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l’Encom., I, 2; e Giuliano, Lett. 30); gli epigrammi e le elegie (Suida ed Eudocia), i giambi e le monodie (Suida). Si compiacque anco molto degli Scolii; genere di poetare ai Lesbiesi carissimo (Müller). Secondo Pausania (Beotici, 29), tolse da Pamfo il nome di Etolino, e cantò questo ed Adone; secondo lo Scoliaste d’Apollonio Rodio (IV, 57), cantò pur l’amore della luna; secondo Servio (Sopra Virg., Egl., VI, 42), anco la favola di Prometeo. Colombano (Lettera a Fedolio, presso il Meursio nelle Note ed Esichio) qualificò Saffo per poetessa delle Trojane: ondechè suppose il D’Ajano (Ivi, III) aver lei cantato di quell’argomento, con poema o poesie forse di quel titolo. Nè la teogonia ignorò: perciocchè la quistione, dove i sapienti dissentivano, sulla generazione di Cupido risolvette filosoficamente, dandogli per genitori il Cielo e la Terra (Scoliaste d’Apollonio Rodio, III, 26).
Scrisse in dialetto eolico, per testimonianza di Terenziano Mauro (II, 658) e d’altri Grammatici. Coniò alcuni vocaboli nuovi; e par che verseggiasse alcuna satira di stil mezzano e dimesso (Demetrio Falereo, Dell’Elocuz., 167); e fu riputata d’eccellenza unica nella