Chi l'ha detto?/Parte prima/56
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§ 56.
Piacere, dolore
Ad esprimere la letizia sincera e generale, non potrebbe trovarsi di meglio che il verso:
1256. Tutto è gioia, tutto è festa.
Io ti vidi a Piedigrotta, |
1257. I’ benedico il loco e ’l tempo e l’ora.
1258. Un’ora dell’ebbrezza che ogni ebbrezza scolora.
1259. La gioia verace
Per farsi palese
D’un labbro loquace
Bisogno non ha.
1260. Aquæ furtivæ dulciores sunt, et panis absconditus suavis.1
Ora voltiamo la medaglia e vediamo un poco quel che dicono del dolore i nostri autori favoriti. Dante pensa che i dolori si sopportano più facilmente se preveduti:
1261. [Chè] Saetta previsa vien più lenta.
e intendasi per più lenta, che dà minor dolore. La sentenza dantesca s’ispira nell’immagine e nel concetto a un pentametro notissimo, variamente citato ma la cui vera lezione è la seguente:
Nam provisa (sic) minus tela nocere solent
1262. Non è ver che sia contento
Il veder nel suo tormento
Più d’un ciglio lagrimar:
Chè l’ esempio del dolore
È uno stimolo maggiore
Che richiama a sospirar.
Il Giusti poi incoraggia a sopportare virilmente il dolore, poichè:
1263. Liberamente il forte
Apre al dolor le porte
Del cor, come all’amico.
Peccato ch’egli non mettesse costantemente in pratica i suoi propri consigli!
1264. Infandum, regina, iubes renovare dolorem.2
è detto da Enea a Didone, che lo invita a narrarle la distruzione di Troia. Molto opportunamente lo usò il P. Faure, cappuccino, che fu poi vescovo di Amiens nel 1653; predicando un giorno sulla passione di Cristo a St. Germain-l’Auxerrois, entrò la regina mentre la predica era già cominciata: allora il Faure rivolgendosi a lei, s’inchinò, recitò il verso virgiliano e ricominciò da capo.Una classica reminiscenza di Virgilio sono i famosi versi danteschi:
1265. .... Tu vuoi ch’io rinnovelli
Disperato dolor che il cor mi preme
Già pur pensando, pria ch’i’ ne favelli.
L’Alighieri nella pittura del dolore tocca veramente il sublime, ed ecco altri versi di lui, tutti ugualmente noti, ed ugualmente tolti al terribile racconto del Conte Ugolino, che esprimono la manifestazione del dolore:
1266. Io non piangeva; sì dentro impietrai.
1267. Ambo le mani per dolor mi morsi.
1268. Ahi, dura terra! perchè non t’apristi?
Le altre parole di Dante:
1269. Io non morii, e non rimasi vivo;
Pensa omai per te, s’hai fior d’ingegno,
Qual io divenni, d’uno e d’altro privo.
1270. Est quædam flere voluptas.3
Anche per il pianto ho alcune frasi dantesche, quali le due seguenti:
1271. Farò come colui che piange e dice.
1272. Ben se’ crudel, se tu già non ti duoli
Pensando ciò ch’il mio cor s’annunziava;
E se non piangi, di che pianger suoli?
Ecco finalmente un’ultima citazione lacrimosa tolta dal libretto di una vecchia e notissima produzione teatrale:
1273. Una furtiva lacrima
Negli occhi suoi spuntò.