Canti (Sole)/Pel filo elettrico dei due mondi

Poesie

../Il viggianese ../Al rosignuolo IncludiIntestazione 26 maggio 2011 100% Poesie

Pel filo elettrico dei due mondi
Il viggianese Al rosignuolo


[p. 140 modifica]

PEL FILO ELETTRICO
DEI DUE MONDI



cantico

Cantiamo a Dio! Ne la maggior fattura
     De le sue mani Ei gloriando estese
     La maestà de l’immortal natura!

Le brulle rupi de l’Irlanda ascese
     L’esul Giapeto, e le pupille meste5
     Per l’Oceàn, quanto è profondo, intese.

E sui venti gridò: «Di là da queste
     Solitudini azzurre il sangue mio
     M’oda presente ne le sue foreste!

Sonata è la promessa ora di Dio,10
     Che la parola i più lontani liti
     Folgori, precorrendo anche al disio.

Indarno correran cieli infiniti
     Fra l’ampie zone de la terra: invano
     V’interporrà l’abisso i suoi ruggiti!15

[p. 141 modifica]


Per un sentier divinamente arcano
     Varcherà balenando il mio pensiero
     Le sepolte vallee de l’Oceàno.

Sui termini e sui tempi ebbi l’impero;
     E si fervida omai, com’ella nacque,20
     Girerà la parola il mondo intero!

Accogli, abisso, la parola!» E tacque;
     E gittò con potente atto regale
     La portentosa gomena fra l’acque:

La portentosa gomena fatale25
     Che l’isole rimote e i continenti
     Recingerà d’un tramite vocale.

Pallide intorno al mar stetter le genti
     A mirar come lento in giù versava
     L’elettrico Piton l’orbite ingenti:30

Sterminato Piton che inabissava
     Fra l’acque, ospite eterno, e le remote
     Profondità del mar bruno solcava:

Piton che dorme su le sciolte ròte,
     Ma se la luce del pensier lo desta35
     Per quanto è vasto l’Oceàn si scote;

E con la radial gemina testa
     Parla a due Mondi, e lucida e possente
     Scorre la voce sua per la tempesta.

[p. 142 modifica]


L’Americana Amazzone fiorente,40
     Cinta d’inclita quercia i capei biondi
     Gli azzurri occhi figgea ne l’Oriente:

Bella e secura Antïope dai fondi
     Suoi boschi uscia, lieta invocando il grido
     Che in un amplesso annoderia due Mondi.45

E pari a lei, che de l’avversa Abido
     L’innamorato nuotator solea
     Da l’eccelsa invocar torre del lido,

La potente Virago alto sedea
     In riva a l’acque ad aspettar l’amore,50
     Che da la proda orïental movea.

E i voti incontro gli spingea del core
     Per la tentata Atlantica pianura,
     Le notti e i giorni misurando e l’ore!

Cantiamo a Dio! Ne la maggior fattura55
     De le sue mani Ei gloriando estese
     La maestà de l’immortal natura!

La parola de l’uom viva discese
     In fondo al mare! Il vïolato abisso
     Tremò, che il nome de l’Eterno intese!60

Gloria a Dio! balenato è nel discisso
     Velo de l’acque! Di due Mondi il fato
     Del mar ne l’ime fondamenta è fisso!

[p. 143 modifica]


Perchè secondo a Dio non è passato
     Un altro nome per quel mondo occulto,65
     Italo nome a l’Oceàn legato?

Quando, o Colombo, al cenere sepulto
     Imposte le catene empie pregavi,
     Onde ti venne il memorando insulto;

E quando in cima a le raminghe navi,70
     Audace amante d’una terra ignota,
     Gli astri, i venti e le nubi interrogavi;

Ed ogni terra intorno iva remota
     Da l’infinito flutto, e la tremante
     Bussola tacque nel suo cerchio immota;75

E volevi, e la Fede al tuo costante
     Sguardo arridea dai vergini pianeti,
     Che salian su la nova acqua raggiante;

E la vigile Speme anni più lieti
     T’impromettea da la maggior tua prora80
     Tendendo i lini de’ malcerti abeti;

Oh con che gioia preveduta allora
     Quest’ora avresti! Nè sognar potevi,
     O Galileo de l’Oceàn, quest’ora!

Sovra il flutto deserto, ove perdevi85
     Talor la luce del ritorno, e tanto
     Anno di stenti valicato avevi,

[p. 144 modifica]


Altre vele apparir, spiegate al canto
     De la conquista, e balestrò la Guerra
     Su quell’intatto mar fulmini e pianto!90

Poscia navi di foco, onde disserra
     Luce e tesori la secura Pace
     Strinser l’antica e la novella terra;

Sin che l’ardita umanità seguace
     Lanciò traverso a quell’immenso flutto95
     Immenso ponte a la parola audace!

Ecco il tuo voto a che venia condutto,
     O miracol di ardire e di sventura,
     Ecco il pensiero trïonfar per tutto!

Cantiamo a Dio! Ne la maggior fattura100
     De le sue mani Ei gloriando innova
     La signoria de l’immortal natura!

Sovra l’esule tuo guarda, o Jeòva!
     Ve’ come glorïoso egli procede
     Per questo Egitto di prefissa prova!105

Ve’come baldo di secura fede
     Di Te più degno ti risorge innanti,
     Quanto più spinge pel deserto il piede!

Più l’immite ei non è da le sonanti
     Braccia di ferro; chè la lunga via110
     Gli ebbe alleggiati i feri arti pesanti.

[p. 145 modifica]


Però come più scema a lui venìa
     Nube de l’alma la mortal persona,
     Più largo il raggio del pensier ne uscia!

De la Forza la clava e la corona115
     Gittate ha indietro; e con la Forza bruta
     Sanson tremendo e spirital tenzona.

— Scendi! — ha gridato a la saetta, e muta
     Da la discarca nuvola materna
     Ai piedi suoi la folgore è caduta.120

Ha le pupille immerse oltre la interna
     Regïon de le nubi, e visitati
     Ha gli archi, o Iddio, de la tua casa eterna!

Ed i tuoi mondi d’oro ha numerati
     Sparsi a migliaia per l’azzurro smalto,125
     E i corrucci degli astri ha profetati.

— Vi aprite! — ha detto a le montagne; ed alto
     Il suo carro tonò per le profonde
     Viscere del granito e del basalto!

Ha detto al foco: — Per lontane sponde130
     Portami! — e il foco obbediente al freno
     Rigò fumando le campagne e l’onde!

Ei de l’Istmo Eritreo tenta il terreno,
     E di due mari esulteran confuse
     L’onde fra poco in un fraterno seno!135

[p. 146 modifica]


Ei nel cor de la Terra il guardo intruse,
     Fino a l’intimo foco, e le diverse
     Metamorfiche età n’ebbe recluse!

Ei ne l’occhio de l’uom l’occhio converse,
     E indisse il sonno; e, suddito modesto,140
     Visioni e responsi il sonno aperse.

Ed ei disse al Pensier: — «Come per questo
     Frale che alberghi, circola pel mondo
     Ne’ metallici nervi, ond’io lo investo!» —

E il mio pensiero, o Dio, pel mar profondo145
     Va, se le vie ragguaglio, in tempo eguale
     Che per l’atomo infermo, in cui lo ascondo!

Gloria a te! Gloria a te, padre immortale
     De la natura, che tanto alto assumi
     Questo tuo generoso esul reale!150

Questo errante Israel sente i profumi
     Del suo paese! Più vicine egli ode
     Sonar le rive de’ paterni fiumi!

Da la sua rupe desolata il prode
     Caduto Prometèo sorse più forte155
     Nè più il vindice rostro il cor gli rode.

Frante il tuo perdonato ha le ritorte,
     Nè l’occulta favilla al ciel rapita
     Gli è più rimorso disperato e morte!

[p. 147 modifica]


Omai la Fede e la Scïenza avita,160
     Strette in divino amplesso, ardono insieme
     Nel gran disio d’una seconda vita!

E se talor guarda le nubi e geme
     Questo Giobbe di affanni e di costanza,
     È santo anch’ei questo Dolor che il preme!165

Questo eterno Dolore è consonanza,
     È lunga nota che per via seconda
     Le soavi armonie de la speranza:

È l’ombra antelucana, è la feconda
     Necessità che gli esuli affatica170
     Ai dolci soli de la patria sponda:

È il gran sospiro, è la mestizia antica
     Del finito anelante a l’infinito,
     È l’elegia de’ generosi amica:

È l’ansia de l’Amor che va smarrito175
     E al mare de l’amor volge il cammino
     Come fiumana per dirotto lito!

Oh venga il regno de l’amor, divino
     Padre d’amore! Oh le disperse tende
     Ne’ suoi campi riponga il pellegrino!180

De la tua Fede ondeggino le bende
     Di polo a polo, e il tramite novello
     Serva alla Pace che da te discende!

[p. 148 modifica]


Oh! Filiste redenta ed Israello
     Preghino innante ad un medesmo altare,185
     Dormano i sonni in un medesmo ostello!

E d’ogni gente nel riposto lare
     Al tuo santo patibolo si adori
     Or che non parte, ma congiunge, il mare!

Già da’ tappeti suoi densi di fiori190
     La Cina assente che risplendan pure
     Appo i rosei pagodi i tuoi colori:

E per le immense Tartare pianure
     La celeste muraglia indarno accusa
     Tanto secol di orgoglio e di paure!195

Non è contrada ove non fia diffusa
     Questa fraterna elettrica parola,
     Nè fia più gènte da le genti esclusa!

Perchè, perchè, quando sì caldo vola
     Oltre l’Atlante l’augurai concento,200
     Mesta una umana creatura è sola?

Fra gli ambrosii canneti, ove di stento
     Muor l’infelice, e di sua vita a prezzo
     Ai liberi insapora il nutrimento,

Sfanga lo schiavo, e profondando a mezzo205
     Ne le melme letali, invan sospira
     L’aure serene, e de le palme il rezzo!

[p. 149 modifica]


Ed ai cieli infiammati invan rigira
     La fosca arida guancia, ove balena
     De l’invidia la lagrima e de l’ira!210

Pietade, o Dio, de la sua lunga pena;
     Abbi al Negro pietà! Volgi uno sguardo
     Misericorde su la sua catena!

Piega a miti consigli il cor gagliardo
     De’ Cincinnati Americani, e il premi,215
     Ch’ei ne l’immagin tua t’abbian riguardo!

Nell’Atlantica Roma oggi i supremi
     Gaudii e le feste, onde va balda e lieta,
     De’ Negri il pianto non conturbi e scemi!

Già da nova agitato ansia segreta220
     Muto il povero schiavo al mar saetta
     La rovente pupilla e irrequïeta:

E lunge oreglia, e sovra l’acque aspetta
     Una parola che di lui ragioni,
     Una parola! ed anelando aspetta!225

Questa parola, o Dio, rapida suoni
     Per la infinita Atlantica marina,
     E l’infelice a Canäan ridoni,

Gridando in nome tuo: — «Sorgi e cammina!»