Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 45

N. 45 - 10 novembre 1872

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[p. 367 modifica]OGNI Al presente numero è unito il N. 21 della Rivista Minima» La prima rappresentazione DEL BOLOGNA, 7 novembre. N. della D, (1) Ecco il testo d’un dispaccio comunicato con una disinvoltura die- non sarà mai lodata abbastanza e pubblicato con docilità esemplare dai giornali politici di Milano: «Prima rappresentazione del Tannhauser di Wagner grande successo (?!) La sinfonia fu replicata. Il primo ed il secondo atto piacquero molto. «Nel terzo atto fu applauditissima la romanza del baritono.» Il solo Pungolo è più accorto, tralascia il compromettente grande successo ed aggiunge queste parole: «Il rimanente dell’opera incontrò molta opposizione. „ E la Perseveranza, che ha il suo appendicista a Bologna, è priva di notizie ed è costretta a riportare dal suo confratello II Pungolo!!! Non so se le notizie che a quest’ora si saranno sparse costì vantino o no il gran trionfo; (1) per quanto avvezzo agli scandali della docile complicità del telegrafo, non lo credo, chè il fiasco fu così colossale, così autentico, così indiscutibile da non potersi in alcun modo nascondere. I fischi dovete averli uditi da Milano; se non li avete uditi sappiate che, a parere di quanti hanno un dito di cervello, e sono molti, il Tannhàuser ed il cittadino Wagner sono, dopo questa cerimonia poco solenne, seppelliti per un pezzo anche nella nostra città, e l’avvenire è fatto per noi un preterito più che perfetto. Vi farò, senza entrare nel merito dell’opera, la storia schietta della serata che fu una delle più scandalose a cui io m’abbia assistito. Il teatro era gremito, questo s’intende, assai prima che incominciasse lo spettacolo; l’esercito dei wagneristi aveva avuto un rinforzo dalle varie città della penisola, e più di trecento (il numero è storico) eroi raccogliticci, assoldati per la gran battaglia. Nelle sedie chiuse si vedevano i critici, alcuni dei quali collo spartito sulle ginocchia, che sfogliavano molto dottamente ogni tanto. Tutto ciò dava alla cerimonia qualche cosa di mistico e di sacerdotale, che alcuni si ostinavano a trovare infinitamente ameno. La sinfonia eseguita splendidamente fu molto applaudita, e lo meritava chè, voi lo sapete, è una pagina musicale stupenda. Disgraziatamente le pagine che le assomigliano non sono molte. Ma tiro innanzi. Il primo atto passò freddo; la Venere seminuda sdraiata mollemente e T innamorato che le sta molto vicino, non ebbero potere di riscaldare il pubblico, contro le più legittime aspettazioni dei partigiani della musica dell’avvenire. Quella venere e quélT innamorato cantano nell’erotico atteggiamento un duetto melanconico che dura una mezz’ora; altrettanto dura la pazienza del pubblico. Nel secondo atto la seccatura si fa più evidente; né andò molto che d’ogni parte si cominciò a fare coi piedi uno strano accompagnamento alla musica, e calò la tela con un lungo mormorio. Evidentemente il pubblico sospettava di annoiarsi. Al terzo i fischi e le grida di disapprovazione durarono dal principio alla fine, ed anche alla fine non si acquetarono così presto; i trecento valorosi cercarono di resistere; ma trovarono le loro Termopili — e sono morti! < Già verso la metà dell ’atto i sacerdoti della critica avevano chiuso prudentemente i loro messali, il che fu da molti trovato ancora più ameno! E sì che T esecuzione da parte dell’orchestra e dei cori fu eccellente; e buona, per quanto si può giudicare dall’imperfetta audizione, da parte degli artisti, ad eccezione delle donne. Si segnalò l’Aldighieri, il beniamino del pubblico, il quale alla romanza del terzo atto ebbe applausi vivi, come in testimonio di stima, sebbene dopo la stessa romanza, ed appena scomparso dietro le quinte il bravo baritono, il pubblico si sbizzarrisse a fischiare del meglio che poteva. Quest’è la storia concisa della seconda impresa wagneriana della nostra Bologna, e confesso candidamente che dopo il buon successo del Lohengrin, mi sbalordisce e dee sbalordire, poiché se pure il Lohengrin è alquanto più fino ed elegante nelle forme, è degno [p. 368 modifica]MUSICALE DI MILANO 370 GAZZETTA fratello di questo Tannhàuser di cui ha i pregi ed i vizii ereditari. Applaudito il Lohengrin doveva essere applaudito anche Tannhàuser; or come si spiega che avvenne il contrario? La cosa non si spiega... o piuttosto si spiega benissimo. YEROSi spiega benissimo. La prima volta Bologna fa presa alla sprovveduta, alla seconda sapeva con chi avesse a fare. Ci sono due bei proverbi che adattano all’occasione: Ogni bel gioco dura poco — e dove il.... casca una volta non ei casca più la seconda. Or ecco a conferma di ciò che ei scrive il nostro corrispondente, quanto si legge nella Gazzetta di Treviso: u Ci scrivono da Bologna che ieri sera la prima rappresentazione della grand’opera di Wagner ha avuto un esito infelice. «I due primi atti sono passati in mezzo ad una sensibile inquietudine ed anche col visibile proposito in taluni di riprovare per riprovare, proposito pei’ altro severamente giudicato dalla gran maggioranza fredda ed imparziale. «Al terz’atto per altro i segni di disapprovazione si sono fatti cosi grossi e generali che difficilmente il Tannhàuser potrà rialzarsi e ripetersi. «E il giornale Dietro le scene, di Bologna, scrive: «La polemica è finita — Rimango melodista. Che fischi, che urli, che patatracl Povero Gay arre, quanto inutile spreco della tua bella voce! Povera Grün t,... K A salvare Tannhàuser non ha valso la mostruosa barba d Aldighien, non l’adipe immensa di Venere nè il suo dolcissimo accento francese, non il lussureggiante apparato delle scene! Tannhàuser è stato seppellito nella bara di S. Elisabetta, e l’eccelso Mariani appena fra gli urli ha potuto salvare la sua bacchetta! «Avveniristi, spegnete i lumi. «L’avvenire non è per noi. «Avveniristi, andate in Germania, e fatevi cittadini della Foresta Nera. In Italia quando s’ha sonno si va a letto, non in teatro. «Avveniristi, felice notte. «L’Opinione ha il seguente telegramma: «La sinfonia fu applaudita; il primo atto passò con pochi applausi; l’atto secondo disapprovato, però con qualche tentativo d applauso; atto terzo naufragio completo dell’opera. L’esecuzione per parte delle donne lascia a desiderare. Messa in scena splendida. «Non abbiamo finora visto altri giornali, ma ei pare che basti. N. della D. Rivista Milanese Sabato, 9 novembre. Fu un cattivo consiglio quello dell’impresa del teatro DalVerme di porre in iscena il Don Giovanni di Mozart. Quest’è un’opera che porta meravigliosamente bene i suoi anni, ma che non può levarseli di dosso; un decrepito assai ben conservato, ma che per quanto si ringalluzzisca non può riuscire a passar per un giovinotto di primo pelo. Io son di quelli che alla musica bella non domandano le fedi di nascita; per me non esiste musica vecchia, tranne la cattiva musica; certo l’armonia e il contrappunto d’oggi sono assai più ricchi dell’armonia e del contrappunto di un secolo fa, ma l’ispirazione d’allora vale l’ispirazione d’oggi, quando non vale più. Ma non è la musica di Mozart che è invecchiata, è il suo melodramma. Da questo lato oggidì si hanno idee molto differenti d’allora, ed a ragione. Oggi si vuole che la nota si sposi alla parola cosi intimamente da formare una sola idea, e si pretende che il convenzionalismo delle forme musicali non tiranneggi la situazione scenica o il buon senso. Ai tempi di Mozart non si badava tanto pel sottile; il libretto era nulla più di un cattivo pretesto per fare della eccellente musica; e il Don Giovanni è il modello del genere. Non mai mi apparvero cosi evidenti le inverosimiglianze e le seccature interminabili di quel cencio melodrammatico dell’abate Da Ponte buon’anima sua, come alla parodia che ne fu fatta al Dal Verme. Alla Scala, eseguito infinitamente meglio, questo capolavoro, eterno per gli studiosi, morto e sepolto da un pezzo per le scene, aveva ancora un’apparenza di vita; al Dal Verme parve un cadavere posto a contatto della pila che facesse le smorfie della rana di Galvani. A volerlo fare apposta non si poteva scegliere artisti meno adattati alle parti che furono loro affidate. Escludo la Brambilla, che fu una Zeriina elegantissima e piena di brio, e dico che tutti gli altri eran fuor dei loro gangheri. Lo stesso Barrò, non ostante gli entusiastici applausi con cui fu accolto, mi parve in quest’opera inferiore a sè stesso; pose tutto il suo studio a dare al personaggio di Don Giovanni il suo carattere di elegante seduttore, e vi riuscì benissimo, ma sdolcinò troppo il canto, portò all’eccesso il lieve difetto già rimproveratogli nelle altre parti’dalla critica. Il valente basso Junca era posto in croce nella parte di Leporello; egli tutto dignità e compostezza, il suo personaggio tutto brio e buffoneria, non ei fu verso che potessero mettersi d’accordo come avrebbero dovuto; pure Leporello, dopo Don Giovanni e Zeriina, fu il meno male. Pensate che cosa fossero gli altri! La signora Saar non doveva cantare la parte di Donn’Anna; ribelle come si mostra alla pronuncia italiana, questo genere di canto chiaro ed aperto e poco drammatico, anche quando drammatica è la situazione, non doveva far altro che oscurare i suoi pregi e far doppiamente palesi i suoi difetti; la signora Milani non più fortunata nella insipida parte di Donna Elvira, e Don Ottavio fu ancora più disgraziato delle sue compagne. Al contrario si tolsero discretamente d’impaccio il buffo Giacomelli (Maseto) e il basso Maffei (Commendatore). I cori andarono bene; l’orchestra poteva andar meglio, specialmente nella sinfonia. Insomma, con buoni artisti, non si riuscì a mettere insieme altro che una catastrofe. Se il capolavoro di Mozart, che ha resistito finora, fosse sottoposto un paio di volte ancora a simili sevizie, ei lascierebbe la pelle per omnia scecula o almeno non se ne parlerebbe più per un pezzo. Come farà l’Impresa a tirare innanzi fino alla fine della stagione? Non le rimane altra speranza di salvezza che la nuova opera Corinna del maestro Rebora, ma il tenore Aramburo non vuol saperne di cantare in quello spartito e di tenori buoni a spasso in questa stagione non ce n’é proprio. Al Carcano continuano con crescente successo le rappresentazioni della Reginetta del Braga; si applaudiscono ogni sera quasi tutti i pezzi, e si vuole sempre la replica della romanza del tenore; un solo pezzo passa innosservato, ed è la famosa romanza del baritono nel secondo atto in re bemolle. Si ha un gran stare attenti, dopo l’avviso dato dall’appendicista della Lombardia, ma la romanza del baritono in re bemolle, rimane ancora oggi un mistero. Peccato! Ma perchè in re bemolle? Io lo domando a tutti gli uomini misericordiosi: perchè in re bemolle? Allo stesso teatro è imminente la prima rappresentazione del David, Rizzio del maestro Canepa. Anna Maria Orsini atta Corte di Spagna è il titolo d’un nuovissimo dramma in 5 atti di Ludovico Muratori, rappresentato al teatro Santa Redegonda dalla compagnia Salvini. Nuovissimo, si sa, è un modo di dire che non invecchia; preso alla lettera non si conviene punto al dramma del Muratori. Tutto in questo lavoro è vecchio, l’argomento, e le tinte cariche, ed i colpi di scena; i personaggi sono pallide larve dissepellite male a proposito; ei è però in questo lavoro del Muratori una facilità di dialogo, un correre franco e spigliato di scene, un artifizioso succedersi di effetti che compensano i difetti accennati ed altri molti che è inutile accennare. Fate le parti del bene e del male, e mettendosi una mano sul petto, il critico è costretto a confessare con dispiacere che tutti i primi nati dello stesso padre sono infinitamente più sani e più vigorosi di quest’ultimo. AL [p. 369 modifica]GAZZETTA AI U S I C A L E DI MILANO 371 ALLA RINFUSA 4 In Amburgo si rappresentò, e piacque, una nuova operetta comica, 1 musicanti del villaggio di Riccardo Thiele.

  • A che serve propriamente la mitologia? — A questa dimanda così risponde

il programma di un collegio di fanciulle a Pest: «Dalla mitologia devono le allieve imparare almeno ciò che fa d’uopo per poter comprendere le moderne operette». > Da’ giornali francesi apprendiamo che M. Dailly, artista del Teatro delle Variétés, fu arrestato il 27 ottobre sotto l’imputazione d’aver avuto il grado di capitano di stato maggiore sotto la Comune. V La Liederkranz, società musicale, festeggiò il 12 ottobre a Varsavia il 2.° anniversario della sua fondazione. -V- A Minder, secondo il Kreisblatt, sta per fondarsi una Società pei funerali del canto! ¥ Il concorso aperto a Colonia per la fusione d’una nuova campana destinata alla cattedrale è terminato; la commissione toccò al signor Andrò Hamme di Frankenthal, il quale si servirà all’uopo di ventidue cannoni francesi. La campana sarà battezzata: Imperatore Guglielmo, e verrà inaugurata il primo ottobre 1873. Leggiamo nel Guide Musical di Bruxelles, che Gounod • ha accettato l’invito di mettere in iscena e dirigere le prime rappresentazioni della sua nuova opera Poliuto al teatro della Scala. Quando? L’invito di chi? Nonne sappiamo nulla. Reginella alla rovescia: Un giornalista parigino s’era innamorato pazzamente (anche i giornalisti ei cascano) d’una.... Reginella, la quale alla sua volta impazziva d’amore per gli abiti di seta e per i biglietti della Banca Nazionale, e un brutto giorno pianto il giornalista. Il giornalista voleva lasciare le colonne del suo giornale per sempre e meditava già un magnifico suicidio, quando vide una signorina che assomigliava miracolosamente alla Reginella, ed era devota dei sacramenti e del sesto in special modo. Vederla, amarla, chiederla in isposa, e stringersi a lei nei lacci sacramentali fu la cosa di quindici giorni! Crescite con quel che segue! Apprendiamo dalla Gazzetta di Catania che da taluni maestri di musica d’accordo si ha in animo la bella idea di fondare un Istituto musicale. II cavaliere de Reeden, artista del teatro dell’Opera di Mannheim, è intento a raccogliere documenti per pubblicare un’opera intorno alla Vita dei direttori e degli artisti dei Teatri Tedeschi. Quest’opera conterrà più di mille biografie, e sarà interessantissima per la storia del teatro.

  • Il preventivo fatto per il nuovo Teatro di Bayreuth, soltanto per l’illuminazione

a. gas, macchine a vapore e macchinismo in generale, si eleva alla piccola bagattella di 100,000 talleri, vale a dire circa 400,000 lire! Costano care le trilogie! -V- Un altro Teatro ancora! A Napoli, a Sant’Orsola a Ghiaia, una società privata fa costruire un Teatro, cui si vuol dare il nome di Teatro Jacopo Sannazzaro. Q E un altro ne fu costrutto a Todi! In un avviso del teatro Guglielmo a Magdeburgo leggesi: «Per aderire ai reiterati desiderii del pubblico, anche in questa stagione avrà luogo ogni settimana una rappresentazione senza fumo». 4 Certo signor Vittore Schoelcher, esiliato in Inghilterra dalla Francia imperiale, si occupò molto di Haendel, ed acquistò molti manoscritti appartenenti all’illustre compositore, fino a formare una specie di Museo Haendel. Il signor Schoelcher aveva altre volte rifiutato di cedere a qualunque prezzo la preziosa raccolta; ora si annunzia che il Conservatorio repubblicano di Parigi fu più fortunato del Conservatorio imperiale. Un’altra agenzia teatrale. Il signor Pietro Rizzoli, antico agente ed impresario teatrale, annunzia di avere aperto in Parigi, nella via Monsigny, 6, uno studio, allo scopo principalissimo di provvedere all’interesse di tutte le Imprese, Direzioni, Agenzie ed Artisti in genere. Al sig. Rizzoli venne anche in mente di accordarsi col maestro signor Giovanùi-Ferdinando Fontana ç di aprire nel locale istesso dell’Agenzia un corso regolare di canto. È giunto, scrive V Eco d’Italia di Nuova-York, da qualche giorno Romeo Dionesi di anni cinque e mezzo, già (!) conoscitore di musica, il quale nei principali teatri di Spagna, Portogallo, dell’America del Sud ed ultimamente in S. Francisco ha suscitato il più grande entusiasmo, traducendo le parti più difficili del repertorio lirico-italiano. Egli venne decorato di molte medaglie e diplomi, essendo stato dichiarato un fenomeno straordinario dell’arte (!!!) Ci sono giunti i primi numeri d’un nuovo giornale umoristico, artistico teatrale che si pubblica a Bologna, col titolo Dietro le scene. Sia il benvenuto! ¥ Chi vuol diventare dottore in musica? Basta essere artista, professore q cantante, e rivolgersi al signor Medicus a Jersey, 46, Kingstreet. Cotesto signore farà la cosa a prezzo assai modico. Le parole con cui egli si rivolge alla sua clientela tacciono l’istituto da cui emanerà il diploma, ma il signor Medicus promette spiegazioni gratuite a chi le chiederà con lettera affrancata!!! ty. Il violoncellista Cesare Augusto Casella diede due concerti nel teatro Reale di Gibilterra ed ebbe accoglienze festose. TORINO, 7 novembre. Un occhiata all’avvenire — Il maestro Bozzelli e la Dinorah — La Lucia rimessa a galla — Promesse. Il presente è gravido dell’avvvenire e vi sono in gestazione novità da tutte le parti. Domani a sera, al Carignano i comici francesi diretti da Meynadier ei daranno La timballi d’argent, una delle operette comiche più fortunate delle mobili scene parigine. Sabbato avremo probabilmente l’apertura del teatro Scribe coll’opera la Dinorah, quasi nuova per noi poiché vi fu data una sola stagione. Al teatro Rossini la compagnia piemontese studia un’operetta del maestro cav. Dalbesio; al Circolo degli Artisti i soci filarmonici provano una farsa in musica del maestro cav. Bercanovich; per il primo dei Conviti popolari di musica classica sono in pronto la partitura della sinfonia Saul di Bazzini e la partitura di quella appositamente composta, come già vi ho detto altra volta, dal nostro egregio pianista, il maestro cav. Rossano. La Dinorah avrà ad interpreti principali la Pernini. il Minetti ed il baritono Cuyas; avrà buone seconde parti, cori bene istrutti, ottima orchestra: il giovine maestro sig. Bozzelli mette il massimo impegno nel concertare questo bellissimo lavoro di Meyerbeer ed ê secondato validamente dal direttore d’orchestra cav. Bertuzzi; vi so anzi dire che l’altra sera alla prova uno dei rappresentanti dell’impresa, quale tutto il mondo sa essere sostenuta dal proprietario del teatro e da un altro patrizio torinese, essendosi preso l’arbitrio di dire al Bozzelli di non guardar tanto per il sottile e di passar oltre, questi gli rispose per le rime, asseverando che in arte egli solo era giudice e re, se n’andasse il sig. rappresentante ad accudire agli affari suoi nel camerino del teatro: poi ringraziò l’orchestra e preso il suo cappello se ne andò: il sig. rappresentante allora si lasciò scappar di bocca che avrebbe ricorso ad altro maestro; ma di rimbalzo il Bertuzzi chiuse nella cassetta il suo violino e coll’approvazione dei colleghi dichiarò ad alta voce che partito il Bozzelli, lasciava egli pure l’orchestra: e per quella sera non se ne fece altro: al domani, pregati da autorevoli persone, il Bozzelli ed il Bertuzzi si rimisero al lavoro ed ora le cose procedono regolarmente. A surrogare il tenore Benfratelli, di cui i giornali teatrali han riportato una fede di malattia, è stato scritturato telegraficamente il Del Passo, il quale arrivato a vapore ed andato in scena colla stessa, velocità ha saputo cavarsela per bene, quantunque abbia abusato dei falsetti ed in parecchi punti accenni meglio che cantare la sua parte. La Caruzzi-Bedogni, un po’meglio così accompagnata, ha potuto far spicco di maggiore abilità e col Lalloni e col Cesari confermando il primitivo successo, ha rimesso a galla la pericolante Lucia: alla quale però l’impresa sostituirà sabbato prossimo la Traviata, protagonista la signora Capozzi, ultimamente collo stesso spartito assai festeggiata all’Alfieri. I giornali politici di qui hanno annunziato l’arrivo fra noi di quel tal signor Guidicini, editore d’un preteso epistolario rossiniano, divenuto famoso (l’epistolario, non l’editore) per l’approvazione e le lodi del Guerrazzi e più ancora per il dignitoso silenzio conservato su di esso da Verdi. Nel prossimo carnevale avremo tre teatri d’opera, vale a dire il Regio, che come è noto si riaprirà coll’opera-ballo Guarani/; e poi darà il Faust di Gounod col ballo del Despaces: lo Scribe con opera sola, ma colle promesse novità, meno la Mignon. messa da parte per deficienza di personale artistico: il Balbo con spettacolo d’opera e ballo. Che Iddio ne la mandi buona, chè le promesse sono molte, e temo troppe! ® I M FO B L NAPOLI, 6 novembre. Cose del San Carlo — Teatri Minori — L’impresa del teatro Nuovo — Fatima del maestro Impallomeni — Sciopero del consiglio direttivo del Collegio di Musica — Il Settembrini. L’autore del Don Carlo, dell’Aù&?, del Ballo in maschera e del Rigoletlo è fra noi da cinque giorni. Pertanto sono qui tutti gli artisti destinati a cantare nel Don Carlo e nell’Aida, e molti della seconda compagnia, ma pare che l’instabil dea che quest’anno avrebbe dovuto tutelare il Musella compiacciasi alquanto ad avversarlo. Il Bulterini è qui affetto da una laringite e non potrà cantare si tosto; affrettasi l’impresario a sostituirlo con un altro artista di vaglia, ma fin ad oggi non vi è per anco riescito. Il Fraschini intendeva prestar l’opera sua, ma per poche recite soltanto e fino a tutto dicembre. [p. 370 modifica]372 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO M’auguro che queste gravi difficoltà sieno appianate e che o il Fraschini stesso o qualche altro eletto tenore trovi modo di appagare le giuste brame del maestro Verdi. Secondo i disegni del Musella dopo il Don Carlo, prima di provare bene Y Aida, si darebbero due altre opere: il Marin Faliero con la Ramirez-Roldan (1), e col Celada e De Bassini; il baritono Sterbini è ancora incerto, e declinerebbe il carico di esordire con un’opera che mai non ha eseguita e non ha torto. Dopo il Marin Faliero si rappresenterebbe la Maria di Rohan con la Maio a protagonista. Uno sguardo ai minori teatri: Trisolini non potè domenica aprire le porte del teatro Grégoire perchè avendo egli scritturato i coristi del S. Carlo, costoro, occupati nelle prove, non poterono prestar l’opera loro. Quindi è rimandata a sabato la prima rappresentazione de’ Puritani, e sul proposito noto che il basso Medini scritturato pel teatro Bellini di Palermo chiese ed ottenne lo scioglimento del contratto, e la parte sua fu affidata al basso Pisani. Il teatro Nuovo dopo cinque recite della Marta, fu chiuso; non abbiamo potuto avere per ciò l’agio di udire Y Elvina, e per buona ventura il solerte impresario del Rossini ha dato ospitalità a varii artisti rimasti inoperosi, fra i quali il Lambiase ed il Casaccia, e ad alcuni dei maestri già scritturati dal Ricci. Cosi udiremo il Cuoco, nuova commedia lirica musicata dal valoroso d’Arienzo. E poiché mi trovo a parlare del Rossini debbo lodarne l’impresa, che è dispostissima a favorire i giovani maestri. Così l’anno scorso fece scrivere per quelle scene il Palmieri, il Fasanari, l’Avolio e il Sarria che col suo Babbeo e Y Intrigante, rappresentato più di quaranta volte, fece entrare molti denari nella cassetta. Ora m questa stagione continuerà pure in siffatto lodevole sistema, e ne ha già dato una bella prova ripresentando la Carmosina del Sarria, e montando splendidamente il lavoro d’un giovane siciliano, Y Impallomeni. Questi composta una Fatima avevaia fatta rappresentare al teatro Garibaldi di Palermo. Il Perelli ha voluto riprodurla sul suo teatro, nè ha badato a spese, chè ha fatto dipingere cinque nuove scene, e scelse un vestiario ricco. Questo Fatima è il primo lavoro d’un esordiente e il pubblico, tenendo calcolo di tal qualità, lo ha incoraggiato applaudendolo a molti brani e alla fine di tutti gli atti. L’opera mostra l’inesperienza di uno che procede per una via mai battuta, ciò non ostante, qua e là presenta canti spontanei, chiari, e più d’un pezzo buono, fra i quali un duetto per tenore e soprano nell’ultimo atto ha forme regolari e caratteristiche e ritrae mezzanamente le situazioni drammatiche. L’esecuzione dell’orchestra fu degna di lode, quella degli artisti discreta in generale, buona quella delle due donne la Valburga e la Rufino. Per contrario al Politeama la Lucia, sebbene affidata ad altri artisti, non migliorò gran che; invece nei F ascari vi è,stata qualche innovazione e l’esito se ne avvantaggiò. Alla Pirola fu sostituita la Cabucci la quale esegui con grazia e sentimento la parte di Lucrezia e fu sempre applaudita. Stasera vi si eseguirà il Ballo in maschera con la Cabucci stessa con la Boys Gilbert e la De Fanti, due altre delle danneggiate dal fallimento dell’impresa del Teatro Nuovo. Il Franco ed il Medica eseguiranno le parte di Riccardo e di Renato. Sciopero nel Consiglio direttivo del Collegio di musica in S. Pietro a Maiella; i consiglieri Persico e Raffaele hanno rassegnato da qualche giorno la carica per motivi non sufficientemente giustificati e mossi da fatti e considerazioni personali più che da profondi dispareri intorno allo indirizzo dell’istituto e dell’amministrazione, come ho da fonte sicura. Il Settembrini poi pare non voglia più sentire parlare dell’ufficio di consigliere, ma l’illustre professore, occupatissimo com’è nel dettar lezioni e nell’altro uffizio ancor più faticoso di Rettore dell’università, non poteva recarsi alle adunanze, nelle quali sono riunite persone intelligenti di musica e cultori egregi di essa. Con questa ragione il Settembrini altra ne dà, ed è che egli non sapendo suonare neppure le campane in quel consesso stava proprio fuori di chiave. Vorrei continuare ma sul mio capo pende la spada di Damocle, e questa è la brevità che m’avete imposto. Risponderò dunque nel prossimo numero MY Omnibus il quale trova qualche nota da fare all’ultimo mio corriere, e usa un certo tuono lepido che non mi spiace a vero dire, chè lo stile dev’essere consono alla materia onde trattasi, e l’attaccare polemica pel Battista non è affare grave, parmi, nè pure per l’egregio direttore del più antico giornale italiano. (1) Da un’altra lettera apprendiamo che, trovandosi ammalata, la sig. Ramirez-Roldan ha. domandato all’impresa lo scioglimento del contratto a fin mie gli spettacoli non soffrane» danno e si possa in tempo provvedere. Nota della Redazione. Non per dare al Battista quell’importanza che l’arte non gli dà, ma per intendermi con l’Omnibus circa alcune quistioni generali che esso mette in mezzo, risponderò nel venturo corriere. A rivederci dunque. ACUTO GENOVA, 7 novembre. Poca sapienza delle imprese — Trovatore al Paganini — Le celebrità cadute — Un nuovo astro d’Euterpe — La Sonnambula — La Lucia — Un’emula in 48 della Rachel. D’una cosa non potei mai farmi una ragione plausibile, ed è del perchè le imprese, quando hanno acciuffato il pubblico, anziché accarezzarlo, lo indispettiscono. Questo fatto che si verificò e si verifica in tutti i teatri, oggi accade a Genova e precisamente al Paganini, dove da 15 giorni si avvisa l’andata in iscena dell’Anna Rosa e della Contessa d’Egmont nell’entrante settimana, senza che mai compariscano; il pubblico si era raffreddato e indispettito tanto che l’impresa fu obbligata a riprodurre il Trovatore che comparve l’altra sera. Quest’opera di Verdi, come la maggior parte delle creazioni dell’illustre maestro, fece sparire il broncio, e una folla di spettatori accorse ed applaudì. L’esecuzione, quantunque si scorgesse precipitazione di concerto, fu ottima, e la Vialdi, d’Antoni e la Granerò ingigantirono meritamente nel favore dell’uditorio Tardi, ma a tempo, venne provveduto ad un basso (Zinelli) il quale fece buona prova di sè. e lascia sperare bene nella esecuzione della Romeo e Giulietta di Marchetti. L’altra sera, pure sulle scene del Teatro Nazionale, comparve la Sonnambula di Bellini, eseguita dalla signora Adelina Budel-Adami, Carrion e Marucco. L’impresa da molti giorni aveva in lettere da scatole pubblicato la prossima comparsa del cav. Emanuele Carrion, celebre tenore, e a far pesare ai genovesi la celebrità del tenore, aumentò il biglietto d’ingresso da L. 1. 30 a L. 2 Questo aumento mi provò sempre più la verità del mio premesso esordio, ed infatti non molti accorsero ad udire il celebre, e quei pochi si atteggiarono a giudici severi. Il Carrion fu un grande artista specialmente nel genere drammatico e perciò doveva trovare maggiori ostacoli, nell’interpretazione d’Elvino, personaggio importante nel sublime Idillio Belliniano. Il Carrion è sempre un cantante che si ode con piacere, ma essendo un astro nel tramonto, visibilmente si può intravvedere come egli arrivi anche a farsi applaudire a forza d’arte. Senza reticenze e con franchezza, vi dico che fui contento d’aver spese le mie due lire, per aver udita la signora Budel-Adami. Cantò la parte di Amina in modo inappuntabile, ha una gratissima voce e ben educata, del genere di quella della Galletti; parmi che questo sia già per lei il miglior elogio che si possa farle. Bene anche il Marucco nella parte di conte. Decorosa la mise en scène. E qui mi giova farvi presente un’anomalia di questo teatro, in cui vedete scritturate 3 prime donne, 5 tenori, 1 baritono e neanche un basso; meno celebrità, e più equa distribuzione di fatica. Non deggio dimenticare di dirvi che in questo teatro la scorsa settimana comparve la Lucia di Lammermoor con discreto esito, in cui si produsse il tenore Mancio artista che canta bene, sa quello che si dice, sta bene in scena, ma ha una voce poco aggradevole, che a forza d’arte riesce a farsi piacere. Ora attendiamo lo Zampa con Tiberini, ma io consiglierei il signor Novaro a lasciare il biglietto al prezzo primitivo; creda che alla fiçe si troverà più contento. Giovedì scorso si apersero i battenti del Carlo Felice con una compagnia francese il cui strombettato ornamento era madamigella Devoyod della Comédie Française di Parigi e annunciata quale emula della Rachel. Nell’Adriana Lecouvreur ammirai nella Devoyod una brava artista, ma niente di più; un paragone colla Rachel è impossibile, perocché nella morta artista v’era la scintilla del genio, in questa il convenzionalismo della riflessione. A y f. NrE INEDIA., 4 novembre. Il teatro Camploy ed il teatro Rossini — L’Ombra di Flotow. Les Brigands e Rabagas. Appena nidi il sol che ne fui privo. Il teatro Camploy, dopo poche rappresentazioni dell’Emani, si è chiuso e gli artisti si sono sparsi pel mondo. Non voglio indagare le cause di un tal fatto, nè deplorarlo per ragioni del tutto artistióhe, [p. 371 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 373 Al teatro Rossini invece è più propizio il fato. Dopo parecchie ed applaudite rappresentazioni del Barbiere fu messa in scena VOmbra di Flotow. L’esito di quest’opera non fu chiassoso, ma onorevolissimo, degno dei pregi che contiene. Piacque la musica vivace e drammatica ad un tempo, maestrevolmente istromentata ed interessante. Venne criticata l’azione che si sviluppa troppo lentamente, e la lunghezza dei recitativi, sostenuti dalla forma così detta descrittiva e progressista di non pronta intuizione. Gli esecutori sostennero e sostengono egregiamente la loro parte; si segnala la signora Derivis, egregia cantante, dotata di agilità, buona scuola, simpatica voce, bellissima azione, ed il tenore Montanaro, il cui nome è ben conosciuto nella repubblica artistica. Anche il baritono Polonini e la sig. Luini sono degnissimi di lode. L’orchestra, diretta dal maestro Bernardi, eseguisce il compito suo assai bene e specialmente nello stupendo preludio del secondo atto, che quasi ogni sera si fa ripetere, riceve grandi applausi dal pubblico. All’Ombra succederà la Reginetta del maestro Braga. Il pubblico veneziano è desideroso di udire questo nuovo spartito, ed ha fede di poter applaudire un lavoro assai fino e quale dimostrò di essere dopo il successo, certo ottenuto da un uditorio di cui si conosce l’alta intelligenza musicale. L’Apollo, dopo alcune recite della Compagnia francese Maynadier, venne occupato dalla italiana diretta dal Pietriboni. La compagnia Meynadier ha dato fra le altre cose poco lodevoli, les Brigands di Offenbach, ed il Rabagas di Sardou. Nè l’una nè l’altra di tali produzioni ha commosso il nostro pubblico, che sin’ora ha sempre, come questa volta, dimostrato di possedere un gran buon senso. Al Malibran, la compagnia di Mario Rossi fa furore; le sue rappresentazioni à sensation sono sostenute da un discreto drappello di commedianti, e lo spettacolo di ballo che vi succede ogni sera, chiama sempre folla in teatro, che manifesta bene spesso la propria approvazione, non punto contristata dal pensiero di avere speso i pochi centesimi dell’ingresso sproporzionatamente al valore intrinseco dello spettacolo. f- F TREVISO, 7 novembre Il Ballo in Maschera al teatro di Società 31 ottobre. L’Adello del maestro Mercuri. Dopo lo splendido successo dell’Adelinda, rappresentata non è molto al nuovo teatro della Repubblica di San Marino, l’aspettazione per l’Adello era grande. Sono lieto di potervi dire che non fu smentita, e che il pubblico fece le migliori accoglienze al nuovo spartito, contento di ritrovare quel che aveva desiderato, cioè un’opera melodica e ricca di buoni intendimenti. Il maestro si è sforzato di togliersi al convenzionale, e se non sempre vi è riuscito e se qualche volta si compiace ancora delle forme vecchie, ha però evitato scrupolosamente le lunghe, interminabili, noiosissime cadenze. Lo strumentale è fatto con garbo e l’effetto è ricercato e ritrovato senza stento. Come vedete ce n’è abbastanza perchè un’opera piaccia. E infatti piacque, e gli applausi proruppero spontanei a quasi tutti i pezzi. Citerò fra i migliori la sinfonia, un coro religioso di buona fattura, il primo finale; nel secondo atto una romanza di Adello gentilmente melodica, un duetto drammatico, di cui fu perduto l’effetto per colpa dell’esecuzione, e un coro di festa con valzer briosissimo. Nell’atto terzo fu molto applaudita un’aria di Lamberto, un bel coro di monache, e in special modo una preghiera originale e di molto effetto, un quintetto con coro e la stretta del finale. L’esecuzione totale è un bel fu discreta, in alcuni punti piuttosto buona; il successo che deve incoraggiare il maestro. Se è vero il PAVIA, 7 novembre. La Linda al teatro Fraschini. proverbio che chi ben comincia è alla metà dell’opera, la nuova Società Pavese, costituitasi per azioni allo scopo di dare buoni spettacoli al teatro comunale Fraschini, avrebbe già fatto buon tratto della scabrosa via che ha da percorrere. A meglio giudicarla attendiamo gli spettacoli del carnevale, dei quali si dicono mirabilia. Intanto ei ha dato una Linda, i cui abiti se non sfarzosi sono discretamente lindi. (Assolvetemi per la freddura che mi è scappata). Ne sono interpreti il baritono Medini, il basso buffo Miliara, il tenore Lendinara, il soprano De-Sassi, il mezzo-soprano Guberti e il contralto Dordelli, ai quali artisti non mancarono segni di approvazione del pubblico e talora applausi. Abbastanza bene l’orchestra; chiudendo un occhio sopra alcuni sintomi d’insubordinazione fonica nei corni (oh! i corni), e i cori diretti molto abilmente dal cav. Canevasso già istruttore alla R. Cappella di Torino. AVE Il Ballo cietà, non mente dal sostenerlo, in maschera, dato ier sera al nostro teatro di Soera più riconoscibile, tanto fu profanato, particolartenore. E si che l’impresario fece ogni sforzo per disponendo la claque in platea, nei palchi, nella loggetta, nel loggione e perfino alcuni professori d’orchestra, i quali a tempo e luogo deponevano l’istrumento per farsi eiaqueurs. Malgrado tutto ciò, prima di finire lo spettacolo fu calato il sipario in mezzo a generali atti di disapprovazione. La carità verso il prossimo m’impone di tacere i nomi degli artisti, li designerò col nome del libretto. Il conte Riccardo ha una voce intollerabile perchè le sue note basse ed acute sono aspre: medie non ne ha. S’aggiunga un modo di canto slegato e talvolta non intonato, insomma nulla che possa renderlo aggradevole. Amelia, o fosse sbigottimento, o fosse la tessitura per lei troppo alta, non sempre si,mantenne intonata, ebbe però qualche momento felice che il pubblico seppe apprezzare. Renato ha voce debole, poco estesa ed un modo di canto che s’avvicina al lamento. Si trasportò mezzo tono sotto quel gioiello ch’è la romanza del 4.° atto, riuscì troppo bassa, UlA quindi il prestigio di quella caratteristica melodia; ma in non l’avrebbe potuta sostenere perchè troppo alta, e de’ due tolto tono mali s’appigliò al minore; il pubblico s’accontentò ed applaudi, e buon prò’ gli faccia. Il Paggio ha voce troppo esile per far risaltare la sua brillante parte; nei pezzi concertati nemmeno si sente. La Maga è un’esordiente, e per essa la critica dev’essere benigna. La sua voce nelle note medie è chiara e limpida, le basse sono troppo gutturali e riescono disgustose; io la consiglierei a studiare il modo di rendere la voce tutta d’un carattere prima d’esporsi nuovamente sulla scena. Questo è il con siglio d’un amico, lo accetti e non si lasci illudere dai facili elogi, chè forse troppo tardi se ne dorrebbe. I due bassi, forniti di robusta voce, per quanto studio mettessero a trattenerla, tuttavia soperchiavano gli altri, fecero però bene la loro parte e furono applauditi. Non sempre bene l’orchestra, traviata dal complesso. Incerti pure anche i cori. Il buono di questo spettacolo fu la messa in scena veramente splendida ed i scenarii, ma è troppo poco relativamente al biglietto 4’entrata. Devo dire che l’intelligente direttore sig. Rossi, aveva preveduto l’esito infelice e n’avea anche parlato coll’impresario, ma siccome il direttore è pagato dall’impresario, ne succede che il direttore, quand’anche sicuro dello scandalo debba tacere, se T impresario lo impone, e ciò avverrà sempre fintanto che la Presidenza non scritturerà essa il Direttore. Bisogna confessare francamente dello spettacolo; del pubblico. che quest’anno la Presidenza ben poco si curò sovra di essa perciò si riversa il malcontento JPÆTtTGrl, 6 novembre. Teatro Italiano. — Un Ballo in maschera. — Le signore Pasqua e Bracciolini prima, Colonnese, Ugolini, ecc. — Opere in aspettativa, — Gli altri teatri. Le rappresentazioni della Sonnambula, con Capoul e T Albani, sono state interrotte nel loro più bel momento ed allora appunto che la curiosità stimolata al vivo avrebbe fatto accorrere la calca alla sala Ventadour. La direzione sembra aver più a cuore la quantità che la qualità, e quando il pubblico è soddisfatto d’uno spettacolo, essa gli dice: «Ne ho un altro a vostra disposizione, ne ho due altri, dieci altri; non saranno così attraenti, ma non importa, ve li darò.» — Ed ecco che ha attaccato sul cartello della Sonnambula quello d’Un Ballo in maschera, che certamente sarebbe stato per lo meno altrettanto gradito, se l’esecuzione della bell’opera di Verdi fosse stata così accurata che quella della delicata pastorale belliniana. Mi duole il dover dire che non è stata tale. E per essere imparziale, aggiungerò che il pubblico si è.mostrato meno esigente, e se ne è accontentato. Tanto meglio per lui; vuol dire che è di buona pasta. In Un Ballo in maschera due nuove cantanti hanno esordito,’ la signora Pasqua e la signora Bracciolini prima. Quando saremo a cento faremo una croce. È incalcolabile il numero degli artisti che ei sono passati sotto agli occhi dal giorno che il Verger ha assunto la gestione del Teatro Italiano. Dicasi poi che c’è penuria di cantanti. Vero è che la maggior parte di essi sono passati come meteore; han brillato — più o meno — una?! <!!! [p. 372 modifica]374 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO sera o due, e non se ne udito più parlare. Ciò non toglie loro il diritto di prendere il titolo di artisti di canto del Teatro Italiano di Parigi. Checché se ne dica, è un buon passaporto pei paesi stranieri, sopratutto per le contrade transatlantiche. Aggiungete che c’è sempre qualche giornale, tra i cento e più che si pubblicano in questa capitale, che ne dice tutto il bene possibile, non fosse che Entr Acte, che è in fatto di giornali quel che la claque è in fatto di pubblico. Basta mostrare questi articoli laudativi — e più o meno favolosi — per far credere che il cantante o la cantante ha fatto la delizia del pubblico parigino. Non è più difficile di quel che pare. «Ne ho veduti tanti e tanti!...» La Pasqua ha una bella voce, e questa volta l’aggettivo è più che esatto. Bella veramente; ma l’esordiente ha creduto che chi più grida ha più ragione e l’ha spinta più del dovere. AW Opéra avrebbe forse raggiunto lo scopo. Là la forza dei polmoni è più valutata che l’arte del canto. Al Teatro Italiano non è lo stesso. Poco importa che la voce sia più o meno possente, purché il metodo di canto sia irreprensibile. Del resto l’esordiente, salvo il difetto che ho accennato, ha cantato assai onorevolmente la parte d’Amelia, che non è mica delle più facili. Non dirò lo stesso della Bracciolini, che non bisogna confondere con la secondogenita, della quale vi ho già tenuto parola nelle precedenti mie lettere. Il nuovo contralto ha esordito nella parte di Ulrica l’indovina, che non è delle più gradevoli; e l’ha resa men gradevole ancora la sua voce, non essendo affatto simpatica. Non so se fosse la paura o altro, ma pareva cantar dal fondo d’una caverna. — Il tenore Ugolini, che fino ad ora non aveva trovato una parte ove avesse potuto brillare, ha finito per farsi applaudire, e meritamente. Non dico che sia stato eccellente in tutta l’opera, ma ha detto benissimo «È scherzo od è follia,» ed il pubblico che non domandava di meglio che di ricompensarlo del suo zelo, non gli è stato avaro di plausi. Sono stati i primi che abbia veramente meritati; e non credo ingannarmi, aggiungendo che sono stati anche i primi che abbia avuti. — Il Colonnese, ad onta del suo buon volere, non tirò dalla sua parte tutto l’effetto che ne cavavano i suoi predecessori, alla famosa romanza Eri tu, specialmente — per ultimo la Torriani cantò discretamente la parte del paggio; ma il pubblico non le ridomandò nè l’una nè T altra delle sue due belle melodie. Il dramma di Legouvé, Les deux Reines, con cori ed intermezzi di Gounod, doveva andar in iscena dopodomani, venerdì, ma vuoisi che la rappresentazione ne sarà ritardata di qualche giorno, gli artisti non essendo ancora perfettamente padroni delle loro parti. Si parla della Perla del Brasile di Feliciano David tradotta in italiano, sotto gli occhi del compositore, e con qualche pezzo nuovo. È TAlbani che canterebbe la parte principale, quella di Zorà. Lo spartito di David essendo essenzialmente melodico, è a credere che la Perla del Brasile avrà un successo felice. La direzione vuol mettere in scena T opera di Tito Mattei, e quella della baronessa di Maister intitolata l’Egiziana. Vuoisi che prima di queste due, sarà messa in iscena l’opera del marchese di Sory intitolata Gli amanti di Verona (alias Giulietta e Romeo), anche questa è una traduzione, come è la Perla del Brasile e come lo è l’Egiziana. Pare che i Francesi abbiano più fortuna che gl’Italiani per essere ammessi a dare i loro lavori al teatro Italiano. E giacché ho nominato gli Amanti di Verona, rammenterò che il Romeo e Giulietta di Gounod è sempre in prova al teatro Opéra-Comique. (Chi avrebbe detto alla bella ed infelice coppia veronese che i suoi funesti e lagrimevoli casi sarebbero un giorno rappresentati sulla scena che s’intitola dell’opera comica!) Avremo cosi due Giuliette e due Romei rivali, quelli dell ’ Opéra-Comique e quelli del teatro Italiano - senza contare la parodia che non mancherà di sbucciare in uno dei teatrini detti di genere. Finora non abbiamo vivuto che di promesse. L’Opéra promette mari e monti, e non vive che di riprese; allo stesso modo l’Opéra-Comique, che ha fatto annunziare cinque o sei opere nuove nei giornali e che si è limitata a riprendere l’Ombre, les Noces de Figaro e Mignon. Ci vuole veramente la pazienza del pubblico parigino. Ma esso è così fatto che andrebbe al teatro, anche se gli si desse eternamente lo stesso spettacolo. Per questo bravo pubblico la musica è un accessorio; se è buona tanto meglio; se no, pazienza; purché abbia accesso alla sala che vi sia spettacolo, poco gli cale del resto. e PARIGI, 7 novembre. Vi mando come una curiosità, se credete di pubblicarle nella Gazzetta, le entrate del Teatro Italiano nel mese passato compresovi l’abbonamento. 1 ottobre Fr. 2615 (debutto Torriani) Traviata 3»» 2660 Idem 5»» 3312 Idem 8»» 5273 Lucrezia Borgia 10»» 1854 Idem 12»» 7567 ( Debutto Capoul) Marta 15»» 6171 ’ Idem 17»» 3174 Idem 19»» 3243 Traviala 20»» 1471 Marta 22»» 3835 Traviala 24»» 8072 (Debutto Albani) Sonnambula 26»» 7878 Idem 29»» 7371 Idem 31»» 2686 (Debutto Pasqua) Ballo in Masch Totale Fr. 70,882 Queste cifre paiono importanti e faranno venire l’acquolina in bocca a più di un impresario. Bisogna però dedurre Fr. 7000 per il diritto dei poveri ed altre, spese senza la compagnia di canto che era costata Fr. 62,000. Fate ora il conto. Winter Patti LONDIJA, 4 novembre. Season Italian Opera — Associazione di musicisti nazionali — Adelina in Russia. L’Investors’Guardian è una rivista settimanale che registra gli avvenimenti commerciali e speculativi della settimana — e col suo ultimo numero annunzia la formazione e registrazione di una compagnia col titolo di Winter Season Italian Opera — capitale steriini 1500 in azioni da steriini 100 l’una. Appartiene esclusivamente a questa compagnia il merito dei rumori teatrali di Liverpool e di Londra, da me accennati nelle ultime lettere. La compagnia italiana di canto di Liverpool non è nè più nè meno che la compagnia italiana di canto di S. Georges Hall, ora in corso di formazione. È il signor Rocca Monaci, a cui appartiene il progetto, e il merito d’averlo portato al punto in. cui trovasi. Contasi d’incominciare le rappresentazioni col 10 del mese entrante, aprendo la campagna col Conte Ory di Rossini. Se per quel tempo la compagnia di canto sarà completa e le azioni dell’impresa saranno state sottoscritte, v’ha qualche ragione per credere che i calcoli fatti verranno realizzati. Si desiderano creature di bell’aspetto, di bellissima voce, e di nessuna pretensione.! La fortuna gira: e chi sa che qualche incognito tesoro italiano sfugga agli occhi rapaci dei vostri irnpresarii per cadere nelle mani della nuova impresa inglese? Ad ogni modo le mamme faranno bene a seguire l’antica accompagnare le loro figliuole fortunate sino al teatro trionfi. Però sento l’obbligo di osservare che il capitale, moda di dei loro ammesso è certa! pure che venga sottoscritto interamente, cosa che non parmi stranamente insufficiente allo scopo prefìsso; prova che i promotori dell’impresa (poiché questi sono vari) o non conoscono il paese, o non hanno una chiara idea della speculazione che fanno. Quale sia per necessità il risultato di un’impresa venuta alla luce in tali condizioni lascio a voi l’affermare. Del repertorio messo fuori coll’annunzio della nuova impresa vai la pena di dir due parole essendo un repertorio, vastissimo e generalmente attraente; v’hanno le opere più popolari di Verdi — Trovatore, Traviata, Ballo in maschera; v’hanno le Astuzie Femminili, e il Matrimonio segreto del Cimarosa; una mezza dozzina d’opere di Rossini, un paio di Donizetti; una di Bellini; e una di Fiori che s’intitola Don Crescendo dal desiderio, dicesi, che vada crescendo in popolarità; e il Don Desiderio del principe Poniatowski per garbare ai desideri del nobile maestro. Tutto questo, con qualche cosa che ho omesso, dev’essere rappresentato in un mese a tre rappresentazioni per settimana. E poi ditemi che i miracoli si fanno soltanto fra voi! Un’associazione di musicisti nazionali è in corso di formazione allo scopo di dare in St. James’s Hall concerti strumentali sotto la direzione del maestro Giorgio Mount. I suonatori stranieri sono esclusi dall’associazione; ma questa non è che una disposizione del programma. Quanto valgano i programmi è generalmente noto. Gli agenti di Adelina Patti continuano fedeli il loro mestiere. Da essi ispirati, i giornali inglesi narrano la sua prima com [p. 373 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 375 parsa in Mosca avvenuta il 15 ottobre ultimo, e soggiungono che la charmante marquise riceve per la sua corrente scrittura di Russia, della durata di quattro mesi, non meno di dugento cinquantamila lire coll’obbligo di due recite per settimana. Il repertorio di ciascuna settimana bisogna che sia sottomesso alia sua approvazione dall’impresario almeno dieci giorni prima, ed ogni rappresentazione straordinaria dev’essere pagata otto mila lire! S’aggiunge che in caso di malattia, a meno che questa si protragga oltre i quindici giorni, la diva riceve il suo onorario egualmente! Il signor Gye vorrebbe scritturare il nuovo tenore Schott, che ora brilla a Berlino; ma essendo questi un ufficiale dell’armata del Wurtemberg e non avendo che un permesso limitato per compiere il suo contratto attuale, è possibile che pel momento almeno i voti del Gye non saranno soddisfatti. Il signor Schott ha frattanto rinunziato alle spalline d’ufficiale, e conta di ottenere presto la sua dimissione per consacrarsi interamente alla nuova vita artistica. u. BERLINO, 29 ottobre. Joachim e Wilhelmy — Nuovo concerto di Raff — L’Impazienza di Schubert — Un nuovo pianista ed un nuovo astro-tenore — Tant de bruit pour une omelette! «Sic transit gloria Berolinae.» Così potemmo dire la settimana passata, avendo avuto fra le nostre mura due concerti di due che toccano le massime vette dell’arte del violino. Per opera di costoro fu incominciata la nostra stagione in maniera da far i critici muti per stupore. Udii taluni dei migliori violinisti, venuti nei detti concerti per giudicar i fenomeni coi proprii occhi, imprecar il loro nascimento e i loro studii, perchè sbigottiti di tanta altezza e di tanta perfezione artistica. Parlo di Joachim, il quale cominciò il suo ciclo dei quartetti, e di Wilhelmy, detto l’erede di Paganini, il quale diede un concerto nellaSingakademie, davanti ad un uditorio eletto, composto del fiore dell’aristocrazia, dell’ingegno e del denaro. Benché lo Joachim fosse già rinomatissimo fra noi e fra i suoi colleglli musicali, pure la sua prova ultima fu indizio di tale perfezione ideale da far dire che mai fu inteso nella musica da camera nulla di più grandioso, di più elettrizzante. Il grido di guerra fu di questi giorni: Qui Guelfi, là Guaiblinghi; qui Joachim, là Wilhelmy, ma non vi è nessuna comparazione fra l’uno e l’altro, ed entrambi hanno la propria individualità. Nel programma del concerto Joachim ei era il solito numero accademico di tre quartetti cioè: Mozart {mi bem.); Schumann {mi magi); Beethoven {do mag. colla fuga Op. 59). I valentissimi de Alma, Rappoldi e Mueller gareggiarono di bravura e seppero tradurre mirabilmente il colorito gaio del quartetto del Mozart, il misticismo della composizione di Schumann, la quale appartiene a quanto di meglio ha prodotto la scuola romantica ed il suo fondatore, e trovarono il giusto accento anche nel quartetto del Beethoven, principalmente nell’adagio fantastico e nella stupenda fuga (meglio fugato). Quest’ultima fu eseguita, come vi scrissi, da più di 40 valentissimi violinisti, scolari dello stesso Joachim, all’occasione degli esami della Hochschule fuer ausuebende Tonkunst, e l’effetto prodotto sull’uditorio da questa massa giovine, esercitata benissimo, restò finora insuperabile, ma lo Joachim, il Dante dei violinisti, riuscì a trarre lo stesso grandioso effetto con un solo violino e con due mani sole! Pensate gli interminabili applausi! Questi cicli di quartetti sono divenuti ora un mezzo efficace di formare il gusto classico del nostro pubblico. Il Wilhelmy suonò due concerti per violino dei più difficili che si conoscano, l’uno di Paganini {re magi) e l’altro nuovo di Joachim Raff {si minore), ambedue con accompagnamento d’orchestra, orchestra assai valente che esegui prima sotto la direzione del prof. Stern Y ouverture Coriolano di Beethoven con vera maestria. Il Liszt disse di Wilhelmy, quando aveva solo dieci anni (ora ne ha 27), «questo è il vero erede di Paganini», le poche parole caratterizzano, io credo, il suo vero ingegno. Ei non conosce ninna difficoltà, fa sorridendo cose che, studiate con grande assiduità per molti anni, da buoni violinisti non si fanno di solito che con molta fatica; per dirne una ai non profani, egli esegui una scala cromatica in ottave sopra le quattro corde in tempo prestissimo. La purezza, l’eguaglianza e la libertà danno le vertigini al conoscitore, e la cavata, benché paia per il primo momento fredda, non aspra, è d’una potenza ferrea. La sua mano destra è. formata benissimo, ma non sta alla stessa altezza della sinistra che si è elevata sopra ogni critica; è questa una ragione perchè lo Joachim supera il Wilhelmy, essendo perfezionato nello stesso grado nelle mani sinistra e destra; ve n’ha un’altra e più grave, ed è la superiorità musicale dello Joachim, la quale si farà più manifesta dopo che il Wilhelmy abbia, come intende, dato una serata di quartetto coi membri del quartetto Joachim, quasi chiamando a duello artistico il suo chiarissimo rivale. Quale altro avrebbe acconsentito a dare le sue armi all’avversario? Ma come è artista, lo Joachim è anche uomo, non conosce mai cabale e rancori, difende solo il vero e non è geloso dei meriti altrui. Il nuovo concerto di Raff, suonato da Wilhelmy, e scritto specialmente per lo stesso artista, è il medesimo che menzionai altra volta, e che fu eseguito miserabilmente da un artista mediocre. Vi scrissi anche che volli riserbar il giudizio mio finché il Wilhelmy venisse per eseguirlo, ora vi dirò che questo concerto è una di quelle composizioni, delle quali non si può fare un giudizio finito, finché non si possa udirla eseguita con vera maestria. È una creazione che mai diverrà tanto popolare come sono i concerti di Mendelsohn e di Beethoven, grazia alle difficoltà immense, ma eseguite da un artista della forza (o presso a poco) del Wilhelmy, è un vero capolavoro. Il Raff, che è uno dei primi compositori viventi, aggiunse una nuova foglia alla sua corona d’alloro; principalmente il primo tempo ed il secondo sono veri modelli di musica di tal genere, il finale trionfale scade un poco ma è pur sempre pregevolissimo. Degli altri artisti che presero parte al concerto voglio dirvi due parole. La cantatrice signorina Olena Falkmann da Stoccolma, una leggiadrissima svedese, è un mezzo-soprano di voce non molto estesa, ma bellissima, e canta con molto sentimento; nel tempo vivo durò fatica non lieve, nell’Impazienza dello Schubert, a eseguir l’accompagnatore il quale verosimilmente aveva dimenticato la chiave di casa, e si mostrava veramentejmpaziente. Cantò benissimo la Falkmann un’aria antica dello Haendel e parecchie canzonette svedesi. Di più si fece udir nello stesso concerto un giovine pianista d’Amsterdam col nome di Carlo Hegmann. È un allievo del Conservatorio di Colonia e specialmente dello Hiller, ha molta scioltezza e sa trarre effetti di smorzature, di cui non fa sempre uso giusto nè parco. Certo però questo giovine pianista sarà un giorno un artista di vaglia; il massimo successo ebbe nella Polonaise (la bem. mag.) di Chopin, pezzo, come sapete, diffìcilissimo, e negli Sludj sinfonici di Schumann, la qual composizione, benché non scritta per sala di concerto, fu eseguita da lui con vera maestria. Una propria composizione, Capriccio di ballo, non piacque, ma mostrò le traccie d’un talento non spregevole di compositore. Si parlò molto fra noi della scoperta d’un nuovo tenore nella persona d’un già confettiere col nome di Fritz Marei, il quale (si disse) doveva essere un astro di primo ordine, come mai non si vide; ma tutta la storiella si riduce alla preghiera del detto Marei al conte di Huelsen, perchè facesse esaminar la sua vocina (che affé non è quella di Roger o di Niemann) ed al rifiuto che seguì l’esame. I berlinesi amano far un elefante d’un infusorio; era il caso di dire con Napoleone: «Tant de bruit» pour une omelette!» Ïaro. PIACENZA. Ottime accoglienze furono fatte alla Gemma di Vergy, assai bene interpretata da tutti gli artisti. MODENA. Ci scrivono: «Abbiamo avuto la Chiara di Rosembergh, protagonista la signora Flavis-Gencetti che fu applaudita in ogni pezzo e specialmente nel gran finale 2.° e nel rondò finale. Piacquero assai il baritono Giommi ed il buffo Trinci; benino anche il tenore Fabrini. a cui nuoce molto la pronunzia infelice. E un inglese. BARCELLONA. Ci scrivono in data del 1° novembre: Nella Lucia di Lammermoor, piacque immensamente la Ponti, che fu acclamatissima alla cavatina, ai duetti, al gran finale e in special modo alla scena del delirio o rondò. Applauditissimo il baritono Toledo, bene il basso Rodas, incerto il tenore Genevois; magnificamente cori ed orchestra. [p. 374 modifica]376 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ASCOLI-PICENO. Il giorno 4 ei fu spedito il seguente telegramma: «Favorita grande entusiasmo. Dieci chiamate artisti: Bignardi, Carnili, Mayo, Gentili». BUCAREST. Entusiastiche accoglienze ebbe la Lucrezia Borgia, interpretata dalle signore d’Este e Ghiotti e dallo Steger, il quale nella parte di Gennaro fu veramente sommo; bene anche il basso Lombardelli. Nella Traviata applausi interminabili alla signora Fossa, ad Iginio Corsi ed al Boschi ni. NUOVA-YORK. Nell’Eco d’Italia del 28 ottobre leggiamo:. Nel matinée di sabato udimmo interpretare la parte di Leonora, nel Trovatore, dalla Kellogg la quale rese quel personaggio nelle sue dolorose vicende con potenza di sentire, con accento e gesto ammirabili. La cavatina, il terzetto, il finale, la scena del miserere, il gran duetto col baritono e la morte furono un pieno successo. — Il baritono Moriami caratterizzò a pennello la parte del Conte di Luna; sicché fu ammirabile non solo nel primo terzetto e. nell’aria, ma nel duetto colla Kellogg e specialmente nel largo, di cui si volle la replica. — La Sanz tradusse stupendamente la parte d’Azucena e fu a più riprese applaudita. NOTIZIE ITALIANE — Milano. La direzione della Scuola di Canto per le maestre (già scuola) orfeonica), si fa un dovere di avvertire le signore maestre della nostra città e sobborghi che sino al giorno 15 del corrente è aperta F iscrizione dalle 9 ant. alle 4 pom. presso la scuola professionale femminile, sita in via Torchio, N. 7. — Varese. Ci scrivono: I villeggianti ebbero sere sono un gradito spettacolo al nostro Teatro, un magnifico concerto organizzato da un esimio dilettante, il signor Carlo Castoldi. Vi presero parte una giovine artista che si mostrò valente, la signora Bonovelli, ed il tenore Emmini. La prima cantò l’aria della Favorita ed un’elegia Una voce in Campo Santo del Castoldi, che fu fatta ripetere; il secondo disse assai bene una bella romanza pure del Castoldi. Il bravo compositore fu anche applaudito come concertista di harmonicorde, sul quale strumento diè prova di raro valore. — Napoli. Leggiamo nel Giornale di Napoli del 3: Ieri, quando nessuno se l’aspettava, giunse nella nostra città il maestro Verdi. Non era mistero per alcuno la sorpresa che gli si preparava di un solenne ricevimento al suo arrivo, ma appunto perchè non si seppe serbare il segreto, l’illustre maestro, venuto a cognizione della sorpresa che si voleva fare a lui, fu egli invece che ce ne fece una col giungere inaspettatamente. — Milano. In questi giorni mancava ai Jvivi Giovanni Battista Ferrari, maestro di musica, professore di pianoforte presso il Collegio Reale delle Fanciulle- Fu uomo coltissimo, ne’suoi migliori tempi ricercato e festeggiato dalle più cospicue famiglie milanesi. Trasse infelice la vecchiaia; sopportò dignitosamente le materiali strettezze: morì dopo non breve malattia, non abbandonato da coloro che avevano amato in lui vivo l’onestà e la gentilezza dell’anima. — Venezia. Carlo Medun, maestro di pianoforte, morì a 21 anni. — Dublino. Francesco Robinson, compositore, cantante e direttore del coro alla cattedrale di S. Patrizio, morì il 21 ottobre a 73 anni. Saragozza. Blas-Pierrad, professore di musica. — Aden (Arabia) Ernesto Denne-Baronne esimio dilettante di musica, morì a 38 anni. — Cracovia. Conte Adamo Skorupla, fin dal 1855 direttore del teatro di Cracovia, morì il 18 ottobre. — Berlino. Ferdinando Spohr, violinista e maestro concertatore, fondatore della Società del Quartetto, morì il 29 ottobre a 31 anni. — Nizza. Leopoldo Amat. poeta e musicista, autore di romanze, alcune delle quali divennero popolari, morì il 31 ottobre. — Gyères. Il conte Adam Dunin-Jundzil, dilettante di musica di gran talento, autore di un’opera: Cid. — Ostenda. Leopoldo Felice Roeges-Massart, pianista e compositore, morì il 7 ottobre a 44 anni. — Harlem. I E. Schmitz, uno dei più insigni dilettanti di musica dellOlanda, morì a 72 anni; lascia molte composizioni riputate. Bologna, 10 novembre. La seconda rappresentazione del Tannhduser ebbe lo stesso esito della prima, ad onta degli sforzi immensi fatti per sostenere l’opera. Si praticarono molti tagli e tre pezzi furono levati completamente. Il teatro poco affollato: si rinnovarono le scene scandalose della prima sera, con urli, fischi, grida di Viva Wagner, cui si rispose Viva Rossini! basta, basta! PQSVk DELLA GAZZETTA Signor Giu. Gui... — Piacenza — N. 875. Vi furono spediti un’altra volta i numeri che non vi pervennero. INDOVINELLO. Con tre terzi ed un primo, Monastica virtù frequente esprimo. Quattro degli abbonati che spiegheranno YIndovinello, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 43: Coll9 andare degli anni si consuma tutto. Fu spiegato esattamente dai signori: Giuseppe Onofri,B. Bottigella, Gaetano Grilli, Capitano Cesare Cavallotti, maestro Salvatore Botta, Società del Casino d’Acqui, Alfonso Fantoni, prof. Angelo Vecchio. Estratti a sorte quattro nomi riuscirono premiati i signori: Alfonso Fantoni, Salvatore Botta, Gaetano Grilli e Società del Casino d’Acqui. Editore-Proprietario TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe^ gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.