De mulieribus claris/LXXXXVI
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CAPITOLO LXXXXVI.
Faustina Augusta.
Faustina Augusta, e poi posta fra gl’Iddii, acquistò vivendo e morendo molta gloria più per benignità di suo marito, che per sua opera. Ella fu figliuola d’Antonino Pio imperadore, e di Faustina moglie di quello, e fu moglie di Marco Antonino, adottato per figliuolo da Antonino Pio; e morto suo padre ella signoreggiò insieme col marito. Per dicreto del senato fu appellata Augusta, la qual cosa non era piccola cosa a una donna in quel tempo; e benchè innanzi gl’imperadori fussero chiamati Augusti, niuna imperadrice trovo innanzi a questa esser chiamata Augusta per dicreto del senato. Ancora ella fu di sì singulare bellezza, che alcuna cosa di divinità pareva mischiata con la sua mortalità; la quale acciocchè non si consumasse per vecchiezza nè per morte, avvenne che la sua faccia, essendo ella giovanetta, e poi in più ferma età, fu iscolpita in moneta d’oro, d’argento e rame; e dura infino a questo tempo, nella quale, benchè manchi l’abito della faccia, lo movimento degli occhi, lo vivo colore, la piacevolezza della faccia, la forma nondimeno mostra grandissima bellezza. E certo quanto di lei è fama in tutto lo mondo, tanto di quella è infamia di macchia di disonestà; e fu creduto che oltre allo matrimonio ella non fusse contenta d’uno amico, anzi tenne brigata con molti, de’ quali la infamia discoperse i nomi d’alcunì; perchè fu nominato tra i suoi adulteratori un certo Vettilo, e così fu reputato Orfico, e dopo questo Moderato; ma quello che passò in tutto gli altri, fu chiamato Tercolo, il quale si dice che fu trovato a cena con lei da Antonino. E sopra questo seguì Marco Vero, non ostante che fusse suo genero, marito di Lucilia sua figliuola. E, che è più brutta cosa di tutte, dicesi che ella amò tanto un gladiatore, che per appetito di quello occorse in una infermità poco meno che mortale; e per desiderio di guarire ella manifestò ad Autonino la sua concupiscenza; e che per mitigare quello ardore, di consiglio del medico usò per rimedio dell’infermità, fare uccidere quello gladiatore, e del sangue suo, sendo ancora caldo, fece ugnere tutto il corpo della inferma. Il quale rimedio certamente i savj credettero finto; imperocchè in processo di tempo1 Antonino Commodo, il quale in quel tempo fu generato, fu reputato piuttosto figliuolo di gladiatore che d’Antonino, e non per l’ugnere del sangue, ma per iscellerata lussuria di quella collo gladiatore: la qual cosa fece testimonianza della verità. Le quali cose sendo divulgate ad infamia di Faustina, Antonino fu confortato da amici che la uccidesse, o almeno la repudiasse, che era più umanità. Ma Antonino, che era di pietoso animo, benchè portasse molestamente gli adulterj della moglie, non volle consentire lo consiglio, e volle piuttosto comportarla2 che arrivare a maggior vergogna; e non rispose agli amici che lo confortavano, se non che per lo repudio si conveniva restituire la dota; volendo che per questo egli intendessero che per Faustina egli teneva lo imperio. Ma lasciando queste cose molto spesse volte per certo le più oneste, certe volte per lo troppo guardare, non accorgendosi, sogliono cadere3. E tornando da’ vizj alle virtù; reggendo Antonino magnificamente la repubblica, appresso de’ re orientali avvenne, che Faustina morì d’infermità nella terra chiamata Aldea appresso al Monte Tauro; la quale per prieghi d’Antonino il senato la ripresentò fra gl’Iddii, e poi fu chiamata la divina Faustina: la qual cosa era avvenuta innanzi appresso a’ Romani d’alcuna donna. E avendo chiamato Antonino lei innanzi Madre del campo, fecele edificare un tempio maraviglioso in quel luogo ove ella era morta; e in quello fece porre maravigliose statue di sua fama; e ordinò in quel tempio fanciulle, le quali, consegrate a sacerdozio, volle che fusseno chiamate Faustine. E cosi in quel luogo fino a certo tempo Faustina fu reputata famosa Dea, acciocchè quella fama che le avea tolto la lussuria, la deità le restituisse.