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capitolo lxxviii. 339

condussero i carri, de’ quali elle avevano gran moltitudine, in forma d’uno steccato, con matto e animoso proposito di difendere, quant’elleno potessero, la loro libertà e castità con pali abbruciati, e con pietre e con le spade. Ma sopravvenendo con ischiere fatte la gente di Mario, non facendo lunga resistenzia, conobbero che indarno si sforzavano, e per quello domandarono se elle potessero avere concordia col capitano. E avevano fermato nell’animo, almeno, per qual via elle potessero, salvare la loro libertà e la loro onestà, se elle perdessero i mariti in battaglia, e se perdessero le sedi de’ loro passati, e tutte le loro ricchezze. E perciò domandarono non la pace per i loro mariti che fuggivano1, e non tornare alla patria, nè che i loro danni fussero loro rifatti con moneta, ma d’essere tutte condotte a Roma, e poste monache con le vergini Vestali. La qual cosa, parendo onestissima testimonianza di

  1. Cod. Cass. epercio domandorono lamenpaice parlare mariti che fuggivono. Test. Lat. idcirco postulavere unanimes non fugientium virorum pacem.