Galateo insegnato alle fanciulle/Lezione XIV - Religione
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Lezione XIII - Contraddizione ed ostinazione | Lezione XV - Riepilogo e conclusione | ► |
LEZIONE XIV.
Religione.
In tutti i tempi, presso tutte le nazioni, l’anima umana, o riconobbe di fatto o sentì il dovere di riconoscere l’esistenza d’un Ente supremo, d’un Dio, e provò il bisogno d’invocarlo, di ringraziarlo, d’adorarlo. La Religione (parola derivata dal latino, che appunto significa legame, vincolo, fra il cielo e la terra, fra il padre ed i figli, fra il Creatore e la creatura), benchè secondo i tempi, i popoli, le sêtte, abbia avuto ed abbia tuttora diverse manifestazioni, deve in ogni persona, civile, buona e ben educata destar riverenza ed amore, come ispirare la deve del pari ogni atto esterno che sia l’espressione d’un sentimento religioso. Tant’è ributtante però una giovinetta la quale, invece di compiere gli obblighi che la sua religione le prescrive, fa lo spirito forte, li trascura, li deride, quanto la fanatica superstiziosa ed intollerante, che vuol imporre a tutti le sue credenze, che discute, sentenzia in materia religiosa, che disprezza, insulta chi appartiene ad un altro culto e che, non comprendendo lo spirito della vera religione, il quale mira a renderci migliori, per avvicinarci, per quanto è possibile, alla divina perfezione, crede di valere meglio degli altri, perchè forse recita più rosarii, frequenta di più i sacramenti e la chiesa. Iddio ci vuole anzitutto probi, sinceri, operosi, umili, tolleranti, pronti al sacrifizio pel bene del nostro prossimo, che dobbiamo amare come noi medesimi. Le pratiche religiose bisogna rispettarle, seguirle, ma non costituiscono la vera religione, quando non sono ispirate dal cuore ed accompagnate dalle buone opere. Chi manca a’ suoi doveri chi è ozioso, egoista, disobbediente, maligno, superbo, chi mormora, chi si vendica, chi è spudorato non è religioso, benchè vada alla messa ed al vespro, sappia a memoria il catechismo e si confessi spesso.
Il sentimento religioso è il più sublime dei sentimenti. Quando è sincero, profondo, vivo, costante raddoppia le nostre forze nell’operare il bene, ci consola nelle maggiori disgrazie, c’ispira a grandi azioni e c’infonde calma, speranza, pazienza rassegnazione, fiducia, dolcezza di carattere.
Leggi la storia de’ Santi Martiri e vedrai quale eroismo essi hanno raggiunto pel sentimento religioso, per la speranza nella vita futura, per la fede in un Dio, che premia chi affronta anche la morte fra i più atroci tormenti, piuttosto che fare il male! La religione ci è assolutamente necessaria, figliuola mia, ed è ben da compiangere colui che non l’ha in cuore.
Disse Plutarco, storico greco, che sarebbe più facile fabbricare una città in aria, che fondarla senza religione.
E Macchiavelli soggiunse, che dov’è religione si presuppone ogni bene, e dove manca si presuppone ogni male. In tutti i tempi, cara mia, vi furono uomini di gran mente e religiosissimi. Oltre i patriarchi ed i santi dei quali le Sacre Scritture ci parlano, moltissimi altri ne incontriamo nella storia profana antica, dell’evo medio e moderna. Il celebre filosofo Bacone, Grozio, Newton, Leibnizio, Locke, Volta, molti regnanti di gran merito, come Federico Guglielmo di Prussia, Luigi IX di Francia, Carlo V di Spagna e Germania, Arrigo IV Svevo, la maggior parte de’ Conti, Duchi e Re della casa di Savoia, ecc., furono religiosissimi. Silvio Pellico e tra i viventi Niccolò Tommaseo, Alessandro Manzoni, Cesare Cantù, Vito D’Ondes Reggio ed altri molti che per brevità taccio, nei loro scritti e nella loro vita privata si mostrano devoti alla religione che professano. Prendi da essi esempio, renditi superiore ad ogni umano rispetto, o figlia mia cara, nè vergognarti mai di confessare, senza però farne pompa, la tua fede. Anche il galateo t’impone di seguire i precetti della religione, non per ipocrisia, ma per convinzione sincera. Esso li fa consistere nel non proferir mai parola, nè commettere atto irriverente contro le persone e le cose sacre, nello star composta in chiesa, più che in ogni altro luogo, unendoti alle preghiere che per te, pe’ tuoi cari, viventi e defunti, pel tuo prossimo, al cielo innalza il sacerdote, e nel non distrarti, osservando chi va e chi viene o facendo un esame dell’abbigliamento o de’ modi altrui, o bisbigliando. In chiesa vi sono banchi per inginocchiarti e sederti. Tu però sei giovane, sana, robusta e non essendoti grave o penoso lo stare in piedi, devi cedere volentieri il posto a persona ragguardevole, attempata o malaticcia o di te più debole, ogni qual volta se ne presenti il caso.
Quando tu adempì in tal modo, a’ tuoi doveri verso Dio, soddisfi ad un tempo stesso ad un bisogno del tuo cuore. Esso ha già in sè bastevole soddisfazione nella pratica della cristiana pietà, perchè tu non debba guastare la sublimità dell’opera tua colla vanità. Certe azioni, parlandone, perdono tutto il merito loro. Gesù ci comanda di fare il bene per se stesso e non per la gloria che da esso possiamo ricavare; e ci dice: non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra.
E diffatti quanto stucchevoli sono in società, in famiglia coloro che non fanno che menar vanto delle loro buone azioni, che proclamano d’essere munifici nel far elemosina, di praticare le opere di misericordia, di pregare, ecc.!
Il Redentore cristiano disse a’ suoi discepoli: Quando volete pregare non fate come gli Scribi ed i Farisei che sulle pubbliche piazze si picchiano il petto ed invocano l’aiuto Divino ad alta voce. Ritiratevi nella vostra camera e raccolti in voi stessi, recitate col cuore, più che col labbro «Padre nostro che sei ne’ cieli, ecc.».
Quando tu trasgredisci qualsiasi tuo dovere, quando tu commetti il male, la tua coscienza ti rimorde. Ascolta questo tuo severo e giusto giudice. È la voce di Dio, che in te favella, com’è scintilla divina quella che ti splende nello sguardo, quando il genio in qualche modo si manifesta; com’è divina ispirazione quella, che, trionfando d’ogni tuo cattivo istinto, ti sprona al bene, ti mantien viva la costanza nell’operarlo. Colla preghiera fervente invoca il divino aiuto, allorchè senti le tue forze ad affievolirsi, ed esso non ti mancherà. Sii religiosa e sarai forte e calma.