Filottete (Sofocle - Romagnoli)/Quarto stasimo

Quarto stasimo

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Sofocle - Filottete (409 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Quarto stasimo
Quarto episodio Esodo
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LAMENTAZIONE


Strofe I.
filottete
O grembo ardente e gelido
del mio concavo speco,
abbandonarti, misero
me, non potrò: restare sino all’ultima
ora mia dovrò teco.
Ahimè, ahimè!
Spelonca, d’ogni intorno
piena del mio patire, or come vivere
potrò di giorno in giorno?
E donde, donde attingere
d’alcun cibo speranza, ond’io mi nútrichi?
Fra i sibili del vento
a rapirmi, dal ciel scendano i turbini,
ch’io non reggo al tormento.
coro
In cosí trista sorte
pel tuo volere sei piombato, o misero.

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non già per altri, in mano del più forte.
Ben potevi far senno;
ma del maligno Dèmone,
non del benigno, ti volgesti al cenno.

filottete
Antistrofe I.
1160Oh misero, oh me misero,
e dai travagli oppresso,
che, d’ora innanzi, vivere
qui, qui morir dovrò; né alcun degli uomini
avrò, che mi sia presso.
1165Ahimè, ahimè!
Più non potrò con l’armi
volanti, che le mie mani vibravano,
il vitto or procacciarmi:
ché le inattese subdole
1170d’un mendace parole, m’ingannarono.
Deh, vederlo io potessi,
chi m’ingannò, patir, pel mio medesimo
tempo, i miei mali stessi!
coro
Il destino a tal danno,
1175il destino dei Dèmoni,
per mia mano ti strinse, e non l’inganno.
Ma gli orridi funesti
auguri, ad altri serbali:
io bramo assai che amico a me tu resti.

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filottete
Strofe II.
1180Ahimè, ch’ei mi beffeggia,
certo, del bianco mar seduto al lito,
e con le man’ palleggia
l’arco ch’era il mio sol sostegno, o misero,
l’arco diletto che nessuno stringere
1185potè sinora, ed or mi fu rapito.
Arco, se punto d animo
in te s’accoglie, muoverti a pietà
deve l’amico d’Ercole,
che, d’ora innanzi, più non t’userà.
1190Mutò la sorte; e star con un artefice
di frodi ad un remeggio
dovrai, la turpitudine
delle insidie vedere, e del medesimo
nemico il volto; e su dall’ignominia
1195sorgere innumerabili gli affanni
vedrai, che Ulisse trama ai nostri danni.
coro
Bello è per l’uomo, in pro' della giustizia
liberamente dir; ma poi che disse,
d’invida lingua non vibrare il pungolo.
1200Dieder molti il comando al solo Ulisse:
l’impresa che il comune utile frutti,
compieva Ulisse pel voler di tutti.
filottete
Antistrofe II.
O delle fiere aligere
stirpi, e voi, belve dagli ardenti sguardi,

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1205che sui montani pascoli
ricetto avete, ora, non piú con pavida
orma a me presso vi farete: ch’írrita
è omai la possa degli antichi dardi.
Or questo luogo, misero
1210me, securo è per voi, né piú sgomento
v’arreca. Or via, le fauci
sazïate a vendetta, ora è il momento,
nelle mie carni maculate, a libito
vostro: però che súbito
1215io dovrò qui soccombere.
Onde infatti sarà che vettovaglia
io mi procacci? E chi si nutre d ètere,
se niuno ha piú dei beni che disserra,
dal grembo suo, nutrice alma, la terra.
coro
1220Pei Numi, se riguardo hai tu degli ospiti,
avvicinati a me, ch’io m’avvicino
a te benigno. E, intendi, tu medesimo,
intendi, puoi schivar tale destino.
Ché le tue pene sono acerbe, e il danno
1225che seco alberga, sofferir non sanno.
filottete
Epodo
Tu rinnovali in me, l’antico duolo
tu rinnovelli, oh l’ottimo
di quanti a questo suolo
giunser fin qui: perché tanto m’offendi?

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coro
1230Che cosa intendi?
filottete
Che agli odïosi lidi
vuoi condurmi di Troia.
coro
                                            È pel tuo bene.
filottete
No, qui lasciami solo.
coro
Caro, caro è l’invito
1235che mi rivolgi, e a compierlo gradito.
Andiamo dunque in fretta
dove la nave aspetta.
filottete
Non andar, no, per Giove te ne prego
protettore dei supplici.
coro
                                              Sii forte.

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filottete
1240Ospiti, vi scongiuro,
restate, in nome degli Dei.
coro
                                                    Che gridi?
filottete
Ahimè, Dèmone duro,
io son già presso a morte.
Di te, piede, che mai
1245farò piú, nel futuro?
Tornate ancor, tornate, ospiti, qui.
coro
Per quale effetto?
Contrario forse a quanto or ora hai detto?
filottete
Non conviene adirarsi,
1250se, chi, turbato da sí gran procella,
con poco senso, pel dolor, favella.
coro
Vieni dunque con noi, l’invito accogli.

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filottete
Non sarà, non sarà, sii certissimo
di questo, nemmeno
1255se il Nume che i folgori
avventa, che vibra il baleno,
su me, per distruggermi, scagli
del tuono i barbagli.
Vada in malora Troia e quanti pugnano
1260sotto le mura sue, che di respingere
questo misero piede ebbero cuore.
Ospiti, adesso, a voi chiedo un favore.
coro
Che cosa brami?
filottete
                             Donde che sia,
me una scure date, una spada,
1265un dardo.
coro
                  E farne che vuoi?
filottete
                                                        La mia
testa recisa voglio che cada,
che ad una ad una, per le mie mani
cadan le membra: ché morte anela,
morte il mio cuore.

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coro
                                        Che dici mai?
filottete
1270Cerco mio padre.
coro
                         Dove?
filottete
                                        Nell’Ade:
ché omai si cela
per lui la luce. Patria, mia patria,
potessi ancora vederti, misero
me! Ch’io, lasciato, Sperchio, il tuo corso
1275sacro, dei Dànai venni in soccorso,
dei miei nemici. Spento io son già.

Rientra nella caverna