare le cadenze ed i recitativi mentre la parte istrumentale venne scritta con molta cura, con grande conoscenza degli effetti armonici, senza ricercatezze e col predominio degli istrumenti più delicati sui sonori. «La Reginetta, che non è certo un capolavoro e pecca principalmente per poca originalità delle melodie e per la mancanza di quel carattere spiccato che rivela tosto un ingegno indipendente e singolare, crediamo non farà mai entusiasmo, ma piacerà generalmente; e chi l’ebbe ad udire una volta la sentirà di nuovo sempre volentieri. «Una delle cause per cui l’opera ebbe in qualche punto un successo contrastato, lo abbiamo detto, fu l’esecuzione, quantunque tutti gli artisti abbiano fatto del loro meglio per riuscir a piacere. «La Derivis comprese benissimo la sua parte eminentemente drammatica, ma la poca forza della sua voce ne fece mancare alcune volte l’effetto; ebbe però dei momenti assai felici che espresse con anima di artista. Il Montanaro era indisposto, e pur troppo la sua preziosa voce talvolta si oscurava nelle modulazioni. Cantò in tutta l’opera con grande passione e specialmente nella romanza del terzo atto fu fatto segno a vivissimi applausi. Questi due artisti vennero richiamati al proscenio insieme al Braga, alla fine del primo atto. Il Polonici non guastò perchè è cantante diligente, ma il Del Fabbro che ha una parte abbastanza importante, ha pure la disgrazia di possedere una voce poco aggradevole, per cui la sua buona volontà si frange dinanzi ad un ostacolo così insormontabile. «L’orchestra diretta dall’intelligente maestro Bernardi fu degna di somma lode, essendo pur affidata agl’istrumenti da corda una difficile e faticosa missione. «La messa in scena venne giudicata decorosa, ed i vestiti delle prime parti, ricchi ed inappuntabili.» Tutti i giornali hanno riprodotto dalla Pall-Mall-Gazette di Londra una lettera scritta da Rossini ad un giovane artista che gli chiedeva qual fosse, a suo credere, il momento migliore per comporre una ouverture d’opera. Crederemmo di mancare se non la riproducessimo anche noi: «1. Aspettate fino alla sera prima del giorno fissato per la rappresentazione. Nessuna cosa eccita più l’estro come la necessità, la presenza di un copista che aspetta il vostro lavoro, e la ressa d’un impresario in angustie che si strappa a ciocche i capelli.»A tempo mio, in Italia, tutti gl’impresari erano calvi a trent’anni.»2. Ho composto T ouverture dell’Otello in una cameretta del palazzo Barbaia, ove il più calvo e il più feroce dei direttori mi aveva rinchiuso per forza senz’altra cosa che un piatto di maccheroni, e con la minaccia di non poter lasciare la camera, vita durante, finché non avessi scritta l’ultima nota.»3. Ho scritto F ouverture della Gazza ladra il giorno della prima rappresentazione sotto il tetto della Scala dove fui messo in prigione dal direttore, sorvegliato da quattro macchinisti che avevano ordine di gittare il mio testo originale dalla finestra, foglio a foglio, ai copisti, i quali l’aspettavano abbasso per trascriverlo. In difetto di cgrta di musica avevano l’ordine di gettare me stesso dalla finestra.»4. Pel Barbiere feci meglio: non composi ouverture, ma ne presi una che destinava ad un’opera seriissima chiamata Elisabetta. Il pubblico fu arcicontento.»5. Ho composto l’ouverture del Conte Ory stando a pesca, coi piedi nell’acqua, in compagnia del sig. Aguado, mentre costui parlava di finanze spagnuole.»6. Quella del Guglielmo Teli fu scritta in condizioni presso a poco simili.»7. Quanto al Mosè non ne feci alcuna. «G. Rossini». RUBRICA AMENA Una scena comica accadde, ad una recente rappresentazione al teatro di Presburgo che eccitò l’ilarità degli spettatori. Un ungherese durante l’intermezzo trasse dal suo abito un grosso fiasco di vino, e dopo averne bevuto alcuni sorsi ne offri bonariamente a suoi vicini di destra e sinistra. Deriso da qualcuno, l’ungherese montò sulle furie, esclamando: «Se le donne nelle logge mangiano sorbetti e bevono limonate, perchè non devo io bevere del vino? Ciascuno ha i suoi gusti».

Al palazzo del principe Carlo a Potsdam ebbe luogo un pranzo. Poco prima di sedere a tavola, il conte Donhoff, maresciallo del principe, bisbigliò all’orecchio dell’avvenente dama di Corte, signora de Seydewitz, queste parole: «Il vostro vicino è Strauss!» Non appena gli ospiti ebbero preso posto alla tavola, la signora de Seydewitz si volse al suo vicino, dicendogli con molta grazia: «Mi congratulo infinitamente di conoscere il celebre autore della Vita di Gesù....» — «Domando scusa, signora contessa, non son io quel desso, io sono....» — «Oh, perdonate, interruppe la signora de Seydewitz; allora ho il piacere di. fare la conoscenza del celebre compositore dei Valzer Viennesi...» — «Domando scusa, interruppe il vicino; ma io sono soltanto Strauss predicatore di Corte.» [p. 378 modifica]si fanno lodare dalle data la primizia dei perchè il concertista Nella Sala del Ridotto della Scala ei fu concerti della stagione, una vera primizia, sari e Prina); essi sono di quei pochi che loro opere. Rivista Milanese Sabato, 16 novembre. 380 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Il saggio musicale degli allievi delle scuole popolari, che ebbe luogo domenica passata, fu una vera festicciuola che lasciò contenti quanti v’intervennero. Fra gli allievi della parte strumentale ve ne sono che riusciranno forse buoni concertisti e che fin d’ora possono stare fra i buoni suonatori; ma più di queste individualità eccezionali, il pubblico rimase impressionato dalla regola, e la regola è che in quelle scuole popolari si profitta e s’impara bene una nobilissima professione. L’esperimento di canto corale riuscì pure ottimamente; chi è costretto a far la via crucis dei nostri teatri, sa quanto raramente accada il fenomeno di udire cori tollerabili; gli allievi del maestro Leoni nella Serenata a quattro voci, in una Tarantella e nel Coro dei bevitori dell’Ebrea, si sono mostrati eccellenti. Credo inutile spendere parole di lode agli insegnanti, (i maestri Leoni, Rosdi cui si tratta non ha che otto anni. Benedetto Palmieri deve essere nato sopra un pianoforte, e nell’età in cui tutti noi, non sapendo che fare delle mani, volevamo mangiarcele, egli deve essersi provato a prendere l’ottava. Questo sospetto mi viene dal pensare che tutta l’abilità del concertista non può essere dovuta che a due anni o poco più di studii, fatti in un’età in cui gli studii non fruttano gran fatto, e per questo riguardo il piccolo pianista merita davvero l’attributo di meraviglioso che si leggeva sull’annunzio. Pensate un fanciullo di cinque anni che fa dalla mattina alla sera le scale e gli arpeggi’. Rimane a dire il meglio, cioè, che Benedetto Palmieri suona assai bene, con agilità, con eleganza, con precisione e con un certo sentimento. Quando abbia aggiunto a queste doti che ha, quelle che gli mancano e che non può darsi da< sè, cioè un po’ di forza nei muscoli, le dita più lunghe e una dozzina d’anni di più, che cosa diventerà Benedetto Palmieri? Non lo so; si hanno molti esempi di piante cresciute troppo presto e rimaste in perpetuo senza dar fiori nè frutta, e mi vengono in mente sempre che mi imbatto in un fenomeno di questa fatta, ma non posso neppure dimenticare che Mozart dava concerti di pianoforte a 6 anni dinanzi all’Elettore di Monaco, ed a venti componeva la musica dei suoi concerti, che sopravvive ancor oggi al concertista. Col piccolo pianista presero parte al trattenimento le signore d’Este, Falconis e Clerici, il baritono De-Pasquale ed il tenore Granetti; l’uditorio eletto — forse troppo! — ebbe applausi per tutti. I nostri teatri non ei hanno più dato nulla di nuovo. Una specie di novità fu però la terza rappresentazione della Favorita al teatro Dal Verme colla signora Barlani-Dini, invece della Galletti. Tolga il cielo che io voglia fare confronti, chè vi si corrono di brutti rischi; il cronista del Secolo, il quale non seppe resistere alla tentazione, per non paragonare direttamente la Barlani-Dini alla Galletti, paragonò Monti a Manzoni, la Barlani-Dini a Monti e la Galletti a Manzoni! Vedete!!! Io mi accontenterò di dire che la signora Barlani-Dini fè bene la sua parte e che seppe farsi applaudire molte volte, non recando offesa nemmeno in quest’opera al trionfo riportato nel Trovatore. Quel teatro però naviga in male acque; il pubblico a cui si ammaniscono ogni sera i soliti cibi, perde l’appetito e si rimane a casa o porta la sua noia in Galleria o al caffè. Si annunziano sempre la Corinna del maestro Rebora e i Promessi Sposi del Ponchielli; e l’impresa fa di tutto per mostrarsi piena di buona volontà — disgraziatamente non basta. Le sorti volgono più liete al teatro Carcano, dove col Faust e colla Reginella si tira innanzi senza inciampi. Nella Reginetta si rinnovano ogni sera gli applausi ai principali pezzi dell’opera ed a tutti gli artisti. La Demi, Ferrari e Viganotti fanno gara di bravura; il tenore Ferrari dice sempre stupendamente la romanza del terzo atto, Viganotti la sua del primo ed il duetto, e la signora Demi è sempre piena d’anima e di sentimento come alla prima sera. Se l’amico Braga ebbe la disgrazia di trovare ostile parte della critica., ebbe però la fortuna di trovar benigni gli esecutori; ed oramai è provato che ammazzano più lavori teatrali di merito i cattivi esecutori che i critici dottissimi ed autorevolissimi. Nello stesso teatro avremo stasera la prima rappresentazione della nuova opera David Rizio del giovine maestro Canepa.

  • Nelle Repubbliche d’America v’hanno certe costumanze bizzarre! In

Ariquipa, per esempio, la sera della beneficiata della prima donna Giulietta Principi, le fu regalato un rosario e un libro da Messa!

  • Il signor Verger, impresario del teatro Italiano di Parigi, volendo far

rivivere le antiche tradizioni d’eleganza che avevano fatto della sala Venta-’ dour il convegno più aristocratico di Parigi, ha determinato, per quello che ne assicura VEntracte, che i primi posti non saranno più accessibili quindi innanzi se non agli uomini in abito a coda di rondine, ed alle signore in toletta da soirée. Quell’elegante impresario richiamando in onore il vecchio codice dell’etichetta, non ha pensato che non vi è un articolo che obblighi i liberi cittadini e le libere cittadine della Repubblica francese ad andare al teatro. Il Bacchettone è il titolo di una nuova opera comica del maestro Roberto Amadei che in carnevale, per quel che si dice, verrà eseguita al teatro di Loreto. II Poeta D’Arienzo ha condotto a termine un libretto per il maestro Sangermano, intitolato Clelia Olgiato. > Nel Museo del Conservatorio di Parigi si vede un contrabasso colossale, immaginato e costrutto dal sig. Vuillaume, che porta il nome di octo-basse È alto quattro metri ed ha forme eleganti non ostante le sue enormi dimensioni. La Commissione nominata allo scopo di rigenerare la musica vocale popolare in Francia, ha presentito al ministro di Belle Arti una prima raccolta di canti-classici a 1, 2, 3 e 4 voci, che verranno pubblicati a spese del governo.

  • Nell’atrio del Teatro Comunale di Bologna, venne posto un busto in

marmo di Mariani eseguito dall’artista Verna da Faenza. Sul piedistallo leggesi la seguente iscrizione: AL CAVALIERE ANGELO MARIANI INTERPRETE SOLO (?!) d’ogni MUSICALE BELLEZZA ITALIANA E STRANIERA ALCUNI RAVEGNANI IN BOLOGNA L’AUTUNNO MDCCCLXXI1 O 0. Siccome l’ingegno vero si accompagna sempre colla modestia, siamo certi che Mariani sarà stato il primo ad arrossire di questa lode sperticata. L’autore dell’epigrafe per quanto si dice, è un giovinetto; quando non sarà più un giovinetto saprà che la solitudine pesa anche agli Dei vecchi o nuovi. La Società filarmonica di Napoli, ha ascritto fra i suoi soci onorari l’esimio prof. cav. Disma Fumagalli, ed accompagnò l’annuncio di tale onorificenza all’egregio artista, con bellissime e lusinghiere parole. Il maestro Sarria da Napoli ha terminato una nuova opera in musica, intitolata: La campana dell’eremitaggio, ed il maestro Pietro Musone, pure da Napoli, un’altra: Wallenstein. [p. 379 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 381 ★ L’orchestra del Palazzo di cristallo di Londra eseguì, giorni sono, una ouverture inedita del sig. Wingham, allievo deH’Accadeima di musica di Londra, e la sinfonia scozzese di Mendelssohn.

  • Il sig. E. Pauer farà sei letture sul clavicembalo ed il pianoforte al

musei) di Kensington in L)ndra. Ogni lettura sarà illustrata dall’esecuzione delle opere più rinomate dei gran maestri, a cominciare da Scarlatti.

  • Berlino conta 19 teatri, e sono: l’Opera Reale, il teatro Reale, il teatro

Frederic-Wilhelmstadt, il teatro Wolner, il teatro Victoria, il teatro-Kroll, il teatro della Residenza, il Nazionale, il Louisenstadt, il teatro del Sobborgo. il Koenigstadt, il teatro della Riunione, il Walhalla, le Varietà, la Tonhalle, il Comunale, il teatro Imperiale tedesco, il Bellevue e il teatro de la Belle-Alliance. ★ Il 4 novembre la Manner gesang Verein di Vienna celebrò il 25.° anniversario della morte di Mendelssohn coll’esecuzione dell’Antigone e d’altre opere del gran maestro. ¥ Il 26 ottobre furono incominciati i lavori per la costruzione del nuovo teatro che deve sorgere al Prater, durante l’Esposizione in Vienna. Sarà di legno e di ferro; potrà contenere 4,000 spettatori, e sarà inaugurato il primo maggio prossimo.

  • L’Egitto illustrato - è il battesimo d’un nuovo giornale letterario teatrale

che si pubblica al Cairo. Benvenuto anche questo!

  • In questi ultimi giorni le seguenti opere italiane furono rappresentate in

Francia: il Barbiere a Mons, in Amiens, a Ginevra e in Avignone; la Lucia a Verviers e a Montauban; la Figlia del Reggimento a Besançon, in Amiens e a Nimes; la Traviata a Brest; il Trovatore a Gand e a Liegi; il Crispino e la Comare in Angers; il Conte Ory a Lille; la Favorita a Montauban e a Rouen e il Guglielmo Teli a Gand. Nella primavera dell’anno prossimo si inaugureranno due nuovi teatri: uno a Cologna (Veneto), l’altro a Porto Sant’Elpidio (Marche).

  • La Società del Quartetto di Milano avverte che colla fine del corrente

mese scade il tempo utile per la presentazione del concorso pel corrente anno: Sinfonia in quattro tempi. Scrivesi da Dresda che per le nozze d’oro del re di Sassonia verrà eseguita una composizione inedita di Carlo Maria Weber, scritta cinquant’anni sono pei’ il matrimonio della coppia coronata. A Nuova-York pubblicasi un nuovo giornale musicale e drammatico, intitolato Arcadian. Da. Napoli ei perviene il primo numero di un nuovo giornale artistico letterario col titolo L’Album. ¥ E da Madrid abbiamo.ricevuto un nuovo giornale teatrale: EI Trovador. I nostri auguri ad entrambi.

  • Il celebre Petipas, ballerino ed ora coreografo dei teatri imperiali russi,

celebrò testò a Pietroburgo il 25.° anniversario delle sue nuove funzioni; in questa occasione fu dato il suo ballo Trilby innanzi ad un pubblico plaudente.

  • Il pianista Enrico Kowalski, reduce in Francia da un lungo giro in

America, ha pubblicato le memorie curiose del suo viaggio artistico. ¥ i giornali inglesi chiamano l’attenzione sulla prossima vendita, che avrà luogo a Londra, della biblioteca Thalberg co’ suoi numerosi manoscritti originali. Di Beethoven, per esempio, vi si trovano i seguenti autografi: la prima Messa, la Sonata in do diesis minore, il Trio per iscrumeuti d’arco, op. 3, ed una romanza ancora inedita; di Gluck: una seconda versione di un’aria dell’Alceste; di Handel: una Cantata per assoli, coro ed orchestra; un’aria per soprano con orchestra di Haydn, un quartetto originale di Mendelssohn, ecc. ¥ Il régisseur del teatro di Varsavia, signor Matuszynski, traduce in lingua polacca l’opera di Verdi, I Vespri Siciliani.

  • Il compositore Ladislao Zelenski fu nominato professore d’armonia al

Conservatorio di Varsavia, surrogando il defunto maestro Moniuszko. V Il giorno 2 novembre ebbe luogo al teatro di Varsavia la 154.a rappresentazione dell’opera Halka di Moniuszko.

  • L’anniversario della morte di Francesco Schubert, 19 novembre, verrà

celebrato a Brunswick con un concerto in cui non si eseguiranno chè composizioni del celebre compositore. Secondo quanto narra VEtoile di Parigi nel foyer degli artisti del Teatro delle Folies-Dramatiques, ultimamente fu affisso il seguente ordine... della sera: «Gli artisti sono invitati a non pronunziare ( parlftndo di Fulbert nell’Eloisa ed Abelardo ) la parola canonico e di sostituirvi quella di «bonhomme» o di celebre. — Così pure è specialmente raccomandato di non pronunziare alcuna parola, nè fare alcun gesto che possa esser creduto offensivo alla religione ed ai suoi Ministri!!! «— CORRISPONDENZE BOLOGNA, 15 novembre. Il Tannhàuser ed i Cavalleggieri di Lucca alle successive rappresentazioni — Tagli ed amputazioni. Sono cessate al nostro Comunale le battaglie incruente fra wagneromani e wagnerofobi: le rappresentazioni del Tannhàuser continuano serene, forse un po’ troppo serene per la cassetta dell’impresa. Un piccolo drappello di claqueurs, che qui i giornali wagneromani chiamano: amici dell’impresa (!!!) è seralmente incaricato di impedire che il termometro discenda fino allo zero! Altri chiamano questo drappello gli chauffeurs, altri i cacalleggeri di Lucca. — Lasciando gli scherzi, vi dirò che non mancano applausi ai soliti pezzi, applausi non funestati da clamorose disapprovazioni, perchè si levarono tutti i pezzi che non incontrarono il favore del pubblico. Sgraziatamente questi ultimi sono parecchi, e si può dire che l’opera venne mutilata di più d’un terzo. Nè wagneromano nè wagnerofobo arrabbiato, sono tuttavia contrario a questa scuola, che mira a distruggere completamente il canto, e più ancora contrario a quelle innumerevoli pagliacciate che accompagnano ovunque l’apparizione della musica del profeta dell’avvenire. I suoi apostoli gridano al trionfo!!!... e sia pure: auguro a Wagner due o tre trionfi simili a questo del Tannhàuser. Intanto mi domando: è Wagner informato dei tagli mostruosi fatti al suo lavoro?... se lo è, e dichiarasi contento, che razza d’uomo o d’artista è egli mai?... Lo spettacolo è ora abbastanza breve, cosi che parlasi di dare nuovamente il ballo: certo i zoagneristi arriccieranno il naso a tanta profanazione! VERO. ILNTJTOI, 12 novembre. L’Istituto di Francia — La Cantata del Concorso — Calipso — Il laureato di quest’anno — La Lucia al Teatro Italiano, ecc. Una gran cerimonia ha avuto luogo all’istituto di Francia, sabato scorso: la distribuzione dei premii ai varii laureati dei diversi concorsi di Belle Arti. Fra queste la musica era del bel numero una; anzi la principale, giacché l’Accademia delle Belle Arti, una delle cinque dell’istituto di Francia, ha voluto rimetter in vigore il sistema or sono pochi anni adottato, di far eseguire nel suo Stabilimento ed in adunanza pubblica e solenne la famosa Cantala, giudicata la migliore nel concorso pel gran premio di Roma. V’ho detto più d’una volta quel che io pensi delle Cantate e dei premii di Roma. Quest’istituzione è una delle più inette ed assurde ch’io mi sappia, ma siccome è antica nessuno osa attaccarla di fronte; si crederebbe commettere un sacrilegio. Che diverrebbe l’arte musicale senza la Cantata annua, che diverrebbe la scena lirica francese se il Governo non mandasse a sue spese il Vincitore del concorso a studiare la musica a Roma? Io non so se i compositori italiani, quelli di Milano, di Napoli, di Firenze, di Genova, di Parma, di Venezia, ecc., ecc., sono mandati dai rispettivi Municipi! di queste città a studiar la musica a Roma; e confesso che sarei molto meravigliato se cosi fosse. A Parigi è il contrario; la maraviglia sarebbe immensa se il Governo non mandasse a Roma quello tra gli alunni che concorrono per la composizione musicale, il quale abbia scritto la migliore Cantata. E che cosa è questa Cantata? Ve l’ho già detto. Una specie di libretto composto inesorabilmente di una o due arie, un duetto ed un terzetto. Se v’è un pezzo di più o uno di meno, non è più una Cantata; se il poeta ardisse di aggiungervi un coro, si direbbe che è impazzato. Da tempi immemorabili si è adottata una forma, invariabile, nella quale i poeti che vogliono concorrere lasciano scorrere i loro versi. Raffreddata la poesia in fusione, s’apre la forma e n’esce al [p. 380 modifica]cantata. La sola licenza accordata agli scrittori è di scegliere i loro personaggi; ma le due arie, il duetto ed il terzetto sono e debbono essere eternamente gli stessi. Quest’anno la Cantata che ha avuto l’onore d’essere prescelta, ha per titolo Calipso. V’è facile indovinare che gli altri due personaggi sono Telemaco e Mentore - soprano, tenore e basso, come in tutte le Cantate accademiche che sono uscite dalla forma prototipa, nata perfetta come il violino. I versi sono del signor Roussy, ed il Governo li ricompensa con una medaglia del valore di 500 franchi. (È superfluo F aggiungere che la parola «medaglia» è un eufonismo; i 500 franchi sono pagati in contanti. È men lusinghiero ma più positivo). La Cantata, cioè il libretto di essa che è reputato il migliore, — e quest’anno i concorrenti sono stati nientemeno che sessantaquattro! — è data agli alunni che vogliono concorrere pel così detto «gran premio di Roma». Essi sono rinchiusi durante ventinove giorni in altrettante celle nel locale del Conservatorio, come i prigionieri al segreto; e non possono comunicare con anima viva prima d’aver consegnato il loro piccolo spartito. Finito che l’hanno, il Giurì si riunisce, fa eseguire al pianoforte le varie composizioni e sceglie quella che crede la migliore. Ciò fatto, copre la scheda, legge il nome dell’autore, fin allora tenuto occulto, e lo proclama vincitore, e gli dà il Gran premio di Roma, vale a dire che lo manda nella città dei papi, a spese dello Stato, e ve lo fa restare per qualche anno, tre anni se non erro., Gli altri pensionati di Belle Arti, cioè i pittori, scultori, architetti ed incisori, restano cinque anni. Or dunque il giovane alunno di composizione musicale che è stato coronato grand prix de Rome, quest’anno ha avuto l’onore di far eseguire la sua Cantala all’Istituto di Francia, in presenza d’un colto uditorio e di quasi tutti i membri dell’accademia delle Belle Arti. Il sig. Ambrogio Thomas, direttore del Conservatorio e membro dell’istituto, presedeva la pubblica tornata. L’opera del sig. Salvayre (è questo il nome del laureato) è stata affidata per l’esecuzione a tre buoni artisti dell’Opéra, madamigella de Vrici, Bosquin, tenore e Guìllard basso. Mi affretto a dire che ha ottenuto un vero successo, e che i plausi che le sono stati fatti erano ben meritati. Il sig Salvayre vi ha messo di belle e delicate melodie, e se nei due pezzi d’insieme si nota qualche inesperienza questa sparirà con lo studio ed il tempo. Ma dopo gli osanna dell’Istituto che diverrà lo sventurato vincitore? Andrà a Roma. Sta bene. Vivrà per qualche anno a spese del governo. Meglio. E poi? Poi tornerà a Parigi e darà qualche sua opera al teatro. Ah! qui è il busillis. Quando tornerà nessuno tra i direttori di teatro terrà più conto del trionfo riportato dal maestro qualche anno prima, ed avendolo perduto di vista, lo considererà come uno sconosciuto e gli chiuderà delicatamente l’uscio sul viso. Invano il poveraccio dichiarerà che ha ottenuto il gran premio di Roma, che torna dalla città delle arti col portafogli pieno di opere nuove, che la sua Calipso è stata applaudita altra volta nella sala dell’istituto. Sarà come se parlasse ad un sordo. Fintantoché il direttore delF Opéra-Comique, non dico già quello dell’Opéra, non sarà obbligato con clausola del foglio di onori a far rappresentare l’opera d’un pensionato di Roma al suo ritorno dall’Italia, siete sicuri che noi farà! Ed ecco il povero laureato costretto a dar delle lezioni per vivere o a divenir organista d’una parrocchia. Quest’è la triste sorte della maggior parte dei laureati!... Mala loro Cantata è applaudita, e ciò li consola. Vero è che non è eseguita che una volta sola, e neppure alla scena! Allora perchè si dà loro a comporre un lavoro scenico. Contraddizione eterna! Ma andate un po’a combattere la tradizione!... Nella stessa tornata accademica è stata eseguita una sinfonia {ouverture} del sig. Rabuteau, pensionato di Roma e mandato di là all’accademia delle Belle Arti. È stata giudicata un po’ confusa e rumorosa. A mio avviso il giudizio del pubblico fu un po’ troppo severo. Nulla di nuovo ai due grandi teatri lirici, e nulla ai piccoli. Il teatro italiano ha dato una rappresentazione della Lucia con l’Albani, Ugolini e Colonnese. L’Albani è stata molto applaudita, benché abbia qua e là dovuto o voluto modificare l’opera del Donizetti. L’Ugolini è piaciuto un po’più che nelle opere precedenti, nelle quali non aveva sortito un esito troppo felice. Ed il Colonnese si salva sempre, grazie alla sua bella e robusta voce. Si annunzia come prossima la rappresentazione delle Deux Reines di Legouvé, con intermezzi di musica di Gounod. Due artisti di canto vi avranno parte, il sig. Lutz del teatro Lirico, ed il Colonnese dell’Italiano. Ve ne parlerò nella prossima mia.

CAIRO. 5 Novembre.

Inaugurazione della stagione al teatro Vice-Reale — 1 Puritani — Un’avventura di carnevale — Emani. La stagione autunnale del Teatro Vice-Reale fu inaugurata col giorno 2, splendidamente, coi Puritani e col ballo Vn avventura di carnevale. L’aspettazione era immensa e già nelle prime ore del mattino la vendita dei biglietti era cessata, chè tutti i posti erano stati presi. Alla sera la folla si pigiava alle porte fin dalle 8, mentre lo spettacolo non doveva incominciare che alle 9. Tutta questa ansietà non era già per lo spartito, gioiello che ha già da un pezzo il suo posto nello scrigno dei tesori musicali italiani, ma per l’esecuzione che si sapeva affidata ad artisti o di gran valore noto fra noi o di gran rinomanza: la signora Parepa-Rosa, Medini, Corsi e Cottene. Non è punto esagerata la fama che la signora Parepa si fece in America; è artista davvero valente, per maestria di canto, dotata di voce pieghevolissima e di molta vigoria drammatica. Nella parte di Elvira il pubblico non si stancò d’applaudirla e di chiamarla al proscenio. Il Medini voi lo conoscete, e sapete come sa e può cantare; noi lo abbiamo nelle nostre scene da tre anni e non so se e quando ce lo lascieremo scappare. Anche il tenore Corsi fece bene la sua parte, e così il baritono Cottone, che fu specialmente applaudito nel duetto con Medini. I cori furono perfettissimi, inappuntabile l’orchestra diretta da Bottesini con una vigoria che ha certo pochi eguali fra i direttori d’orchestra d’oggidì. Anche il ballo Un’avventura di carnevale fu un trionfo, per merito specialmente della signora Beretta, celebre prima ballerina che non ha certo rubato la sua celebrità. È un folletto quella signora, e fa colle gambe cose da far perdere la testa. Il corpo di ballo è composto di graziose giovinette; Draneth-Bey ha buon gusto, e di silfidi che di silfidi non abbiano che il gonnellino di garza non ne vuol sapere. Il ballo per sè stesso è come tutti gli altri balli, ma ei sono di belle scene, di bei quadri e ballabili bene intrecciati. Dopo i Puritani abbiamo avuto l’Emani, e fu un trionfo altrettanto lusinghiero per gli artisti. Poteva essere altrimenti? Erano la signora Bozzoni-A nastasi, Steller e Medini, ed a questi splendidi nomi si aggiungeva quello del tenore Carpi nuovo per le nostre scene. La Bozzoni, artista di singolare potenza drammatica, fornita di voce calda ed appassionata, fu specialmente applaudita nella cavatina: Emani, Emani involami, dopo la quale gli applausi presero proporzioni di vero entusiasmo. Io vo’ dirle però che non esageri troppo alcune movenze brusche, buone appena per la pantomima. È il suo solo difetto, e siccome è difetto di gioventù e di ridondanza non è difficile farlo sparire; se invece di accendersi troppo se ne rimanesse fredda come il ghiaccio, io saprei di sprecare il fiato e non direi verbo. Il tenore Carpi ha bella voce, intonata, espressiva, e la modula con arte; ma il suo massimo elogio è che, a fianco di Steller e di Medini, non sfigurò e seppe farsi applaudire. Quanto a Steller e Medini, voi immaginate che trionfo. Cori ed orchestra stupendamente al solito. Riassumendo: stagione di zucchero, critica di ■CàRAMEbbA. [p. 381 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 383 BERLINO, 11 novembre. La Medea di Cherubini — Stradella di Flotow — Il Profeta di Meyerbeer — La critica a Berlino — Spohr e Pirani. Ettore Berlioz, il celebre francese, disse della Medea di Cherubini (e benché il Berlioz fosse antagonista personale del Cherubini, non manca mai di riconoscer gli eccelsi meriti del gran compositore italiano-tedesco). «ella mi ha l’aria di un discorso con un uomo dottissimo dell’alta aristocrazia, con cui puossi trattar di cose diversissime, senza che cessi mai dal mostrare il viso rigido dell’etichetta. Queste parole mi vennero in mente assistendo alla prima e sola rappresentazione del detto lavoro nell’opera nostra dopo un silenzio di tomba di più di settant’anni; quest’unica rappresentazione ei dimostrò che non è opera conveniente al gusto del nostro pubblico e avvalorò più di prima i vecchi diritti del sepolcro. E un lavoro che unisce grandiosità di fattura, chiarezza di melodie, eleganza di contrappunto, elevatezza di pensieri, ma ha la freddezza del ghiaccio. Così non sentì certo la protagonista del melodramma, come la fa cantare il maestro fiorentino. A volte il compositore tenta d’animar le tinte fredde e si prova a sentire e soffrire egli stesso colla protagonista ma non riesce mai a scordarmi che porta all’occhiello un nastrino rosso, e che è cavaliere dell’ordine della légion d’onore. Oggidì poi è impossibile far cantare durante un atto intero nessun altri che la protagonista; se pure la nostra bravissima Voggenhuber ha finito la sua parte con massima contentezza del pubblico e della critica, ciò fu per lei una vera fatica d’Èrcole. La massima parte chiama questa maniera di scrivere classica, un’altra minore invece noiosa; chi delle due ha ragione? — La sinfonia ed i due intermezzi sinfonici sono infatti veri gioielli della musica classica, e se Cherubini avesse potuto far lo stesso nel canto, che ha fatto nello stupendo trattamento dell’orchestra, l’opera sarebbe tuttavia eseguita nei nostri teatri, come sono i prodotti classici dello stesso tempo e della stessa maniera: Orfeo, il Don Giovanni, il Flauto Magico ed il Fidelio. Cantori e cantatrici posero il massimo impegno, ma senza frutto. -. _. Maggior successo ebbero lo Stradella di Flotow ed il Profeta di Meyerbeer; il primo ebbe per protagonista lo Schott or ora scritturato, vero ornamento della scena nostra; nell’altro riapparve la prima volta dopo il suo congedo il nostro Niemann. Lo Stradella è un’opera, che non ha pretensioni all’arte elevata; e vi si potrebbero trovar molte cose a cui non farebbero buon viso i critici severi, ma non si deve negar molto talento melodico al compositore, il quale non ha poi infinito torto di non volersi tribolare coi problemi ostinati del contrappunto, se è riuscito a fare un’opera come non si potrebbe desiderar migliore per la generalità del pubblico. Lo Schott divise gli onori della sera colla bravissima protagonista Kupfer-Berger, facendo del suo meglio e col massimo successo; ma i due eroi in quest’opera furono i due briganti (diventati quasi tipi) e rappresentati dal Krolop e dal Formes, i quali dovettero ripetere il celebre duetto. Quanto al Profeta l’esecuzione non fu ottima secondo il solito, causa il congedo del Nieman e della Brandt (Fede); i congedi degli artisti, anzi che a profitto del riposo delle voci loro, sono spesi in viaggi ed in rappresentazioni straordinarie nei teatri d’altre città; è naturale che ritornino a noi stanchi e colle voci che hanno più che mai bisogno di congedo; tentarono di dissimulare le loro indisposizioni colla buona volontà e non sempre riuscirono. Ottima invece apparve la Grossi nella parte di Berta. Ella aggiunse all’accento stupendo ed al bel canto un vero slancio drammatico ed un’audacia artistica nel trattamento dei registri altissimi da far stupore; scenicamente poi seppe tradurre ottimamente la fidanzata di Giovanni di Leida. Dalle molte critiche apparse prò e contro questo lavoro stupendo del Meyerbeer ne ho raccolte parecchie. Una mi ha fatto assai ridere ed è di un criticuccio di un foglietto insignificante, il quale sebbene non sappia scrivere ortograficamente, nuota nell’entusiasmo per quest’opera (della quale verosimilmente non capisce niente) e confessa che va a letto ogni sera collo spartito dell’idolo suo. Buon riposo! È lo stesso sapiente critico che parlò una volta con molta sicurezza dell’esecuzione della sonata in sol per piano e violino, mentre si era eseguita la romanza in fa di Beethoven per violino, conosciuta fra noi sin dai bambini! Si dicono molte belle storielle di questo celebre uomo, chiamato Mendel. Egli ottiene da terza mano la vostra Gazzetta Musicale, ma non sapendo l’idioma italiano ha la pazienza ammirabile di prendere il dizionario italiano-tedesco, facendosi tradurre così colla massima pena qualche notizia per il suo foglietto. Ma, Dio sa come gli avviene alle volte di leggere e di intendere. E ora in Berlino un critico celebre e dottissimo col nome di Tappert, brioso e sarcastico nelle sue pregevolissime scritture; questo gigante della critica fa sentire alle volte al pigmeo i pungoli suoi di vespa e consiglia al millantatore d’andar di nuovo a scuola ad imparare l’ortografia, lo stile e la logica. Volendo il punzecchiato nascondere la gran collera sua, la dirige agli altri critichi, ed alza principalmente il bastoncello contro il povero vostro «Raro» castigandolo per la sua troppa sincerità nello scoprire taluni stati funebri della vita musicale berlinese, nonché dell’esistenza problematica d’una certa «società musicale.» Ma quod licet Jovi (Tappert) non licet bovi» cioè al povero Mendel, il quale si stilla il cervello a scoprire il pseu-r donimo «Raro» che ha preso per lui le proporzioni d’un enimma colossale. Ma abbastanza di questa figura ridicola di critico! La morte in quest’anno infierisce nei circoli musicali, ora ab*biamo a pianger la perdita del bravissimo violinista Spohr (non parente col chiarissimo violinista dello stesso nome), artista il quale non ebbe che uno scopo: arrivar alla cima dell’arte del violino. Era stato nominato, non è molto, maestro concertatore nella cappella imperiale: posto a cui concorsero con lui molti fra i violinisti viventi più rinomati, e s’era acquistato coi suoi quartetti (con infinita pena) un posto onorevole allato del re dei violinisti, Joachim. Cosi dovette finir subitamente la vita d’un artista giovane e pieno di belle speranze per sè e per l’arte. Finalmente mi rallegro di potervi comunicare un successo onorevolissimo, avuto dal vostro compatriota, Eugenio Pirani, pianista e compositore di molto talento e scolare prediletto del Golinelli, nel concerto dato nelle sale della contessa d’Oriolla (dama imperiale di corte) con una sua composizione* Impromptu.» E un semplice motivo trattato dal Pirani con vera maestria. FIRENZE. Al Pagliano ottimamente 1 dite Foscari colla Potentini, col tenore Vanzan e col baritono Quintili-Leoni. Applausi a tutti. TORINO. Non essendoci pervenuta la solita corrispondenza, togliamo da una lettera i seguenti cenni circa l’esito splendido della Dinorah al Teatro Scribe. Tutti i pezzi furono applauditi, e tutti gli esecutori, fra i quali si segnalarono la brava signora Perniai ed il tenore Minetti. Il confronto della De Maësen, che diede prima questa opera fra noi, non nocque alla Perniai, la quale fu applaudita con entusiasmo e chiamata più volte al proscenio nei punti principali. E difficile far meglio la parte di Corentino di quel che faccia il- tenore Minetti. Bene anche il signor Cuyas (Hoël). L’opera ò concertata stupendamente ed i cori e l’orchestra fanno a meraviglia il loro compito So che il maestro Bozzelli ed il direttore d’orchestra Bertuzzi si ostinarono a voler migliorata l’orchestra coll’aggiunta di vari professori; se così non avessero fatto, l’opera da questo lato avrebbe zoppicato. TREVISO. Il nostro corrispondente ei scrive in data 11 novembre: Faccio una coda alla mia relazione del 7 corrente per dirvi che, cambiato il tenore, il paggio e la maga, lo spettacolo si è raddrizzato e promette di farci godere le ultime recite del Ballo in maschera. — Amelia, sentendosi bene sostenuta, cantò con sicurezza d’intonazione e potè far pompa de’ suoi mezzi. — Anche l’orchestra ora cammina bene. [p. 382 modifica]384 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ASTI. Il 5 corrente andò in scena il Ballo in maschera. Furono molto applauditi il baritono Parboni, il tenore Brunetti e la signora Lezi (Paggio). Bene i cori e l’orchestra. CATANZARO. Da varie sere si rappresenta il Rigoletto con entusiasmo sempre maggiore. Applausi e chiamate alla signora Rovilli ed al tenore Firpo. Bene gli altri. CHIAVAR!, bene in ispecial De Magnani. Nella Traviata modo il tenore furono accolti con feste tutti gli esecutori; Clementi, la signora Modrone, e il baritono di Joachim, della Schumann e di Hellmesberger. Quest’ultimo promette sei concerti di quartetto coi quali compierà il numero di dugento. Hellmesberger cominciò la carriera del concertista nel 1849, mutò spesso i suoi compagni ed ora ha per secondo violino suo figlio. — Lipsia. Al quinto concerto del Govoandhaus, che ebbe luogo il 31 ottobre, fu eseguita la nuova sinfonìa in sol min. di Raff sotto la direzione del compositore. La critica è concorde nel dirla una composizione grandiosa. — Colonia. Al Gurzenich ebbe luogo il primo concerto sotto la direzione di Ferdinando Hiller. La celebre Clara Schumann eseguì il concerto in sol di Beethowen, il canone di Schumann e lo scherzo di Mendelssohn. MOSCA. Ci scrivono: — La stagione, inaugurata coVAfricana, proseguì col Trovatore, col Rigoletto, col Fra Diavolo, colla Muta e coll’Emani. Nel Rigoletto fu sommo Graziani. Il Fra Diavolo fu accolto con entusiasmo. Il* complesso degli artisti che abbiamo è eccellente. Eccovi alcuni nomi: le si— Brunswich. Joachim prese parte al primo concerto della Società di musica, suonando due parti del sesto concerto di Spohr e la sua trascrizione della Soir di Schumann che fu fatta ripetere. E aspettato anche Wilhelmy, non però con molta impazienza avendo dati altre volte dei concerti. Minor curiosità desta il concerto annunziato di Ullmann, il quale esaurisce in vani sforzi la sua scienza di farsi la réclame. gnore Costa, questi siccio Duval, Bonheur, Urban, i signori Graziani, Naudin, Bolis, Bagagiolo, Infine.... la Patti. La diva apparve nella Traviata e fu... la Patti. Con artisti T impresario Merelli è sicuro di farsi una statua d’oro mas— se la merita! CITTA DI TORINO NOTIZIE ITALIANE — Milano. Pubblichiamo l’elenco degli alunni delle Scuole popolari di Musica che riportarono il premio: SCUOLA D’ISTRUMENTI A FIATO. Corso III. — Classe di perfezionamento. Secondo premio con medaglia di rame. — Franceschini Samuele, clarino. — Melzi Aristide, flauto. Corso II. — Classe superiore. Primo premio con medaglia d’argento. — Cremona Luigi, clarino. — Rigamonti Antonio, trombone. — Pietrasanta Antonio, bombardone. — Secondo premio con medaglia di rame. — Pagani Luigi, corno. — Muzzi Luigi, clarino. Menzione onorevole. — Assandri Ettore, clarino. — Mascherpa Luigi, cornetto. — Bolzari Giacinto, clarino. Corso I. — Classe inferiore. Menzione onorevole. — Guargentani Angelo, bombardino. — Cattaneo Luigi, trombone. — Pojaghi Enrico, clarino. — Fronti Virgilio, trombone. SCUOLA DI CANTO Corso II. — Classe CORALE. superiore. Primo premio con medaglia d’argento. — Pilla Pietro, basso. — Garea del Forno Ezechiele, tenore. — Secondo premio con medaglia di rame. — Segalini Amelio, basso. — Carcano Felice, tenore. — Torriani Arnaldo, tenore. — Menzione onorevole. — Grassi Angelo, tenore. — Cantò Pietro, tenore. — Mascotti Stefano, tenore. — Grassi Luigi, tenore. Corso II. — Classe inferiore. Primo premio con medaglia d’argento. — Segale Pietro, tenore. — Celora Angelo, basso. — Secondo premio con medaglia di rame. — Meroni Luigi, tenore. — Rivolta Luigi, tenore. — Caranna Giacomo, tenore. Menzione onorevole. — Figini Giuseppe, basso. — Salmoiraghi Giuseppe, tenore. — Grondone Giov. Battista, basso. — Giordanengo Giacomo, tenore. — Tagliaferri Tancredi, tenore. — Colombo Giuseppe, basso. CORSO PER GLI ALUNNI DELLE CIVICHE SCUOLE. Premio. — Gennoni Vittorio, di anni 12. — Menzione onorevole. — Bonaretti Antonio, di anni 11. — Grassi Alfredo, di anni 9. per l’appalto della trasforma» e dell’eseroizio del Teatro Carignao Ritenuto che, nel termine fissato coll’avviso in data 7 luglio e prorogato con altro avviso del 19 settembre del corrente anno per concorrere all’appalto anzidetto, non venne presentato alcun partito, la Giunta municipale, in seduta del 30 ottobre p. p., concedette un nuovo termine di un mese per tale concorso, e stabilì di accettare proposte anche in diminuzione della somma di fitto di annue lire 4.000 portata dal relativo capitolato; S’invita pertanto chiunque voglia assumere l’affittamento del detto Teatro Carignano per anni 25 con obbligo di trasformarne, a totale sua cura e spesa, tutti od in parte gli attuali palchi a gallerie o scompartimenti e di ridurre o surrogare l’attuale mobilio in modo che si adatti alla nuova forma, a presentare al civico ufficio l.° (Gabinetto dei Sindaco) prima delle ore 5 pom. del 14 dicembre prossimo venturo, il progetto delle opere che intende eseguire secondo le modalità e condizioni espresse nel predetto capitolato approvato dal Consiglio comunale in seduta del 5 giugno ultimo scorso, unitamente alla relativa offerta in piego suggellato coll’indicazione sulla soprascritta del nome dell’offerente, ed a fare preventivamente nella civica Tesoreria, a cautela dell’offerta, il deposito di una rendita al portatore di annue lire 2000 in fondi pubblici dello Stato. L’appaltatore dovrà corrispondere al Municipio per i detti 25 anni, che decorreranno dal giorno in cui sarà deliberato l’appalto, il fitto annuo che sarà stato da lui offerto e dal Consiglio comunale accettato, a rate trimestrali anticipate, oltre ad un premio di lire 1000 per gli autori delle migliori produzioni drammatiche italiane nel modo ed alle epoche che sarà per istabilire il Municipio, da pagarsi tale premio nella Tesoreria municipale ogni anno colla prima rata del fitto L’appalto sarà aggiudicato a colui che avrà presentato il migliore progetto per comodità di adattamento, bellezza e solidità del Teatro; ed a parità di merito dei progetti si farà luogo a licitazione per il fitto sulla base dalla migliore offerta, il tutto sotto l’osservanza delle condizioni portate dal precitato capitolato. Non appena pronunciato il deliberamento, il predetto deposito sarà restituito ai non deliberatari; al deliberatario poi ne sarà restituita la metà, appena compiute e collaudate le opere di riattamento del Teatro, restando l’altra metà nella civica Tesoreria a guarentigia delle obbligazioni dallo stesso deliberatario assunte. Tutte le spese degli incanti, dell’atto di sottomissione, di tassa di registro, di copia ed ogni altra accessoria sono a carico del deliberatario. Il capitolato d’appalto è visibile nel predetto ufficio l.° (Gabinetto del Sindaco) tutti i giorni nelle ore d’ufficio. Torino, dal Palazzo municipale, addì 14 novembre 1872. Il Segretario C. FAVA. L BERTI G GIÀ L XI HI M — Londra. I giornali inglesi pubblicano una tristissima notizia: la sala di concerto di Exfort-Street fu in parte distrutta da un incendio. Il fuoco scoppiò intorno alle quattro del mattino del giorno 1, senza che alla vigilia ne fosse apparsa traccia di sorta nella visita che ha luogo ogni sera. I vicini si avvidero del fumo, e si corse subito in traccia dei pompieri, che disgraziatamente sono lontani da Oxford-Street. Intanto l’incendio si estendeva con rapidità, ed il Music-Hall fu in breve in fiamme da un capo all’altro. Solo alle quattro e mezzo le pompe furono poste in esercizio, quando la speranza di salvare l’edificio era perduta. L’opera dei pompieri fu dunque diretta ad isolare il fuoco per liberare le case vicine e vi si riuscì dopo sei ore di lavoro indefesso. Tutto l’interno del Music-Hall, sala, gallerie e palchi, fu quasi interamente distrutto; il resto dell’edificio, caffè, ristoratore, vestibolo, patì lievi danni. S’ignora la causa dell’incendio, ma si attribuisce a coloro che fumano tra un atto e l’altro nei borridoi furtivamente — Vienna. Incominciano i concerti che presto saranno fatti frequentissimi. Oltre quelli della Filarmonica e dei dilettanti, ne sono annunziati di Bulów, Quattro degli abbonati che spiegheranno il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 44: Veleno veleno vince. Fu spiegato esattamente dai signori: Gaetano Grilli, Alfonso Fantoni, capitano Cesare Cavallotti, Adelina Barieri-Bergomi, B. Bottigella, prof. Angelo Vecchi, ing. Pio Pietra, Orazio Zunica. Estratti a sorte quattro nomi, riuscirono premiati i signori: Orazio Zunica, Adelina Barieri-Bergomi, Gaetano Grilli e Cesare Cavallotti. Editore-Proprietario TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe., gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.