Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni/Avvertenza/V
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V.
L’uomo può avere la nozione dell’io, e la coscienza dell’io; anzi in verità ha l’una e l’altra insieme. La prima poi si differenzia dalla seconda in questo, che è pura concezione teoretica, mentre la coscienza dell’io è apprendimento immediato della nostra realtà. La ragione di un tal divario sta in ciò, che la coscienza si fonda sul sentimento e nella rappresentazione, la nozione sopra un freddo giudizio logico. Or, la sintesi di quel giudizio e di quel sentimento costituisce appunto la coscienza, che è il sentimento pensato, o il pensiero sentito. Solo pel sentimento adunque, come ragionevolmente notava Antonio Rosmini, l’uomo coglie la realtà del proprio essere e dell’essere altrui in quanto si ripercote nel proprio, e siccome il sentimento e la rappresentazione che se ne deriva, è una forza viva, quantunque inconsciente, così l’unione di essa al giudizio ed alla nozione, in quella che idealeggia il sentimento stesso, rende la nozione attuosa ed efficace. Dal che si pare che la semplice apprensione teoretica non ci farebbe muovere un dito, non ci sospingerebbe ad atto veruno; la realtà sarebbe per noi un libro chiuso, nè nel nostro intimo parlerebbero quei motivi, od impulsi, od affetti che rendono l’atto umano energico, tenace, perseverante, continuo. Il secreto del nostro operare sta dunque nel connubio del sentimento con la concezione teoretica, onde la idea si rende forza viva. L’insieme adunque dei concetti che compongono il patrimonio intellettuale dell’umanità, che si trasmette di generazione in generazione, arricchito di nuovi incrementi, di guida esemplare che sono, addivengono nella vita reale, un fatto posto dalla specie, ove si disposino al sentimento; così avvi una coscienza sociale una coscienza estetica etc. fondate su quei sentimenti che gli psicologi chiamano di simpatia, estetici etc. Per simile, la coscienza del bene non può aver luogo senza il sentimento del bene, perocchè è chiaro che uno può conoscere a fondo tutti i sistemi morali degli antichi e dei moderni tempi, escogitati a spiegare l’origine della idea del bene, ed essere nondimeno un matricolato birbante, ed a converso un’altro, una buona pasta d’uomo ed anche un’eroe, senza larghezza di cognizioni scientifiche, purchè abbia vigoroso nell’anima il sentimento del bene. Or, siccome il bene, è, come dire, l’accordo ed armonia di due elementi dell’assoluto cioè che è imperativo categorico, e della libertà che è la radice della eccellenza morale dell’uomo, consegue che non può aversi spiccato e durevole il sentimento del bene senza il sentimento dell’assoluto, che quanto all’altro della libertà, ci vien porto dalla coscienza stessa dell’io. Or, il sentimento dell’assoluto è la base ed il fondamento della coscienza religiosa, la quale adunque si richiede perchè il sistema morale non sia una semplice dottrina teoretica, ma si traduca in atto, e si faccia vita rigogliosa della umanità. Lo spirito è come il centro di un sistema di circoli concentrici, ciascuno dei quali è una coscienza, ovvero un concetto reso efficace dal sentimento. Così la nozione dell'io è coscienza individuale; la nozione della famiglia, della patria, della società, disposata ai rispettivi sentimenti, è coscienza sociale, e se, alla idea che ciascun uomo si forma dalla natura potesse accompagnarsi un sentimento della natura, si avrebbe una coscienza naturale e cosmica, la quale renderebbe un fatto il presupposto degli antichi filosofi, dell’anima del mondo. Il sentimento dell’assoluto poi, accompagnato dal concetto di esso, costituisce la coscienza religiosa; e così l’intero universo in quello che si specchia nel pensiero, è idea, in quello che agisce sul sentimento è coscienza. La descrizione del sentimento religioso, base della coscienza religiosa, è fatta così al vivo dal Bonatelli che stimiamo prezzo dell'opera il riferirne qui le testuali parole «Il sentimento religioso potrebbe chiamarsi lo sbattimento o la proiezione di tutte le multiformi attinenze dell'uomo con la divinità. L'essere finito che si misura con l'infinito, la creatura a fronte del Creatore, l'imperfetto debole ignorante colpevole, rispetto alla somma perfezione, alla potenza sconfinata, all'onniscienza, alla bontà inesauribile, la vita effimera dinanzi all'autore eterno della vita, il mortale dinanzi a colui che tiene in sua mano il secreto della morte, l'agente morale sotto l'occhio del suo legislatore e giudice, la creatura inferma e decaduta appiè del Riparatore.....» e così proseguendo per cotesta interminabile serie di relazioni, tutto questo, raccolto e quasi condensato in un fremito interno dell'anima: ecco quello che è il sentimento religioso1.
Lavorando su i concetti su cui si fondano le manifestazioni della coscienza, hannosi le scienze, le quali sono sottordinate tra loro, secondo la coordinazione scambievole dei concetti stessi, e tutte poi mettono capo alla scienza dell'assoluto che è il concetto sovrano a cui tutti i concetti relativi si riferiscono. Eccoti la ragione del primato che la Filosofia occupa fra tutte le discipline che si travagliano su questo o quel concetto particolare. Essa è la scienza dell'assoluto, e, come tale, è la scienza delle scienze. Per simile il sentimento che l'animo ha dell'assoluto è il più comprensivo e largo degli umani sentimenti, quello che comprende in sè gli altri; la qual cosa spiega il pronunziato di Giambattista Vico, che senza Dio, in terra non sarebbe che anarchia e selvatichezza.
Questo coefficiente che è l'eterno entra in tutti gli altri sentimenti i quali hanno questo di proprio che agognano all'infinito. Ti amerò eternamente, dice l'amante alla sua bella, quasi fosse signore del tempo, e la sua vita dovesse infuturarsi all'infinito. Dal che può dedursi l'importanza grandissima della Religione. La Religione è la filosofia, il diritto, il bene, resi sentimento stabile e duraturo. Il suo contenuto è razionale, ma la sua efficacia pratica non si deriva d'altronde che dal sentimento; onde criterio per discernere la vera dalle false religioni, è l'analisi del suo contenuto, il quale se è razionale, se risponde alle esigenze più nobili della natura, e se, d'altra parte, parla eloquentemente al sentimento, non puoi non conchiudere che la religione abbia tutti i caratteri della verità. Non faremo qui un lungo discorso a dimostrare che tali caratteri si riscontrano in tutto e per tutto nel Cristianesimo, che può considerarsi come il più alto grado a cui storicamente è pervenuta la coscienza religiosa. Tutta la civiltà moderna è irrefragabile testimonio di ciò, e Cristo che ne fù l'autore è l'assoluto reso parvente, ed atto negli ordini del tempo ad esser colto dal sentimento. Cristo è idea e fatto insieme, e coloro che pretendono di instituire una cristologia completa, e ridurre Cristo a scienza, non se ne intendono. Si può discutere pro e contra un secolo, scrivere libri come quelli del Renan, dello Straus, del Salvador etc. da una parte, e come quelli degli apologisti cattolici dall'altra, senza giungere a nessuna conchiusione scientificamente certa.2 Volete avere una dimostrazione invitta della divinità e della esistenza di Cristo? Leggete il Vangelo, ed ove nel vostro cuore sentirete quel fremito di che parla il Bonatelli, Cristo per voi sarà una convinzione incrollabile, una fede invitta, che non basteranno a scrollare, nè gli argomenti dei razionalisti, nè i tormenti, nè, ciò che è più importante, le esorbitanze della curia degenere che in nome di Cristo si ostina a combattere tuttociò che Cristo ha predicato ed ha stabilito. Le dottrine evangeliche adunque, quali furono stabilite da Cristo, sono di un'importanza capitale nelle sorti della scienza e della civiltà moderna, e chi crede e spera in esso, crederà e spererà in tutto ciò che avvi di nobile e grande al mondo, e la sua vita sarà la vera vita dell’intelletto e del cuore.3
Adunando ora le esposte idee, perchò si arrivi a quella conchiusione che è nella mia mente, mi pare aver stabilito a sufficienza che nella lotta che oggi si agita tra il materialismo e lo spiritualismo, che è la più semplice espressione di tutte le differenze della coscienza moderna, le sorti avvenire della civiltà sono riposte nel trionfo dello spiritualismo; che tutti gli ordinamenti sociali hanno un contenuto essenzialmente diverso, secondo che l'uno o l'altro degli accennati sistemi abbia il sopravvento; che, perchè quella seria di concetti che s'inchiudono in questa parola, spiritualismo, acquistino valor pratico, occorre che addivengano coscienza, ovvero che si disposino al sentimento; e che ciò non può aver luogo bene ed ordinatamente, se si prescinde dalla coscienza religiosa e dal cristianesimo. Queste idee come ognun vede, sono tra loro in strettissima relazione logica, e l'una di esse conduce per necessità alle altre. Veggano adunque i nemici della religione, che pur si dicono liberali, in che modo si provveda alla libertà vera che è ordine, ed alla dignità umana inaugurando il divorzio dell'anima dal cristianesimo. Ciò posto, il pensiero dominante che governò la lunga ed intemerata vita di Alessandro Manzoni, quale fù se non quello di applicare agli ordini della civiltà i veri del cristianesimo? Egli filosofo, artista ed italiano, ben si accorse che alle ardue speculazioni, al genio che crea, al cittadino che desidera l'unità e l'indipendenza della patria, lungi dal recare ostacolo, il puro sentimento cristiano serve anzi potentemente; vide che un popolo che non crede e la cui anima è isterilita dallo scetticismo e dalla iniqua sete dei godimenti, non può esser mai una nazione vigorosa e rispettata, e che in mezzo alle violenze di che è teatro questo atomo impercettibile in cui lo spirito, novello Prometeo, è costretto, fa d'uopo additare la serena sfera del dritto il cui adempimento e legge necessaria non meno di quella che con si mirabile euritmia produce i movimenti degli innumerevoli corpi librati nella distesa interminata degli spazii. Vide tutto questo, e poiché in lui il giudizio della mente addivenir persuasione e sentimento, uscì in campo banditore di quelle dottrine che rendono impossibile ogni maniera di tirannide, ogni invasione di straniere genti nel sacro suolo della patria, ogni turpitudine ed egoismo, ogni ingiustizia. Ah, ricordiamoci o italiani di questa scuola, che ci ha pur rigenerati politicamente e letterariamente, e fra quali si contano uomini come il Rosmini, il Gioberti, il d'Azeglio, il Balbo, il Pellico, il Troya, che si aggirarono tra noi e dopo avere operato e sofferto, dileguarono come ombre. Almeno che i loro nomi si tramandino ai nepoti; chè se la ingratitudine è vizio grande negli individui, nelle nazioni è preludio immancabile di decadenza. Poco fa disparve Nicolò Tomaseo, e qualche altro che ancor rimane della pleiade illustre volge gli sguardi desiosi al sepolcro. Che sarà, se spariti gli uomini, sparirà ancora dalla coscienza nostra il loro pensiero? Paragoniamoci ad essi e ci sentiremo pigmei. Persuadiamoci che promuovere e caldeggiare il concetto manzoniano non è far cosa grata alla negra setta. Ne volete una prova? Badate al contegno serbato da costoro e dalle loro effemeridi nel sentir nunziare la morte di questi grandi.
So bene che bandir questi principii ora che il gesuitismo combatte ad oltranza le istituzioni patrie, e che la chiesa è in lotta aperta, o latente con tutte le nazioni civili, può sembrare a taluno proposito, a non dir altro, inopportuno; ma qual miglior arma e più affilata, dico io, per abbattere questa idra dalle molteplici teste, che porre in rilievo la differenza grande, o, meglio, la opposizione che corre tra il cristianesimo ed i gesuiti? Costoro hanno smarrita la coscienza religiosa, hanno il sentimento della inframmettenza, e degl'interessi settarii, non di Cristo: pieni come sono di odio, non possono aprir l'animo all'amore, ed esercitano il loro dispotismo su quelle anime in cui il contenuto razionale del cristianesimo sendo oscurato, il sentimento è addivenuto fanatismo e superstizione. A renderli impotenti fa d'uopo educare la coscienza religiosa delle nostre povere plebi, delle donne che guidano i primi passi dei nostri figli, e nei loro cuori imprimono i più duraturi sentimenti. Ora, ad ottener ciò, quale altro mezzo è più efficace del cristianesimo? La lettura dei Promessi Sposi, è più potente a destar l'animo ai veri sentimenti religiosi, che parecchie prediche del Filopanti.4 Fa d'uopo che, a quel modo che bisogna uscire dall’apatia politica, si esca anche dall'apatia religiosa. In Germania, in Inghilterra, in America, a questi massimi problemi del consorzio civile si rivolge la mente dei più insigni scrittori, e non senza ragione ci si scaglia da ogni parte il rimprovero di mostrarci indifferenti ed incuranti di tali gravissimi subbietti.5
Discorrendo in tal modo del gesuitismo e della curia degenere, non mi si dia taccia di far di ogni erba fascio. Anche nel clero avvi di chiari individui, che deplorano, come Paolo, la scissura, e vorrebbero, nel consorzio sociale, vedere attuata quell'armonia tra la civiltà e la religione che forma la essenza della loro vita interna; il nome dei quali, o di parecchi, di questi degni ministri del santuario, volontieri citerei, se la modestia, che in essi è pari all'altezza della mente ed alla pietà dei costumi, non mel
vietasse. Questi intemerati uomini dimostrano col fatto che il cristianesimo non è il Sillabo, nè astia i progressi civili, e se tutti gli altri del loro ceto togliessero ad imitarli, la guerra, tra Stato e Chiesa o non sarebbe cominciata mai, o finita presto.
Nè, discorrendo con lo sguardo per gl'istituti civili e pietosi che abbondano nella nostra penisola, potrai negare che parecchi di essi esprimenti in sè l'armonia della religione e della civiltà, rechino frutti abbondevoli e preziosi. In generale si può dire che le casse di risparmio a benefizio dei poveri, i patronati, i ricoveri, le odierne cucine economiche, gli asili d'infazia, gli orfanotrofi, le case dei sordomuti e dei ciechi, e tutte quelle istituzioni che si propongono di alleviare, secondo il potere, le miserie della umanità sofferente, non siano che l'attuazione civile di quei precetti di misericordia, l'adempimento o la trasgressione dei quali sono posti nelle sacre carte come formola suprema di condanna o di premio eterni. Il Cristo che lascia a sè avvicinare i fanciulli, e conversa coi poverelli, e minaccia pene ineffabili all'egoismo dei ricchi, e che predica dovunque la fratellanza delle genti, non vi par egli che sia la base ed il concetto delle accennate opere di carità sociale? Quell'anima santa di Alfonso della Valle, che tutti ricordano con affettuoso e mesto desiderio, nel breve corso della sua vita, la quale si può dire che passò beneficando, ben porse luminosa testimonianza del come la carità evangelica, e la veneranda religione dei padri si ricercano essenzialmente, ove vogliasi dare inizio e compimento a quelle imprese che si sostanziano nella abnegazione di sè, e nel sacrificio. E nella medesima Napoli, che non patì, in tempi rei, la truce inquisizione s'insediasse sotto il suo limpido cielo un umile seguace del Santo di Assisi6 accolti intorno a se gran numero di fanciulli derelitti e diseredati, dava non ha guari esempio splendido che la educazione cristiana non toglie di riuscire onesti operai, buoni cittadini, caldi promotori di ogni maniera di progresso. O terra in cui nasce spontaneo l'arancio e l'olivo, o spiagge amene di Mergellina! Io ricordo con desiderio afFettuoso gli anni della mia prima giovinezza passati colà, ed uno struggimento mi piglia dentro, che deve solamente provare chi è persuaso non poter più in questa vita rivedere gli amici, e tornare alle care consuetudini di una volta, alle serene gioie dello spirito, ai dolci studii intermessi! In uno dei più popolati quartieri della vasta città, avvi oggi un Liceo ginnasiale, se non m'inganno pareggiato ai regi, che piglia il titolo da San Tommaso d'Aquino, e fu fondato ed è diretto da quel valente uomo che è Vito Pomari. Ivi accorrono in gran numero giovani, ivi insegna il mio carissimo Vitalberto Trincucci7 ed ivi nel cuore degli alunni, oltre alla compiuta educazione scientifica e letteraria, ed ai metodi buoni, si ispirano i due poderosi affetti di patria e di religione, dalla cui armonia, ne vado convinto, procederà per l'Italia ogni speranza di bene durevole.
E quello che si dice di Napoli allarghisi alle più cospicue città nostre, in tutte le quali troverai istituti cattolici e civili insieme, in cui si apparecchia la generazione avvenire che dovrà por termine alle esorbitanze presenti dei partiti estremi; la qual cosa indica chiaro che il cristianesimo è più vivo di coloro che vogliono cantargli le esequie, e che il nuovo, solo allora prova quando s'innesta con l'antico, repudiato il vecchio, destinato a perire, secondo il concetto della graduale evoluzione che è legge sociale non meno che cosmica. Qui in Modena potrei citarne di parecchi di cosiffatti istituti, dal che mi svia studio di brevità; stimo debito per altro di far menzione del Collegio di San Carlo, uno dei più antichi, e che ha visti uscire dalle sue soglie in ogni tempo gran numero di uomini chiari per ingegno e per opere. Oltre chè vi è impartita una istruzione completa, e secondo i recenti programmi, da valenti professori, la educazione interna che vi si dà è di tal fatta che può contentarsene ogni animo più difficile; imperocché non solo vi si dà opera ad ispirare nel cuore dei giovani la vera morale, ma si provvede eziandio a quegli esercizii che sono consigliati da una savia igiene; onde a vedere quei giovanetti briosi e spigliati andare in volta, e mostrare in volto il fiore della salute, ti accorgi subito della differenza che passa tra questi e gli antichi allievi dei gesuiti; il che torna a grande onore di quei benemeriti che vi accudiscono, e che seguono le tradizioni del compianto Spallanzani. So bene che questo tenersi nel giusto mezzo e schivare gli eccessi non può andare a verso di coloro che vorebbero i giovani fossero educati secondo i principii del materialismo, e di quegli altri che giudicano, tranne i gesuiti, non esservi al mondo buoni educatori; però la ira degli estremi, è prova certa che si è nel retto sentiero.
E da questo che son venuto dicendo apparirà chiaro, giova sperarlo, la importanza della sintesi manzoniana, e come appunto oggi che riesce così malagevole l'adoperare un giusto ed imparziale criterio, a cagione degl'interessi e degli affetti di questo o quel partito, è urgente che si affermi l'armonia di tutti gli elementi costitutivi della umana coscienza, la quale fu espressa da Alessandro Manzoni, nella sua vita, e negli scritti. È necessario che gli animi si accostumino a distinguere la sostanza dagli accidenti, ed i nomi dalle cose, né, dalla guerra transitoria che il clericalismo dichiara alla società, pigliar pretesto a combattere un'istituto santissimo che ha confortato i primi anni della nostra fanciullezza, e che è invocato nelle ultime ore. Il tempo non può distruggere le essenze delle cose, nè la umana superbia riportar trionfo definitivo sul bene. Se la religione è un sentimento profondo e naturale, se la libertà è una esigenza della vita civile, l'accordo di entrambe non è che questione di tempo; chè nulla di positivo quaggiù si annienta, nè un granello di arena nè un'atomo di ossigeno, ed a più ragione gli essenziali bisogni dello spirito. Avrà la chiesa il suo pontefice riformatore, che la disciplina sinora fondata sul concetto mondano del temporale dominio rinnovelli e concilii con le dottrine evangeliche, con le aspirazioni della civiltà. Allora novellamente dal Vaticano si udirà a benedire all’Italia, alla concordia tra i popoli affratellati dalla identica natura, dalla idea cristiana, ed un fremito correrà dall'Alpi alla Sicilia, poiché le solenni parole di conciliazione saranno proferite non da un re della terra, ma dal Vicario di Colui che disse gli uomini fratelli, ed il suo regno non essere di questo mondo, e che perdonando emetteva l'anima. Così l'Italia sarà origine di un terzo incivilimento.
Assisteremo, noi viventi ora, all'alba del santo giorno? Ciò è nei consigli di Dio; ma se pur non è dato a chi scrive queste cose letiziarsi nel dolcissimo spettacolo, le addolorate ossa di sotterra esulteranno al plauso universale che annunzierà il compimento definitivo della redenzione italica.
Modena 29 maggio 1874.
Note
- ↑ Bonatelli — La Coscienza e il Meccanismo Inferiore — Libro I, pag. 78.
- ↑ Fra i lavori di questo genere giova far menzione della Vita di Cristo dell'Abate Fornari, la quale si leva dalla comune, non tanto per l’altezza delle idee, e la comprensione che pure sono grandissime, quanto perchè in quelle pagine regna un caldo sentimento che s'impossessa del lettore e non gli lascia requie sino a che non si risolva ad amare.
- ↑ Qui credit in me etiam si mortuus fuerit vivet — San Giovanni. L'unione del sentimento e dell'idea è lo stupendo capolavoro di Guido Reni, esistente in questa pinacoteca di Modena.
- ↑ È commendevole senza dubbio l’intendimento propostosi dal Filopanti, perchè si radica appunto sulla esigenza moderna di puriticare la coscienza; ma egli non può riuscire a nulla, perchè il suo come egli dice Apostolato, non risponde al sentimento. Egli rende Cristo un concetto, e con ciò viene a dimezzarlo. Or perchè Cristo si appalesi compiuto, si richiede per necessità la Chiesa. Gli apostoli furono mandati, ma nessuno da sè medesimo si arrogò la malagevole missione. Essi parlarono in nome di un'altro, non in nome proprio, od in nome della riflessione scientifica. Si vede ancora dalle cose dette di sopra come mal si appongano i sostenitori dell'abolizione dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari. Nel prossimo congresso pedagogico la questione sarà nuovamente ventilata, e sentiamo dire che gli abolizionisti si daranno un gran da fare. È bene che gli altri si uniscano e facciano che la verità non resti soffocata dal sofisma. Il mio amico prof. Alessandro Ravalli ha dato dell'importante problema una soluzione che concilia tutte le ragionevoli esigenze, nel suo bel libro — Sul Riordinamento della Pubblica Istruzione.
- ↑ Programma del giornale scientifico — La filosofia delle Scuole Italiane.
- ↑ Ludovico da Casoria
- ↑ Il Padre Vitalberto Trincucci delle Scuole Pie è tra i più valorosi professori di lettere italiane. Nutrito di forti e severi studii, trovi nelle sue scritture, ad una grande castigatezza di forma, sostanza molta di pensieri. Se per avventura queste pagine cadranno sotto i suoi occhi, si abbia un saluto dal suo amico di giovinezza.