[p. 47modifica]Profusamente e concordemente la encomia tuttaquanta l’antichità: la quale, fermato un novero di nove lirici greci massimi e d’altrettante poetesse, in ambidue — singolarissima onoranza — collocò la divina femmina. Solone, legislatore amico alla poesia, come udì per un suo nipote uno de’ più sublimi canti saffici, esclamò non voler morire innanzi che sel mandasse a memoria (Stobeo, Serm. XXIX, 28). Lei chiamarono prima Musa Cedreno (Annali), decima Musa Platone, Antipatro Sidonio, Dioscoride e un Incerto (Antol. Palat., IX, 506, 66, VII, 14, 407, IX, 571), Ausonio (Epigr., XXXII) ed Eusebio nella Cronaca; Omero del minor sesso e prima delle poetesse greche Antipatro (Antol. Palat., VII, 15); dottissima Terenziano Mauro [p. 48modifica](Dei metri), una de’ sapienti Platone il filosofo (nel Fedro; imitato da Eliano, Var. Ist., XII, 19). E Strabone (XIII; al quale rende eco Eustazio, Commento alla Periegesi di Dioniso, 536): — femmina ammirabile, cui delle altre poetesse niuna sinora è comparabile. — Vedi eziandio Plutarco (Oracolo Pizio, Convito, Amatorio) e Solino (XLII). Ma compendia tutti gli altri l’encomio di Galeno (Protrept., II): — citando il poeta, intendersi Omero, la poetessa, Saffo. —