Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo I
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Dedicazione | Capitolo II | ► |
COMPENDIO STORICO
DELLA
VALLE MESOLCINA
Historia est testis temporum, lux veritatis, vita |
CAPITOLO I.
Situazione ed Estensione — La Valle Mesolcina è situata sotto il grado 27.° di longitudine orientale, ed il 47.° di latitudine settentrionale. Al suo entrare, colonnata a destra dalla montagna Muccia, ed a sinistra da quella del Pizzo-Uccello, la Valle dirigendosi alquanto curva dal settentrione al mezzodì viene incassata fra le catene di primitive montagne, le quali in forma di variate piramidi fanno parte delle Alpi Rezie durante il cammino di dieci ore, incominciando dai suoi confini con Val-Reno, mezz’ora al di là della sommità del colle di S. Bernardino sino ai confini del Cantone Ticino, mezz’ora pure da S. Vittore. La sua maggiore larghezza dalle basi d’una all’altra montagna è d’un quarto circa.
Clima. — Il clima della Mesolcina è assai temperato, e vi si gode il bel cielo d’Italia; essa è però molto dominata dai venti settentrionali; è la più meridionale vallata del Cantone Griggione, nè presenta molta dissomiglianza dalle altre di tutta la Svizzera.
Divisione. — Si divide in Alta e Bassa Mesolcina. La prima discende sino alla punta del promontorio chiamato Cresta-d’Ara, pochi minuti al di sotto della cascata di Buffalora, dalla base del quale obbliquamente dirimpetto corrisponde all’imboccatura della Val Montogna; e la seconda sino ai confini del Cantone Ticino.
Le più alte montagne. — Le laterali più alte picche sorgenti fra le montagne che richiudono la Mesolcina sono il Tambò-horn, il quale profondamente a levante dal sommo punto stradale sul colle S. Bernardino maestosamente s’alza 9790 piedi francesi al di sopra del mare; il Möschel-horn che similmente a ponente si eleva a 9610 piedi, misura d’Enrico Keller; sì l’uno che l’altro appartengono alle più alte montagne della Rezie; il monte Pombìo che a sinistra ombreggia la Comune di Mesocco, e da dove con un telescopio si scopre Milano; la punta Molera, tra Mesolcina e Calanca, che sopravanza le altre vicine cornute montagne, ai piedi della quale giace da una parte la campagna di Lostallo, e dall’altra la piccola Comune di Selma; ed il Sasso della Paglia che superbamente si leva in fondo alla Valle di Grono.
Ghiacciaje. — Varie sono le ghiacciaje eterne che esistono sulle montagne della Mesolcina, la principale delle quali è quella di Muccia, degna di rimarco per la sua estensione. Essa giace a destra della sommità della montagna di S. Bernardino.
Laghetti. — Similmente molti e di diverse forme sono i laghetti che rinchiudono queste montagne, i più considerabili dei quali sono: quello situato sulla cima della Valle di Cama chiamato lago delle Rane, di un’ora circa di circonferenza; quello della Moesola sul colle di S. Bernardino: e quello d’Osso, che sulla sinistra verso mezzogiorno si vede posto ad una mezz’oretta da S. Bernardino medesimo, rimarchevole per la sua pittoresca e romantica situazione.
Moesa e pesci. — Il fiume Moesa che serpeggiando scorre lungo la Valle esce dal laghetto Moesola, ed insensibilmente viene ingrossato dai diversi rivi i quali dal pendio delle laterali crespate montagne balzano fra i numerosi faldati valloni, indi mezz’ora al di là dei confini va a gettarsi nel Ticino; essa nutrisce particolarmente quantità di trotte eccellenti.
Acque minerali. — Le salutari acque minerali di S. Bernardino sono abbastanza rinomate e descritte pei maravigliosi effetti che producono. L’efficacia dell’acqua, l’aria salubre, i comodi, i buoni trattamenti che trovano i concorrenti, e l’incantante situazione attirano in S. Bernardino, nei tre mesi d’estate, quantità di forestieri.
Sorgenti. — Numerose sono le sorgenti perenni e periodiche, le quali limpide scaturiscono più o meno abbondanti in diversi luoghi della Mesolcina, e che apprestano dolce ristoro allo stanco viandante e all’affaticato lavoratore.
Cascate. — Varie e pittoresche sono le cascate che si vedono nella Mesolcina, le principali delle quali sono: la Buffalora che abbondante e fumosamente balza da un’altra scoscesa montagna presso lo stradale fra Soazza e Cabbiolo; essa è riguardata una delle belle fra le numerose cascate della Svizzera; quella che si vede a sinistra del castello di Mesocco chiamato Riccio, oggigiorno per corruzione Rizeu, rimarchevole per le sue alte variate forme; e le due cascate del Sacco che imponentemente precipitano a mezza strada tra Mesocco e S. Bernardino, considerevoli perchè formate dalla massiccia romoreggiante Moesa.
Cristalli e pietre. — Le montagne della Mesolcina contengono come generalmente tutte le altre del Cantone più o meno di quelle ordinarie diverse qualità di cristalli, marmi e valorate pietre; ma in questo genere non posso dare una precisa relazione, perchè saputamente sin ora nissuno s’occupò in simili oggetti vallerani.
Miniere d’oro. — La scoperta fatta da Giulio Bologna raccontata nel Capitolo XVI di questa Storia prova evidentemente che nelle montagne di Roveredo si trova una miniera d’oro. Si pretende che una simile esisti nella valle di Grono nei contorni del Sasso della Paglia, della quale si son fatte più volte delle ricerche, che riuscirono sempre infruttuose.
Miniere di ferro. — Secondo le relazioni d’alcuni mineralogisti sembrerebbe che le montagne di S. Bernardino, e di Roveredo rinchiudono miniere di ferro, ma di poca entità.
Pietra ollare. — Nei tempi passati esistevano nella Mesolcina tre fabbriche di laveggi lavorati in pietra ollare, la cui ottima qualità sorpassava ogni altra delle vallate vicine. Presentemente non si lavora tal pietra, che per costrurne delle pigne per uso delle stufe.
Olio di Sasso e di Bulgher. — Solo in certi tempi, e nei giorni più caldi dell’estate si sente in alcuni luoghi montani della Valle, ma soprattutto sulla Bocca di Vignun al di sopra di S. Bernardino, un forte odore d’olio di Sasso, come pure in simili giorni e siti si sente, particolarmente ove si dice la Motta del Bulgher sulla strada dell’alpe di Trescolmen pure territorio di Mesocco, un forte odore di bulgher, evidenza che in quei contorni devono esistere delle miniere di tali essenze.
Botanica, caccia, e feroci animali. — I botanici trovano nelle montagne della Mesolcina parte di quelle piante ed erbaggi che producono solo le meridionali vallate della Svizzera; ed il cacciatore può divertirsi nell’inseguire i lesti camosci, i fagiani ed altri selvatici proprii di queste montagne: nelle quali s’annidano a nostro danno anche alcuni lupi ed orsi. Questi ultimi feroci animali per lo più non abitano che nelle montagne della Bassa Mesolcina.
Praterie e Pasture. — Due terzi delle montagne laterali dell’Alta Mesolcina sono coperte di spaziose praterie frammischiate di boschi, e le crespate cime che sembrano tanti sterili scogli, servono però nell’estate di pingue pastura alle differenti mandre. Le montagne della Bassa Mesolcina sono di molto più povere sì in praterie, che in pasture alpine.
Punti di vista. — Il perspicace viaggiatore trova ad ogni passo lungo la Mesolcina dei rimarchevoli punti di vista, che lo distraggono dal mormorio della gorgogliante Moesa.
Strada diretta, e ponti. — Il serpeggiante nuovo stradale dai confini con Val Reno sino a quello del Cantone Ticino è di dieci ore di lunghezza, ed ha sei metri di larghezza comprese le cunette. Egli passa fra due vicine gallerie; la prima che è lunga 155 piedi è situata ad una mezz’ora al di sotto della sommità della montagna verso la Valle; e la seconda che è contigua al magnifico ponte Vittorio Emanuele ha 325 piedi di lunghezza. Lo stradale traversa lungo la Valle tredici ponti, cinque dei quali, costrutti in viva pietra, sono posti sulla Moesa, e gli altri traversano dei Riali. Dai confini del Cantone Ticino sino sotto Soazza, 4 ½ ore, lo stradale è quasi piano, il restante viene asceso insensibilmente, calcolando la montata in complesso dai confini sino sulla sommità non più del 4 per 100. Sulla sommità della montagna egli si trova 6390 piedi, e sui confini ticinesi a 800 circa al di sopra del mare.
Se i moderni grandiosi progetti ponno essere eseguibili, d’introdurre cioè la comunicazione, traversando le Alpi, fra il settentrione ed il mezzodì mediante strade di ferro, il passaggio del colle di S. Bernardino ne sarebbe senza dubbio il men difficile ed il più adatto su tutti i rapporti.
Passaggi laterali. — I principali passaggi laterali sono: il sentiere, chiamato i Passetti, che a destra da San Bernardino conduce all’incominciare della Val Calanca; la strada della Forcola, sotto Soazza, che mena a Chiavenna; e la strada di S. Jori la quale conduce a Gravedona sul lago di Como. Il primo che presentemente è alquanto malagevole, potrebbe però facilmente divenire di grand’utile alla Calanca, particolarmente nelle stagioni d’estate e d’autunno; le altre due sono transitabili in tutto l’anno, eccetto in tempo d’eccessiva quantità di neve.
Popolazione. — La totale popolazione della Mesolcina e Calanca ascendeva al principio del corrente anno a poco meno di sei mila anime.
Costituzione fisica. — I Mesolcinesi hanno le vivaci fattezze italiane mescolate colla gravità tedesca; essi sono d’ordinaria e robusta statura, ma poco amanti delle fatiche. Le donne contadine lavorano più degli uomini. Generalmente le Mesolcinesi senza esser belle, possedono però una certa naturale vivacità che alletta: le più avvenenti si trovano in Mesocco e nella Calanca.
Malattie. — Come altrove diverse sono le malattie che scoppiano nella Mesolcina, ma le più ordinarie e danneggevoli sono le punture, le infiammazioni di petto e di polmone; le febbri intermittenti e perniciose assaliscono per lo più gli abitanti della Bassa Mesolcina.
Longevità. — Le frequenti ventilazioni sono forse la buona causa di vedere nella Valle molti robusti vecchi dell’avanzata età d’ottanta e più anni.
Vitto. — Generalmente i Mesolcinesi vivono passabilmente bene, nutrendosi di buone carni, pane, riso, farine, pomi di terra, castagne, e d’ogni sorta di latticini, particolarmente nell’Alta Mesolcina e nella Calanca, ove la principal rendita consiste nella raccolta dei fieni. I Mesolcinesi sono amanti del vino ed acquavite forse di troppo.
Vestito. — Sgraziatamente anche nella Mesolcina si va abbandonando l’economico e semplice vestire dei tempi passati, sostituendovi il dannoso lusso particolarmente nelle donne, alcune delle quali per comparire nelle donne, alcun delle quali per comparire e farsi ammirare consumano in vanità una parte di quanto potrebbe essere impiegato in usi più profittevoli.
Chiese. — Le chiese, oratorj e cappelle della Mesolcina sono decentemente e passabilmente ben mantenute.
Abitazioni. — Se nella Mesolcina si trovano molte benne e comode case costrutte alla cittadina, la maggior parte però di quelle che compongono i piccoli villaggi sono brutte, piccole, ristrette ed alcune anche senza cammini fabbricate in legno, massime nella Calanca; tutte hanno però almeno una cucina ed una camera con pigna costrutta in pietra ollare, oppure in calcina, quale chiamasi stufa. Generalmente ciascuna casa ha una contigua stalla. Tutti i fabbricati sono coperti di piotte, ossiano lastroni di pietra.
Produzione e coltivazione. — Quantunque il suolo della Valle, particolarmente nella Bassa Mesolcina, sia fertile e produca tutti quei grani e frutti che si coltivano nelle altre vallate meridionali della Svizzera, i Mesolcinesi, particolarmente della parte Superiore, poco si dilettano d’agricoltura. L’istesso terreno produce, entro l’anno, due differenti grani, l’ultimo dei quali il saraceno chiamato faina, non matura sempre massime nell’Alta Mesolcina. La Valle abbonda di castagne e noci, ed in Mesocco matura sino il fico ed altre frutta. Solo nella Bassa Mesolcina si coltiva la vigna, i gelsi ed i tabacchi che rendono una passabile qualità, e quantità. Quest’ultimo prodotto è però di poca entità, perchè il clima e terreno non ne sono abbastanza confacenti, come propria non è la coltivazione dei gelsi al clima di quei paesi settentrionali, in cui con tanto rovinoso dispendio si pretende d’indurlo a produrre contro natura. La coltivazione delle api, principal antica produzione vallerana, è presentemente molto negletta nella Mesolcina. Con un poco d’industria da questo coltivamento ridonderebbe a tutte le Comuni della Valle un’infallibile gran vantaggio, giacchè il suo clima e vegetazione ne sono favorevoli.
Emigrazione. — Non volendo i Mesolcinesi applicarsi con assiduità alla coltivazione della terra, e non conoscendo che qualche rustico mestiere, essi sono costretti di procacciarsi altrove i mezzi di sussistenza. Già da lungo tempo parte degli uomini mesolcinesi costumano di rendersi in Francia a professar l’arte di vetrajo-pittore, ed altri in Germania in qualità di spazzacamini, da dove apportano ogni anno vistose somme di danaro per estinguere i debiti dalle loro donne dovuti incontrare durante la loro assenza. Si calcola essere la decima parte almeno degli uomini vallerani che sortono in qualità di emigranti dal paese.
Commercio. — Il piccol comune reddito di commercio della Mesolcina, il quale non corrisponde alla spesa che si fa dei diversi necessari generi d’importazione, consiste principalmente in ottocento a mille diverse bestie bovine che annualmente sortono dalla Valle, la maggior parte appartenente all’Alta Mesolcina e Calanca; in alcune centinaja di pelli di camoscio e d’altre ordinarie qualità; ed in poca caccia e pesca. Il ricavo delle galette che da pochi anni si coltivano nella Bassa Mesolcina produce una riguardevole entrata. Grande è il commercio nell’esportazione che si fa d’ogni sorta di legnami da fabbrica e carboni; ma siccome non appartiene che a privati speculatori, questo genere di commercio non riesce generalmente che di gran danno alle due valli, le quali indubitatamente, se non metteranno in esecuzione sin che sono ancora in tempo non solo la provvida legge sui boschi urgentemente stata proposta l’anno scorso, e già in vigore presso alcune Comuni cantonali, ma anche impedire provvisoriamente l’ulteriore vendita di boschi generali e selve particolari, si vedranno ciecamente ridotte in una trista situazione.
Il transito delle merci ed i forestieri che traversano la Mesolcina sono pure di non lieve lucro ai Vallerani.
Affitti della alpi. — Tutte le Comuni della Mesolcina possedono separatamente, o in unione delle alpi, dalle quali ricavano annualmente più o meno quantità di danaro coll’affittare ai pecorai, durante i tre mesi d’estate, quelle pasture che potrebbero sopravanzare al mantenimento del proprio bestiame, ma particolarmente quelle sulle cime delle montagne, inaccessibili alle bestie bovine. La sola Comune di Leggia già da diversi anni si trova compassionevolmente priva dell’unica alpe che possedeva; essa fidandosi sulla filantropia dei possessori, spera però di riacquistare un giorno, per mezzo d’un giusto rimborso, quella per lei indispensabile proprietà.
Le Comuni dell’intera Calanca possedono in società le loro alpi.
Il piccol reddito che si ritira col permettere che si cavino le radici di genziana per estrarne dell’acquavita, riesce più dannoso che utile, a motivo dei guasti che si fanno alle pasture alpine.
Manifatture. — Le due piccole da qualche anni in Grono esistenti fabbriche di tabacchi sono di qualche utile commercio alla Mesolcina. In Roveredo esiste una filanda per la seta che si coltiva nella Valle. La costruzione dei due grandi magli, ambedue a tre differenti mazze, piantati l’anno scorso, l’uno nei piani di Verdabbio, e l’altro a settentrione presso Roveredo, invece di produrre un utile ramo di commercio alla Mesolcina, le risulta in contrario di danno a motivo che contribuisce alla distruzione dei boschi vallerani.
Botteghe. — In Mesocco, Grono e Roveredo si trovano delle botteghe che forniscono non solo il bisognevole alla vita, ma eziandio dei generi di comodi, di diletto, e di lusso.
Osterie. — In tutte le Comuni lungo lo stradale della Valle si trovano osterie ed alberghi per comodo dei viaggiatori; ma le migliori sono in S. Bernardino, Mesocco, Lostallo, Grono, ed in Roveredo.
Fiere e Mercati. — In Mesolcina di fanno annualmente due fiere di bestiami, l’una in Mesocco nel primo giorno d’ottobre, e l’altra al 26 dell’istesso mese in Roveredo, ove si tengono pure sei mensuali mercati.
Poste. — Per il ricevimento e distribuzione delle lettere sono fissati in Mesocco, Grono e Roveredo. Dopo l’introduzione delle diligenze e poste a cavalli che attraversano la valle e avvicendano tra Coira e Bellinzona, esse sono rilevate in S. Bernardino, Mesocco ed in Leggia.
Linguaggio. — La madre lingua dei Mesolcinesi è l’italiana, e quantunque parlisi alquanto corottamente, il dialetto comune dei Vallerani viene cionnonostante più facilmente inteso dai Toscani che quello di qualunque altra vicina italica vallata.
Culto. — Il culto professato in Mesolcina è il cattolico, apostolico-romano, e la valle è sotto la Diocesi di Coira.
Instruzione. — Quasi tutte le Comuni della Mesolcina mantengono dei maestri di scuola per la necessaria instruzione dei figliuoli, meno la Val Calanca, nelle cui comunità l’istituzione delle scuole è intieramente affidata alla cura dei rispettivi parroci che l’esercitano gratuitamente. In ambedue le valli esistono particolari Società per la pubblica istruzione; ed in quella di Calanca principalmente è da due anni introdotto un apposito regolamento molto lodevole e vantaggioso per quelle scuole elementari.
Stato politico. — Siccome la Valle Mesolcina coll’annessa Calanca costituiscono l’ottavo Comun grande della Lega Grigia, così il suo governo, come quello di tutto il Cantone Grigione è assolutamente democratico. La Valle Mesolcina è divisa in due giurisdizioni, come pure la Val Calanca. Il ponte di Sorte divide i confini delle due Giurisdizioni di Mesocco e Roveredo.
Valle Calanca
Trovandosi la Valle Calanca congiunta a quella di Mesolcina, e costituendo unitamente come si è detto l’ottavo Comun grande della Lega Grigia, non farò intorno ad essa altre narrazioni, se non che osservare brevemente, che quanto alla sua situazione cammina parallela con questa dalla parte di levante incominciando a settentrione, cioè dalle basi del Möschel-horn; ed è sì elevata e selvaggia che in essa non vegeta la vite, che al suo primo ingresso meridionale, il quale imbocca la Comune di Grono; castani sino in Busen, noci sino ad Arvigo, il rimanente della Valle non presenta che piccoli campetti di pomi di terra, prati, pascoli, qualche ciriegio selvatico, boschi di peccia, di larice, e ghiacciaje. Gli uomini, eccetto qualche vecchio, emigrano intieramente professando l’arte di vetrajo, o di pittore da stanze; alcuni costumano però d’annualmente ripatriare per qualche settimana verso la fine dell’anno. La caccia, la pesca e la pastorizia sono l’unica loro professione in patria; e tengono costumi, riti, usanze come i loro fratelli mesolcinesi, ma i Calanchini sono più rozzi, più fieri, e meno civilizzati. Il maggior commercio della Calanca consiste in legnami estratti da boschi generali o selve particolari che a gran pregiudizio dell’intera valle si vanno vendendo a speculatori esteri.
Alcune usanze.
Battesimi. — Tranne alle funzioni ecclesiastiche i battesimi si fanno nella Mesolcina semplicemente e senza grandi apparati e feste; si costuma però che il padrino e la madrina facciano qualche regalo alla puerpera.
Allattare. — Raramente e solo in casi d’estrema necessità le madri mesolcinesi affidano le loro proli a balie, motivo per cuili fanciulli sono generalmente di buona riuscita.
Matrimoni. — I matrimoni si celebrano nella Mesolcina ordinariamnte di buon mattino, o alla sera, e nella Calanca di preferenza al tempo della messa; generalmente e secondo lo stato dei contraenti tal funzione viene festeggiata coll’invito dei parenti ed amici.
Anche nella Mesolcina, dopo cinquant’anni di non interrotta union coniugale, si usa di rinnovare, moralmente, tali funzioni.
Anno nuovo. — Come in altri luoghi vien pure nella Mesolcina impiegato il primo giorno dell’anno in auguri, e dai ragazzi nel chiedere la buona mano che consiste in danari ed altri regali e strenne.
Allegria. — Nella principal festa d’ogni parrocchia, e nei tre ultimi giorni del licenzioso carnovale si costuma, sì privatamente che in pubblico, più che in ogni altro tempo dell’anno, a star allegri.
Giuochi. — I passatempi che si usano nelle osterie e bettole particolarmente nei giorni di festa, è il giuoco del tresette, della mora, e delle boccie, ossia palle.
Festa nazionale. — Non possedendo la Mesolcina una particolare festa nazionale, l’annuale domenica del Carmine, come la più vicina festa del quattordici luglio, dovrebbe esserla in rendimento di grazia a Dio, ed in commemorazione di quanto è avvenuto in tal giorno dell’anno 1525.
Velamento. — Generalmente le donne della Mesolcina in giorni festivi si trovano in chiesa velate d’un pezzo di stoffa di seta nera, chiamato Sandalo col quale nascondono la metà del loro corpo, oppure le più povere e le piccole ragazze portano sulla testa un semplice fazzoletto. Rimarchevole è il doppio modo con cui le donne di Soazza si velano nei giorni di solennità, giacchè alle funzioni antimeridiane esse sono tutte addobbate di detti sandali neri, ed a quelle pomeridiane compariscono in chiesa coperte di sandali di tela bianca, additando e sprezzando quelle che per distinzione contraffacessero a tale loro costume.
Mortori. — Allorchè muore qualcuno, si usa di sonare alla distesa e per lungo tempo le campane, particolarmente nell’Alta Mesolcina e Calanca, ciocchè dovrebbe piuttosto sostituirvi il segnale di pochi convenuti tocchi di campana. Il costume d’accompagnar il cadavere alla chiesa dai più prossimi parenti, non fa che sconcertare quelle sacre funzioni; e dovrebbe anche essere dimessa l’orgogliosa usanza di fare ad ogni defunto l’orazion funebre. Dopo la saggia adottata legge di non più seppellire i morti nelle chiese, anche nella Mesolcina viene eseguito un tanto utile provvedimento.