De mulieribus claris/LXXVIII

Delle Donne de' Fiamminghi e dei Tedeschi

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Delle Donne de' Fiamminghi e dei Tedeschi
LXXVII LXXIX
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CAPITOLO LXXVIII.

Delle Donne de’ Fiamminghi e dei Tedeschi.

La moltitudine grande delle mogli de’ Cimbri, vinti da Cajo Mario in aspra battaglia, fu degna di lode per lo sacro e costante proposito d’onestà, anzi in ispezialità fu da magnificarle; perchè quanto più quelle furono, più alto pare da levarle con maggiori onori: e questo perchè molto spesso abbiamo letto, poche essere arrivate a osservanza di castità; ma non abbiamo letto, che molte vi sieno arrivate, o radissime volte l’abbiamo letto e udito. Dunque essendo in fiore i fatti de’ Romani, i [p. 338 modifica] Tedeschi e i Fiamminghi, e altre nazioni barbare del Settentrione fecero congiurazione contro alla fama de’ Romani, e prima ragunati insieme, acciocchè niuno sperasse poterli mettere in fuga, condussero con loro le mogli e i figliuoli, e tutte sue masserizie in gran moltitudine di carrette: poi acciocchè egli percotessero in uno assalto tutta Italia, deliberarono d’entrare in quella con tre osti, e per tre cammini, per li quali impauriti i Romani per tumulto, fu mandato incontro a quegli Cajo Mario, nel quale in quel tempo tutto lo stato della repubblica romana si pareva fermare. Lo quale prima scontrò i Tedeschi, contro ai quali non rifiutando in alcuna cosa la battaglia, venne alle mani con quegli, e combattendo in lunga battaglia, stando per lungo spazio in dubbio la fortuna delle parti, finalmente dopo molta effusione del sangue i Tedeschi volsero le spalle. Poi andò contro ai Cimbri; e com’egli aveva isconfitti i Tedeschi appresso l’acque Sestie, così sconfisse quegli ne’ campi Claudj con gran mortalità d’uomini. Della qual cosa accorgendosi le mogli, posti da parte gli loro arnesi, non seguirono la fuga de’ mariti, ma [p. 339 modifica]condussero i carri, de’ quali elle avevano gran moltitudine, in forma d’uno steccato, con matto e animoso proposito di difendere, quant’elleno potessero, la loro libertà e castità con pali abbruciati, e con pietre e con le spade. Ma sopravvenendo con ischiere fatte la gente di Mario, non facendo lunga resistenzia, conobbero che indarno si sforzavano, e per quello domandarono se elle potessero avere concordia col capitano. E avevano fermato nell’animo, almeno, per qual via elle potessero, salvare la loro libertà e la loro onestà, se elle perdessero i mariti in battaglia, e se perdessero le sedi de’ loro passati, e tutte le loro ricchezze. E perciò domandarono non la pace per i loro mariti che fuggivano1, e non tornare alla patria, nè che i loro danni fussero loro rifatti con moneta, ma d’essere tutte condotte a Roma, e poste monache con le vergini Vestali. La qual cosa, parendo onestissima testimonianza di [p. 340 modifica] pura mente2, non ottenendo, accese3 con furore in ostinata perseveranza di loro desiderio, cercarono crudel fatto; e primieramente isbattuti in terra i piccoli figliuoli, e morti quelli per liberarli dalla servitù per che modo che elle potessero, la seguente notte s’impiccarono con capestri e briglie de’ cavagli dentro allo isteccato che elleno avevano fatto, acciocchè elle non fussero tratte a vergogna di loro castità, e a dispregio de’ nemici vincitori; e non lasciarono ai nemici altra preda, che i loro corpi appiccati. Altre donne sarebbero andate umili incontro ai vincitori, rotta la ragione umana, con capegli sciolti, con le mani legate, empiendo ogni cosa di prieghi e di pianto; e, che sarebbe stata più scellerata cosa, alcune avrebbero domandato con lusinghe e abbracciare, se avessero potuto conservare la loro roba, tornare nella patria, non ricordandosi d’alcuna [p. 341 modifica]onestà di donna; o avrebbero lasciato straziarsi a modo di bestia; ma quelle Fiamminghe con fermo petto salvarono gli animi di migliore fortuna, e non comportarono bruttare la gloria di sua gente con alcuna vergogna di sua maestà: e fuggendo ostinatamente con lo laccio la servitù e la vergogna, mostrarono gli suoi uomini vinti non per forza, ma per difetto di fortuna; e alla loro castità acquistarouo lunghissima vita, perdendo pochi anni, i quali elle avrebbero potuto sopravvivere se non si fussero appiccate; e lasciarono a quegli, che dovevano seguire, onde eglino si maravigliassero, che si grande moltitudine di femmine, non per congiurazione nè per deliberazione pubblica, in ispazio d’una notte s’accordarono ad una opinione di morire, come se quelle avessero avuto un medesimo spirito.

Note

  1. Cod. Cass. epercio domandorono lamenpaice parlare mariti che fuggivono. Test. Lat. idcirco postulavere unanimes non fugientium virorum pacem.
  2. Cod. Cass. onestissimi testimonianza dipaura. Test, Lat. quod cum honestissimum visum foret, et sinceræ mentis testimonium.
  3. Cod. Cass.. volere chonfurore. Test. Lat. succensæ furore.