Fisiologia vegetale (Cantoni)/Capitolo 25

§ 25 - Scelta de’ materiali nutritivi. Perchè le piante non abbiano escrementi. La scelta avviene soltanto in concorso de’ materiali terrestri. — Sperienze di Bouchardat. — Traspirazione e trasudamenti. — Nella nutrizione vegetale nessuna sostanza è più importante d’un’altra

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§ 25 - Scelta de’ materiali nutritivi. Perchè le piante non abbiano escrementi. La scelta avviene soltanto in concorso de’ materiali terrestri. — Sperienze di Bouchardat. — Traspirazione e trasudamenti. — Nella nutrizione vegetale nessuna sostanza è più importante d’un’altra
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[p. 117 modifica]§ 25. — Scelta di materiali nutritivi. Perchè le piante non abbiano escrementi. La scelta avviene soltanto in concorso de’ materiali terrestri. — Sperienze del Bouchardat. — Traspirazione e trasudamenti. — Nella nutrizione vegetale nessuna sostanza è più importante d’un altra.

Finalmente siamo giunti all’obbiezione più importante che stà contro le opinioni finora accolte sulla nutrizione. Se coltiviamo o facciamo vegetare due diverse piante nello stesso terreno, od in un sol vaso contenente terra identica ed inaffiata in ogni sua parte collo stesso liquido, e che in seguito passiamo a far l’analisi chimica di queste due piante, troveremo che non sono ambedue costituite dagli stessi materiali, o che per lo meno questi materiali non sono nelle stesse proporzioni in ambedue le piante. Ripetendo l’esperimento colle stesse [p. 118 modifica]piante e colla stessa qualità di terra, il risultato sarà eguale. — Che mai significa questo fatto? — Se le piante si nutrissero di soluzioni già preparate nel terreno ed assorbite dalle radici, dovrebbero assimilarsi qualunque materiale vi trovassero disciolto. — Perchè dunque non tutte assimilano gli stessi materiali, quantunque vegetino nello stesso terreno, e siano concimate colle stesse sostanze? Perchè le diverse proporzioni nelle quali si trovano le sostanze inorganiche nelle diverse piante possono dirsi costanti in identici terreni? Non è forse un fatto da tutti riconosciuto che lo stesso terreno mostra un’azione diversa sulle diverse piante, e la stessa pianta diversamente si comporta ne’ diversi terreni. Lo stesso concime non esercita forse una diversa azione sulle diverse piante, come la stessa pianta diversamente viene influenzata dai diversi concimi?

Questa scelta pertanto è conosciuta e sancita da tutti i moderni fisiologi nella rotazione naturale ed artificiale delle piante.

Eppure sarebbe inutile basare la rotazione sui diversi principj inorganici richiesti dalle diverse piante, se queste vivessero soltanto delle soluzioni possibili in un dato terreno; nè, dopo un tempo più o men lungo, vi sarebbe il bisogno di cambiare la qualità della pianta, poichè quel terreno dovrebbe dar sempre gli stessi materiali da sciogliere all’acqua delle piogge o dell’irrigazione. Una volta la rotazione si spiegava per mezzo degli escrementi vegetali, ora questi escrementi sono posti in dubbio o negati; ed a mio credere l’avvicendamento rimane senza spiegazione, ammettendo che le piante assimilino i materiali disciolti nel terreno ed assorbiti delle radici.

Pure, se le piante assimilassero i materiali previamente disciolti, le escrezioni dovrebbero sussistere, non essendo ammissibile che nel terreno si trovino disciolti soltanto i materiali utili, e che questi vengano a contatto colle [p. 119 modifica]radici soltanto nelle volute qualità e proporzioni, non potendosi negare che le piante abbiano differenti composizioni, sebbene cresciute nelle medesime condizioni. Dirò anche più: le escrezioni dovrebbero essere stragrandi. I materiali disciolti inutili a qualunque pianta, o quelli inutili ad una speciale qualità, dovrebbero essere espulsi in quantità grandissima per una susseguente e necessaria scelta avvenuta nell’organismo vegetale. — Ma dove sono gli organi ed i canali escretori? Dove questa grande quantità di materie inutili escrete? — Organi, canali e materie finora riuscirono introvabili anche al microscopio. Ed alcuni grumi che talvolta si mostrano presso le estreme radici non rappresentano menomamente tutte le materie inutili da restituirsi al suolo, e possono trovare spiegazioni diverse. Le escrezioni insomma oggidì sono inammissibili.

Ciononpertanto questa scelta dei materiali, che da taluno si volle attribuire ad un’endosmosi specifica a ciascuna pianta, avviene soltanto in presenza del terreno, e senza di esso, le piante che sono costrette ad assorbire liquidi, che tengono in soluzione varii materiali, si comportano diversamente.

Bouchardat in una sua memoria, letta il 7 giugno 1846 all’Accademia delle Scienze, sulla domanda se le piante poste in una soluzione contenente diverse sostanze, mostrino preferenza per alcuna di essa, dopo attentissime sperienze, conchiude col dire:

Un vegetale, che peschi liberamente colle proprie radici in una soluzione diluitissima di molti sali senza azione chimica sui tessuti, assorbe nella medesima proporzione tutte le sostanze contenute in questa soluzione.

Se Teod. de Saussure arrivò ad una diversa conclusione, dipende dall’aver egli operato sopra alcuni centigrammi di sale in soluzione, senza tener conto [p. 120 modifica]dell’emissione continua operata dalle radici durante l' assorbimento.

Per il che, dice Bouchardat, il terreno esercita un’azione che si oppone all’ingresso di materie nocive alle radici.

Una scelta fatta nell’interno dell’organismo vegetale, e che non lascia traccia di escrezioni di materie inutili o superflue, è impossibile ammetterla. Una scelta senza escrezioni è possibile soltanto all’esterno; ed all’esterno non può essere fatta che dalle radici.

Nè la traspirazione, nè i trasudamenti acquosi o salini delle foglie, possono considerarsi quali escrezioni. I trasudamenti si formano sulle superficie esalanti delle foglie e della corteccia, non già quando la nutrizione è abbondante e regolare, ma quando è disturbata per eccesso o mancanza di veicolo solvente, o per rapido e forte squilibrio nella temperatura atmosferica.

Mi sia lecito intanto di far notare che questi trasudamenti o depositi di materie saline si formano sulla pagina superiore delle foglie, indicandoci che per essa si compie la traspirazione, come ce lo indicano eziandio le goccioline di cui è cospersa al mattino, durante la stagione calda e non secca, quando cioè l’umor trasudato può essere condensato e non evaporato. Infatti la maggior o minor lucentezza, indizio di maggior o minor cotinuità di tessuto, può servir di criterio per giudicar dell’importanza o quantità di traspirazione di ciascuna pianta, ritenendo che più traspirino le meno lucenti. Nè deve essere casuale la disposizione delle pagine della foglia. La pagina superiore, destinata ad esalare, o spinger fuori, può guardare in alto senza soffrire per le piogge, mentre ne soffrirebbe l’inferiore, perchè il movimento d’inalazione farebbe entrar acqua ad ostruirne gli stomi. La pagina inalante, guardando invece verso terra, è riparata dalle piogge, e, coll’acido carbonico, [p. 121 modifica]assorbe soltanto un poco d’umidità atmosferica. Anche la speciale disposizione che prende la foglia durante l’oscurità, detta sonno, deve pur trovare la causa in una modificazione delle funzioni esercitate dall’una o dall’altra delle sue pagine, o da entrambe unitamente. Pertanto la pagina superiore rappresenterebbe l’estrema suddivisione vascolare del sistema ascendente; e la pagina inferiore, per mezzo de’ pori metterebbe l’acido carbonico in contatto colle prime e più sottili diramazioni del sistema discendente, procedente dall’anastomizzazione dell’estreme suddivisioni ascendenti.

Ciononpertanto i trasudamenti sono veri sughi propri della pianta, dell’identica natura delle proprie sostanze costitutive, non presentando mai una composizione chimica tale che includa sostanza inutile. I trasudamenti provengono da sostanze che già furono scelte avanti d’introdursi nella pianta.

Zimmermann, a ragione, dice che i vegetali hanno sugli animali il vantaggio del non ingerire più del bisogno e più di quanto loro riesce utile, e, per conseguenza, di non avere escrezioni. Ma appunto questo prova la necessità d’una scelta, la quale è incompatibile quando si voglia ritenere che le piante assorbano per le radici il nutrimento disciolto nel terreno. — Già abbiamo annunciato dei casi nei quali, allorchè una pianta sia forzata ad assorbire alcune sostanze, immediatamente le cede al terreno appena che cessi questa condizione imperiosa (§ 10). Che anzi, per tali assorbimenti, le sostanze inutili non vengono mai assimilate, e quasi mai neppure assorbite quando intervenga il terreno; e solo riescono temporariamente possibili, allorquando il terreno sia in proporzione minima in confronto alla sostanza inutile, liquida o polverosa.

Per le cose fin qui esposte, e soprattutto per effetto della facoltà che hanno le piante di scegliere le sostanze [p. 122 modifica]necessarie alla loro normale composizione, queste le si veggono variare, se non intieramente nella qualità, almeno in modo assai evidente nelle proporzioni. Per quanto ci mostra la vegetazione spontanea del suolo, diversa a norma della varietà chimica de’ suoi componenti, la rotazione naturale ed artificiale delle piante sullo stesso spazio di terreno, nonchè la diversa azione dello stesso concime sulle diverse piante, o dei diversi concimi sulla stessa pianta, viene necessariamente ad essere distrutta la maggiore importanza che si volesse attribuire ad un solo materiale, sia desso combustibile organico, oppure incombustibile inorganico. La pratica, infatti, fece già tali distinzioni che toglierebbero l’esclusiva importanza d’uno qualunque fra i materiali che possono entrare a far parte dell’organismo vegetale. I terreni per la loro intrinseca qualità chimica, si sono distinti in terreni da frumento o da cereali, in terreni da viti o da gelso, in terreni da prato, ortaggi e produzione erbacea in genere. Le piante si distinsero in piante a potassa, a silice, a calce, ecc. secondo il materiale inorganico in esse dominante. Ma non basta. Perfino la stessa pianta, classificata a silice, a calce od a potassa, ora vuol l’uno ed ora l’altro di questi materiali, a norma del suo stadio di sviluppo, ossia della qualità degli organi che sta formando. — Tutto adunque teoricamente e praticamente, indica l’assurdità di dare ad una speciale sostanza una supremazia sulla vegetazione. Ma l’uomo in ogni cosa vuol creare un principe, un’anima; un non so che di preponderante sul resto, e tutto ciò per pensare il meno possibile. — Vediamo se questa sostanza possiamo trovarla. — Sarà dessa fra i materiali inorganici, incombustibili, terrestri, oppure fra gli organici, combustibili, atmosferici?

Le piante non vegetano senza il concorso degli uni e degli altri, e sembra che s’accoppiino al loro ingresso nell’organismo vegetale: i fosfati vogliono l’azoto; e la [p. 123 modifica] potassa e la calce abbondante concorso d’un carbonico. Durante la germinazione e lo stadio erbaceo, pare che le piante traggano maggior vantaggio dai materiali combustibili, laddove nel mentre che formano il fusto e soprattutto il frutto, mostrano abbisognare d’un maggior intervento di materiali incombustibili. Nello scegliere il terreno od il concime pel frumento si dà forse maggior importanza all’acido silicico od all’acido fosforico? — Ma coll’acido silicico non avremo buon grano, e col fosforico non avremo una buona paglia. Dunque l’una e l’altra sostanza sono egualmente importanti; l’una è il complemento dell’altra. E questo esempio valga per altri mille.

Pure osservando gli effetti de’ concimi ricchi di azoto si rilevava che questi favorivano la vegetazione più delle altre sostanze; fu quindi proclamato principe l’azoto.

I migliori terreni ed i migliori concimi furono quelli adunque che maggior quantità d’azoto contenevano, e sebbene, come dissi, fosse stato finora impossibile provare che le piante assimilassero direttamente questo corpo per mezzo delle foglie, pure s’immaginò persino una categoria di piante cui si attribuì la facoltà di assorbire azoto atmosferico, quali il lupino, la medica, il trefoglio.

Nell’alimentazione delle varie specie d’animali v’ha forse una sostanza che possa chiamarsi la più importante, la vera necessaria? L’uomo, la tigre, il cavallo, un pollo, un baco da seta, perchè tutti appartenenti al così detto regno animale, si alimentano forse tutti in egual modo come si pretende cogli esseri appartenenti al regno vegetale, detti piante? Si dice forse, a proposito di alimentazione animale, e parlando in senso generale, il miglior alimento è il fieno, oppure la carne, oppure il pane? — Ognuno di questi alimenti è buonissimo, ma secondo l’animale che si vuol alimentare. Ebbene quanto parrebbe strano parlando d’animali, vuolsi trovar [p. 124 modifica]ragionevole parlando di piante, creando una sostanza più importante d’ogni altra.

Ora domandiamo di nuovo, dove presero gli animali l’azoto che in parte rendono al terreno in forma di concime? Dalle piante. Ma le piante precedettero gli animali, e per conseguenza esistevano prima del guano, del nero animale, della poudrette e del letame da stalla: dunque è a credersi che quest’azoto l’abbiano avuto dall’aria, se non direttamente dalle foglie, almeno indirettamente per una naturale nitrificazione del terreno, e per conseguenza dalle radici. Dove oggidì prendono l’azoto le piante che crescono sulle rocce, o sui terreni inerti; dove le piante de’ boschi, dai quali si esporta azoto ogni anno colla legna e colle foglie, senza renderne una benchè minima porzione?

Ma se l’azoto viene indirettamente somministrato dall’aria, non è così dei materiali incombustibili terrosi. Se per la composizione della pianta che vogliamo coltivare è necessaria tale sostanza che non vi sia nel terreno, bisogna pensarci, aggiungerlo artificialmente, oppure rinunziare alla coltivazione. Se all’incontro la pianta troverà nel terreno ogni materiale di cui abbisogni, meno l’azoto, essa vegeterà egualmente.

Come adunque si spiegano i benefici effetti de’ concimi azotati? Potrà forse l’agricoltore far senza dell’azoto? — Se così fosse, quanto meno costerebbe la produzione agricola.

Se l’azoto non è l’elemento indispensabile della vegetazione, esso però in agricoltura sostiene una gran parte, non tanto come alimento, quanto come agente preparatore degli alimenti. Parlando della preparazione del terreno coltivabile § 21 e 22 abbiam veduto di quanta importanza sia l’azoto, fornendo esso uno degli elementi i più instabili alle combinazioni e scomposizioni fra i materiali terrestri, disponendoli a quell’ultima [p. 125 modifica]combinazione che meglio li rende attaccabili dalle radici; ed abbiam veduto la possibilità di una nitrificazione naturale per effetto del solo azoto atmosferico. Questa naturale nitrificazione può bastare alla vegetazione naturale, ma non basta certamente per i bisogni dell’agricoltura. L’agricoltore vuole e deve preparare il proprio terreno a ricevere le migliori coltivazioni nel più breve termine possibile, e vuol mantenerlo in istato di conveniente preparazione: ei deve adunque venire in ajuto dell’azoto atmosferico con azoto preso altrove, cioè colla concimazione. La vera importanza dell’azoto de’ concimi, consiste nel preparare più prontamente e più facilmente il terreno a ricevere le coltivazioni. Ma quale alimento l’azoto non ha un’importanza maggiore della potassa, della silice, della soda, ecc. Che anzi, un’eccessiva aggiunta, è un vero stimolo esauriente, come dissi al § 22.

Pertanto se la teoria e la pratica non ammettono terreni universali, cioè egualmente adatti a tutte le piante, poichè ognuna di queste esige speciali proporzioni di determinate sostanze, così sarà un vero assurdo teorico l’ammettere concimi universali, poichè per le singole coltivazioni, qualche sostanza sarà in eccesso ed altra in difetto, e così si avrà una spesa ed un danno, come la pratica ha provato più che sufficientemente.

Ammessa dunque la scelta e le sue conseguenze, l’agricoltore dovrà stabilire un calcolo di tornaconto se convenga adattare le piante alla qualità chimica del terreno, oppure adattare il terreno alle piante per mezzo dell’opportuna concimazione. — Nè trascurerà l’azoto quando abbia bisogno di preparare il terreno, o di fornirlo ad una pianta che lo richiede.