Convenzione per la concessione d'acqua del torrente Scrivia in correlazione col nuova sistema di propulsione idropneumatica per la strada ferrata sui Giovi

Parlamento del Regno di Sardegna

Indice:Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54, Documenti II.pdf Convenzione per la concessione d’acqua del torrente Scrivia in correlazione col nuova sistema di propulsione idropneumatica per la strada ferrata sui Giovi Intestazione 19 aprile 2022 25% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54


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Concessione d’una condotta d’acqua da Busalla a Genova.

Progetto di legge presentato alla Camera il 13 gennaio 1854 dal presidente del Consiglio, ministro delle finanze (Cavour).

Signori! — È già da lungo tempo che nella città di Genova si patisce difetto d’acqua così per bere, come per valersene negli altri usi domestici ed industriali; perchè a sopperire a tutti questi usi è lungi che sia sufficiente l’acquedotto che ha origine dal Bisagno e che fa costrutta dall’antico Governo genovese con opere dispendiosissime, e per le epoche in cui furono intraprese e progredirono veramente mirabili.

E questo difetto d’acqua si fa sempre più gravemente sentire, non solamente per la crescente popolazione della città e dei borghi vicini, ma sì ancora pella cresciuta agiatezza comune del popolo, pelle abitudini sociali migliorate col progresso della civiltà, pella perfezionata e più sviluppata industria, per le cure di pubblica igiene fatte più diligenti e premurose in tanti istituti di pubblica beneficenza che onorano quella grande città.

Da qui viene che da molti anni si vada indagando da quali fonti si possano trarre altre acque perenni e copiose per condurle a Genova, e che molti progetti vadansi studiando, e si dispongano associazioni di capitalisti per attuarli.

Era dunque naturale che, mentre si stava per aprire la galleria dei Giovi, la quale con un declive esuberante alla condotta di qualunque misurata quantità d’acqua, mette in comunicazione la valle della Scrivia con quelle del Riccò e di Polcevera, e quindi con Genova a cui soprasta circa 350 metri; era, diciamo, naturale che si presentasse alla mente degli uomini iniziati nell’arte, degli accorti speculatori, e diciamo pur anche degli amici e promotori del bene pubblico, l’idea di profittarne per fare una derivazione dal primo di detti torrenti, a cui non manca in nessuna stagione una notevole quantità d’acqua, per condurla dentro la galleria predetta, e lungo le accennate valli del Riccò e della Polcevera sino a San Pier d’Arena, e quindi a Genova.

Se si guardi all’idea fondamentale che è quella appunto di invertire il corso di Scrivia volgendo una parte delle sue acque dai versante settentrionale al meridionale degli Appennini, deve riconescersi che, quantunque sorta già fosse nella mente di molti, essa fu assai prima che da qualunque altro convertita in formale domanda dal signor cavaliere De-amicis, sindaco di Rivarolo di Polcevera, il quale, fino dal settembre 1849 in una petizione alla Camera dei deputati chiedeva che un corpo d’acqua fosse per cura del Governo distratto dalla Scrivia, e fatto passare pella galleria dei Giovi coi fine di sopperire nei tempi di siccità alla deficienza di quella del torrente Polcevera che animava i molini del suo comune. Questo limitato scopo però, a cui mirava la petizione, parve alla Camera che non meritasse che si menomassero senza compenso gli usi consueti di quell’acqua; onde si passò all’ordine del giorno puro e semplice, e questa petizione non ebbe altro seguito.

L'idea medesima intesa però al più vasto e principale scopo di fornir acqua a Genova, venne per la prima volta presentata con una memoria rivolta al Governo il 15 ottobre 1851, dal signor Domenico Corte, il quale mentre annunciava aver sottomesso antecedentemente la memoria stessa al municipio della città di Genova da cui era stata accolta con molto favore, invocava la facoltà d'eseguire studi per poter [p. 923 modifica]convertire il suo progetto in un concreto piano esecutivo; in base del quale agendo per sè e per altri avrebbe costituita una società per attuare la divisata condotta d’acqua: per il qual fine chiedeva gli fosse significato sotto quali condizioni, e con quali vincoli la condotta stessa gli sarebbe stata concessa.

Il Ministero dopo avere su questa demanda sentito l’ingegnere-capo della strada ferrata di Genova per mezzo dell’azienda generale, si rivalse all’intendente generale della divisione per avere qualche maggiore spiegazione dal signor Corte; dappoichè la sua domanda non andava corredata da alcuna indicazione d’arte, nè tampoco vi s’accennava come intendesse egli procedere all’impresa; nè si poteva quindi arguire se questa avesse probabilità di felice successo.

L’intendente generale della divisione dopo aver sentito il signor Corte dichiarava con nota del 22 ottobre 18B1, che se fosse stata accordata al petente la facoltà d’eseguire i lavori, si formerebbe sicuramente una società che speculerebbe vantaggiosamente sullo spaccio dell’acqua; e soggiungeva che l’opera, indipendentemente dall’eminente scopo di pubblica utilità, era giudicata molto proficua e tale che ove, per avventura, non si trovasse una compagnia che la assumesse, avrebbe convenuto al Governo di promuoverla ed attuarla egli stesso.

Poca luce però traendosi da queste informazioni sul merito intrinseco della domanda, il Ministero non aveva ancora nulla deliberato, quando il signor Corte non ricevendone alcun ulteriore riscontro, la rinnovò il 24 gennaio 1852, e ricordando la prima che egli aveva sottomesso sino dal principio di settembre 1851 alla civica amministrazione, e quella presentata dal Ministero in principio del successivo mese d’ottobre, esprimeva il timore che essa si divulgasse, ed il dolore che gli avrebbe recato il vedere altri cogliere il frutto dei suoi studi e delle sue spese. Altronde faceva presente che il suo concetto non avrebbe più potuto attuarsi quando i lavori della strada ferrata fossero venuti a compimento, e conchiudeva sollecitando nuovamente dal Ministero dei lavori pubblici qualche positivo riscontro.

Frattanto una Commissione era stata istituita dal Ministero medesimo che proponesse il miglior sistema di trazione da adottarsi sul piano inclinato dei Giovi.

E poichè fra i vari quesiti che essa doveva discutere eravi quello: «se alle macchine fisse animate dal vapore dapprima proposte non fosse miglior spediente sostituire macchine idrauliche animate dalla forza dell’acqua estratte appunto dalla Scrivia e condotta dentro alla galleria,» così il Ministero stimò conveniente trasmettere alla Commissione medesima la domanda del signor Corte raccomandandole di prenderla in quella considerazione che pur pareva meritare. Ed invero non potevasi disconoscere che, associando i due fini a cui si mirava coll’estrazione dell’acqua della Scrivia, l’animazione cioè delle macchine del piano inclinato dei Giovi e gli usi della città di Genova, ne sarebbe venuta una grande economia pella pubblica amministrazione.

Di questa disposizione del Ministero fu data parte al signor Corte dall’intendente generale di Genova, come consta da lettera 15 febbraio 1852 dell’intendente medesimo.Qui vuolsi però notare che nel novembre del 1851, cioè due mesi dopo che il signor Corte aveva inoltrata la sua prima domanda al municipio di Genova, si pubblicava in Genova stessa un opuscolo dell’ingegnere Novella, nel quale l’autore, dopo avere ripetuto anch’egli la grande opportunità di volgere l’acqua dalla Scrivia per la galleria dei Giovi nella valle del Riccò e della Polcevera per quindi condurla a Genova, andava discorrendo delle grandi difficoltà che incontravansi nel lavorare entro il cavo in cui dovevasi murare l’ultimo superiore tronco della ridetta galleria che costruivasi a cielo aperto; giudicava quasi impossibile che si riuscisse a tenerlo asciutto con meccanismi, non meno difficile ottenere ciò con un condotto fugatore, il quale condotto, credeva il signor Novella, che se pur fosse stato possibile attuare con un buon esito avrebbe importato l’ingente spesa d’oltre 500,000 lire; consigliava quindi a volgere invece le acque che frastornavano il lavoro pur entro la galleria, ed indi nel Riccò e nella Polcevera; poi accennava ad opere da eseguirsi attraverso il letto di Scrivia per raccogliere tutte le acque correnti di questo fiume, e quelle provenienti dal bacino della Seminella; e con tutte queste acque voleva alimentare la condotta verso Geneva; ne valutava a modo suo la quantitá, che nelle epoche di maggiori magrezze fissava in metri 2 50 per minuto secondo; mostrava tutti gli usi cui avrebbesi potuto soddisfare con questa notevole quantità d’acqua; ne calcolava il profitto, da lui fatto ascendere a 32 milioni di lire; e stimando a 12 milioni la spesa necessaria per attuare questa impresa, ne conchiudeva che essa avrebbe somministrato un utile netto di 20 milioni di lire.

Dalla pubblicazione di quest’opuscolo il Ministero non poteva trarre alcun lume, nè farsi alcun carico, non solo e non tanto perchè non gli venisse accompagnato da alcuna memoria, nè domanda, ma principalmente perchè era troppo vago ed inconcreto; non esprimeva in sostanza altro che la già propalata e conosciuta idea di condurre acque dall’uno all’altro versante degli Appennini; ed era per dippiú troppo viziato da non giuste supposizioni, e da evidentemente esagerate valutazioni sui risultamenti dell’impresa, perchè si potesse prenderlo per base d’una concessione, qualunque pure fosse il piano tecnico d’esecuzione che n’avesse in mente il suo autore; il quale piano non era in alcun modo chiarito, nè presumibile per la fatta pubblicazione.

Era infatti provato che quel canale fugatore che il signor Novella giudicava essere impossibile o dover costare più di mezzo milione non poteva importare più di 90,000 lire circa (nè più infatti costò); era provato che esso giovava, oltrechè ad assicurare l’esecuzione di altri lavori, anche a scaricare le acque che sorgevano nel cavo apertosi per la costruzione del tronco di galleria che si sprofondò sotto il letto di Scrivia; era provato che per un tratto solo di questo cavo poteva convenire volgere le sorgive attraverso la galleria; e che ciò non avrebbe durato se non finchè durasse il lavoro della galleria medesima, cioè finché non si ricolmasse il cavo dentro il quale veniva costrutta. Finalmente diligenti e ripetute misurazioni avevano dimostrato che era assai lungi che dalla Scrivia a Busalla si potessero avere 2 metri 80 d’acqua per minuto secondo, e che, quando pure ciò si avesse potuto fare, non conveniva, perchè nè le macchine idrauliche fisse che si fossero istituite sul piano inclinato dei Giovi, né i bisogni della città di Genova, esigevano che dalla Scrivia si traessero otto ruote d’acqua. E non si tralascierà qui di notare come il solo essersi diffusa l’opinione ne! pubblico che si divisava deviare dalla Scrivia tutta l’acqua in tempo di magre, e che si stimava poterne avere la suddetta grande quantità per condurla a Genova, avesse dato l’allarme nei paesi inferiori, i quali, qualunque pure siensi i titoli e le pretese loro, non si sarebbero certo così vivamente commossi quando avessero conosciuto la moderata quantità d’acqua che bastar poteva ad animare le macchino idrauliche, e che pure era bastante a più che raddoppiare quella che ora trae Genova dal suo antico acquedotto.

Comunque sia, in principio del gennaio dell’anno 1853 un [p. 924 modifica]

comitato promotore, di cui faceva parte il signor Novella, e che pareva costituito coll’intendimento di attuare il progetto di lui, presentava al Governo una domanda d’estrarre acqua dalla Scrivia per condurla a Genova, ripefendo quanto il co- mitato stesso aveva esposto in un’antecedente memoria ri- volta all’azienda generale delle sirade ferrate.

Le condizioni essenziali sotto le quali chiedevasi la conces- sione erano le seguenti:

4° Che il Governo esegnisca a tulfe sue spese le opere per la derivazione sino all’ingresso dell’acqua nell’intubazione della galleria;

2° Che il Governo assicuri una costante erogazione d’acqua di 250 litri per minuto secondo, defluenti a favore della so- cietá ; condizione questa che assai si discostava dal primo as- sunto del signor Novella;

3° Che il Governo assuma qualunque responsabilitá verso i terzi pel fatto di essa derivazione;

4° Che assicuri il minimum d’interesse del 4 e mezzo per cento su) capitale sociale;

B° Che il Governo stesso abbia il carico della manuten- zione in perpetuo di tutte le opere dal punto di derivazione sino al suo stabilimento idraulico;

6° Che sia consentito il passaggio del condotto d’acqua nel corpo della strada fissata sino a Genova; ?

7° Che il ferro occorrente alla condotta dell’acqua vada esente da ogni dazio.

Nessun piano nè indicazione tecnica accompagnava questa domanda; e poichè altronde la societá promotrice intendeva mettere le opere della derivazione a carico del Governo, è evidente che, quand’anche le altre condizioni sotto le quali veniva domandata la concessione fossero state piú ragione- voli, sarebbe pur sempre riuscito impossibile darvi ascolto senza conoscere prima il piano che per la ridetta derivazione sarebbe stato adottato nel caso che la salita dei Giovi s’avesse a superare con macchine idrauliche fisse.

Il ministro dei lavori pubblici faceva tuito ciò palese agli onorevoli membri del comitato promotore, e specialmente dichiarava loro che il Governo non sarebbe stato disposto nè a prestar garanzia d’interesse, nè molto meno ad accettare quelle altre condizioni con cui oltre ai volere assicurata la quantitá d’acqua erogata, intendevano anche che il Governo assumesse ogni risponsabilitá verso i terzi; poichè siccome il principale e positivo scopo della concessione era nell’utile dei concessionari, quello di fornir acqua alla cittá di Ge- nova, e l’altro scopo d’animare le macchine fisse non era che eventuale ed incerto, grande essendo la fiducia che si riescirebbe, come infatti si riescí, a montare il piano incli- nato colla locomotiva, cosí non cra allora ragionevole il pre- tendere che a guarentire gli interessi dei terzi fosse chia- mato chi non era Îa cagione principale che questi interessi fossero lesi.

Trascorsi due mesi, i membri dello stesso comitato pro- motore si presentavano nuovamente al ministro dei lavori pubblici con un’altra domanda, nella quale, malgrado le cose dette, lamentavano che non fosse stata presa alcuna risoluzione sulla prima; insistevano perchè la concessione fosse loro fatta, e dichiaravano perciò di rinunciare all’assi- curazione dell 1|2 per cento chiesta dapprima, tenendo però ferme le altre condizioni.

Le vive sollecitazioni che essi facevano, e l’urgenza con cui invoezrono le deliberazioni del Governo, erano in questa nuova memoria fondale sulla opportunitá del momento per chiamare azionisti a concorrere nelle imprese industriali e per raccogliere capitali. Ma il Ministero ripetendo le osser-

vazioni fatte dapprima faceva loro capire che il mofivo che ora venivano allegando non era sufficiente per indurre il Governo ad una concessione di tanto grave importanza, senza conoscere con che sistema intendevano procedere ad un’opera che aveva cosí intima relazione coi lavori della strada fer- rata e col regime del fiume, E soggiungeva che quando la Commissione governativa incaricata di determinare il si- stema da preferirsi per l’esercizio dei piani inclinati dei Giovi, alla quale era sfata come quelle d’altri assoggettata la loro domanda, avesse preferite le macchine idrauliche fisse, sarebbe loro stato falto conoscere il piano dei lavori per l’e- rogazione delle acque di Scrivia; ma che se essi intendevano anticipare l’ attuazione dell’erogazione, ed assicararla per gli usi loro, anche nel caso che alle delte macchine idrauliche si rinunciasse, conveniva che essi stessi preseniassero un piano concreto per dimostrare quali lavori intendevano ese- guire, e specialmente come sarebbesi garantito che Î’eroga- zione sí contenesse nella misura assolutamente necessaria, e concessa; esaminato ed approvato il qual piano si sarebbero stabilite Ie altre condizioni sotto le quali la concessione po- tesse farsi.

Ma non pare che le dichiarazioni ripetutamente fatte in questo tenore dal Ministero dei lavori pubblici fossero ben comprese, perchè non cessava il comitato di rinnovare le sollecitazioni, pur sempre mettendo innanzi la premura che vi era d’allettare azionisti e raccogliere capitali vantaggiosa - mente, e di dare a questo fine credito all’iappresa con un’an- ticipata formale promessa di concessione.

Nei primi giorni d’aprile altra propasizione veniva per Pegual fine presentata da altra parte. Il signor cavaliere Ni- colay con l’intendimento d’assicurare il Governo dalle com- plicazioni ed incagii a cui avessero potuto dar inogo le due opere simultanee della galleria e dei condotti, proponeva di incaricarsi dei lavori che ancora rimanessero a farsi pella galleria medesima, e d’eseguire nel tempo stesso quelli che erano necessari per raccogliere le acque sotterranee che sor- gevano nel cavo in cui, come sopra si disse, stavasi co- struendo l’altimo tronco di galleria, per poi guidarle lfingo la parte giá compiuta della galleria medesima allo stabili. mento idranlico che fosse da erigersi alla metá circa del piano inclinato, e quindi farle scendere lungo il resto del piano medesimo, poi per la valle di Polcevera a San Pier d’À- rena condurie a Genova.

Il signor Nicolay assumendo l’esecuzione di tulti i lavori chiedeva che gli si pagassero soltanto quelli spettanti al compimento della galleria dello Stato, ai prezzi e palti stessi dell’appalto vigente in cui sarebbe subentrato. Tutti gli aliri lavori disposti a raccogliere le sorgive sotterranee ed a con- durle lungo la galleria, e quindi a Genova, li avrebbe egli eseguiti a spese proprie; e se il Governo avesse poi voluto valersi dell’acqua per le sue macchine idrauliche dei Giovi, il signor Nicolay si obbligava a dargliene l’uso gratuitamente, ma intendeva essere rimborsato della metá della spesa per condurre l’acqua sino alle predette macchine fisse ; se per lo contrario il Governo avesse rinunciato a queste macchine, tutte le spese fatte sarebbero rimaste senza eccezione a ca- rico suo. In ogni caso poi gli sarebbe stato concesso il libero uso dell’acqua lungo le valli del Riccò e del Polcevera a San Pier d’Arena ed a Genova, colla facoltá di poter collocare a proprie spese in quel modo che sarebbe stato dall’ammini- strazione stabilito, i tubi di condolta nei fianchi della ferrovia dello Stato. Dove è a notare che mentre gli altri progetti accennavano a derivazioni immediate da farsi dall’alveo pro» prio del fiame, questo, senza punlo feccare all’alveo, mirava [p. 925 modifica] ad impiegare le sole filtrazioni soîterranee, inducendo cosí un’idea diversa in gran parte da quelle che erano state pre- cecentemente fatte palesi. Domandava inoltre il signor Ni- colay la dichiarazione di pubblica utilitá, ma non di essere tenuto indenne verso i terzi; e domandava infine una dimi- nuzione del dazio dei ferri che gli conveniva introdurre per l’intubazione delle acque,

Ma anche il signor Nicolay presentava questa sua prima memoria spogiia di ogni piano tecnico positivo, che facesse ben conoscere se e con quali condizioni e cautele si potesse concedergli d’eseguire quelle opere che egli dichiarava do- vere far corpo continuato coi fianchi della galleria costrutta a cielo aperto. Non avrebbesi dunque potuto dare ascolto nemmeno a questa proposizione quantunque molto piú van- taggiosa, e quantunque fosse in essa bene chiarito che non intendevasi d’estrarre se non che le acque sotterranee sor- genti fra le sabbie dentro le quali si costruiva la galleria 0 provenienti dalle vicine pendici dei monti. Se non che il si- gnor Nicolay dichiarava egli stesso che, affrettatosi a fare l’attuale proposizione al Governo, riconosceva che essa era incompleta, e significava che perciò appunto stavansi facendo gli studi necessari ad un ingegnere che lo assisteva, e che si proponeva di assoggettare all’azienda generale delle strade ferrate il concreto piano dei lavori divisati. Ed infatti poco appresso egli presentava questo piano formato dal signor in- gegnere Sarti, e corredato di dettagli grafici e descrittivi suf- ficienti a far conoscere íl sistema e le opere colle quali egli intendeva raccogliere la acque di profonda infiltrazione, per ottenere la concessione dell’acquedotto a condizioni che egli offeriva ancor migliori delle summentovate, ed invero assai vantaggiose e sicure per l’amuministrazione.

Le opere divisate dal signor Nicolay consistevano essen- zialmente in piccole gallerie laterali raddossafe ai fianchi di quel tronco della grande galleria della strada ferrata, che si costruiva a grande profonditá sotto il letto di Scrivia abban- donato dal vivo corso del fiume, in quel tratto ove il letto medesimo è costituito da alti strati di sabbia. Queste pic- cole gallerie erano a guisa di gallerie o pozzi di cisterna per- tugiale in modo da poter ricevere le acque che scaturivano dalle sabbie, ed avevano oltre a ciò degli avviamenti o ad- dentellati per altre diramazioni in senso irasversale, che prepsravano la possibilitá di poterli spingere avanti piú o meno, affine di procurarsi maggior copia di sorgive, quando quelle infiltranti nelle dette longitudinali gallerie di cisterna si riconoscessero troppo scarse per soddisfare ai fini pro- postisi,

Qui però nen volendo ommeltere alcuna delle circostanze che precedettero la convenzione stipulata dal Ministero, vuolsi ricordare che rion appena il signor Nicolay ebbe pre- sentata la sua domanda, che fu il 4 aprile, con condizioni, come dicevasi molto vantaggiose, il piú volte nominato co- mitato promotore rinnovò anch’egli la sua, presentandone un’altra in data deli’14 aprile migliore di quella fatta diaozi dal comitato medesimo in quanto concerne le condizioni cconomiche, ma non punto diversa, nè piú precisa nella parte tecnica, Offeriva cioè egli pure di fare a sue spese tutti i lavori ed opere necessarie pella derivazione e condotta in tubi anche nella parte che sarebbe stata necessaria per le macchine idrauliche della strada ferrata; esigeva però sem- pre che la societá fosse esonerata da quei richiami che per avventura si elevassero pel fatto di detta deviazione dalla Scrivia, e faceya intendere che, ove fosse d’uopo, avrebbe anche egli rassegnato un progetto di massima, insfando pur sempre per ottenere infrattanto la concessione con quella

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sollecitudine che diceva essergli necessaria per poler vinco- lare @ tale opera capitali che trovansi disponibili.

E dopo che il signor Nicolay ebbe, intorno alla metá d’a- prile, presentato il suaccennafo piano dell’ingeguere Sarti, il comitato medesimo presentò esso pure una nuova domanda nei primi giorni di maggie, che sembrava mirasse allo stesso intento cui mirava il signor Nicolay, a quello cioè di limi- tarsi a raccogliere Ie acque che scaturivano dalle profonde sorgive sotto il letto di Scrivia; giacchè in questa memoria, che nel rispeito tecnico non era men vaga delle altre presen- tate dal comitato, trovasi solo positivamente ripetuto quello che giá aveva fatto presente il signor Nicolay, cioè che il la- voro che si proponeva d’eseguire era di natura tale che per poco che si fusse indugiato non sarebbe piú stato possibile atiuarlo, atteso i progressi che andava facendo l’opera della galieria; per la qual cosa il comitato appoggiava ora l° ur- genza della concessione non piú al solo motivo di racco- gliere azionisti in buof punto, wa ancora alle condizioni ma- teriali dell’esecuzione dell’opera.

Poichè dunque il signor Nicolay aveva presentato un piano positivo in cni era dimostrata la precisa condizione delle opere che volevano eseguirsi e la relazione loro con quelle della grande galleria, la generale azienda dello strade fer- rafe si trovò in caso di potere sentire su di esso il parere dell’ingegnere-cano direttore dei lavori di Scrivia, il quale dichiarava il progetto innocuo alla ridetta grande galleria. Ed è infatti evidente com’ esso dovesse anzi giovarle procu- randole maggiore stabilitá, e piú ancora guarentendola dagli slillicidii, mercè le piccole gallerie che, secondo il piano Ni- colay, le venivano addossate, laddove le sabbie. pregne d’acqua avrebbero reso gli stillicidi stessi inevitabili se non avessero invece irovato sfogo nelle dette gallerie di -ci- sterna.

Il predetto ingegnere-capo mostrava tultavia dubitare che colle semplici divisate gallerie di cisterna si potesse ottenere l’intento, si potesse cioè derivare tanl’acqua da sopperire agli usi a cui si destinava. Ciò però non infirmava punto il giudicio sulla opportanitá dell’opera divisata, che procu- rando una prima derivazione d’acqua, preparava la via d’ac- crescerne nel modo piú sicuro e piú facile la quantitá, ove le macchine idrauliche lo avessero richiesto. Ma ciò che piú preoccupava il predetto signor ingegnere-capo si era il ti- more che un aumento cosí notevole di lavoro da eseguirsi nello stesso ristretto spazio, e per cosí dire in un corpo solo colla grande galleria, potesse essere occasione di nuovi ri» tardi nel compimento di questa, che ne aveva giá subiti di troppo gravi, non tanto per le difficoltá materiali incontrate, quanto per le questioni ed i litigi continui fra 1’ amministra- zione e l’impresa.

Egli faceva conoscere il pericolo in cui si sarebbe incorsi se un nuovo impresario avesse assunti i lavori proposti dal signor Nicolay; mentre quello della galleria avrebbe potuto, non senza fondamento, opporsi a che si venisse a mettere mano nel campo della sua impresa, turbando e sconvolgendo l’andamento delle opere che’ egli stava compiendo.

L’ingegnere-capo conchiudeva che non si potesse consen- tire alla domanda del signor Nicolay se non sotto condizione che i lavori che egli si proponeva d’esegaire, fossero sponta- neamente assunti dall’impresario della grande galleria, e che questi facesse una formale dichiarazione che si obbligava compierli senza recare alcun ritardo nell’adempimento dei patti stipulati colla regia amministrazione.

Ed a questi giusti timori e previdenza dell’ingegnere-capo il signor Nicolay pensò a provvedere. Egli si procurava e [p. 926 modifica]

presentava ali’ azienda delle strade ferrale una sottomissione che aveva ottennta dal signor Piatti appaltatore alla galleria dei Giovi, colla quale dichiarava che avrebbe assunta l’ese- cuzione dei lavori progettati dal signor Nicolay, e si obbli- gava di compierli nel termine stesso che gli era stato asse- gnalo pel compimento della sua impresa, setto condizione però che gli fosse data faceltá d’intraprenderli dentro il mese di maggio.

Venute le cose a questo punto l’azienda delle strade fer- rate, che conosceva i notevoli vantaggi che si sarebbe potuto trarre dall’attuazione dei divisati lavori, opinava che scan- sato ogni pericolo di ritardo colla dichiarazione del Piatti, si potesse aderire alla domanda del signor Nicolay, purchè questi secondo le condizioni in essa domanda formolate, so- stenesse ogni spesa a carico suo; non esigesse alcuna misura guarentita d’acqua, ne conducesse gratuitamente l’uso al- Vamministrazione; ienesse indenne il Governo contro ogni pretesa dei terzi, è ne pagasse finalmente un canone alle regie finanze.

Ed invero in questa guisa l’amministrazione senza arri- schiare spesa alcuna faceva sperimento del sistema piú sem- plice, e piú innocuo al regime della Scrivia, onde procurarsi una condotta d’acqua pelle macchine idrauliche, se di queste avesse avuto bisogno, restandole pur sempre in caso diverso l’uso gratuito dell’acqua pelle stazioni, compresa quella di Genova, affare questo di non poco rilievo, e si riservava elire a ciò anche il profitto di un canone annuo. Che se pure Pacqua d’infiltrazione cttenuta coi primi lavori non fosse stata in copia sufficiente per l’animazione delle macchine di cui si riconoscesse il bisogno, i lavori medesimi preparavano il modo d’accrescerne la quantitá colla maggior economia, poichè, essendo pronte le gallerie di cisterna ed il sistema d’intubazione, avrebbe bastato aggiungervi quelle ulteriori opere, che per raccogliere piú copiose acque era pure inle- resse del concessionario di eseguire, onde non lasciare in- completo lo scopo ed insufficiente il profitto di tante spese. Né in alcun caso l’amministrazione poteva temere d’ essere esposta a sacrifizi impreveduîi, perchè quando pure a mal- grado delle contrarie apparenze e delle circostanze speciali

di sito, di modo, e di misura dell’acqua raccolta, che fanno.

credere non s’abbia nei tronchi inferiori della Scrivia nem- meno ad accorgersi d’alcuna variazione indotia dalla fatta concessione, quando dicesi a malgrado di tutto ciò vi fossero stati a compensare danni recati ai lerzi, Pamministrazione ne veniva sollevata dal concessionario.

li Ministero ha stimato conveniente dilungarsi alquanto nell’esposizione del procedimento di questo affare per met- tere la Camera in grado di giudicare qual fondamento s’ab- biano le querele di coloro che pretendevano dovere essere preferiti nella contrastata impresa, asserendo essere stati i primi a chiederla. Le cose esposte fin qui nrovano in primo luogo che se pur questo fifolo avesse qualche valore, non sa-

-rebbe tultavia ad essi che avrebbesi dovuto concedere la contesa condotta d’acqua, ma sibhene al signor Nicolay; e ciò tanto piú che il signor Corte il quale, come si è dianzi

- chiaramente stabilito, fu il primo che per gli importanti fini da fornir acqua a Genova ed alle macchine dei Giovi, propo- nesse la condotta di cui si tratta, ebbe a dichiar®re con atto autentico che egli agiva per conto del medesimo signor Ni- colay, col quale figura fra i soci promotori dell’impresa; provano in secondo luogo che molto meno si potesse dar loro la preferenza per rispetto alle condizioni a cui la domanda loro era vincolata; provano finalesente che non potendosi fare la concessione se non che sulla base d’un piano _con-

ereto, è tale che Ja sua esecuzione non polesse recare asfa- coli nè ritardi alle opere attinenti alla strada ferrata, non vi era scelta a fara; poichè il sulo piano in cui concorressero tatte queste condizioni era quello presentato dal signor Ni- colay, col quale potevasi dar tosto mano al lavoro tanto per le opere murali sotterranee, come per quelle della condotta propriamente detta.

Tali furono i motivi che indussero il Goverro a fare col signor Nicolay suddetto una prima convenzione in data 27 maggio passato, vincolata pur sempre all’approvazione del Parlamento ; in base alla quale, e secondo gli obblighi impo- sligli, egli mise mano senza indugio cosí alle opere murali, come all’approvigionamento di tubi di condotta, che l’opera richiedeva in’grande quanfitá.

E giá i lavori murali erano presso al loro compimento, e la maggior parte dell’ingente quantitá di tubi era provve- duta quando sorgeva una circostanza che promettendo per Pesercizio della ferrovia sulla salita dei Giovi un ben piú prospero avvenire, consigliava, o diremo meglio costringeva il Ministero, a portare sulla prima convenzione suddeita quelle modificazioni che rendevansi assolutamente necessarie per poier profiliare della propizia circostanza medesima.

Tre valenti ingegneri nostri, dopo un lango studio, sono riusciti a conceriare un sistema meccanico, mediante il quale profiitando d’ana forte caduta d’acqua, qual è appunto quella interposta fera Busalla e Pontedecimo, si riuscirá ad ottenere una cosí pofente compressione dell’aria che volga alla pro- pulsione dei traini piú pesanti.

Il sistema atmosferico col quale l’elasticitá ordinaria del- l’aria spinge, contro il vuoto procurato con macchine fissein un cilindro chiuso da valvole esterne, uno stantufo che trae seco i convogli è noto a tulti, ma le belle speranze che esso fece da principio concepire fallirono per molti e gravi incon- venienti da cui in pratica lo si riconobbe viziato. E giá da parecchi anni si sperò eliminare questi inconvenienti inver- tendo il modo di propulsione, facendo cioè che lo stantufo che trae seco i! convoglio corra lungo la parie superiore del tubo continuo chiuso da valvole interne, sospinto dall’aria compressa a piú atmosfere nella parte inferiore del tubo me- desio. Ms qui si presentava un altro grave ostacolo proce- dente dalle difficoltá meccaniche di ridurre l’aria a tanto alto grado d’elasticitá quando r’era domandato dalla sicura rie- scita del sistema.

Ora il trovato dei nostri ingegneri consiste appunto nella semplicitá degli apparati con cui la pressione della colonna d’acqua si converte direltamente con pochissima perdita di «ffetto utile, e con somma ecomomia, in forza che costringe l’acqua nei tubi di propulsione,

Di quanta utilitá sia per riuscire ovunque l’applicazione di un facile ed economico sistema di propulsione all’esercizio delle strade ferrate, non è d’uopo spendere molte parole per dimostrarlo ; ma piú evidente e notevole è questa utilitá nel nostro paese, che essendo da alte catene di monti occupato in gran parte, diviso nel suo interno e separato dai parsi Vicini, non si può sperare di vederlo dotato da una vasta rete di strade proporzionata ai bisogni delle sue industrie ed alle polazioni commerciali interne ed internazionali, senza spingere sino ad ingenti altezze alcune linee, le quali anche finchè stanno dentro quei limiti di pendenza a cui si è speri- mentafo poter giungere la locomotiva, esigono però un di- spendio gravosissimo, e altrove rendono necessari i piani in- clinati con macchine fisse che condacono seco tutti gl’incon- venienti inseparabili dalla trazione esercitata colle funi; in- convenienti sempre gravi, ma gravissimi poi quando questi [p. 927 modifica]piani inclinati si succedono l’ano gil’altro, hanno molta lun- ghezza, e sorio tracciati con curve ristrette; condizioni inse- parabili dei passaggi delle alte catene montuose.

JI trovato dei nostri ingegneri ottenne il voto favorevole dell’Accademia delle scienze, non meno che quello di giudici competentissimi d’altri paesi, i quali stimano che Ja sua riu- scita non possa fallire, Nè il Ministero poteva rifiutare loro fede, e perdere per troppa peritanza la piú bella occasione di giovarsene.

Se non che per farne l’applicazione al nostro piano incli- nato dei Giovi ia condotta dell’acqua, qual era divisafa se- condo la prima convenzione col signor Nicolay (stipulata nella supposizione che le macchine fisse traenti si stabilis- sero agli Armirotti, cioè a mezza discesa di detto piano in- clinato) non era piú sufficiente; imperocchè innanzituito non si poteva piú lasciare all’eventuzlitá delle piú o meno co- piose acque di spontanea infiltrazione sotto il fetto di Scrivia il conseguimento dello scopo. E benchè la quantitá d’acqua occorrente per la costipazione dell’aria non fosse guari mag- giore di quella che avrebbero domandaie le macchine fisse, bisognava però rendersi certi di averla perenne in ogni stato del fiume ; non essendo piú il caso di aspettare l’esito delle potenti macchine locomotive per riconoscere se fosse oppor- tuno stabilire in tutto od in parte le macchine fisse a mal- grado degli inconvenienti della trazione colle corde testé no- tate. Il sistema di propulsione come viene proposto non pce- teva lasciar dubbia la preferenza da dargli anche sulle po- tenti locomotive che fossero bene riescite; nè perciò voleva restare incerta la possibilitá di ativarla.

Quindi la Serra attraversante il letto di Scrivia ed all’uopo sprofendsta sino agli strati di roccia, la cui costruzione nella pripitiva convenzione era lasciata all’evenienza del caso, diventava obbligatoria, ove non si fosse potuto altrimenti assicurare l’estrazione perenne dei 230 litri d’acqua per mi- nnto secondo, a cui limiterassi pur sempre Perogazione della Scrivia, Altronde siccome il sistema di propulsione dovrebbe necessariamente cominciare dal piede del piano inclinato, non bastava piú per gli usi dell’amministrazione condurre l’acqua, senza interruzione intubata, fino agli Armirotti; ma bisognava farla scendere cosí fino a Pontedecimo, piú basso cioè 450 metri circa, c quivi solo restituirla, dopo gli usi fattine negli apparati di propalsione ali’acquedolto di Ge- nova. Sorgeva ineltre il bisogno d’impiegare in una parle della condetta tubi atti a resistere ad una piú alta pressione; diventava necessario un pozzo all’origine con chiaviche rego- latrici onde moderare }a erogazione secondo il hisogno de- gli apparati di compressione; si richiedevano tubi ausiliari era per unire tutte lo acque delle due linec di tubi in ana sola, ora per restituirie a ciascheduna linea; erano tratto tratto necessari lubi a briglia per facilitare lo riparazioni delle con- dotte principali; richiedevansi disfragmi con psratole per suddividere in trenchi la condotta mate sima; sesricatori per volarla occorrendo senza pericelo per gli apparati e pregiu- dicio delia strada; valvole di sicurezza ed altri provvedi- menfi speciali di delicata esseuzione e di non lieve dispordio.

Un calcolo ci... instiluito degli ingegneri solto la direzione dei quali dovrá essere eseguito ogni la- voro, dimostra che Je nuove opere rie ieste per ecordinare la condotto d’acqua al novo sistema aumentano di piani un milione e cinquecento mila lire, ia piú grande spesa richiesta se ondo la convenzione primiliva.

Era den VI neeessario domandare al sis

oe Ni eolay ia

Deng ed egli interessi della regia amministrazione, e come ciò stante non potesse piú il Governo chiederne, nè, seppure chiesta, ottenerne l’approvazione dai Parlamento. Discussi dunque con lui i punti principali di queste modificazioni egli vi acconsentiva sotto due condizioni però: la prima che, oltre

acqua condotta fino a Pontedecimo dopo l’uso fattone cogli apparali di compressione, gli fosse anche accordala quella delle acque perdufe di filtrazione delle gallerie con facoltá di raccoglierle in un terzo tubo, e di condurla agli usi propri. La quale condizione non poteva non trovarsi ra- gionevole € giusta, dappoichè perduta secondo i nuovi patti la caduta degli Armirotti a Pontedecimo per lacquedotto della cittá di Genova, il concessionario non avrebbe piú po- tuto senza il sussidio di questo terzo tubo proviadere d’acqua i quartieri piú elevati della cittá dove l’uso n’è piú prezioso e gli sarebbe mancato in gran parte il profilto della sua impresa.

La seconda condizione era d’essere sottratto della response sabilitá verso i terzi, che egli aveva dichiaratamente assunto

colla prima convenzione, quando non si trattava che di rac- ia l’acqua scaturente naturalmente dal profondo delle sabbie addossato ai fianchi della galleria. Ma ora che il Go- verno voleva ad ogni evento assicurarsi la quantitá d’acqua necessaria pei propri meccanismie quindi, occorrendo, traver- sar l’alveo vivo di Scrivia, e fare una vera opera di deviazione, ron ispettava piú al signor Nicolay subire questa responsa- Dilitá. Nè parve al Ministero doverviei rifiutare, fermo come È nella opinione che nessuna prefesa d’esclusivo diritto possa

egarsi sull’uso delle acque della Scrivia a Busalla. Imper- Civita lasciando pure intatta Ja questione sul valore dei ti- toli d’investitura che vantano gli utenti dell’acqua inferiore di Scrivia, sulla qual questione spetta ai tribunali dar giudi- cio, non tralascieremo però di osservare che queste investi» ture, appunto per ie remote epoche in cui si dicono fatte, non pare abbiano mai potuto aver forza d’impedire altri usi e deviazioni deli’acqua delia Scrivia in provincie lontane che facevano parte d’aliri Stati indipendenti, o di dominii feudali prima investiti di questi diritti medesimi, Aggiungeremo poi che, quanto piú vaste sono le irrigazioni, e piú numerosi gli opifizi alimentati dalla Scrivia, e quanto piú notevole è la massa d’acqua che questo fiume travolge nei tronchi infc- riori, tanto meno si deve temere clie l’estrazione di una mo- dica quantitá d’aequa fatta nei superiori lonfanissimi, possa tuebare gli usi a cuni si volge l’acqua del fiume; dalla quale se fosse distribuita con maggiore intelligenza ed economia, se ne avrebbe un vantaggio ben piú grande che non sia il danno che senza fondamento si teme, e per cui si vorrebbc fare opposizione ad usi di fanto alfa importanza, quali sono quelli di sopperire ai bisogni di una grande cittá, e di attuare mec- canismi destinati a condurre nel modo piú semplice, piú eco-. nemico e piú sienro i traini del commercio principalissimo dello Stato nostro.

Accettato dal Ministero queste due condizioni il signor Nicolay accettò per parte sua tatti i nuovi oneri che in ag- giunta a quelli de;la prima concessione gli venivano imposti, e si venne cosí a quell’atto addizionale dell’11 novembre pas- safe, che unifo alla prima convenzione, il Ministero ha lo-

nore di sollomieitere alla vostra approvazione, a cui è stata vincolata la concessione; con promessa però che se l’appro- vazione venisse negaia si sarebbero pagate al signor Nicolay quei lavori che fossero nell’intervallo sisti eseguiti, purchè riconosciuti atti a conseguire lo scopo, la quale promessa, efante l’arzenza con cai il signor Nicolay doveva accingersi adopera e F imo, diventava inevitabile e giusta. [p. 928 modifica]D o OCUMENTI PARI AMENTARI

Dal complesso di questi due alti scorgerá la Camera quali notevoli vantaggi se ne assicuri la regia amrsinistrazione.

Il signor Nicolay è obbligato a procurare al Governo, non solo sui sito a Pontedecimo, ma in ogni altro punto fra questo sito e l’origine, l’acqua che gli è necessaria pei suoi meccanismi di propuisione, senza poter esigere aleun com- penso, quantunque restino a suo carico tuite le spese di rac- colta, intubazione, condetta ed ogni aliro provvedimento occorrente al divisato intento.

Dopo l’uso fatto dell’acqua alle sue macchine, il Governo si riserva ancora il diritto di volgere a servizio delle stazioni della strada ferrata, compresa quella di Genova, un decimo dell’acqua fotale condotta senza pagare alcun prezzo ; e se gliene abbisogna di piú di un decimo, paga questa maggior quantitá il 23 per cento meno degli altri utenti,

Il signor Nicolay paga al Governo un annuo canone di lire 40 per litro d’acqua al minuto secondo per TIE volta alla animazione delle macchine fisse, e di lire 50 per quelle che non fossero volle a questuso. I quali canoni sarebbero in- vero tenuissimi se s’intendesse far confronto col prezzo che vendesi ora l’acqua nella cittá di Genova, e se si trattasse di una ordinaria condotta ; ma si ricenosceranno ragionevoli ed equi, gnando si guardi all’eventualitá cui può andare esposta ed alle ingenti spese che richiede impresa di cui si tratta, e si mettano 2 calcolo gli usi gratviti che il Governo se ne ri- serva. Oltrechè non bisogna supporre che il prezzo deli’acqua sia per man!enersi a Genova qual esso è attualmente; quella quantitá che visi condurrá dalla Scrivia basterá giá a fare diminuire fale prezzo notevolmente; e, traendone in seguito da altre fonti, ii prezzo medesimo continuerá a diminuire finchè i soddisfatti bisogni non offriranno piú speranza di fare una buona speculazione col fornire a Genova altracqua pe- renne. Ed un’abbondanza tale che giovi a tutte le industrie ed a tutte je -elassi dei ciltadini è Vintento cui deve mirare il Governo, e che costituisce fa vera pubblica utilitá.

Per quanto rilevante però paresse al Ministero il vantaggio della stipulata convenzione, egli non si è mai dissimulato che volendola considerare nello stretto senso di una ordinaria concessione di condolta d’acqua, non si sarebbero seguite nel conchiaderla le formalitá prescri*te dal regolamento in vi- gore. Ma in questo special caso la questione non va posta cosí

Osservare queste formalitá senza fallirerallo sespo non era possibile, se non che sospendendo frattanto i lavori della galleria dei Giovi; d’onde ad alri gravi inconvenienti ne veniva quello pulaeipalicsiani gi ritardare piú lunsamente l’aper- tura della ferrovia sino a Genova, Trattavasi dunque di ve- dere se per osservare alenne formalitá debitamente prescritte nei casi ordinari si dovesse rinunciare assciufamenie ad una convenzione, che conciliava nel miglior modo esecuzione di un’opera di eminente pubblica utilitá col piú sicaro ed eco- nomico servizio della strada ferrata. ©

Posta la questione in questi termini il Ministero ‘avrebbe

«creduto di mancare al dovere suo procedendo altrimenti da quel che fece per troppo fimore di assumere una responsa bilitá da cui fermamente confila essere sgravato dal Parla mento, giusto apprezzatore delle circostanze surccennale.

PROGETTO DI LEGGE.

Art. 1. È approvala la SOMFOREIOnE passata il 27 maggio 1857 tra le finanze dello Stato ed il cavaliere Paolo Antonio Nicolay di Genova in ordine all’estrazione dell’acqua dal tor- rente Scrivia proveniente dalla filtrazione del cavo aperio

per la costruzione delPullimo tronco della galleria dei Giovi; e sono pure approvate le modificazioni ed aggiunte alia stessa portate colla posteriore convenzione dell’11 novembre dello sfesso anno.

Art. 2. Tali convenzioni avranno ii pieno e l’intiero lera effetto, previa la regolare loro riduzione in pubblico instro- mento, per la cui insinuazione non si fará Inoge che al paga- mento del selo diritto fisso di lire 6 06 compreso il tabel- lione.

Art. 3. Per gli effetti della presente legge è derogato ad ogni disposizione in contrario.

Convenzione tra le finanze dello Stato ed il signor ca- valiere Paolo Antonio Nicolay di Genova in ordine all’estrazione del’acqua dal torrente Scrivia prove- niente dalle filtrazioni del cavo aperto per la co- struzione dell’ultimo tronco della galleria dei Giovi.

L’anno del signore milleottocentocinquantatrè ed alli ven- tisette del mese di maggio in Torino alle ore due pomeri- diane, ed in una delle sale del Ministero di finanze.

Sia noto che il signor cavaliere Paolo Antonio Nicolay di Genova abbia chiesto al Governo la facoltá di poter racco- gliere, per mezzo di piccole gallerie raddossste all’ultimo tronco della gran galleria dei Giovi (tronco che si sta ese- guendo a cielo aperio presso Busalla per conto dell’’ammini- strazione delle strade ferrate), le acque di sorgiva, che con- corrono nel cavo operato per la costruzione del tronco me- desimo, e di poter esegúire un acquedotto che le traduca sino alia cittá di Genova, e che il Governo abbia, sotto l’e. spressa riserva dell’approvazione del potere legislativo, ade. rito a tale domanda, mediante Pesatta osservanza dei palti, e delle condizioni infratencrizzale.

Quindi è che si sono personalmente costifuiti avanti di me Teodoro-Barnato segretario nel Ministero delle finanze, ed aila presenza dei signori Angelo Vacca del vivente cavaliere Giuseppe, ed Arigelo Binelli, del fa Vittorio, nati entrambi e domiciliati in Torino, i signeri conte Camillo Benso di Ca- vour, presidente del Consiglio, ministro delle finanze, e ca- valiere Paolo Antonio Nicolay fu Angelo, nativo di Genova ed in essa cittá domiciliato, i quali banno inteso e convenuto

quanto segue:

Art, i. È fatta facoltá al signor cavaliere Paclo Antonio Ni- cotay di Genova di poter raccogliere, per mezzo di piccole gallerie raddossate all’ultimo tronco della grande galleria dei Giovi, le acque di sorgiva che concorrono nel cavo operato per ia costruzione di detto tronco, e di poter eseguire on acquedotto che le traduca sino alla ciltá di Genova, e ciò mediante l’eseguimento delle opere e dei lavori, e l’osser- vanza dei patti e condizioni infresindicali.

Art.2. Tiavori delle piccole gallerie destinate a ricevere le infiltrazioni dovranno essere eseguiti a tutto carico del signor cavaliere Paolo Antonio Nicolay per opera dell’appal. tatore Pietro Antonio Piatti, il quale costruisce a conto dello Stato la grande galleria, e sotto Vispezione e secondo Ie nerme cho verranno fissate dall’invegnere direttore della gal- leria medesima.

Art, 5. I siguor cavaliere Nicolay si rende risponsabile @agni ritardo che potesse provegive nella costruzione della grande galleria per cagione dei lavori suddetti, e contro egni prefosa di m: enso che polesse per lo stesso mo» Livo clevare Pappaltatore Piatti verso Vamministrazione delle strade ferrato,

solore comp [p. 929 modifica]

Art. &, Le acque d’infilirazione raccolte nelle piccole gal- lerie saranno introdotte nei condotti di scolo della galleria principale, In caso però che questi fossero trovati meno alti od insufficienti, il signor cavaliere Nicolay si obbliga di col- locars nella galleria appositi tubi di condotta, di quella spe- cie, in quei modi, e con tulte quelle cautele che saranno prescritte dagli ingegneri del Governo.

Art. 3. In caso che il Governo stabilisca per lo esercizio dei piani inelinali dei Giovi, delle macchine fisse mosse ad acqua, egli poîrá valersi di parte, o di tutta quella della con- dotta del signor cavaliere Nicolay, restituendolesdopo l’uso, e ciò senza alcun corrispettivo.

Art. 6. lí signor cavaliere Nicola} potrá condurre l’acqua uscita dalla galleria dei Giovi sino a Genova agli usi cui la destina, in tubi e canali collocati lungo la strada ferrata,i quali avranno quelle dimensioni, e saranno posti in quel modo e con quelle precauzioni che saranno prescritte dal Governo. .

Art. 7. Il signor cavaliere Nicolay si obbliga di condurre gratuitamente la quantitá d’acqua di cui possono abbisognare le stazioni della strada ferrata da Pontedecimo sino a Ge- nova, quest’ollima compresa, ritenuto però che il complesso di tuffa quest’acqua distratta dal condotto principale non possa superare la decima parte della portata intiera del con- dotto stesso.

N Governo prometfe di far osservare ogni diligenza, per- chè quest’acqua sia ristretta nei limiti del solo bisogno delle stazioni medesime e servizi attinenti,

Se l’acqua del condotto principale riuscisse cosí scarsa che la decima parte di essa non potesse soddisfare al bisogno delle stazioni, il Governo ha diritto di estrarne una maggiore quantitá pagandola ad un prezzo di favore, cioè del 23 per cesto meno di quello che sará venduta nei siti piú vicini alla relativa stazione,

Art. 8. In caso che il Governo stabilisse sul piano inclinato dei Giovi le macchine fisse, e che l’acqua d’infiltrazione som- ‘ministrata dalle piccole gallerie, non essendo sufficiente ad animarle, si rendesse necessario estrarre un altro corpo d’ac- qua dalla Scrivia, il Governo a patti eguali dará la prefe- renza al signor cavaliere Nicolay per la concessione anche di questa ulteriore estrazione, che dovrá farsi in quel modo, e mediante quelle opere che saranno dal Governo prescritte, Ma in caso che non si potesse convenire con Iui, ela mag- giore estrazione medesima fosse conceduta ad altri, od ese- guita dal Governo a spese e per conto suo, il signor cavaliere Nicolay sará obbligato a ricevere nei suoi condotti l’acqua cosí estratta dalla Scrivia, per restituirla ove ne sará dispo- sto dal nuovo concessionario, o dalle finanze dello Stato,

Il corrispettivo di tale servitá imposta al signor cavaliere Nicolay sará fissato a giudizio di due periti scelti dalle parti; ed in caso di dissenso giudicherá definitivamente un terzo perito da nominarsi dalla Camera di commercio di Genova,

Art. 9. Se invece il Governo non stabilisce macchine fisse sul piano inclinato dei Giovi, il signor cavaliere Nicolay non avrá alcen obbligo di aumentare il corpo d’acqua dedotto dalle filtrazioni con una nuova estrazione .dal’a Scrivia, ma volendola eseguire, gli sará pur sempre di preferenza, a patti uguali, concesso in quei modi e misure che verranno stabilite.

Art. 10, Il corrispettivo da pagarsi dal signor cavaliere Nicolay per l’attuale concessione viene stabilito nel modo seguente:

4° Nel caso în cui il Governo voglia attuare le macchine fisse per l’esercizio del piano inclinato dci Giovi, e quindi

SESSIONE DEL 1859-54 — Documenti — Vol. IL 117

valersi della condotta dell’acqua che il signer cavalicre Nica- lay dovrá in tal caso eseguire in tubi chiusi, e pur sempre a sue spese, e secondo le norme e misere che gli verranno prescritte dalla regia amministrazione, dal punto dell’estra- zione sino alle dette macchine, il canale da pagarsi sará di lire 10 per ogni litro d’acqua estratto al minuto secendo,

Se invese il Governo, rinunciando allo stabilimento delle macchine fisse, non esigerá che la condotta del punto di e- strazione lungo la galleria e la valle del Riccò sia fatta in tubi chiusî, e prescriverá solo quei modi di condotta che non turbino il servizio della strada ferrata, e la soliditá delie opere, allora il signor cavaliere Nicolay pagherá il canone di lire 50 per ogni litro d’acqua estratto al minuto secondo.

Art. 41. La condotta dell’acqua dall’uscire della galleria deí Giovi sino a Genova è dichiarata opera di pubblica utilitá, ed è accordato il diritto coattivo dell’acquedotto.

Art. 42, Il signor cavaliere Nicolay garantisce l’incolumitá dei diritti dei terzi, e si obbliga di tenere rilevate le finanze dello Stato da ogni pretesa che fosse elevata dagli aventi uso delle acque della Scrivia.

Art. 13. Il signor cavaliere Nicolay assume l’impresa a suo nome, ma si riserva la facoltá di cederla ad una societá ano» nitia regolarmente costituita a tenore delle leggi vigenti.

Art. 14. Ogni spesa di manutenzione inerente alla pre- sente concessione è a carico del signor Nicolay.

Art. 15, A guarentigia d’ogni e qualunque obbligazione in dipendenza di tale concessione, il signor cavaliere Nicolay dovrá prestare, mediante la stipulazione d’apposito pubblico alto, una cauzione in cedole del debito pubblico dello Sfalo sino alla concorrente di lire centomila di capitale nominale,

Questa cauzione dovrá essere somministrata fra il termine di quindici giorni.

Art. 16. È fatta facoltá al signor cavaliere Nicolay di met- tere subito mano alle opere e lavori relativi alla presente concessione.

Qualora però il medesimo non somministrasse fra il ter. mine summentovato di quindici giorni la prescritta malle- veria, si intenderá di pien diritto decaduto dalla presente concessione, senza che elevar possa prelese di verun com- penso per le opere nel frattempo eseguite.

Art. 47. La presente convenzione non asrá effetto se non viene approvata per legge.

Qualora tale approvazione non avesse luogo, in questo caso il Governo rimborserá al concessionario il valore delle opere che dal medesimo si fossero eseguite, e saranno riconosciute opportune allo scopo per cui sono state intraprese ; e ciò dietro estimo che ne verrá fatto da periti destinati dalle parti, ed in caso di dissenso da un terzo perifo da nominarsi dalla Camera di commercio di Genova,

E, richiesto, io segretario, ne ho ricevuto la presente, in piè della quale, fatta per doppio originale, si sono lè parti coi testimoni tulti conosciuti meco sottoscritti,

Firmati: C. Cavour P. A. NicoLay Vacca ANGELO, feslimonio BinELLI ANGELO, testimonio Tronoro Bannato, segretario,

Per copia conforme:

Il capo della divisione del demanio nel Ministero delle finanze

T, BARNATO, [p. 930 modifica]

Convenzione in addizione e modificazione di quella in data del ventisette maggio mille ottocento cinquanta- trè, seguíta tra le finanze dello Stato cd il signor ca- valiere Paolo Antonio Nicolay di Genova, in ordine alla estrazione dell’acqua dal torrente Scrivia, pro- veniente dalle filtrazioni del cavo aperto per la co- struzione dell’ultima galleria dei Giovi.

L’anno del Signore mille ottocento cinquantatrè, ed alli undici del mese di novembre, in Torino, alle ore tre pome- ridiane, ed in una sala del Ministero delle finanze.

Si premette che, intento il Governo ad introdurre nel ser- vizio della strada ferrata percorrente il raggio da Busalla a Genova tutti quei mezzi di esecuzione che siano per essere riconosciuti piú afti al celere, sicuro ed economico anda- mento del servizio stesse, abbia commesso a competenti in- gegneri di procedere ad analoghi studi relativi ad un nuovo sistema di propulsione stato da loro proposto;

Che a seguito di tali studi siasi concepito il divisamento di utilizzare fe acque del torrente Scrivia in guisa che sia sin d’ora assicarala la forza motrice sulla strada ferraia da Bu- salla a Genova, giusta il delto nuove metodo di prepulsione;

Che in dipendenza di questo metodo sia necessario di ad- divenire col signor cavaliere Paolo Antonio Nicolay ad una altra convenzione addizionale e modificativa di quella se- gaita col medesimo il ventisette dei precorso maggio relati- vamente alla condotta d’acqua da Busalla a Genova;

Che essendosi conseguentemente stabilite le basi di fale addizionale e modificativa convenzione, siasi tra le finanze dello Stato ed il prengaminato signor cavaliere Paolo Antonio Nicolay addivenuto, sotto l’espressa riserva dell’approva- zione del potere legislativo, alla presente convenzione, me- diante l’esatta osservanza dei patti e condizioni infra teno- rizzali;

Quindi è che si sono personalmente costituiti avanti di me Teodoro Barnato, segrefario nel Ministero delle finanze, ed alla presenza dei signori Angelo Vacca, del vivente cavaliere Giuseppe, ed Angelo Binelli, del fu Vittorio, nati entrambi e dimoranti in Torino; i signori conte Camillo Benso di Ca- vour, presidente del Consiglio, ministro delle finanze, e ca- valiere Paolo Antonio Nicolay, fu Angelo, nativo di Genova, ed in essa cittá domiciliato, i quali hanno inteso e convenuto quanto segue:

Art, 4. Il signor cavaliere Paolo Antonio Nicolay si obbliga di eseguire la condotta delle acque tra Busalla e Ponte- decimo per il servizio della strada ferrata, mediante due linee di tubi, le quali verranno collocate lateralmente alia strada ferrata sulle banchine appositamente modificate. ] detti tubi avranno il diametro interno non minore di cenlimetri qua- rantacinque.

Art. 2. La condotta sará divisa in cinque tronchi di caduta prossimamente eguale.

Art. 5. All’origine ed al termine di ciascun {ronco, le due linee componenti la condotta saranno poste in comunicazione per mezzo di appositi tubi ausiliari, nello scopo di potere raccogliere le acque di amendue le linee, usarle unite come forza motrice, e restitnirle in seguito a ciascuna linea.

Art. lt. Nell’intento di facilitare le riparazioni e lo seam- bio dei tubi, ad ogni daecento metri di sviluppo sará collo- cato un tubo a briglia congiunto coi due adiacenti per mezzo di chiavarde ; ad ogni cinquecento metri poi si collocherá una paratoia con eni possa isolarsi il tratto superiore della condotta dal tratto inferiore, una valvola per lo sfogo del-

’aria, un purgatorio ed uno scaricatore, il quale nelle gal. lerie sará messo in comunicazione col canale di scolo, e ne- gli altri luoghi condurrá l’acqua fuori della strada con tutte le precauzioni necessarie per evitare ogni possibile guasto tanto nelle gallerie che fuori.

Art. 5. AI termine dei cinque tronchi, di cui al numero 2, saranno su ciascuna linea di condotta collocate tre valvole di sicurezza su tre distinti tubi da indicarsi ulteriormente dagli ipgegneri che saranno incaricati dall’amministrazione.

Art. 6. Due tronchi della condotta, da indicarsi all’epoca del collocaménto, saranno eseguiti con tubi della grossezza di tre centimetri e di centimetri due e mezzo, gli altri tre tronchi con tubi di due centimetri e mezzo e di centimetri due, a seconda delle pressioni cui devono essere sottoposti, con che però il numero dei secondi non superi quello dei primi.

Art. 7. La precisa delimitazione dei cinque tronchi, le pa- ratoie ed i tubi ausiliari, di cui al numero &; i tubi a briplia, gli scarieatori, le valvole, i purgafori, le paratoie, di cui al numero 4; le valvole, gi cui al numero 3, saranno eseguite in conformitá dei dettagli che verranno a suo fempo forniti dall’amministrazione.

Art. 8. Nelle gallerie i tubi, quando l’’amministrazione Io creda conveniente, saranno coperti con un marciapiede di legno cosí disposto che, mentre possa servire ad una comoda circolazione, si presti altresi alla visita dei tubi ed alle occor- renti riparazioni della condotta,

Art. 9, Il calfetaggio delle giunture sará eseguifo in modo da presentare una resistenza corrispondente a quella dei tubi impiegati nelle varie localitá.

Art. 10. Il Governo concede al signor cavaliere Paolo An- tonio Nicolay, al punto di Pontedecimo, tutta l’acqua di cui il Governo stesso si sará servito come di forza motrice, qua- lurque sia di quest’acqua la provenienzs,

Art. 11. Il Governo concede inoltre al suddetto signor ca-

‘valiere Paolo Antonio Nicolay Ja facoltá di collecare un terzo

tubo, nel modo e colle precauzioni che verranno dall’ammi- nistrazione imposte sulla linea della strada ferrata dallo sbocco meridionale «della galleria dei Giovi sino a Pontede- cimo, per raccogliere în esso tubo le acque perdute e di GI. trazione deile gallerie.

Art, 12. Ciò stante il concessionario eseguirá a sue spese, e secondo un piano che dovrá essere dal Governo approvato, tutte le opere necessarie nell’alveo della Scrivia per guaren- tire in ogni tempo la quantitá d’acqua richiesta per l’altiva- zione della strada ferrata, la quale si dichiara sin d’ora limi- tata a trecento cinquanta litri per minuto secondo.

Queste opere dovranno ove d’uopo estendersi anche alla costruzione di un traversagno impermeabile fondato sulla ròcca da collocarsi in quei sito che il Governo crederá op- portuno a valle delle opere giá dal concessionario eseguite.

Art. 15. Il concessionario si obbliga di condurre i suoi la- vori in modo che essi non abbiano a turbare quelli che si stanno compiendo sulla strada ferrata, nè Vesercizio che si fará sulla strada stessa tanto in via di esperimento prima del suo compimento, come quando essa fosse aperta al pubblico, prima che i lavori della condotta siano compiuti.

Art. 44. Tutte le opere, di cui all’articolo 42, nella Sceri- via, compreso il traversagno, dovranno essere compiute per il primo del mese di ottobre mille ottocento cinquanta- quattro.

Art, 15. Mentre il Governo autorizza il signer cavaliere Paolo Antonio Nicolay di procedere all’eseguimento delle opere e dei lavori relativi alla presente convenzione, lo ga[p. 931 modifica] rantisce ad un tempo rimpetto agii utenti della Scrivia da ogni effetto che potesse nascere in dipendenza della deriva- zione dell’acqua, di cui all’articolo 10 ed all’articolo 1f.

Art. 16, Dichiarano le parti rimanere fermi i patti stipu- lati nella convenzione del ventisette maggio mille ottocento cinquantatrè, estendendo alle acque derivate dalla Scrivia le condizioni imposte per quelle sorgive; in ciò solo però che non risulta modificato od annullato dalla preseate conven= zione.

E, richiesto, io segretario ne ho ricevuta la presente, in piè della quale, fatta per doppio originale, si sono le parti coi testimoni tutti conosciati meco sottoscritti.

Firmati: C. CAvoUR P. A. Nicorav, presid. della societá AnceLo Vacca, feslimonio ANGELO Giuszrpe BINELLI, testimonio Teoporo BarnaTo, segretario.

Ver copia conforme:

Il capo della divisione del demanio nel Ministero delle finanze T. BARNATO,

Relazione fatta alla Camera il 20 aprile 1854 dalla Commissione composta dei deputati Michelini G. B, Agnès, Farina Paolo, Nenabrea, Farini, Ghiglini, e Cadorna Raffaele, relatore.

Sicnoriî — Prima di entrare nell’esposizione dell’operato dalla vostra Commissione intorno a questa legge, essa crede opportuno di riferirvi persommicapi quanto in disteso espo- neva il Ministero nella sua relazione, reputando che ciò sará per giovare all’intelligenza delle lunghe pratiche che dovette la medesima esanrire, nonché all’intelligenza delle conside. razioni che crede opportuno di aggiungervi.

Espone adunque il ministre nella sua relazione come es- sendo bisogno da lungo sentito e erescente quello di prove vedere d’acqua la cittá di Genova, finalmente il 45 ottobre 1851, e successivamente il 24 gennaio 1852, abbia il signor Corte, pel primo, clilesto sotto quali condizioni e con quali vincoli avrebbe il Governo concessa una condotla d’acqua dalla Scrivia a Genova.

Queste domande venivano trasmesse dal Ministero ad una Commissione da lui nominata per esaminare: se alle inac- chine fisse animule dal vapore, dapprima proposte, non fosse migliore spediente sostiluire macchine idrauliche ani= mule dalla forza dell’acqua estratta appunto dalla Scrivia, e condotta dentro alla galleria,

Intanto l’ingegoere Novella, due mesi dopo la prima do- manda dei signor Corte, pubblicava un opuscolo sulla detta derivazione Vacqua, senza formolare per allora alcuna do- manda al Ministero ; valutava i risultamenti dell’impresa, ap- poggiato sepra supposizioni che in parte risultarono dal fatto esagerate, e dando l’allarme nelle regioni inferiori della Scrivia, perchè proponeva l’estrazione di otto ruote d’acqua, mentre è ora riconosciuto che, sia pei bisogni delle macchine, che per ia cittá di Genova, ne basta una sola. Ma guidata dalla pubblicata ipotesi, una societá di cui faceva parte il No- vella, nel gennaio 1853 presentava al Governo una do- manda di quell’estrazione d’acqua, sotto le seguenti piú es- senziali condizioni:

1° Che il Governo eseguisse a sue spese ie opere fino all’in gresso della galleria,

2° Che il Governo assicurasse alla societá Perogazione di 250 litri d’acqua per ogni minuto secondo,

3° Che il medesimo assnmesse ogni risponsabilitá verso i terzi.

4° Che assicurasse il 4 e mezzo per cento d’interesse sul capitale sociale.

3° Che avesse il carico in perpetuo della manutenzione delle opere, dal punto di derivazione fino alle sue macchine.

6° Che fosse consentito il passaggio dell’acqua sul corpo di Strada fino a Genova.

7° Che il ferro occorrente andasse esente da ogni dazio.

Trovava il Governo fali condizioni evidentemente troppo onerose, non avere presentalo la societá nessun piano né tecnica indicazione, ed in qualunque modo non potere per allora nulla riscontrare il Governo analegamente, per non essere ancora deciso il modo di trazione in quella localitá, al quale necessariamente dovevano coordinarsi le condizioni di concessione. Nè in diverse condizioni trovarsi il Governo due mesi dopo a quella prima domanda, in cui la stessa so- cietá ripeteva le istanze, sebbene dichiarasse di rinunciare all’assicurazione del “£ e mezzo per cento, mantenendo per altro le altre condizioni. Avere trasmessa però la loro do- manda, siccome le altre, alta Commissione governativa inca» ricata di determinare il sistema da preferirsi per Pesercizio dei piani inclinati dei Giovi,

Îl 4 aprile 1852 si presentava con una domanda il signor cavaliere Nicolay, a nome di una societá che si era unita al signor Corte, colla quale si evifavano’ giá al Governo le ope» razioni ed incagli procedenti dalle due opere simultanee della galleria e dei condotti d’acqua, dacchè incaricavasi egli stesso e dei lavori che residuavano per compiere la galleria, e di raccogliere le acque che sorgevano nel cavo in cui sfavasi costruendo l’ultimo tronco della medesima, per guidarle al luogo dello stabilimento idraulico del Governo, e poscia a Genova. Chiedeva di essere esonerato soltanto della spesa pel compimento della galleria, ai patti dell’appalto a cuí suben- trava, e nel solo caso in cui il Governo avesse poi deciso di valersi dell’acqua per le macchine idrauliche, gliene avrebbe dato l’uso gratuito, con che fosse rimborsate della metá della spesa, perla tratta soltanto sino alluogo della macchina fissa ; chiedeva inoltre la dichiarazione di pubblica utilitá senza es- sere indenne verso i terzi, ed una diminuzione nel dazio dei ferri.

E sebbene superasse giá tale progetto molte difficoltá, e che, senza toccare all’alveo, mirasse pel primo a valersi delle sole filtrazioni sotterranee, la domanda non era accompa- gnata da un piano teenico positivo, e su questa osservazione il Nicolay la presentava poco appresso, cioè verso la metá d’aprile, e con l’offarta di migliori condizioni.

Ma la societá Novella l’{4 aprile, cioè pochi giorni depo la domanda Nicolay, rinnovò la sua con migliori condizioni eco nomiche, offrendosi cioè anch’essa di fare a sue spese l’opera anche per la parte necessaria alle macchine idrauliche che volesse stabilire il Governo, esigendo però sempre d’essere esonerata dalle indennitá che potessero competere pel fatto della deviazione delle acque della Scrivia. E dopo la presen. fazione del piano tecnico per parte del Nicolay, la societá Novella oei primi di maggio rinnorò la domanda, che nen era men vaga sotto il rispetto tecnico,

Avuto adunque un piano positivo dal Nicoisy, il Governo consultò Pingegnere-capo direttore dei lavori di Scrivia, il quale mentre dichiarava innocuo fale progetto alla galleria, [p. 932 modifica]dubitava però che le sorgive somministrassero sufficiente quantitá d’acqua, e che un cosí notevole aumento di lavoro in un ristreito spazio potesse occasionare nuovi ritardi al compimento della siessa galleria, mentre l’impresario della medesima poteva muovere lagnanze che si venisse cen ciò a turbare i suo! lavori. Ma avverandosi il primo dubbio, viera sempre il mezzo, anzi si preparava la via coll’opera divisata, di accrescerne la quantitá. Pel secondo ostacolo, il Nicolay provvedeva un alto di sottomissione del signor Piatti appal- tatere della galleria dei Giovi, col quale si assumeva anche i lavori del Nicolay, da esegnirsi nel termine stesso della sua impresa, con che polssse intraprenderli in maggio, Venutosi a tal punto, il Governo aderiva alla domanda Nicolay, a cone dizione che il medesimo sosienesse ogni spesa a suo carico, non esigesse inoltre alcana misura guarentita d’acqua, ne concedesse uso grauito all’amministrazione, tenesse indenne il Governo contro ogni pretesa dei terzi, e per di piú pagasse un canone al Governo stesso,

Si stipulò perciò la prima convenzione 27 maggio 1853 col signor Nicolay, che diede tosto mano all’opera; e giá i lavori erano innolirati, quando Pinvenzione di tre valenti ingegneri colla qualeiuienderebbero risolvere praticamente il problema di una macchina ad aria compressa, che tanti vantaggi re- cherebbe al nostro paese, e perla quaie non sarebbe forse stata sufficiente la quantitá d’acqua derivante dalle sole sor- give, obbligava il Governo ad assicurarsi l’estrazione perenne anche direttamente dalla Scrivia, sino alla concorrenza di 550 litri per minuto secondo. Tale estrazione aumentava la spesa di un milione e mezzo circa, onde il Governo invitava il Nicojay a riformare la convenzione, alche aderiva me- diante due condizioni: che gli fosse pure accordate l’uso delle acque perdute di filtrazione delle gallerie per condurle ad uso proprio in un terzo tubo, e d’essere era sottratto dalla re- sponsabilitá verso i terzi. Si venne adunque alla seconda con- venzione dell’ 11 novembre 1855, colla quale si concedevano al Nicolay queste due condizioni, sottoponendosi però egli ai nuovi oneri apparenti dalla medesima, e con che, se l’appro- vazione venisse negata dal Parlamento, verreble compensato dei lavori eseguiti, ”

Eccovi, o signori, in breve quanto esponeva il mivistro nella sua relazione, edè sopra questi dati chela Commissione eredette anzitutto di dover affrontare la questione della pub» blica utilitá dell’opera in discorso, dacchè nel caso in cui ve-

. nisse negativamente risolta, rendeva inutile ogni altra discus- -’ sione, Se poteva a primo aspetto sembrare per sè manifesto, che la condotta di un’acqua per le macchine, e per gli altri bisogni permanenti di quella strada ferrata cosí importanti, nonchè per soddisfare ai bisogni che si fanno imperiosi per una cittá di sempre crescente popolazione quale è Genova, dovesse reputarsi un’opera di pubblica utilitá, si presentarono però alla Commissione alcune considerazioni preliminari, al» meno per la strada ferrata, di cui ecco le principali, La nuova macchina ad aria compressa, si presume da competenti periti alluabile in pratica? E se neltradurlain atto non corrisgonde ai desiderii dell’universale, si renderá inatile per la strada ferrala tale condotta d’acqua, e quindi onerosa la cenven- zione stabilita? Oppure esistono altre macchine idrauliche giá praticamente conosciute, che sebbene meno proficue di quanto ° si riprometfeya colla nuova macchina ad aria compressa, pure daranno un ufife tale da ricescire pur sempre lodevole il pen- iero di quella condotta d’acqua? i Nulla volle risparmiare la vostra Commissione per circon- darsi in proposito disufficienti luni, e sebbene uno dei mem- bri della medesima avesse fatto parleappunto delle Commis

sioni governalive destinate ad esaminare i vari sistemi d’e- sercizio proposti pei piani inclinati dei Giovi, e che fornisse quindi abbondanti dati in quella importante questione, pure in due successive sedute conferí col ministro dei Javori pub- blici e col distiato ingegnere-capo di quella strada fesrafa, e richiese intanto il Governo di molti documenti, quali sono le relazioni tecniche sui mezzi d’esercizioin genere proposti per quei piani inclinati, sul progetto di locomotive, su quello di macchine fisse in genere, e poscia della macchina ad aria compressa, stata proposta dagl’ingegneri Sommeiller, Grat- toni e Grandis, unitamente al relativo parere dell’Accademia delle scienze.

Intorno alla macchina ad aria compressa, sebbene alcuno non osi affermarne in senso assoluto la buona riuscita, ceno- scendo da Iunga mano quante imprevedibili circostanze pos»

sano presentarsi, che ne sturbino il risultato pratico, pure.

se ne pronoslica assai favorevolmen!e, e di questo parere è benanco PAccademia delle scienze.

Solo l’ingegnere Mauss, autore della proposta di applicare le macchine a corde continue, interrogato se l’impiego della macchina ad aria compressa, come mezzo di locomozione, possa dare un favorevole risultato, rispose che la medesima, a di lui avviso, non poteva dare una forza motrice sufficiente per ottenere un buon servizio sui piani inelinati; mentre opi- nava per contro che colle corde continue, poste in azione da macchine a colonna d’aequa od a reazione, si otterrebbe una forza motrice piú grande e sufficiente ad assicurare il ser- vizio di quei piani.

È però qui opportuno osservare che è pur d’uopo che gh’in- ventori della macchina ad aria compressa siano altamente convinti della sua efficacia, dacchè si è recentemente presen- fafo un progetto di legge col quale i medesitzi si offrono di fave un’esperienza della loro macchina in grandezza naturale, e soltoponendosi ad una spesa di 90,000 lire circa, che verrá loro rimborsata nel selo caso in cui essa somministri un buon risultato. i

Comunque siasi, non pofendo la Commissione che aspetlare in ciò, siccome ogni altro, il risulfato definitivo, interrogava lo stesso cavaliere Manss, sulla possibilitá di attuare altre macchine idrauliche coll’acqua che si vuol derivare, e sul ri- sparmio di spesa che ne risulterebbe; al che rispose afferma- tivamente per l’accennata possibilitá, sogginngendo poi che, possedendosi l’acqua gratuitamente ed în sufficiente quantitá, si otteneva una sensibile economia, che si pofeva valulare a 400 mila lire annue pelmovimento commerciale attuale, eco- nomia che sarebbe stata piú sensibile aumentandosi questo movimento, E tale fa altronde il parere del ministro dei la- vori pubblici, siccome di altri periti consultati in proposito.

Ora è appunto questo il caso incui il Governo ottiene l’ac- qua senza alcuna preventiva spesa, e per una quantitá tale, che dagli uomini dell’arte è unanimemente giudicata possi- bile di estrarsi dalla Scrivia, e sufficiente ad un f{empo a provvedere alle macchine idrauliche fisse,

L’utile che se ne ricaverá è ora dal Ministero, nella rela- zione annessa al progetto di legge per l’esperienza della mac- china ad aria compressa, valutata pel movimento attuale a lire 144 mila, di cui la metá agVinventori sino allo spirare del brevetto d’invenzione, e cha crescerá inoltre coll’aumen- tare il movimento commerciale.

È altronde da osservarsi che fale condolla d’acqua è giá per sè una ventura, dacchiè colla medesima si può addivenire ora alla esperienza della macchina ad aria compressa, per Ja sua quantitá e caduia, né si saprebbe in quale aliro modo sopperirvi, a meno di fere una condolla apposifa d’acqua, [p. 933 modifica]che esigerebbe ingenti spese per parte del Governo; chè se gl’inventori si offrirono di fare a loro spese la macchina, certo nen si sarebbero egualmente sottoposti a quella di tale derivazione.

Da quanto precede, la vostra Commissione si fece dunque persuasa che in qualunque caso la derivazione d’acqua di cui si tratta produrrá un ulile sensibile alla finanza, chela me- desima è utile fin d’ora per eseguire l’esperienza d’una mac- china, la quale riescendo di felice esito, schiude un avvenire di prosperitá al paese, e che evidente era poi l’utile che ne derivava alla strada ferrata, potendesi provvedere ai suoi moltiplici bisogni, nonchè a quelli cosí urgenti della cittá di Genova, Quindi è che non ha dubitato dietro questa disa- mina di convenire sull’utilitá pubblica dell’opera.

Ma se dalla vostra Commissione era tale opera giudicata di pubblica utilitá per se stessa, rimaneva ad esperire se era pure tale ed in superiere modo a fronte dell’atile che ne ri- donda fino d’ora agli attuali utenti della Scrivia. E qui è il caso di riferirvi due petizioni pervenute alla Camera coi nu- meri 5376 e 5305: la prima della provincia, del municipio e dei cittadini di Tortona, sottoscritta da B29 individui ; la se- conda del Consiglio comunale di Castelnuovo Scrivia. Colla prima, dopo avere esposto alcuni dati storici, coi quali s’in- tende dimostrare-essere la cittá di Toricna in possesso delle acque della Scrivia, accennasi che cogli articoli 8 e 9 della convenzione tra il Ministero cd il cavaliere Nicolay risulte- rebbe concessa a questo la facoltá di fare, volendo, una se- conda derivazione d’acqua dalla Scrivia, che porterebbe cosí Paccordo della derivazione a piacimento del concessionario. Soggiunge poi che il continuato esercizio di piú settimane portò la certezza della compiuta sufficienza dei mezzi di lo- comozione, epperciò non esistervi nè la necessitá, nè l’op- portunitá di togliere o scemare l’acqua agli attuali afenti; e conchiudende della pubblica utilitá della medesima per detti

. ufenti, afferma che a quell’utile pubblico che si vorrebbe ot-

tenere col cangiamento del corso, fa bilancio quellutile anche pubblico che si ottiene colla conservazione del corso antico; ond’è che si rivolgono al Parlamento onde venga negata alla legge in discorso la sua approvazione.

Iniorno al diritto di possesso, osserva la vostra Commis- sione che ai tribunali avanti cui verte lite in proposito,

spetta il decidere, nonché l’ammontare dell’indennitá che

asse dovuta agli utenti, in proporzione del danno; che se

gli articoli 8 e 9 sovr’accennati darebbero alla societá Ni-

‘colay il diritto di derivazione di una quantitá d’acqua illimi-

tata, ciò non consterebbe che dai precitati articoli della prima convenzione 27 maggio 1853, mentire l’articolo 12 della se- conds convenzione 11 novembre dello stesso anno dichiara che la quantitá d’acqua è limifata a 350 litri per minuto se- condo; escluse però le acque perdute della galleria, concesse esclusivamente al Nieolay, di cui una parle cade nel bacino del Riccò, e che in qualunque modo si ottengono pel solo falto deil’anertura della galleria; chè, tanto piú portava la sua attenzione sopra questo dato, inquantochè il tenore della petizione implica ovunque la supposizione appunto che s’in-

tenda con questo progelto di legge di privarli di tuita l’acqua

della Scrivia mentrechè, limitandosi all’estrazione della sud della quantitá, e verso VPorigine del fiame, rimangono agli utenti tutte le acque inferiori alimentate dai numerosi af. fiaenti che immettens nella Scrivia niedesima; che la neces. sitá ed opportunitá di avere l’acqua per la strada ferrata è evidentemente dimostrate dal sensibile risparmio che si con- seguirá nell’esercizio della medesima e che prima d’ora vi fu accennato; e che infine non saprebbe concepire come a

= e udii

fronte di questo risparmio, a fronte degli aitri moltiplici usi a cui può servire la medesima per la sirada ferrata, a fronte del benefizio che ne ridonderá alla numerosa e sempre ere. scente popolazione di Genova, alle rade del porto, ai gran. diosi monumenti commerciali o docks che s’intendono co- strurre, alle esigenze insomma di quel commercio che vie- maggiormente si svilupperá, eda tutti gli stabilimenti pub- blici di cni va superba quella cittá, si possano queste utilitá pareggiare a quella degli attua!i utenti.

L’altra petizione di Casteinuove Scrivia, associandosi alle opposizioni della precedente, e protestando per qualunque danno ne possa avvenire, si dimostra bensi persuasa che il Governo cui spetta di conciliare la generale utilitá dello Stato cogl’interessi dei privati non vorrá fogliere nn diritto che compartiva giá da per sè il corso naturale delle stesse acque,

Ora la vostra Commissione ravvisa che taîs petizione rico- noscerebbe appunto la pubblica utilitá deli’opera contem- plata nella presente legge, a meno che si volesse intendere che la generales utilitá spettasse di preferenza a quegli utenti della Scrivia che verrebbero privati di quella parte d’acqua che dal Governo s’intenderebbe ora di deviare dalla Scrivia, e che la strada ferrata e Genova fossero i privati sueccennati; che altro mezzo uon ravvisa per conciliare in questo caso Vatilitá generale e privata, fuorchè pagando quell’indennitá che verrebbe dai tribunali imposta, o col procurare in altro modo le acque che verrebbero a perdere, ed a cui avessero diritto; e che infine il corso naturale delle acque non po- {rebbe per sè sale costiture l’accennato diritto, a meno di condannare fulte le opere d’arie che sarsero pel fatto di avere contrastato tale corso naturale,

Quindi è che la vostra Commissione non dabi(ò punto di conchiudere sulla pubblica utilitá dell’opera che vi è proposta per legge, anche a petto dei diritti che poiessero competere agli utenti della Scrivia.

Convinta la Commissione delPulilitá somma di questa grandiosa opera, s’accinse ad esaminare, se nel modo con cui procedette il Governo nella concessione di quest’impresa, avesse provveduto al maggior utile della finanza; equi è stata unanime nel ravvisarvi delle irregolaritá, dacchè l’am- ministrazione si scosfeva da quelle pratiche che le leggi im- pongono, e che l’esperienza riconosce da lunga mano alte a somministrare il maggiore benelizio, quali sono il concorso e la concessione al reigliore offerente.

La Commissione non perciò si dissimulò l’urgenza allegata” dal Governo per addivenire ai lavori di cui si tralta. Diffatti la societá Nicolay ebbe Pingegnosa idea di utilmente appro- fittare della maggiore larghezza assegnata all’ escavazione delle trincee, aperto per la costrazione delle opere murarie inerenti alla galleria e degli asciugamenti ivi praficalisi col canale fugatore, onde addessarvi le da lui proposte piccole gallerie, contemporaneamente agli altri lavori per la strada ferrata, evitando cosí le spese di escavazione e gli aggoita- menti, mentre che attendevasi che i laveri della galleria. .fes- sero esegniti o solo inoltrati, olire alla consideretolo mag- giore spesa per gli scavi, in (ulto od in parte oltaraii, si rem devano pol difficili gli asciagamenti. Ammeltte Ja Comnissione che la societá Nisolay eliminava molle difficoliá, limitandosi allora alle sole sorgive, e facendo astrazione d’ogni deriva- siene diretta dell’alveo del fiume, e che fu il primo ad avere questo felice pensiere di limitarsi a ciò; ammette che mentre colle piccole gallerie idoste si consolidavano e riusanivano i muri della galleria principsle, seppe ailronde la delta so- cietá procurarsi un alto di sottomissione dell’appaltatore di [p. 934 modifica]

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quella strada, cot quale si obbligava di mandare ad esegui. mento anche queste piccole gallerie, senza punto ritardare l’attuazione della strada; che, se due appaltatori si fossero trovati in presenza ed in un sito cosí angusto, molti incagli, ritardi e liti ne sarebbero nati e, quello che piú monta, ri- tardato l’esercizio della strada ferrata.

Ma, ammesso tutto quanto precede, la Commissione è di parere che tutto ciò a nulla ostava perchè il Governo stabi- lisse alcune condizioni generali e pubblicasse il concorso, concedendo per una data epoca l’impresa al migliore offe- rente. Oppone il Governo che sul bel principio di quella do- manda non era ancora deciso dalla Commissione apposita- mente nominata quale sistema d’esercizio fosse preferibile adottare, e quindi non potersi giudicare per allora della con- venienza di derivare l’acqua; ma l’intendente generale della strada ferrata con lettera 24 anrile 4855, lo rendeva inteso che deita Commissione aveva giá io massima decisa la possi- bilitá di derivazione, non che l’utilitá di usarne, suggerendo inoltre di aprire appunto un concorso; e se lo stesso inten- denle generale con successiva lettera del 18 maggio consi- gliava per contro di accordarsi col Nicolay, si è perchè non ascoltato il primo suggerimento, ed ormai incalzando i lavori della galleria, era il caso appunto di addivenire ad una riso- fuzione.

Se anche restringendosi alle due societá che in allora si erano presentate, non si fosse addivenuto alla convenzione Nicolay senza preavviso alla societá Novella, e dettando al- cune generali condizioni, è possibile che quest’ultima arrebbe pel 27 maggio presentato un piano dell’opera a farsi, e che nella concorrenza o luna o l’altra societá avrebbe presentato patti piú vantaggiosi.

Che se degli atti e delle migliori offerte della societá No- vella posterieri alla prima convenzione Nicolay non si tenne piú guari conto al Gsverno, si È perchè venivano tutte pre- giudicate da quella prima convenzione, non potendo piú il Governo stesso recedere dai patti stipulati; ma non è almeno da dimenticarsi quanto invece veniva ommesso nella relazione del Ministero alla presente legge, cioè il Novella aveva, ante- riormente a quella convenzione colla data 20 aprile 1852, ripetuto una domanda per essere autorizzato a derivare Paequa dalla Scrivia e per raccoglisre anche le acque sorgive..

Nè varrebbe il dire che vi fu concorso di fatto fra le due societá, adducendo che se il Nicolay non avesse avuto a _ fronte la societá Novella, forse avrebbe offerto patti meno vantaggiosi, dacchè se per una parte è da riconoscersi che quella lotta di due societá rivali abbia in qualebe moda gio- vato alla finanza, l’epoca però della stipulazione del primo contratto, era ignota alla societá Novella; e si ha diritto di pensare che, se fosse stato a sua conoscenza, avrebbe pre- sentato migliori condizioni. D’altronde, pubblicando il con- corso, altri offerenti potevano presentarsi.

Di qui ne venne, come altre volte accadde, che la vostra Commissione dovette sortire dalcerchio delle sue attribuzioni, rivolgendosi a pratiche che non le competono, per tentare migliori trattative, e supplire a quanto non fece l’ammini- strazione, cercando cosí in qualche modo il maggior inte- resse dello Stato.

Non dissimala la Commissione che la societá Nicolay, ebbe maggiore attivitá; e quando proponeva di raccogliere le anque sorgive non si tenne a termini vaghi, ma presentò poscia un piano concreto; mentre per confro anleriormente alla prima convenzione Nicolay nulla concretò la societá Novella; chè anzi per propria confessione, invitato dall’intendente gene- rale con lettera 31 maggio 1852 di preseniare l’analogo pro-

getto, rispondeva il 5 giugno di soprassedere, per aspeltare le decisioni del Governo intorno al sno progetto idraulico, onde coordinarvelo, E solo il 50 maggio, cioè dopo la con- venzione Nicolay, la societá delibera di incaricare del pro- getto l’ingegnere Novella il quale si limita unicamente alla derivazione dalla Scrivia, e in an tipo, dove è rappresentata la sola direzione del canale da prolangarsi dall’edifizio Figari alia galleria, senza alcuna indicazione, nè dell’ampiezza e forma dello scavo, né dei rivestimenti, nè della pendenza, nè del bacino di purgazione, nè di quello d’intubazione; e tale progetto consta comunicato alla societá il 2 giugno 1853, con tina perizia per quattro milioni, formata di quattro articoli, senza dettaglio nè misura di sorta, nè prezzo elementare.

Infine trova pure la Commissione insussistenti alcune ra- gioni della societá Novella, siccome quella che avesse diritto a prioritá per avere fatta la domanda prima del Nicolay, perchè in primo luogo la Commissione, ammettendo la mas- sima del concorso, non vi ha prioritá di sorta che possa, a di lei avviso, costituire diritto; ed in secondo Inogo la prio- ritá starebbe appunto al Nicolay, comechéè la prima domanda venne formulata dal nominato Corte, il quale attesta con atto del 34 maggio 1853 che la medesima era concertata e fatta di comune interesse col cavaliere Nicolay.

Ma tutte queste ragioni non sono che attenuanti al caso, e la Commissione insiste nel suo avviso che il Governo aveva tempo e doveva aprire il concorso per tentare il maggiore profitto della finanza, E se per provvedere prontamente, in vista dell’urgenza, avesse devuto evitare, come infatti evitò puranco, le formalitá prescritte delle regie patenti 29 maggio 1817 per le concessioni d’acqua, avrebbe trovato maggiore indulgenza nella Commissione, la quale è specialmente preoccupata dal benefizio che dal concorso doveva derivare alle stesse finanze.

Nè qui si arrestano le irregolaritá, dacchè anche la Ca- mera non venne falta consapevole preventivamente di fal legge; e se pure il tempo stringeva sí che non ammettesse dilazione, siccome al 27 maggio epoca della prima conven- zione, era aperto il Parlamento, e lo fu sino al 413 luglio, avrebbe almeno palesato la di lei premura di riparare tan- tosto ad un atto dalla pressante urgenza, sotfoponendolo alla sanzione del Parlamento,

È necessitá insistere su di ciò, dacchè tali esempi troppo si ripetono, siccome accadde per altre imprese, malgrado le osservazioni del Parlamento; e recentemente ancora, quando per attuare al piú presto un cafasto stabile, stimavasi di di. sporre il personale opportuno per le scuole, i disegni ed i regolamenti, senza prima dipendere dalla pazionale rappre- sentanza, la quale non potrebbe lasciare inosservato tale co- stume del potere esecutivo, senza abdicare a quanto sirelta- mente gl’incombe.

Però la Commissione sebbene si trovasse ormai a fronte-dí due successive convenzioni falte col Nicolay, tuttavia scor- gendo dalle medesime che ove non fossero approvate dal Parlamento si potevano annullare mediante rimborso di spese non volle lasciare intentalo alcun mezzo per procu- rarsi il benefizio della concorrenza almeno colla societá No- velia.

Altronde questa socieiá posteriormente alla prima conven- zione, fino dal {5 luglio 1855, presentava Vesibizione di lire 100,000 in piú di quanto erasi stipulato col Nicolay, ed il ribasso del B0 per cento a vece del 25 ner cento per l’acqua che abbisognasse oltre il decimo; era disposta a rimborsare il Nicolsy di tutte le spese fatte e ad entrare in licitazione col medesinso 0 cor altro migliore offerente, al che nazi ris

re [p. 935 modifica]sconirava il Governo il 24 di delto mese che allorchè si sa- rebbe discusso il progetto di legge relativo, avrebbe comuni- cato al Parlamento tale esibizione, il che non avvenne se non che dietro espressa domanda della Commissione,

E, menire questa stava occupandosi dei documenti che la persuaderono poi della pubblica utilitá dell’opera, la stessa societá si sottometieva d’indennizzare gli utenti della Scrivia, ove vi avessero diritto, offriva 200,000 lire, cioè 100,000 in rilievo del deposito Nicolay, e le alire 100,000 a titolo di maggiore correspeltivo a favore delle finanze, e dichiarava il mantenimento di queste offerte, anche nel caro di pubblica concorrenza. Infine, nell’adunanza del 24 febbraio, essa fa- ceva una proposta di fusione alla societá Nicolay, la quale non interessava la Commissione, fuorchè sotto Paspetto di vedere le due societá composte all’amichevole, ma che non adempiva allo scopo che proponevasi di vedere attivate mi- gliori offerte, proposte altronde che dalla societá Nicolay non venivano accellate.

La Commissione dunque volle assicurarsi che fe ultime of- ferte fatte da quella societá e qui suindicate fossero serie. $i rivolgeva perciò al ministro dello finanze, esternando il suo avviso, che la socieiá dovesse presentare sicure garanzie per il versamento di 100,000 lire da pagarsi al Governo, per la indennitá cui si obbligava verso gli utenti della Scrivia, per contribuire al cavaliere Nicolay tutte fe spese anticipate, ed infine per indennizzario dei danni cui per avventura dovrebbe soggiacere per la. cessazione dell’impresa, ove giuridiche di- sposizioni cosí imponessero.

A questi inviti si otteneva per riscontro delia societá che per il versamento di lire 400,000 da pagarsi al Governo si presentava un vaglia di una rendita annua di lire 8090 in ce- dole al portatore del debito relimibile dello State; che per le indennitá da pagarsi agii utenti di Scrivia si obbligava alle medesime garanzie presentate dal Nicolay nella prima con- venzione 27 maggio, nonchè i fondi sociali; che per contri. buire alla societá Nicolay le spese fatte ne garantiva il paga- mento colle some che dovevano essere versate dagli azio- pisti; e che infine respingeva qualunque indennitá al Nieolay pei danni cui soggiacerebbe. per la cessazione della sua im- presa, non riputandolo per ciò in diritto.

Fatta astrazione del vaglia per lire 100,000 da pagarsi al Governo che si reputava regolare e della indennitá al Nicolay, che dalla Commissione era condizionale alle disposizioni giu- ridiche che potessero per avventura imporsi, evidentemente le altre garanzie non le parvero eppaganti. Premeva infatti alla vostra Commissione, ed in ispecial modo che la somma di lire 2,500,000 che, a detta del ministro delle finanze, con sua leitera 4° andante, diceva essere giá spesa dalla societá Nicolay, fossero talmente garantite, che le finanze non doves- sero soltostarvi, per tenere immediatamente rilevato il Ni- colay, com’eransi obbligate nella convenzione in caso di ces- sazione dell’impresa; ond’è che riteneva giá per infrettuosi gli esperimentati uffici; ma, per esaurire ogni fentalive, de- liberò promuovere ancora una volta tali garanzie.

Senonehè impresa che non era consapevole di queste pra. tiche laboriose, si sfiduciava; e se peria crisí dei tempi che corrono scapitavano le azioni, si risentivano vieppiú per la dilazione a discutere la legge; onde si correva ii pericolo di vedere danneggiata un’impresa sí bene attivata, senza poterne sostituire per avventura un’altra migliore. Deliberava quindi la vostra Commissione di chiamare nel suo seno l’ingegnere Novella che qui sí trovare, onde indugiare il meno possibile i suoi lavori. Gli si esprimeva che non -potrebbe la Commis- sione aderire ad alcuna proposta della societá da lui rappre-

sentala, senza che la medesima presentasse titoli sufficienti o con cedole dello Stato 0 con firme di case bancarie gradite ai Governo, per rimborsare al Nicolay il valore dei lavori giá fatti pel valore di circa lire 2,500,000. Ranpresentava il No- vella che dall’oggi al domani era impossibile di ciò ottenere, e che chiedeva la dilazione di otto giorni, anche per conferire colla societá. Sebbene a malincuore, pnre la maggioranza della Commissione vi aderiva, e di conformitá si rivolgeva per iscritto al ministro delle finanze perchè fucesse apposito ufficio a quella societá,

Alla scadenza di oltre otto giorni, non pervenendo riscon- iro alcuno, fa Cormissione ritenne per negafiva la risposta e deliberò di concentrare oramai la sua attenzione sopra le convenzioni fatte dal Governo colla societá Nicolay; ma il giorno dopo perveniva appunto un riscontro di detta societá, annunziando che prima di somministrare le chieste garanzie desiderava:

Che il Governo approvasse prima la caslituzione legale della societá, e gli dessela concessione condizionata dell’ero- gazione dell’acqua; 7

Che le si facesse prima conoscere il progetto tecnico del- l’acquedotto che trovasi in corso di esecuzione ;

Che si riconoscesse inoltre se delto progetto corrispondeva all’opera intrapresa, e se i lavori erano accettabili ;

Che si facesse constatare l’ammontare delle spese falte giusta l’avviso dei periti da nominarsi dalle parti, coll’inter- vento di un terzo in caso di dissenso, affidando ai medesimi Vincarico di riferire sele dimensioni dei tubi edil sistema di congiungimento sieno appropriate, non che di tenerla av- visata di tutte Je altre condizioni in cui trovasi ora il lavoro.

La Commissione, sebbene avesse giá deliberato in propo- sito, vista la scadenza del termine perentorio fissato, pure si radunò proniamente per esaminare lali condizioni; ma con- siderato che Patto di ricognizione legale della societá per parte del Gaverno prima delle garanzie avrebbe in oggi to- talmente sfiduciato la societá Nicolay a detrimento de’’lavori che urgeva d’altimare, e coli’incertezza di avere posterior- mente le addimandate garanzie; considerato che tutte le al- tre condizioni implicavano maggiori ritardi ancora, ha deciso di non recedere dalla prima deliberazione; repulando però che fosse di compelenza amministrativa il dare un giudizio sull’entitá di quel riscontro, trasmise al Ministero delle fi- nanze la deliberazione di detta societá perchè volesse ester- nargli la sua opinione in proposito ; e con suo foglio 17 an- dante quel Ministero riscontrava che i termini con cui era formolata la deliberazione della societá, non presentando verun caraftere di soda garanzia, non credeva che in qualun- qua ipotesi si potessero accettare quelle proposte.

Limitata cosí l’attenzione della Commissione intorno alie convenzioni stipulate da! Governo colla societá Nicolay, si accinse sd esaminare la convenienza delle medesime in or- dine alla finanza, decchè nen è accennato nella relazione mi- nisteriale da quali dati partisse per desumere la convenienza del contratto, na poterono indicarli a voce i ministri inter- venuti nel seno della Commissione, forse perchè alcuni dei medesimi sono di loro natura incerti ed imprevedibili, come lo sono perla vosira Commissione. i

Onde portare un sicuro gitdizio in proposito converrebbe diffatto esaminare tale contratto sotto il doppio aspetto de- gli oneri e dei vantaggi della societá e del Governo.

Ora la societá ha l’incarico di tutte Ie spese di primo sta- Dilimento, e della successiva manutenzione, ha quello di somministrare sino a Pontedecinio per impiego delle mac- chine 350 litri d’acqua, nonchè gratuitamente il’ decimo [p. 936 modifica]ARLAMENTARI

della quanlitá estraila e successivamente i! 2% per cento di meno del valore che sará venduto a Genova per l’eccedenza del decimo; ed infine il cancue da pagarsi di 10 lire o di 50 per ogni litro d’acqua al minufo secondo, secondo che l’acqua è volta alla animazione delle macchine fisse, o che non fos- sero volts a questo uso. Per contro la slessa societá può ri- trarre i suoi vantaggi dallo stabilimento di opifizi idraulici fra Pontedecimo e Genava, e dalla vendita dell’acqua di 380 litri per ogni minuto secondo detratto !l decimo dovuto al Governo, oltre alle "cque di filtrazione che andrebbero per- dute lungo la galleria. Il vajore di quest’acqua se si dovesse determinare dal valore corrente in Genova, sarebbe di lire 10 mila il bronzine, e siccome i 315 litri d’acqua a cui si re- siduerebbe l’assoluta proprietá della socielá Nicoloy corri- spondono a 1234 bronzini circa, cosí ricaverebbe da questa vendita lire 12,340,000, da cui si dovrebbe detrarre il 25 per cento per quella parte cui ha diritto l’amministrazione pei suoi bisogni, in eccedenza del deciino ; ma non è da sup- porsi che il prezzo dell’acqua possa mantenersi al valore al- tuale, dacchéè Ja nuova quanfita che vi si condurrá dalla Scri- via basta giá a farlo diminuire notevolmente, e pofendosene trarre in seguito da altre fonti, ia diminuzione si fará ancora piú sensibile,

Da un altro canto, le finanze avrebbero il solo carico del- indennitá cui avessero diritto gli utenti della Scrivia. Tale indennitá potrebbe forse evifarsi quando venisse dimostrato quanto alcuni pretendono, che col canale fugatore aperto dal Governo e per la lunghezza di circa 1500 metri, Lrapelando (e come lo dimostra ora il fatto) per filtrazione, dalle pareti laterali acque in abbondanza e tali da superare quelle deri- vate dalla Scrivia da condurre a Genova, quelle stesse acque sarebbero perdute ove nonesistessa lo stesso canale fugatore, dacehè în quel caso sparse nel seno della terra e sulla super- ficie si perderebbero per lo piú in evaporazione, ed incerta sarebbe la loro direzione, che fors’anco riescirebbe fuori del bacino della Scrivia. Quella indennitá potrebbe almeno dimi- nuirsi nel caso che si potesse eseguire quanto suggeriva Pin- geguere Signorile, chiudendo cioè con opere stabili la valle di Busaicita, superiormente a Rusalla, che sarebbe capace di alimentare un serbatoio d’acqua di 550 litri per minnto se- condo e per 50 giorni non interrotti; il che procurerebbe nei

tempi di siccitá altreltanta acqua agliutenti di Scrivia, quanta.

verrebbe ora estraendosi. Tali sistemi però non sono tuttora provati possibili, quindi è che converrebbe pure determinare per l’evenienza l’indennitá da darsi agli ulenti, onde cono- scere se le finanze cen vengono danneggiate dal contralto; ma se i 356 litri d’acqua possono valere in altre regioni del Piemonte, pel solo fatto dell’irrigazione, circa lire {00 mila, non può dirsi egualmente e specialmente nel caso conereto che conservi lo stesso valore, dovendosi desso proporzionare al danno locale che ne deriverrebbe, dipendente anche dagli opifizi, il quale però potrá forse diminvirsi compensando la diminuzione d’acqua colla maggior caduta, piú facile ad otte- nersi in quei siti che presentano ancora sensibili pendenze; e per alcuni opifizi si potrá fors’anco indennizzarsi col mi. glioramento di macchine che attualmente sperdessero per contro una parte della forza motrice.

Comunue, il valore sovraccennato di lire 100 mila sará almeno sufficiente per conchiudere ch’egli sará pur sempre minimo in faccia ai vantaggi che deriveranno alle finanze da tale contratto, i quali consistono: nell’avere gratuitamente Pacqua per le macchine fisse, e poscia per gli altri usí fino alla concorrenza di un decimo, nonché colla diminuzione del 25 per cento oltre il decimo ; nel canone di lire 10 0 50 come

sopra, e nel risparmio di 154 mila lire giá accennato, col sostituire le macchine fisse all’attuale modo di esercizio.

In conclusione, se non è dato alla Commissione, forse ad alcuno, di calcolare a priori, con questi dati incerti, gli oneri ed i vantaggi delle due parti contraenti, la medesima è però persvasa, che se assai profittevoli riuscissero i medesimi alla societá Nicolar, non meno vantaggiosi riesciranno 2Ì Go- verno. Epperò vi propone di approvare le fatte convenzioni colla societá Nicoluy.

A compimento della presente relazione, devesi în ultimo riferire una petizione di 48 commercianti ed azionisti della societá Nicolay, i quali lagnandosi della dilazione frapposta a discutere la presente legge, invita la Camera acciò voglia nel-

Palta sua saviezza richiamare la Commissione e specialmente.

il relatore alla sollecitudine, Dal suesposto io spero vi farete persuasi, o signori, che nulla ommise la Commissione per giungere al piú presto «lle sue conclusioni, e che erano pure necessari degli intervalli di tempo al Ministero per racca- gliere i documenti numerosi di eui man mano era richiesto. In quanto al vostro relatore vi basti l’accennare che eglí fu nominato assai dopo la trasmissione di tale petizione, e che in tre giorni compí l’opera sua, pur consacrandene uso a percorrere sul luogo quei lavori con un altro dei membri della vostra Commissione, onde farsene un concetto chiaro, lavori che faranno vieppiú ammirata l’opera gigantesca della strada ferrata, e che riesciranno a maggiore vanfaggio e de.

‘coro della giá illustre cittá di Genova, nonchè della nazione

che li ideava e li traduceva in atto,

Relazione del presidente del Consiglio, ministro Gelle finanze (Cavour), 5 maggio 1854, con cui presenta al Senato il progetto di legge approvato dalla Camera nella tornata del 25 aprile 1854.

Sienoni! — Nella seduta del 2% cadente mese, aventio la Camera dei deputati adottato il progetto di legge, con cui sorio approvate la convenzione passata il 27 maggio 1853 tra le finanze dello Stato ed il cavaliere Paolo Antonio Nicolay in ordine all’estrazione dell’acqua dal torrente Scrivia, come anche le modificazioni ed aggiunte alla slessa convenzione, portate colla posteriore convenzione dell’11 novembre stesso anno, io ho l’onore di setteporre ora tale progetto alle deli» berazioni del Senato del regno.

Relazione falta al Senato il 23 maggio 1854, dall’uf- ficio centrale composto dei senatori Des Ambrois, Re- gis, De Margherita, Jaequemoud, c Di Vesme, relatore.

Sievoni! — Chiunque abbia percorso il tratto di strada che da Serravalle tende a Genova, non può non essere percosse di maraviglia per la grandezza dei lavori c perle difficoltá che, in sí gran numero raccolte in quel piccolo spazio di soli 46 chilometri, vennero felicemente superate. Fra queste tiene senza dubbio il primo Iuogo fa grave pendenza che, per la configurazione della valle e pel breve spazio tra la vetta del- l’Appennino e la cittá di Genova, si ebbe a dare alla strada nel discendere dal punto culminante delia medesima a Bo- sslla, infino a Pontedecimo; pendenza che nella galleria dei Giovi, lunga 3100 metri, è di 28/68 per mille; ed all’escire della medesima, per due tratti complessivamente di presso a

aio, [p. 937 modifica]ra È

due chilometri c mezzo, ascende fino al 35 per mille, Si per- venne tuttavia, mediante locomotive di nuova invenzione di ingegneri nazionali, a superare queste pendenze: ciò che, quantunque con molto studio e gravi spese si fosse cercato, non erasi per anco in altri paesi ottenuto. Ma la salita per mezzo di locomotive mobili, se può essere conveniente pel trasporto dei passeggieri, presenta gravi difficoltá per quello delle mercanzie; non potendovisi con locomotive mobili, an- che della considerevole potenza di quelle di nuova invenzione impiegate sul piano inclinato del Riccò e dei Giovi, trascinare convogli di ún peso brutto maggiore di 80 tonnellate, ossia di un peso in merci maggiore di 50 tonnellate (1) ; sí che sa- rebbe forza dividere eccessivamente i convogli delle mer- canzie, con gravissima perdita di tempo ed accrescimento di spesa. Quindi il Governo dovette pensare a metodi meno di- spendiosi, coi quali poter eseguire su quel piano inclinato il trasporto delle mercanzie. E sebbene giá da lungo tempo si sentisse il bisogno d’impiegare a tal uopo macchine fisse, per istabilire le quali erasi, alquanto inferiormente alla metá del piano inclinato, lasciato un tratto orizzontale della lunghezza di metri 150, non erasi tuttavia fermata la scelta nè sulla qualitá del motore, che altri volevano il vapore, altri la cqduta dell’acqua, nè sul modo di trazione. Se non che la grande quantitá d’acqua che pér filtrazioni dalla valle della Scrivia inondava ed impediva i lavori della parte superiore della galleria dei Giovi, persuase ben presto, che si avesse in quantitá piú che sufficiente questo potentissimo ed econo- mico motore; e le replicate indagini fatte fare dal Governo sulla quantitá d’acqua esistente nella parte superiore del tor- rente Scrivia durante le magre estive ridusse tale persuasione a certezza. .

Mentre il Governo sotto questo aspetto, che sclo od al- meno piú direttamente lo riguardava, proseguiva gli studi sulla quantitá d’acqua esistente nella Scrivia, e sul modo di trarne profitto per l’esercizio della strada ferrata, l’industria privata aveva sotto un altro aspetto rivolto gli occhi all’acqua medesinza, destinando condurla in Genova, dove si difetta di acqua potabile, a segno che il bronzino vi si vende ora da lire 10,000, oltre le spese di condotta dall’acquedotto mae- stro, E qui, onde piú agevole riesca il portar giudizio intorno alla legge sottoposta alla vostra approvazione, crede l’uffizio dover premettere all’esame del contratto col cavaliere Nico- lay, una breve esposizione delle pratiche su questo argo- mento, le quali precedettero il contratto, quale essa si de- duce da un accurato esame dei documenti stati dal Ministero comunicati al Senato.

Vaghi progetti per una derivazione d’acqua dalla Scrivia a traverso la galleria dei Giovi si fecero da molti, ed a voce e per iscritto e colle stampe. Ma il signor Bomenico Corte fu il primo che porgesse al Governo una domanda formale in proposito, il 15 ottobre 1851; e siccome il Governo indu- giava a rispondere, poichè allora piú che mai si studiava la questione sul modo di trazione piú conveniente, il Corte rin- novò la domanda il 24 gennaio del seguente anno, allegando ragioni per provare l’urgenza, Il Governo, al quale un tale lavoro avrebbe cagionato un riguardevole risparmio di spesa pel caso che intendesse servirsi dell’acqua come di forza mo- trice, non si mostrò alieno dal secondare la domanda, con che venisse maggiormente sviluppata, e accompagnata dei

(1) Veggasi la relazione premessa al progetto di legge pre- sentato il 10 aprile dal ministro delle finanze alla Camera dei deputati, per un saggio di applicazione del sistema di propul- sione idropneumatica al piano inclinato dei Giovi.

Sessione DEI 1859-54 — Documenti — Vol. Il 148

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piani e disegni necessari a poter giudicare sí del merito della medesima, come se l’impiego a che l’acqua era destinata dal ricorrente potesse conciliarsi con quello che intendeva farne il Governo. Promise il Corte che farebbe eseguire gli studi e formare i piani richiesti.

Nel mese di agosto dello stesso anno 1852 un comitato pro- motore di una societá, della quale faceva parte l’ingegnere Novella, porgeva all’azienda delle strade ferrate, e in sul principiare dell’anno seguente al ministro dei lavori pubblici, una domanda tendente ad ottenere una derivazione d’acqua dalla Scrivia, alle condizioni seguenti : 1° che le spese di de- rivazione dell’acqua dalla Scrivia fino alla galleria fossero a carico del Governo, indi in poi quelle d’intubazione e con- dotta restassero a carico della societá; 2° che il Governo po- tesse servirsi in valle del Riccò dell’acqua come di forza mo- trice per trarre i convogli lungo il piano inclinato; 3° che le spese di manutenzione fino allo stabilimento locomotore, re- stassero a carico del Governo, da indi in pol a carico della societá; 4° che il Governo guarentisse la quantitá d’acqua di 250 litri ogni minuto secondo ; 8° che inoltre guarentisse la rendifa del 4 e 1j2 per cento sul capitale da impiegarsi; 6° che il Governo fosse responsale verso i terzi pel fatto di essa derivazione; 7° che la societá potesse far passare i tubi ai lati della ferrovia; 8° che il ferro per delta condotta d’acqua fosse esente dal dazio d’entrala ; 9° che facoltá fosse fatta alla societá di emettere un numero d’azioni corrispondente al capitale necessario all’attuazione del progetto. Con altra let- tera del 10 inarzo il comitato dichiarava recedere dalla pre- tesa della garanzia d’interesse, ma persistere nelle rimanenti. Nè l’una nè l’altra leitera era accompagnata da piani 0 da di- segni qualsiasi, indicanti il modo di derivazione.

Poco dopo questa seconda domanda della societá Novella, li 2 aprile 1855, il cavaliere Paolo Antonio Nicolay, di con- certo e di comune interesse col quale dichiarò indi a poco il signor Domenico Corte di aver fatto le precedenti domande del 13 ottobre 1851 e 24 gennaio 1852, presentò una sollo- missione, colla quale si obbligava.di compiere fra sei mesi la estremitá settentrionale della galleria dei Giovi, ed inoltre l’acquedotto sotterraneo per riunire le sorgenti che potreb- bero servire per forza motrice sul piano inclinato dei Giovi, e ciò alle seguenti condizioni: 1° che tutti i lavori da eseguirsi sarebbero a carico del proponente, tranne il compimento della galleria dei Giovi, che dal Governo verrebbe pagato ai prezzi convenati nel capitolato d’appalto, coll’impresario della medesima ; 2° che il Governo dovesse dichiarare fra sei mesi se intendeva far uso dell’acqua come di forza motrice, e che in questo caso la spesa per la raccolta dell’acqua e pei con- dotti fosse per metá a carico delle finanze, riservato al Go- verno il diritto di prescrivere fino al luogo dove farebbe uso dell’acqua, la forma e le dimensioni dei tubi conduttori; 3° che al chiedente fosse lecito collocare i tubi lungo la strada ferrata, sotto quelle discipline che il Governo stesso credesse utile di prescrivere; 4° che l’opera venisse dichiarata di pub- blica utilitá ; B° che si concedesse una diminuzione sul dazio d’entrata per tubi ed utensili da impiegarsi nell’acquedotto; 6° che al petente fosse concesso di formare una compagnia

. per l’esecuzione dell’intrapresa. Anche questa domanda che,

a differenza delle precedenti, si restringeva alle acque sorgive e sotterranee, non era accompagnata da piani o disegni; ma indi a poco il signor Giulio Sarti, ingegnere della societá, presentava al signor cavaliere Ranco, ingegnere capo alla stazione di Novi della strada ferrata, e direttore dei lavori di Scrivia, due disegni, dimostranti il divisalo modo di deriva- zione; e questi trasmetteva sul progetto del Sarti un parere [p. 938 modifica]DOCUMENTI PARLAMENTARI

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favorevole, mostrando soltanto di dubitare se con tal metodo si etterrebbe sufficiente quantitá d’acqua, al che tuttavia con alcuni lavori nel letto della Scrivia si potrebbe facilmente porre rimedio, I due condotti laterali alla galleria, per mezzo dei quali il Sarti si proponeva di raccogliere l’acqua, erano anzi sotto vari aspetti gindicati utili alla galleria stessa ; ma l’ingegnere capo dichiarava essere importante che tali lavori sí eseguissero prima del compimento della galleria, ed indi- spensabile che si facessero o dallo stesso intraprenditore della galleria, o d’accordo col medesimo, poichè in caso contrario gli si sarebbe dato nonchè un pretesto, ma fondato motivo di non compiere la galleria nel termine convenuto, come ben a ragione stava sommamente a cuore all’amministrazione, che a questo fine appunto aveva poco prima fatto con gravi sacrifizi una nuova convenzione col detto intraprenditore. Ed a ciò aveva provviste allera appunto il Nicolay, facendo col- l’intraprenditore Piatti speciali convenzioni, in seguito alle quali questi, con atto 15 maggio, si dichiarava pronto di as- sumere sopra di sè l’esecuzione delle opere proposte dal Ni- colay, senza che per ciò avesse ad incagliarsi o differirsi l’e- secuzione della galleria che eseguiva per conto del Governo; a patto però che non piú tardi della fine del mese fosse posto in grado di cominciare i lavori: in caso contrario, tale sua sottomissione s’intenderebbe come nen avvenuta.

Pochi giorni dopo la domanda fatta dal cavaliere Nicolay (11 aprile), la societá Novella aveva presentato al Ministero una nuova domanda, colla quale, parlando îuttora di deriva- zione d’acqua dalla Scrivia, recedeva tuttavia da gran parte delle pretese delle quali nelle lettere 2 gennaio e 10 marzo, chiedendo soltanto: 4°che gli fosse concessa la derivazione di 250 litri d’acqua al minuto secondo; 2° che gli fosse per- messo di condurla lungo la strada ferrata, mediante le pre- cauzioni, e nel modo che verrebbe concertato coll’ammini- strazione; 3° che l’opera si dichiarasse di pubblica utilitá; n° che il Governo garantisse la societá dai richiami dei terzi pel fatto di essa derivazione. Indi, il ‘l maggio, la stessa so- cietá Novella presentò una nuova proposta, nella quale chiese non piú una derivazione dal fiume, ma, come il Nicolay, le acque sorgive e sotterranee; nel resto nulla era mutato alla

precedente domanda dell’141 aprile. Nè l’una, nè Paltra di.

queste due domande era accompagnala da piani regolari, 0 da altra indicazione dei lavori coi quali s’intendeva eseguire la derivazione.

Cosí, verso Ia metá di maggio, il Governo si trovava di- nanzi, conscie l’una deil’altra, e in certo modo concorrenti, due societá: quella Nicolay e quella Novella. Posto come fuori di questione, che al Governo conveniva accettare l’offerta fatta dall’industria privata di intubare e condurre a proprie spese lungo il piano inclinato dei Giovi l’acqua della quale occorresse al Governo stesso di servirsi come di forza mo- trice, ovvia si offre la questione, perchè non abbia, solto certe condizioni, posta la concessione dell’acqua agl’incanti onde ottenere allo Stato le migliori condizioni, e sciogliere sè dalla responsabilitá di un meno regolare procedere, Il vo- stro uffizio non ommise di porre tale questione al ministro dei lavori pubblici, che, invitato, intervenne nel suo seno.

Le ragioni da ini addotte in difesa e spiegazione deli’ope- rato del Ministero sorio : che per lungo tempo l’amministra- zione non pensò ad una prossima concessione di questa con- dotta d’acqua, perchè, occupata in istudiare appunto il modo di trazione piú conveniente in quella localitá, non era in grado di accordare la derivazione, mentre non constava an- cora nè se il Governo avrebbe avuto bisogno di quell’acqua come di forza motrice, né molto meno in quale quantitá, sotto

qual forma ed in qual luogo, e perciò a quali condizioni dovesse sottoporsi la concessione. Intanto, circa la metá di maggio dello scorso anno, essersi bensí in apparenza trovatia fronte due con- correnti ; ma il Novella non aver presentato alcun piano o de- scrizione dalla quale trar giudizio del merito del progetto : ol- trechè le condizioni da lui proposte erano meno vantaggiose, in quanto il Novella esigeva che il Governo lo guarentisse con- tro le pretese dei terzi pel fatto della derivazione dell’acqua; edoltre a ciò mal potendosi, od assolutamente non potendosi, fuorchè d’accordo coll’intraprenditore Piatti, eseguire i lavori di derivazione senza impedire quelli della galleria, il Nicolay avere sciolto in suo favore la difficoltá, ed essendo il Piatti vincolato col medesimo, piú non poter scendere ad accordo con altra persona. D’altra parte, appunto a cagione dei la- vori della galleria, essere urgente prendere una determina- zione, poichè e fa concessione dell’acqua accelererebbe gran. demente anche i lavori della galleria, ed in ogni caso, com- pita questa, le opere di derivazione non avrebbero potuto eseguirsi fuorchè con dispendio e fra difficoltá immensa- mente maggiori, Per tutte le sopraddette ragioni, diceva il ministro, non erano piú possibili gl’indugi; onde’l’azienda delle strade ferrate consultata opinò (lettera 18 maggio) es- sere conveniente accogliere la domanda del cavaliere Nico- lay, mediante Paccennata sottomissione del Piatti, che per le opere proposte dal Nicolay non verrebbe in alcun modo interrotta l’esecuzione di quelle appallate allo stesso Piatti; e mediante che il Nicolay si obbligasse di pagare un canone alle finanze per l’acqua da derivarsi, ed assumesse sopra di sè l’indennitá che potesse essere dovula agli utenti delle acque della Scrivia. Queste condizioni, faceva notare il ministro, avere il Governo cercato ancora di migliorare, ed averle dif- fatti considerabilmente migliorate nel contratto stipulato col Nicolay, contratto che per una parte era essenzialmente ne!- l’interesse delle finanze, poichè per esso si addossavano al- l’industria privata spese alle quali in caso contrarie avrebbe dovuto sottostare il Governo onde procurarsi la cercata forza motrice, e per altra parte nè poteva differirsi, a motivo dello stato dei lavori della galleria, nè stipularsi con altra persona, stante gl’impegni presi dal Piatti col Nicolay, il quale d’altronde presentava piena sicurezza della esecu- zione, ed era quegli che aveva di gran lunga offerto le mi- gliori condizioni. Conchiudeva il ministro essersi ne] con- tratto stipulato col Nicolay assicurato il pronto compimento dell’ultimo tronco della galleria dei Giovi, e cosí accelerata con vantaggio pure delle finanze la messa in esercizio della strada ferrata da Busalla a Gerova, che certo molti mesi piú tardi e con spesa troppo maggiore sarebbe stata aperta senza gli accordi del Piatti col Nicolay, e senza la conseguente con- venzione che ora cade in discussione.

Passando ora all’esame delle due convenzioni, paco vha a dire intorno aila prima, stipulata col Nicolay il 27 maggio 1833, colla quale, sotto certe condizioni e con certi carichi, gli si concede di raccogliere, per mezzo di piccole gallerie raddossate all’ultimo tronco della galleria dei Giovi, le acque sorgive che concorrono nel cavo operato per la costruzione di detto tronco, e di poter eseguire lungo la strada ferrata un acquedotto che le conduca infino a Genova. Al Governo (art. 5) è fatta facoltá di valersi, senza alcun corrispettivo, di parte o di tutta quell’acqua come di motore delle mac- chine fisse che intendesse stabilire, restituendo l’acqua dopo l’uso al suo corso. Il Nicolay (art. 7) si obbliga di sommi- nistrare gratuitamente Ja quantitá d’acqua di cui possano ab- bisognare le stazioni da Pontedecimo a Genova, con che però il totale di quest’acqua distratta dal condotto principale [p. 939 modifica]TTT TTT TTT TTT ETTI CO o cal sE

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SESSIONE DEL 1853-54

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non superi la decima parte della portata intera del condotto stesso; se oltrepassasse il decimo, si stipulò che il soprap- piú fosse dal Governo pagato ad un prezzo di favore, ossia a un quarto meno di quello che la stessa acqua verrebbe pa- gata nei siti piú vicini alla stazione. i

‘Fu in alcuni degli ulfizi mossa questione se, ove la condotta d’acqua non passasse precisamente alla stazione il condurvela fosse a carico del Nicolay; e se a carico suo v del Governo fossero i serbatoi, ed in generale le spese per la distribu- zione interna e per la conservazione dell’acqua. Interrogato dal vostro nffizio il ministro rispose non esservi dubbio do- versi dal cavaliere Nicolay dare l’acqua condotta al luogo stesso della stazione; ma all’incontro ogni opera per la di- stribuziene interna e per la custodia dell’acqua restava a ca- rico della finanza; lievi essere tuttavia le spese per la di- stribuzione interna, e quelle. per la conservazione della richiesta quantitá d’acqua essere da lungo tempo eseguite. Del resto risulta che fino dal giorno 19 del corrente maggio dalla societá Nicolay fu data l’acqua alle stazioni tutte da Pontedecimo a Genova. Ogni spesa di manutenzione (art. 14) fu dichiarata a carico del concessionario. In caso di maggior derivazione a farsi dalla Scrivia, a patti eguali fa al Nicolay promessa la preferenza (art. 8). Il canone in favore della finanza (art. 10). fa stabilito di 40 lire per litro d’acqua al minuto secondo, se il Governo facesse uso dell’acqua come forza motrice; in caso contrario di lire 50. Vi fu chi trovò oltremodo tenue un tal canone; ma convien notare che due, ed anche assai gravi, correspettivi della concessione si tro- vano, ano nella totale obbligazione della manutenzione im- posta al Nicolay anche pel casc che il Governo faccia uso del- l’acqua, come diffatti ha proposto di fare, come forza mo- trice; l’altro, che è quasi una specie di canone, consiste nel decimo dell’acqua da concedersi, come dicemmo, gratuita- mente al Governo, ed anche il soprappiú, ove occorra, ad un prezzo di favore, per gli usi della strada ferrata. Altri avrebbe voluto che il Governo si riservasse fa facoltá del riscatto, che la concessione si dichiarasse riversibile al Go- verno dopo un breve spazio, se ottener si poteva; altri- menti, almeno dopo il termise di 99 anni, alla quale condi- zione, dicono, non avrebbe per certo fatto seria opposizione il Nicolay. Ma basti notare la differenza che passa tra le concessioni di strade ferrate, il benefizio delle quali consiste nel provento e nell’uso giornaliero, ele concessioni d’acqua, che suole dai concessionari non dassi in affitto ma vendersi; ogni patto di riversibilitá anche lontana avrebbe od impedite le vendite, o, se queste si concedessero, sarebbe divenuta

iUusoria la riversibilitá, poichè alla scadenza del termine sa-

rebbe toccato al Governo un capitale senza valore, ed inoltre

. onerato, senza alcun benefizio, delle spese di manutenzione

dell’acquedotto, che sono ora a carico della societá Nicolay. L’indennitá che dovesse pagarsi agli utenti della Scrivia fa con questo contratto posta a carico del signor Nicolay (arti- colo 12). L’opera della condotta dell’acqua a Genova fu di- chiarata di pubblica utilitá (articolo 11), e fu fatta al Nicolay facoltá di cederla ad una societá anoninia costituita a tenore di legge (articolo 13). Fu al cavaliere Nicolay concesso di porre immediatamente mano ai lavori (articolo 16), ma si di- chiarò che Ja convenzione non avrebbe effetto se non veniva approvata per legge ; se l’approvazione non avesse luogo, il Governo rimborserebbe al concessionario le spese utilmente fatte (articolo 17).

Tali in breve sono le principali condizioni della prima con- venzione stipulata il 27 maggio. Il Piatti pese immediata- mente mano alle piccole gallerie addossate alla galleria prin-

cipale ; e il Nicolay presso tutti i fonditori in ferro di Ge- nova, ed anche in Inghilterra, ordinò i tubi necessari alla condotta. i

Parte dei tubi commessi in Inghilterra era giunta, e a mano a mano andavano fornendosi quelli che erano stati co- mandati alle varie fonderie di Genova, allorchè un fortunato accidente forzò il Governo a sollecitare presso il cavaliere Nicolay la modificazione della primitiva convenzione. Tre in- gegneri nostrali, Severino Grattone, Sebastiano Grandis e Germano Sommeiller, trovarono un nuovo metodo efficacis- simo, di grande semplicitá e poca spesa, per condensare Paria, della elasticitá della quale giá in piú luoghi e da molto tempo erasi tentato far uso come di forza motrice sulle strade ferrate. Ma i metodi antichi di condensare l’aria, per mezzo di macchine, erano di un esercizio assai costoso; oltrechè si perdeva inutilmente in comprimere l’aria una parte della forza che con minori perdite e perciò con maggior vantaggio avrebbe potuto direttamente applicarsi alla trazione dei con- vogli. Non vogliamo anticipare il discorso su questa impor- tante invenzione, poichè un progetto di legge relativo alla medesima è attualmente sottoposto alle deliberazioni del Parlamento. Accenneremo soltanto che questo metodo, chia- mato forse a mutar faccia al sistema di locomozione e dare nn impreveduto e mirabile sviloppo alle strade ferrate, prin cipalmente nei passaggi, ora quasi disperati, delle alte ca- tene di monti, consiste nel condensare in grandi serbatoi l’aria senza uso di macchine, direttamente per mezzo del- Pacqua che per un sifone introdotta inferiormente nel ser batoio dell’aria la comprime col peso della colonna d’acqua esistente nell’altro braccio maggiore del sifone ; onde appare che tanto piú sará grande la pressione, e tanto piú l’aria verrá condensata, quanto piú alta sará la colonna d’acqua in questo braccio maggiore e superiormente aperto del sifone. Gl’inventori perciò, oltre una quantitá d’acqua sufficiente alla condensazione di un considerevole volume d’aria, quan- titá che essi valutavano in una ruota d’acqua, ossia in 350 litri per minuto secondo, chiedevano che il punto di conden» sazione fosse non sul tratto orizzontale lasciato circa la metá del piano inclinato, a fine giá di stabilirvi all’occorrenza ie macchine fisse, ma in fondo del piano inclinato stesso, onde cosí avere una colonna d’acqua e perciò una pressione piú alta di circa 98 metri; proponevano inoltre nel modo della condotta ed intubatura dell’acqua parecchie cautele per la soliditá e in ogni caso per la facile riparazione dell’opera, la quale doveva resistere all’enorme pressione di circa 27 atmo- sfere (1). Le mutazioni che si volevano introdurre nella con-

. (1) Ecco uno specchio delle distanze e delle altezze. La gal. leria dei Giovi è lunga metri 3100, colla pendenza del 23 58 per mille, il che dá di pendenza totale. Metri 88 60

Segnono metri 2162 di piano inclinato a 35 per mille 2... been» 85 67

Metri .... 17427 Dopo 150 metri a livello, destinati giá a sta- bilirvi le macchine fisse, seguono altr1310 me- tri inclinati di 35 per mille... .. +...» 10 85 Indi metri 1528 colla pendenza di 29 09 per Millo + ovina ii ie» 42 92 E finalmente fino alla stazione di Pontede-

cimo metri 2129, colla pendenza di 20 82 per Inillle sui vrsiaio CETTE TETTE» 44 33

Metri .... 93 10

Altezza totale, dall’entrata superiore della galleria fino a Pontedecimo . ... .. Metri. ... 272 87

TRE REIT e lunghezza totale metri 9379. [p. 940 modifica]

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I RI II ILLE OVINI em

DOCUMENTI PARLAMENTARI




venzione riescirano sotto più aspetti gravose alla società Ni, alla quale si porlava un aumento di spesa, che dietro perizia falta esegnire dal Governo venne valutato da cu miTione e mezzo a due milioni. In compenso il Governo concedea con questa nuoya convenzione al Nicolay una quantità d’acqua maggiore che non colla procedente; e d’altra parte per indurlo a nuova più gravoso contratto, gli faceva notare clie certamente il Parlamento non avrebbe accordato alla convenzione la necessaria approvazione, se per essa non si fosso interamente provvisto ai bisogni della strada ferrata. Inoltre, siccome, onde assicurare in ogni tempo la quantità d’acqua necessaria por l’esercizio del divisato sistema idropneumatico, conveniva fare una pescaia 0 traversagno a Uraverso la Serizia, e così non più prendere soltanto le acque scorrenti nataralmente verso Gevova în seguilu all’aperta galleria, ma fare nuove opere modificanti il corso naturale del torrente: il Governo, în compenso anche dei gravi carichi aggiunti al Nicolay col nuovo contratto, assnase sopra di sè l’indennità verso-gli utenti della Scrivia, [a quale secondo la prima convenzione era a carico del signor Nicolay.

E qui, onde rettamento estimare în che consista cd a quanto possa ascendere l'indennità, conviene premottere alcune nozioni di fstto, EI in prima, la quantità d’acqua nella Scrivia superiormente alla derivazione în questione sembra, dietro ripetuti esperimenti, essere comprese le infiltrazioni, di lifri 700 al minuto secondo; la quantità che si vuole estrarne è, come dicemmo, di litri 350. Il corso del torrente da Busalla a Tortona è di circa quarantacinque chilometri, e da ambi i Jati ricere molti inflaenti, alcuni piccoli, altri di non lieve importanza.

Alcuni opifizi, dei quali uno assai considerevole a Serravalle, sono mossi con acqua derivata dal fiume, e che a quello ritorna. Nol Tortonese l’acqua derivata dal fiume serve alla irrigezione delle terre.

Da quanto sopra, si scorge, che due generi di persone chie: dono fadennità per sottrazione d'acqua fatta nelle parti superiori della Scrivia j possessori di opifizi ed i possessori di stabili irrigui. Appoggiano i Tortonesì i toro diritti sulle acque della Scrivia a vari antichi titoli, e particolarmente ad un atto del 1457 della Camera ducale di Milano, col quale si guarentiscano al comune di Tortona «tuttii diritti ed azioni che competevano od erano per competere all’anzidetta Camera » sulle acque della Scrivia. 1l Governo poi, al qualo si chiede l'imtennità, oppone un argomento di diritto; non avere la concessione di acque fatta dalla Camera di Milano «di tutti i diritti od azioni che sull’acqua le compelevano, a potuto riguardere che le acque sole percorrenti quel territorio, fsciente parte allora del ducato di Milano, nè aver po» tuto detrarre ai diritti che sulle stesse acque averano gli Stati superiormente posti, ossia la repubblica di Genova cd i feudi imperiali. In quanto a} fatto poi contendono chie steppure una goccia dei 550 litri d’acqua che si tolgono a Byalla perserrebhe fino ad irrigare i beni nei dintorni di Tortona, ma tutta per via nel vasto e ghiaioso letto del torrente sarebbe perduta in filtrazioni sotterranee, 0 dispersa dal sote în evaporazioni. Lasciando iuteramente al gindizio dei tribuvali l'estimazione della questione di diritto, e senza spingere tanVoltre gli estremi della questione di fatto, ossia delta quantità reste d’acqua, della quale ana silfatta derivazione priva i Tortonesi e del danno che ad essì si arreca, pate non esserti dubbio che se non Lulta, Ja maggior parte almeno della ruota d’acqua che si soltraez] fiume a Basal!s andrebbe nel lungo suo corso perduta prima di giungere a Tortona, La prova ne rerrà fatta, ora immeltendo Î 650 litri d’acqua nel















condollo verso Genova, ed ora restituendoli all’autico foro letto, ed accuratamente misurando in ambidue i casi la quantità d’acqua che giunge a Tortono, Tenuto conto di questa diminuzione, e per altra parte del prezzo che ha a "Fortona la ruota d’acqua ad uso d’irrigazione, e computata anche la iodenpità che convenga dare agli opifizi lungo Ja Scrivia, onde porti în grado d’acerescere la caduta d’nequa, o perfezionare i loro meccanismi, 0 fare migliori pescaie, od ia qualsiasi modo supplire a’la quantità d’acqua sottratta, Piadennilà totale, alla quale avvenga che debba sottostare il Governo, sarà pur sempre comparalivamento assai fenne, e, nonché altro, minore del vantaggio dell’acqua che si fornisco aile stazioni; senza calcolare immenso benefizio, che è to scopo ed il motivo principale della concessione, d’avere un potente ed economico motore sul piano inclinato da Busalla a Pontodecimo, Nè osta che l’invenzione importantissima dei sopraecennati tre nostri ingegneri, la quale, allontanando difficoltà credute insormontabili, darebbe, come dicemmo, nuova vita a quanto riguarda le strade ferrate net nostro paese, non goda ancora, sehbene favorevolmente giudicata da nomini competentissimi, la sauzione dell’esperienza; poichè ove anche, ilche non erediamo, dessa fallisca, con una potenza d’acqua, quale il Governo viene ad avere con questa condotta, ben sì potrà in ogni caso ottenere pel piano inel nato Ja irazione dei convogli con alcuno degli antichi ueetodi di macchine fisse.

Sebbene qui pessa dirsi compito l’esame della legge sotto» posta alla vostra approvazione, noteremo tuttavia che dopo conchiuso dal Governo il contralto col Nicolay, anzi ancora mentre la legge era in disenssione dianzi alla Camera elelliva, il Novella presentò nuove proposte, colle quali, se l’impresa fosse tolta al Nicolay ed a lui ceduta, promettera alle finanze lire centomila, e Ja garanzia contro gli utenti della Scrivia. Na, come appare dalla relazione della Commissione della Camera dei deputati, e dalle carte comunicate a) Senato dal Ministero, fu giudicato non doversi tener in verun conto tale offerta, perchè it Novella, quantanque espressamente richiestore, ed assegnatogli un Lermine, non potò fornire malleveria, né dar prova d’essere io grado”di subentrare ai carichi assunti dal Governo verso il Nicoley, se il contratto col medesìmo non fosse approvato.

Conchiudendo adunque, ìl vostro ufficio centrale opina unanime per l’approvazione delta legge, e per questa sanatoria determinata da motivi specialissimi appagantemente giustificati dî pubblica utilità e d’urgenza. Ritiene però che questa sanatoria non potrebbe essere tratta ad esempio per autorizzare in altri casi una simile deviazione dall’osserranza della legge; poichè l’ufficio stesso sarebbe pure unanime in disapprovare un simile operato in tull’altra condizione di cose.