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fanciulle sguaiate, che segnano col dito chi va e chi viene, che l’osservano da capo a piedi, voltandosi cento volte indietro, che lo deridono, che camminano come sacchi, o galoppano come cavalloni, che si strofinano contro i muri, che canticchiano come pazze, che chiamano ad alta voce le persone di conoscenza (che vedono a qualche distanza od alle finestre), che urtano sbadatamente chi passa, senza poi domandarne scusa, che tengono tutta la strada, correndo dietro alle sorelle od alle compagne, che, per un inconcepibile gusto, scelgono i luoghi più fangosi e sucidi per porvi il piede. Cammina soda, modesta e dignitosa nel portamento e negli sguardi; saluta con grazia i superiori e le altre persone di conoscenza che incontri. Se con esse ti fermi, presentale a tua madre, a tua sorella, a tuo fratello od a quanti t’accompagnano, se non le conoscono, e presenta essi a loro nè più nè meno come faresti in una sala di conversazione. — Se incontri un poverello, soccorrilo se puoi, o per lo meno accompagna la negativa con parole pietose. — Se il tuo occhio involontariamente si posa su stampe indecenti, sopra scene triviali, come sarebbero le risse tra gli ubbriachi o fra donnacce, che sfogano la loro ira con bestemmie e luride frasi, non te ne compiacere. Anzi volgi altrove lo sguardo, accelera il passo, muta di strada, mostrati indifferente ed in cuor tuo ringrazia Iddio che t’abbia fatto nascere da persone civili ed educate e pregalo di tener te lontana