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carono sulle scene. Per lei, come per Omero, si coniarono monete con l’effigie sua, singolarmente in Mitilene (Aristotile, Rettor., II, 23; Polluce, IX, 6, 84). La dipinse in abito di danzatrice il pittor Leone (Plinio, Stor. Nat., XXXV, 11, 40); la ritrasse in istatua di bronzo Silanione, scultor famoso; statua che fregiava il Pritaneo di Siracusa, e cui Verre involò (Cicerone, Contro Verre, II, 4, 57; Taziano, Oraz. ai Greci, 52).

X. — Profusamente e concordemente la encomia tuttaquanta l’antichità: la quale, fermato un novero di nove lirici greci massimi e d’altrettante poetesse, in ambidue — singolarissima onoranza — collocò la divina femmina. Solone, legislatore amico alla poesia, come udì per un suo nipote uno de’ più sublimi canti saffici, esclamò non voler morire innanzi che sel mandasse a memoria (Stobeo, Serm. XXIX, 28). Lei chiamarono prima Musa Cedreno (Annali), decima Musa Platone, Antipatro Sidonio, Dioscoride e un Incerto (Antol. Palat., IX, 506, 66, VII, 14, 407, IX, 571), Ausonio (Epigr., XXXII) ed Eusebio nella Cronaca; Omero del minor sesso e prima delle poetesse greche Antipatro (Antol. Palat., VII, 15); dottissima Terenziano Mauro