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zione, tu ti metti in grado di adempiere ai doveri verso te stessa. Chi non facesse ogni suo possibile per essere sano e robusto di corpo, per istruirsi, correggersi de’ suoi difetti, vincere le sue cattive inclinazioni, dovrebbe renderne stretto conto a Dio, perchè mancherebbe a questi sacri doveri. Del pari colpevole sarebbe una fanciulla non abbastanza curosa del suo buon nome, dell’onor suo e degli stessi suoi pregi fisici, la quale per trascuraggine si lasciasse guastare denti e capelli, crescesse gobba o storpia, si procurasse malattie cutanee per non lavarsi di frequente, si facesse patire per difetto d’alimento, non avendo voglia di lavorare.

Tutte queste norme ti siano sempre presenti alla memoria, figlia mia, se ti preme di essere cara a Dio ed alla società in cui vivi. E perchè meglio ti rimangano impresse, ti trascrivo il capitolo La creanza di Cesare Cantù, tolto dal suo eccellente libro intitolato Buon senso e buon cuore, il quale con vivace ed elegante forma compendia tutte le principali regole di civiltà.

T’invito però a leggere l’intero libro dell’illustre Cantù, che racchiude un tesoro di sublimi pensieri di massime morali, di ottimi esempi e può servirti pure come di modello all’elegante stile.


Mie giovani amiche, se avete seguito attentamente il mio corso di lezioni, se non vi siete annoiate, se è nata in voi la convinzione che