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comitato promotore, di cui faceva parte il signor Novella, e che pareva costituito coll’intendimento di attuare il progetto di lui, presentava al Governo una domanda d’estrarre acqua dalla Scrivia per condurla a Genova, ripefendo quanto il co- mitato stesso aveva esposto in un’antecedente memoria ri- volta all’azienda generale delle sirade ferrate.

Le condizioni essenziali sotto le quali chiedevasi la conces- sione erano le seguenti:

4° Che il Governo esegnisca a tulfe sue spese le opere per la derivazione sino all’ingresso dell’acqua nell’intubazione della galleria;

2° Che il Governo assicuri una costante erogazione d’acqua di 250 litri per minuto secondo, defluenti a favore della so- cietá ; condizione questa che assai si discostava dal primo as- sunto del signor Novella;

3° Che il Governo assuma qualunque responsabilitá verso i terzi pel fatto di essa derivazione;

4° Che assicuri il minimum d’interesse del 4 e mezzo per cento su) capitale sociale;

B° Che il Governo stesso abbia il carico della manuten- zione in perpetuo di tutte le opere dal punto di derivazione sino al suo stabilimento idraulico;

6° Che sia consentito il passaggio del condotto d’acqua nel corpo della strada fissata sino a Genova; ?

7° Che il ferro occorrente alla condotta dell’acqua vada esente da ogni dazio.

Nessun piano nè indicazione tecnica accompagnava questa domanda; e poichè altronde la societá promotrice intendeva mettere le opere della derivazione a carico del Governo, è evidente che, quand’anche le altre condizioni sotto le quali veniva domandata la concessione fossero state piú ragione- voli, sarebbe pur sempre riuscito impossibile darvi ascolto senza conoscere prima il piano che per la ridetta derivazione sarebbe stato adottato nel caso che la salita dei Giovi s’avesse a superare con macchine idrauliche fisse.

Il ministro dei lavori pubblici faceva tuito ciò palese agli onorevoli membri del comitato promotore, e specialmente dichiarava loro che il Governo non sarebbe stato disposto nè a prestar garanzia d’interesse, nè molto meno ad accettare quelle altre condizioni con cui oltre ai volere assicurata la quantitá d’acqua erogata, intendevano anche che il Governo assumesse ogni risponsabilitá verso i terzi; poichè siccome il principale e positivo scopo della concessione era nell’utile dei concessionari, quello di fornir acqua alla cittá di Ge- nova, e l’altro scopo d’animare le macchine fisse non era che eventuale ed incerto, grande essendo la fiducia che si riescirebbe, come infatti si riescí, a montare il piano incli- nato colla locomotiva, cosí non cra allora ragionevole il pre- tendere che a guarentire gli interessi dei terzi fosse chia- mato chi non era Îa cagione principale che questi interessi fossero lesi.

Trascorsi due mesi, i membri dello stesso comitato pro- motore si presentavano nuovamente al ministro dei lavori pubblici con un’altra domanda, nella quale, malgrado le cose dette, lamentavano che non fosse stata presa alcuna risoluzione sulla prima; insistevano perchè la concessione fosse loro fatta, e dichiaravano perciò di rinunciare all’assi- curazione dell 1|2 per cento chiesta dapprima, tenendo però ferme le altre condizioni.

Le vive sollecitazioni che essi facevano, e l’urgenza con cui invoezrono le deliberazioni del Governo, erano in questa nuova memoria fondale sulla opportunitá del momento per chiamare azionisti a concorrere nelle imprese industriali e per raccogliere capitali. Ma il Ministero ripetendo le osser-

vazioni fatte dapprima faceva loro capire che il mofivo che ora venivano allegando non era sufficiente per indurre il Governo ad una concessione di tanto grave importanza, senza conoscere con che sistema intendevano procedere ad un’opera che aveva cosí intima relazione coi lavori della strada fer- rata e col regime del fiume, E soggiungeva che quando la Commissione governativa incaricata di determinare il si- stema da preferirsi per l’esercizio dei piani inclinati dei Giovi, alla quale era sfata come quelle d’altri assoggettata la loro domanda, avesse preferite le macchine idrauliche fisse, sarebbe loro stato falto conoscere il piano dei lavori per l’e- rogazione delle acque di Scrivia; ma che se essi intendevano anticipare l’ attuazione dell’erogazione, ed assicararla per gli usi loro, anche nel caso che alle delte macchine idrauliche si rinunciasse, conveniva che essi stessi preseniassero un piano concreto per dimostrare quali lavori intendevano ese- guire, e specialmente come sarebbesi garantito che Î’eroga- zione sí contenesse nella misura assolutamente necessaria, e concessa; esaminato ed approvato il qual piano si sarebbero stabilite Ie altre condizioni sotto le quali la concessione po- tesse farsi.

Ma non pare che le dichiarazioni ripetutamente fatte in questo tenore dal Ministero dei lavori pubblici fossero ben comprese, perchè non cessava il comitato di rinnovare le sollecitazioni, pur sempre mettendo innanzi la premura che vi era d’allettare azionisti e raccogliere capitali vantaggiosa - mente, e di dare a questo fine credito all’iappresa con un’an- ticipata formale promessa di concessione.

Nei primi giorni d’aprile altra propasizione veniva per Pegual fine presentata da altra parte. Il signor cavaliere Ni- colay con l’intendimento d’assicurare il Governo dalle com- plicazioni ed incagii a cui avessero potuto dar inogo le due opere simultanee della galleria e dei condotti, proponeva di incaricarsi dei lavori che ancora rimanessero a farsi pella galleria medesima, e d’eseguire nel tempo stesso quelli che erano necessari per raccogliere le acque sotterranee che sor- gevano nel cavo in cui, come sopra si disse, stavasi co- struendo l’altimo tronco di galleria, per poi guidarle lfingo la parte giá compiuta della galleria medesima allo stabili. mento idranlico che fosse da erigersi alla metá circa del piano inclinato, e quindi farle scendere lungo il resto del piano medesimo, poi per la valle di Polcevera a San Pier d’À- rena condurie a Genova.

Il signor Nicolay assumendo l’esecuzione di tulti i lavori chiedeva che gli si pagassero soltanto quelli spettanti al compimento della galleria dello Stato, ai prezzi e palti stessi dell’appalto vigente in cui sarebbe subentrato. Tutti gli aliri lavori disposti a raccogliere le sorgive sotterranee ed a con- durle lungo la galleria, e quindi a Genova, li avrebbe egli eseguiti a spese proprie; e se il Governo avesse poi voluto valersi dell’acqua per le sue macchine idrauliche dei Giovi, il signor Nicolay si obbligava a dargliene l’uso gratuitamente, ma intendeva essere rimborsato della metá della spesa per condurre l’acqua sino alle predette macchine fisse ; se per lo contrario il Governo avesse rinunciato a queste macchine, tutte le spese fatte sarebbero rimaste senza eccezione a ca- rico suo. In ogni caso poi gli sarebbe stato concesso il libero uso dell’acqua lungo le valli del Riccò e del Polcevera a San Pier d’Arena ed a Genova, colla facoltá di poter collocare a proprie spese in quel modo che sarebbe stato dall’ammini- strazione stabilito, i tubi di condolta nei fianchi della ferrovia dello Stato. Dove è a notare che mentre gli altri progetti accennavano a derivazioni immediate da farsi dall’alveo pro» prio del fiame, questo, senza punlo feccare all’alveo, mirava