Frammenti (Saffo - Bustelli)/Vita di Saffo/IX

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Saffo - Frammenti (Antichità)
Traduzione dal greco di Giuseppe Bustelli (1863)
Vita di Saffo - VIII Vita di Saffo - X

[p. 43 modifica]Del quanto Saffo vivesse e del quando per appunto uscisse di vita non abbiamo certezza: ma che morisse in patria, dopo il 568, non volerne dubitare. Tullio Laurea c’informa dell'eolia, cioè lesbia, tomba di Saffo; cui pur Antipatro Sidonio dice sepolta nella terra eolia (Antologia Palatina, VII, 14, 17). Visse certamente dall’Olimp. XLII, a.1, all’Olimp. LIV, dal 612 al 570 innanzi Cristo. Or un motto delle opere sue. Correvano per le mani degli antichi, per detto di Suida ed Eudocia, nove libri di liriche saffiche; forse pubblicate, secondo che pensa il Neue, divisamente dalla poetessa, ma raccolte in un corpo dai Grammatici. Gli antichi citano gli Epitalamii, famosi e celebrati da Dionigi d’Alicarnasso (Art. Rett.), da Imerio (Oraz., I, 4), da Dioscoride (Antol. Palat., VII, 407) e da un poeta incerto (Ivi, IX, 189); e imitati, come dimostrano Isacco Voss e il Müller, da Catullo; gl’Inni κλητικοὺς (Menandro, Del[p. 44 modifica]l’Encom., I, 2; e Giuliano, Lett. 30); gli epigrammi e le elegie (Suida ed Eudocia), i giambi e le monodie (Suida). Si compiacque anco molto degli Scolii; genere di poetare ai Lesbiesi carissimo (Müller). Secondo Pausania (Beotici, 29), tolse da Pamfo il nome di Etolino, e cantò questo ed Adone; secondo lo Scoliaste d’Apollonio Rodio (IV, 57), cantò pur l’amore della luna; secondo Servio (Sopra Virg., Egl., VI, 42), anco la favola di Prometeo. Colombano (Lettera a Fedolio, presso il Meursio nelle Note ed Esichio) qualificò Saffo per poetessa delle Trojane: ondechè suppose il D’Ajano (Ivi, III) aver lei cantato di quell’argomento, con poema o poesie forse di quel titolo. Nè la teogonia ignorò: perciocchè la quistione, dove i sapienti dissentivano, sulla generazione di Cupido risolvette filosoficamente, dandogli per genitori il Cielo e la Terra (Scoliaste d’Apollonio Rodio, III, 26).

Scrisse in dialetto eolico, per testimonianza di Terenziano Mauro (II, 658) e d’altri Grammatici. Coniò alcuni vocaboli nuovi; e par che verseggiasse alcuna satira di stil mezzano e dimesso (Demetrio Falereo, Dell’Elocuz., 167); e fu riputata d’eccellenza unica nella [p. 45 modifica]poesia d’amore; ed un epigramma dell’Antologia (I, 67, 14) la pone sopra Erinna, risguardo agli esametri. La strofa saffica prese nome da lei: ma perchè pur Alceo la usò, par dubbio tra esso e la Nostra il pregio dell’invenzione: Diomede l’ascrive a Saffo: rimane in forse Efestione (Dei metri, 14): Mario Vittorino e Attilio Fortunaziano risolutamente ne vogliono inventore Alceo; Vittorino anzi opina che saffico si nominasse quel metro solo perchè Saffo più spessamente lo trattò. Ma e Vittorino e Terenziano Mauro la dicono inventrice del metro eolico; e Attilio Fortunaziano dell’antipastico. Trovò ella, secondo Aristosseno presso Plutarco (Della Musica, 16 e 28), l’armonia missolidia, molle e flebile: se non che altri ne divulgarono inventore Pitoclide flautista, altri Terpandro.

Menecmo da Sicione, allegato per Ateneo (XIV), scrive che prima Saffo, tra’ poeti greci, trattasse la pettide, stromento straniero (Aristosseno presso Ateneo, IV), usato dai Lidii: altrove Ateneo (meno probabilmente, secondo il Neue, perchè contraddetto da un frammento pindarico, recato da esso medesimo) pone Menecmo aver attribuito a Saffo, non che [p. 46 modifica]l’uso, l’invenzione della pettide. Ma quanto al plettro, secondo Suida ed Eudocia inventato da lei, stima il Neue che dalla voce pettide i due scrittori formassero l’altra. Di fatto la pettide non sonavasi toccandola col plettro, ma colle dita; e il plettro occorreva in altro antico stromento, nel φόρμιγγι. Trovati questi rilevantissimi in Grecia, dove di musica sapevano i più grandi poeti, filosofi e oratori; e dalla musica e dalla danza venne il nome a Stesicoro (istitutor di cori); e dalle novità recate in quell’arte brigavasi la repubblica. Musica e danza nella poesia greca s’affratellarono come nell’italiana de’ primi secoli: i quali da suono, tono e ballo chiamarono alcune specie di poesia sonetto, intonata e ballata.

Commentarono le poesie saffiche per iscritto Calliade lesbiese (Strabone, XIII) e Dracone di Stratonica, grammatico (Suida, Voce Δράκων); a bocca Alessandro Sofista (Aristide, Epitaf.). Sull’autrice compose un libro Camaleonte d’Eraclea (Ateneo, XIII). Amfi, Antifane di Rodi, Efippo e Timocle ateniesi, Difilo di Sinope (Antiatticista, negli Aneddoti Greci del Bekkero; Polluce, VII; Ateneo, VIII, X, XI e XIII, in due luoghi) e Platone (Meinekio, Quest. Scen., II), drammatici, la [p. 47 modifica]carono sulle scene. Per lei, come per Omero, si coniarono monete con l’effigie sua, singolarmente in Mitilene (Aristotile, Rettor., II, 23; Polluce, IX, 6, 84). La dipinse in abito di danzatrice il pittor Leone (Plinio, Stor. Nat., XXXV, 11, 40); la ritrasse in istatua di bronzo Silanione, scultor famoso; statua che fregiava il Pritaneo di Siracusa, e cui Verre involò (Cicerone, Contro Verre, II, 4, 57; Taziano, Oraz. ai Greci, 52).