Galateo insegnato alle fanciulle/Lezione XV - Riepilogo e conclusione

Lezione XV - Riepilogo e conclusione

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Lezione XIV - Religione La creanza e la conversazione
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LEZIONE XV.

Riepilogo e Conclusione.

In queste lezioncine di galateo, diletta mia Mariuccia, tu puoi trovare una regola di condotta, per essere quale Iddio e la società ti desiderano. Rammentale sempre, mettile in pratica e te ne troverai contenta. In esse si compendiano i doveri principali che una fanciulla ha verso Dio, verso il suo prossimo, verso se stessa.

Tu sai che i doveri verso Dio consistono: 1° Nel credere alla sua onnipotenza, onniveggenza, onniscienza ed alle verità della nostra santa fede; 2° Nello sperare nella divina misericordia, invocando l’aiuto di Dio colla fervida preghiera e nel premio che al giusto è riservato oltre tomba; 3° Nell’operare il bene, amando Dio sopra ogni cosa ed il prossimo come noi medesimi; 4° Nel seguire i precetti morali della nostra religione, adorando Iddio, nostro amoroso Padre celeste, non per abitudine, formalità, vanità d’essere stimati devoti, ma per sincero convincimento, per ispirito d’obbedienza, pel vero bisogno che la creatura sente di trattenersi col suo creatore, per avvicinarglisi il più che può, per ricevere sublimi ispirazioni, per acquistare la forza di migliorarsi. [p. 70 modifica]

I doveri che tu hai verso il tuo prossimo sono molteplici, Marietta mia cara. Tu sei figlia, sorella; se tu andassi a scuola, saresti scolara. Tu hai una patria, tu hai delle amiche. Tu dovrai sempre trovarti a contatto con persone che ti sono superiori od uguali od inferiori, intime, carissime od indifferenti. Vi sono nell’umano consorzio i buoni ed i cattivi, i ricchi ed i poveri, i dotti e gl’ignoranti ed idioti. Conviene imparare a trattar con tutte queste diverse classi di persone. Gli obblighi concernenti le leggi del paese e gl’interessi materiali ti vengono indicati dal Codice civile, che quando tu sarai più grandicella dovrai conoscere. Gli obblighi riguardanti la morale e le forme gentili ricevute in società te li insegnano il Vangelo, il catechismo, i trattati di filosofia morale e religiosa ed il galateo.

Come figlia tu devi obbedienza, rispetto, gratitudine a chi ti diede la vita, a chi ti educò, a chi s’impose tanti sacrifizi per te, e li prodigò infinite prove d’affetto. Come scolara pari sentimenti devi nutrire e manifestare verso i tuoi professori e le tue maestre, che largendoti il doppio benefizio della vita intellettuale e morale, in iscuola fanno le veci dei genitori. Come sorella, come compagna è obbligo tuo di essere sempre amorevole, gentile verso i fratelli, le sorelle, le condiscepole, imitandone le buone qualità che ti mancano, compatendone i difetti, conservandone i segreti, evitando ad esse ogni [p. 71 modifica] possibile dispiacere nè facendo mai cosa che non vorresti fosse a te fatta.

De’ doveri che hai come cittadina e quindi come sposa e madre potremo parlare più tardi. Per ora ti basti il ricordare che l’Italia è la patria tua; che sei tenuta ad amarla ed a procurare il suo bene con ogni tuo mezzo. Esempi d’amor patrio a migliaia ne trovi nella storia ed a quelli devi ispirarti. Questo amore non solo in solenni momenti di guerra si manifesta, esponendo la vita come la Giovanna d’Arco, la Cinzica de’ Sismondi, la Segurana e molte altre, ma bensì ancora educando al bene i cittadini e favorendo ogni civile progresso.

In famiglia tu devi cercare di renderti utile e cara a tutti, non perdendo mai il tempo, e curando l’ordine, la nettezza della casa e degli abiti, abilitandoti in ogni genere di lavori, rallegrando colla tua piacevole conversazione, coi tuoi modi cortesi, col tuo affetto tutti i tuoi parenti, sopportando le debolezze degli uni e degli altri, ed essendo grata verso chi pel tuo bene t’ammonisce.

In iscuola sta attenta, fa tesoro delle lezioni che ricevi, conservati composta, sii obbediente, studiosa, diligente e procura di poter dire ogni sera: «Oggi ho imparato qualche cosa di nuovo, d’utile, di buono, ho corretto qualche mia mala abitudine, ho reso contente di me la maestra e la mamma, ho fatto qualche cosa di bene».

Per istrada non seguir l’esempio di certe [p. 72 modifica] fanciulle sguaiate, che segnano col dito chi va e chi viene, che l’osservano da capo a piedi, voltandosi cento volte indietro, che lo deridono, che camminano come sacchi, o galoppano come cavalloni, che si strofinano contro i muri, che canticchiano come pazze, che chiamano ad alta voce le persone di conoscenza (che vedono a qualche distanza od alle finestre), che urtano sbadatamente chi passa, senza poi domandarne scusa, che tengono tutta la strada, correndo dietro alle sorelle od alle compagne, che, per un inconcepibile gusto, scelgono i luoghi più fangosi e sucidi per porvi il piede. Cammina soda, modesta e dignitosa nel portamento e negli sguardi; saluta con grazia i superiori e le altre persone di conoscenza che incontri. Se con esse ti fermi, presentale a tua madre, a tua sorella, a tuo fratello od a quanti t’accompagnano, se non le conoscono, e presenta essi a loro nè più nè meno come faresti in una sala di conversazione. — Se incontri un poverello, soccorrilo se puoi, o per lo meno accompagna la negativa con parole pietose. — Se il tuo occhio involontariamente si posa su stampe indecenti, sopra scene triviali, come sarebbero le risse tra gli ubbriachi o fra donnacce, che sfogano la loro ira con bestemmie e luride frasi, non te ne compiacere. Anzi volgi altrove lo sguardo, accelera il passo, muta di strada, mostrati indifferente ed in cuor tuo ringrazia Iddio che t’abbia fatto nascere da persone civili ed educate e pregalo di tener te lontana [p. 73 modifica] da qualsiasi eccesso e di toccare il cuore ai perversi, affinchè si emendino.

Se in premio della tua buona condotta qualche volta ti conducono al teatro, al ballo, in conversazione, più che mai devi applicare le regole di buona creanza, mostrandoti composta, riservata, gentile e spiritosa, ma senz’affettazione.

Quel fissar troppo le persone, quel far cenni coll’indice, quell’attrarre gli sguardi altrui con un vestiario di soverchio vistoso e sfarzoso, quella vivacità smodata, parlando quando tutti desiderano il silenzio, per gustare la musica istrumentale o vocale o la declamazione, muovendosi ad ogni momento di posto, pretendendo che tutti s’occupino di voi, vi complimentino, sono gravi difetti. Una fanciulla meno si fa osservare e più è stimata. Ella dev’essere come la viola, che nascosta tra le foglie sparge soave olezzo.

Se in assenza della mamma vengono visite di uomini giovani una savia fanciulla fa dire che la mamma non è in casa e non si presenta. Se poi si tratta di parenti prossimi, come nonni, zii ed amici intimi attempati o signore, li fa accomodare in sala e li riceve con dignità e grazia, presentando gli uni agli altri, se non si conoscono, affinchè non si trovino in soggezione; porge lo sgabello ai piedi delle signore, osserva che le finestre o le persiane o le porte siano chiuse od aperte, secondo la stagione, la luce, il tempo ed il desiderio dei più; offre alle [p. 74 modifica] signore di levarsi il cappellino o lo scialle ed agli uomini di deporre la mazza, il cappello, ma non annoia però coll’insistenza, se si oppongono. Trattiene tutti con un’assennata conversazione, finchè la mamma non ritorna, ma si guarda bene dal narrar fatti troppo intimi di famiglia, che non devono mai essere rivelati. Evita di provocar complimenti, ma se le ne vengono diretti, ne ringrazia tosto la bontà o cortesia altrui e non mai li attribuisce a’ suoi meriti.

I doveri poi che hai verso te stessa, figlia mia, li compii facilmente, se tu non ti scordi mai: 1° Di avere un corpo ed un’anima; 2° Che il primo è solo lo strumento, il servo della seconda; 3° Che per render l’anima soddisfatta e contenta di questo suo servo, bisogna ch’esso sia sano, robusto, obbediente, svelto, operoso; o lo è o lo diventa con una buona igiene ed una vita attiva e temperante; 4° Che la salute della padrona, ossia dell’anima, si ottiene con una saggia coltura proporzionata alle sue forze.

L’anima tua è immortale, è capace di grande e continuo progresso, tanto nel bene quanto nel male. Ma i buoni insegnamenti, sviluppando la tua ragione, la rendono capace di discernere e seguire la via del bene e di combattere e vincere certe cattive tendenze, che t’inviterebbero al vizio.

Coi buoni esempi, collo studio, coll’educazione di tutte le facoltà dell’anima tua, che sono l’intelligenza, la volontà, la memoria, [p. 75 modifica] l’immaginazione, tu ti metti in grado di adempiere ai doveri verso te stessa. Chi non facesse ogni suo possibile per essere sano e robusto di corpo, per istruirsi, correggersi de’ suoi difetti, vincere le sue cattive inclinazioni, dovrebbe renderne stretto conto a Dio, perchè mancherebbe a questi sacri doveri. Del pari colpevole sarebbe una fanciulla non abbastanza curosa del suo buon nome, dell’onor suo e degli stessi suoi pregi fisici, la quale per trascuraggine si lasciasse guastare denti e capelli, crescesse gobba o storpia, si procurasse malattie cutanee per non lavarsi di frequente, si facesse patire per difetto d’alimento, non avendo voglia di lavorare.

Tutte queste norme ti siano sempre presenti alla memoria, figlia mia, se ti preme di essere cara a Dio ed alla società in cui vivi. E perchè meglio ti rimangano impresse, ti trascrivo il capitolo La creanza di Cesare Cantù, tolto dal suo eccellente libro intitolato Buon senso e buon cuore, il quale con vivace ed elegante forma compendia tutte le principali regole di civiltà.

T’invito però a leggere l’intero libro dell’illustre Cantù, che racchiude un tesoro di sublimi pensieri di massime morali, di ottimi esempi e può servirti pure come di modello all’elegante stile.


Mie giovani amiche, se avete seguito attentamente il mio corso di lezioni, se non vi siete annoiate, se è nata in voi la convinzione che [p. 76 modifica] quanto v’ho suggerito sia buono ed utile, mettetelo in pratica. Ecco il mio più vivo desiderio. Se a vostro vantaggio ho meditato, ho lavorato durante più mesi, compensatemene, dilette mie, col trarre quel maggior profitto ch’io da voi mi ripromisi, e concedetemi il ricambio del sincero e vivo affetto che per voi nutro.


La vostra aff.ma amica
TERESA DE-GUBERNATIS vedova MANNUCCI.