Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[1257-1261] | Piacere, dolore | 427 |
1257. I’ benedico il loco e ’l tempo e l’ora.
(Son. in vita di M. Laura, num. X. secondo il Marsand, com.: Quando fra l’altre donne ad ora ad ora; nell’ed. Mestica, son. XII).
scriveva il Petrarca, parlando dell’ora del suo innamoramento: ma egli pure non era giunto, a quanto sembra, al colmo de’ suoi voti. Che non avrebbe egli detto se avesse potuto ottenere dalla bella De Sade
1258. Un’ora dell’ebbrezza che ogni ebbrezza scolora.
(Giacosa, Una partita a scacchi, sc. 2).
Fors’anche non avrebbe detto nulla, perchè l’amante felice deve saper essere discreto, e poi anche perchè:
1259. La gioia verace
Per farsi palese
D’un labbro loquace
Bisogno non ha.
(Metastasio, Giuseppe riconosciuto, parte II: ediz. di Parigi. 1780, to. VII. pag. 297).
senza contare che il mistero rende più acuto il sapore dei piaceri:
1260. Aquæ furtivæ dulciores sunt, et panis absconditus suavis.1
(Proverbi di Salomone, cap. IX, v. 17).
Ora voltiamo la medaglia e vediamo un poco quel che dicono del dolore i nostri autori favoriti. Dante pensa che i dolori si sopportano più facilmente se preveduti:
1261. [Chè] Saetta previsa vien più lenta.
(Paradiso, c. XVII, v. 27).
e intendasi per più lenta, che dà minor dolore. La sentenza dantesca s’ispira nell’immagine e nel concetto a un penta-
- ↑ 1260. Le acque furtive sono più dolci, e il pane che tiensi ascoso è più gradito.