Filottete (Sofocle - Romagnoli)/Secondo episodio

Secondo episodio

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Sofocle - Filottete (409 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Secondo episodio
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Entrano un nocchiero e un uomo vestito da mercante.


mercante
Costui che meco vien, figlio d’Achille,
e che con altri due stava a custodia
della tua nave, mi ordinò che, ovunque
tu fossi, io ti parlassi, poi che in te
m’ero imbattuto, non per mio volere,
ma nello stesso luogo a caso spinto.
Quale mercante, dalle spiagge d’Ilio
io navigavo a Peparèto, altrice
di grappoli, mia patria. E come udii
questi nocchieri che con te viaggio
faceano tutti, non mi parve bene
oltre in silenzio spingere la nave,
senza prima parlarti, ed ottenerne
degno compenso. Ché tu nulla sai
di tue vicende, e dei consigli nuovi
che in tuo riguardo tramano gli Argivi.
E non consigli soli, anzi compiute
opere, a cui non si frappone ostacolo.
neottolemo
Pel tuo zelo, tal grazia, ospite, avrai,
se un tristo non son io, che ognor t’allieti.

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Ciò che dicevi, esponi; e questa trama
degli Argivi novella, a me disvela.
mercante
Lungi da Troia, su navigli, il vecchio
Feníce, e i figli di Tesèo t’inseguono.
neottolemo
595Per ricondurmi a forza? o convincendomi?
mercante
Non so: di ciò che udii messo a te giungo.
neottolemo
Per aver grazie dagli Atrídi, certo,
con tanto zelo a questa opra si accingono
Fenice e quelli che con lui salparono.
mercante
600Non si accingono, no: già sono all’opera.
neottolemo
Come a recar l’annunzio egli medesimo
non giunse Ulisse? Qual timore il tenne?

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mercante
Ulisse e il figlio di Tidèo movevano,
quando io salpavo, d’un altr’uomo ai danni.
neottolemo
605Contro un altr’uomo Ulisse? E contro chi?
mercante
Era un tale... ma prima, di costui ’
dimmi chi è; ma parla a voce bassa.
neottolemo
Ospite, il chiaro Filottete è questi.
mercante
Oltre non dir; ma, come prima puoi,
610fuggi da questa terra, apri le vele.
filottete
Che dice, o figlio? Ai danni miei commercia
forse il mercante, con oscuri detti?
neottolemo
Non so che dica: a me chiaro ed a te
ed a costoro converrà ch’ei parli.

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mercante
615Ma non mi denunciar, figlio d’Achille,
all’esercito: ch’io quello ti svelo
che non dovrei: povero sono; e molti
dai miei servigi a lor, vantaggi io traggo.
neottolemo
Io son nemico degli Atrìdi; e questi,
620che pur li aborre, amico mio grandissimo.
E tu, che a noi giungi benigno, nulla
di ciò che udisti a noi devi nascondere.
mercante
Pensa, figliuolo, a ciò che fai.
neottolemo
                                                             Da un pezzo
ci ho già pensato.
mercante
625                                   Sopra te la colpa
intera ricadrà.
neottolemo
                             Lo bramo: parla.

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mercante
Parlo. Quei due che ho nominati, Ulisse
il prepotente, e il figlio di Tidèo,
a questa volta navigano; e giuro
630han fatto che costui seco addurranno,
da parole convinto, oppure a forza.
Chiaro tutti gli Achivi Ulisse udirono
che ciò dicea: ché piú dell’altro, fede
egli nutria di compiere l’impresa.
neottolemo
635La cagione qual fu, che dopo tanto
volger di tempo, di costui gli Atrídi,
che l’avevan reietto, ebber pensiero?
Come n’ebber desio? Forza, vendetta
dei Numi fu, che l’empie opre puniscono?
mercante
640Io tutto, poiché tu forse l’ignori,
ti narrerò. Tra i figli era di Priamo
un nobile indovino, Eleno detto.
Lui questo Ulisse frodolento, l’uomo
di fama infame obbrobriosa, prese,
645una notte che uscito era dal campo,
solo, in lacci lo avvinse, lo condusse,
agli Achei, lo mostrò, fulgida preda.
Profezie d’ogni specie ei compartí;
e d’Ilio, disse, che abbattuta al suolo
650non l’avrebbero mai, se pria convinto
non avesser costui, tratto dall’isola

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dove ora abita. Il figlio di Laerte,
come ebbe udito ciò, promise subito
che quest’uomo agli Achei condotto avrebbe.
655Di buona voglia, esso credea piuttosto;
ma, se poi non volesse, a mal suo grado.
Ché, se fallito avesse, il capo offriva,
che lo mozzasse, a chi voleva. Tutto
udito hai, figlio. Or, la sollecitudine
660a te consiglio, a questo, a chi ti preme.
filottete
Misero me, colui, quella sentina
d’iniquità, giurò che ricondotto
di mio buon grado fra gli Achei m’avrebbe?
Tanto dall’Ade, dopo morto, a luce,
665tornar potrei, come suo padre Sísifo.
mercante
Affar mio non è questo. Al legno io torno.
V’accordi il Nume ogni miglior fortuna.
Esce.
filottete
Tracotanza non è, che speri Ulisse
di qui levarmi con sue blande ciance,
670alla sua nave ed agli Achei mostrarmi?
Meglio prestare orecchio all’infestissima
serpe vorrei che zoppo mi ridusse.
Ma parola non v’è, fatto non v’è
ch’egli non osi: ed or so ch’ei verrà.
675Figlio, partiam: ché mare assai ci sèpara

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dalla nave d’Ulisse. Andiam: la fretta
al momento opportuno, allor che l’ansia
cessa, concede poi sonno e riposo.
neottolemo
Non converrà salpare allor che il vento
680da prora cessi? Soffia ora contrario.
filottete
Se fuggi un dànno, ognor propizio è il vento.
neottolemo
Lo so; ma spira anche per essi avverso.
filottete
Vento avverso non c’è per i predoni,
quando c’è da rubar, da rapinare.
neottolemo
685Andiam dunque, se vuoi. Prima dall’antro
prendi quello che piú brami, o ti serve.
filottete
Ho poco: eppur, c’è, qualche cosa d’utile.
neottolemo
Che mai, che non ci sia pur sul mio legno?

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filottete
Un’erba c’è, che più d’ogni altra cosa
690la mia piaga sopisce, e l’ammansisce.
neottolemo
Prendila, dunque: e poi, che altro brami?
filottete
Se caduta, sfuggita alcuna freccia
non mi sia; ché nessuno avesse a prenderla.
neottolemo
Queste son dunque le famose frecce?
filottete
695Queste, e non altre, che nel pugno io stringo.
neottolemo
Vederle da vicino anch’io, toccarle
posso, adorarle, come un Dio s’adora?
filottete
E questo, o figlio, e quanto altro di mio
giovar ti possa, a te sarà concesso.
neottolemo
700Brama pur n’ho; ma tal brama: se lecito
m’è, lo vorrei; se no, cura non dartene.

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filottete
Tu piamente parli, e ben t’è lecito,
figlio mio: solo tu mirar la luce
m’hai concesso del sol, tu, rivedere
705la terra Etèa, tu il vecchio padre, tu
gli amici: tu me rialzasti, oppresso
sotto il pie’ dei nemici. Orsú, fa’ cuore:
t’è concesso toccarle: e poi, rendendole,
vantare ti potrai che solo a te
710concesso fu, per l’opere tue giuste:
ché anch’io le guadagnai con le giuste opere.
neottolemo
Veduto averti, amico averti, cruccio
non m’è. Chi render sa bene per bene,
amico è quei, che ogni ricchezza supera.
Entra.
filottete
715          E te pure io condurrò: richiede
questa mia malattia che tu m’assista.
Filottete e Neottolemo entrano nella caverna.