Volgarizzamenti da Platone/Specchietto del libro
Questo testo è completo. |
◄ | Il Timeo, ovvero della natura |
SPECCHIETTO
DEL LIBRO.
VOLGARIZZAMENTO DEL PARMENIDE
dedicato
AD ALFONSO DELLA VALLE
DI CASANOVA.
I. Introduzione | pag. 7-9 |
PRIMA PARTE
Teorica delle Idee come enti di per se, separate dalle cose sensibili, considerate solamente dal lato della loro assolutezza: e so ne mostrano le difficoltà. |
I. Introduzione speciale: Zenone nega il molti o vero gli obbietti sensibili, per la ragione che se il molti è, esso ricetta attributi contrarii | „ 9 |
II. Socrate, giovinetto, lo ribatte primieramente quanto alla forma, mostrandogli ch’egli, dicendo: Non è il molti, dice il medesimo di Parmenide, che disse: Tutto è uno | „ 9-10 |
III. Quanto alla sostanza, gli fa aperto che le cose sensibili, dappoiché partecipano d’idee contrarie, è secondo ragione che ricevano attributi contrari; ma che meraviglia sarebbe se le stesse idee di per se, poste separate dalle cose seasibili ricettassero codesta contrarietà medesima | „ 11-12 |
Parmenide pon mano appunto a provar questo, indirettamente, mostrando tutte le difficoltà della teorica di Socrate, cioè che ogni idea sia un uno di per se, separato dalle cose sensibili. |
I. La prima difficoltà si riferisce all’essere medesimo delle idee, ed è: Di ogni cosa c’è un’idea separata, di per se? | „ 12-13 |
II. La seconda si riferisce alla communicazione delle idee con le cose sensibili. Egli prova che la relazione fra esse non è la partecipazione nè per intero nè per parte; prova ciò che conseguirebbe se si ammettesse la partecipazione e insieme che le idee fossero intellezioni subbiettire, esistenti nella mente nostra; prova da ultimo che la relazione fra le idee e le cose non è l’assimilazione, cioè la relazione di esemplare a similitudine | „ 14-17 |
III. La terza difficoltà è intorno alla conoscibilità delle idee. Esse, poste separate di per se, non sono in noi, nè in relazione con le cose sensibili; e le cose sensibili sono ancora di per se, e non in relazione alle idee; pertanto non sono conoscibili da noi le idee in se, e non è possibile la dialettica, la quale appunto ha per obbietto suo le idee | „ 17-20 |
SECONDA PARTE. | |
I. Introduzione alla seconda parte: Parmenide prescrive, come apparecchiamento alla dialettica, la disanima per mezzo d’ipotisi opposte una volta affermata, una volta negate, e svolte in tutti i loro conseguenti | a 21 |
II. Parmenide pone in atto questo metodo nella questione intorno alle idee, le quali dinota come l’uno; e dalle assurdità che vengono fuori dalle due ipolesi estreme e opposte ch’esso fa, lascia intravvedere che secondo il suo avviso nella concordia delle due ipotesi si ritrova chiarita la natura delle idee | „ 22-23 |
Prima Ipotesi: Se l’uno è.
I. In essa non si distingue l’essere dall’uno: il giudizio è costretto nell’idea uno, e non si bada a spiegarlo. Che segue dalla detta ipotesi? che l’uno esclude tutti i contrari. La forma esteriore è: Nè, Nè . . . . . . . . . . . . . . . . „ 23-30
Prima ipotesi, dispiegata: L’uno se è.
II. Ora l’essere si pone come distinto dall’uno, e come suo predicato possibile.
III. Sintesi.
- La sintesi della esclusione e del ricettamento de’ contrarii è nel MOMENTO puro, ch’è sopra al tempo, ed è il puro fare, ch’è sopra al generarsi. La forma esteriore è: Nè, Nè; E, E . . . . . „ 51-54
IV. L’ipotesi: Se l’Uno è, considarata in rispetto all’altro.
V. L’ipotesi, dispiegata: L’Uno se è, in rispetto all’altro.
Seconda Ipotesi: Se l’Uno non è.
I. In essa la negazione è soltanto relativa; il non essere si risguarda come un predicato possibile dell’uno, in guisa ch’esso si serba o ch’e’ sia o che non sia.
Seconda ipotesi, dispiegata: L’Uno se non è.
II. In essa la negazione si pone come assoluta, perciocché la negazione si riferisce a tutto quanto l’uno.
- Segue che l’uno esclude tttt’i contrari. Formola: Nè, Nè . . . . . . . . . . . . . „ 63-65
III. L’Altro in rispetto all’ipotesi: Se non è l’uno. - Segue che apparisce tutt’i contrari o vero ricetta tutte le contrarie apparenze. Formola: E, E „ 65'67
IV. L’altro in rispetto all’ipotesi dispiegata: L’Uno se non è.
Conclusione negativa del ragionamento di Parmenide:
- in essa è celata la conclusione affermativa . . „ 68
VOLGARIZZAMENTO DEL TIMEO
DEDICATO
A VITO FORNARI.
I. Introduzione: Si ripigliano in breve le cose dette intorno alla repubblica o vero alla manifestazione del Bene nello stato.
II. Si tocca del'Atlantide, come d’un esempio.
III. Si propone di ragionar della manifestazione del Bene nella natura.
PRIMA PARTE.
La causa prima.
Fatture dov’ella è massimamente conspicua.
II. Pertanto il mondo, il qual’è generato, ha una causa, la Mente; il Bene la muove a generare il mondo, e secondo un esemplare ch’è; il Bene a cui s’ingradano le idee e in cui si finisce la mente, è il fine del mondo (causa efficiente, esemplare finale„ 87-88
III. La natura del mondo è quella di simulacro d’un esemplare ch’è, intelligibile dalla mente; e perciò l’essere suo è nella relazione alle idee: elleno si provano pèr la differenza ch’è tra l’opinione e il sapere . . . . . . . . . . . . . . . „ 88
IV. L’assimilazione si fa in un modo meraviglioso, ma è chiaro ch’ella ha il principio suo nel bene . „ 77
V. Onde i ragionamenti intorno al mondo, ch’è simulacro, sono verosimili, veri quelli intorno all’esemplare; poiché l’essere sta al generarsi, come la verità sta alla fede . . . . . . . . . . . „ 88
Del mondo in generale.
I. Dall’essere il Bene fine del mondo si trae ch’esso dee quanto può essere bonissimo e bellissimo; e pertanto che dee aver non pure corpo, ma anco intelletto, e anima come un medio tra essi . „ 89
II. Dalla natura della causa esemplare si ritrae che egli dee essere perfetto animale: da ciò consegue la unità e totalità del mondo come animale; la unità, ch’è nella proporzione, e la totalità del suo corpo; la unità e la totalità di sua figura e suo moto . . . . . . . . . . . . . . . „ 90-94
IV. L’anima che tutto ciò ch’è sensibile costrigne dentro la sua efficacia, e lo figura e muove, è il principio e compimento dell’unitotalità del mondo „ 97
V. Il mondo è un Iddio; immagine dell’Iddio intelligibile: esso ha intelletto, amore, beatitudine . „ 94
Dell’anima del mondo in particolare.
I. Ella è un medio tra le idee e le parvenze sensibili: ella comprende in se come in unità tutte le relazioni mattematiche.
II. Suoi elementi: È fatta dal contemperamento dell’essenza indivisibile, dove maggioreggia il medesimo; della divisibile, dove maggioreggia l’altro; e della essenza, dove l’indivisibile e ’l divisibile, il medesimo e l’altro stanno di pari . . . . . „ 94
III. Questi suoi elementi si rivelano nel suo conoscere: imperciocché ella per l’elemento indivisibile intende le idee; per l’elemento divisibile sente e opina il sensibile; e per il medesimo e l’altro intende le relazioni d’identità e di alterità, le quali, avvegnaché in diverso grado, sono sì nelle idee come nelle cose.
IV. Si rivelano anco nel suo moto: ella mediante l’elemento indivisibile move il cerchio del medesimo, o vero l’equatore; e mediante l’elemento divisibile move il cerchio dell’altro, o vero l’ecclittica, i quali moti si fanno parventi dopo nati i corpi celesti; nel moto dell’ecclittica sono predeterminati, gl’intevalli e i moti de’ pianeti . . . . „ 96
V. L’anima che comprende in se tutte le relazioni aritmetiche e geometriche determina il numero e l’armonia dell’universo: ella si rivela nel sistema musicale, e in quello de’ corpi celesti . . . „ 95
VI. Rispondenza del moto interno o del logo col moto esteriore — Alla ragione e alla scienza risponde il cerchio del medesimo; alla opinione, quello dell’altro . . . . . . . . . . . . . . . „ 97
VII. Nell’anima più vivamente riluce il mondo come simulacro del Bene . . . . . . . . . . „ 97
Del Tempo.
VIII. L’anima è principio di moto incessabile, e perciò il mondo è perpetuo; e nella perpetuità è il simulacro dell’eternità del Bene.
IX. Il tempo è il moto, secondo numero, del generarsi.
X. L’era e il sarà sono modi del generarsi e forme del tempo; l’è, è proprio dell’Essere.
XI. Iddio per entro ai cerchi dell’anima e ai suoi moti costringe la materia affigurata ne’ quattro elementi, e fa i pianeti nel cerchio dell’altro, e le stelle nel cerchio del medesimo . . . . . . „ 99-102
- I pianeti servono alla custodia e distinzione del tempo: il sole a farlo parvente; e tutti a far apprendere dalla revoluzione del medesimo il numero, nel quale si rivela il numero invisibile, cioè l’anima mondana . . . . . . . . . . . . 99.101
Le stelle.
I. L’idea della Vita si specifica; e il mondo in quantochè animato dee anco specificarsi simigliantemente . . . . . . . . . . . . . . . „ 102
II. Si determina in quattro specie, che rispondono ai quattro corpi elementari . . . . . . . . „ 102
III. Le stelle sono la prima e più perfetta spezie di animali, siccome quella che nella forma e nel moto stanno più presso all’anima del mondo . . . „ 102
IV. Hanno due movimenti, quello del medesimo e quello delPaltro, ch’è subordinato al primo; come manifestazioni de1 movimenti interiori, la ragione, e il senso e la opinione verace.
V. Dall’idea del Bene si ricava ch’esse sono animali immortali non assolutamente . . . . . . „ 104
L' uomo.
I. Dopo quella delle stelle l’anima dell’uomo s’approssima più all’anima del mondo; è fatta degli stessi elememti, e se ne differisce come il derivato dal primitivo, il singolare dal generale.
II. L’anima intelligente è fattura immediata della Mente . . . . . . . . . . . . . . . „ 105
III. Ha eziandio essa due rivoluzioni di conoscimento, quella del medesimo, e dell’altro, cioè ragione e scienza, e opinione e sensazione; ma la seconda non è subordinata in tutto alla prima, e perciò esse sono conturbabili e non serene come quelle degli astri . . . . . . . . . . . . . „ 108
IV. Sua vita celeste; rivelazione delle leggi naturali e morali . . . . . . . . . . . . . . . „ 105
V. La sua discesa nel corpo apparisce come una legge generale . . . . . . . . . . . . . . „ 105-107
VI. L’anima irascibile, e l’anima concupiscibile, e il corpo son fatti dalla Mente mediante gli Iddi, cioè cause seconde . . . . . . . . . . . „ 107
VII. Effetto del corpo nell’anima che v’entra, ed è, che lo sregolato moto del nutrimento e della crescenza le producono l’amenza. Il tempo e l’educazione ricompongono le rivoluzioni della mente . . . „ 107
VIII. All’anima ch’è simile all’anima del mondo fu dato un corpo sferico, a simiglianza del corpo di quella; ed è il capo . . . . . . . . . . . „ 109
IX. Il rimanente del corpo è in servigio del capo „ 109
X. Le braccia e le gambe sono strumenti delle sei spezie inferiori di movimento . . . . . . . „ 110
XI. Al capo la faccia, duce del cammino, e gli organi sensori, per le provvedenze dell’-anima . . . „ 110
XII. Vista e udito, sensi specolativi e morali: vista, parola e voce musicale hanno per fine di farci capire e imitare l’armonia universale . . . . . „ 110
SECONDA PARTE.
La Necessità.
Fatture dov’ella principalmente domina.
I. Il mondo fu generato dall’accordo della necessità e della mente; che, oltre all’esemplare intelligibile, e alla similitudine, v’è una terza spezie, ch’è il recettacolo della generazione; ovvero, c’è il generato, quello dove il generato si genera, e quello a simiglianza del quale si genera . . . . . . . „ 114-118
II. Codesta spezie guardata in se è l’indefinito preso come subbietto: in rispetto alle cose è recettacolo, madre,nutrice della generazione; è il Questo immutabile dove nascono e periscono le parvenze, che non si possono dire questo o quello ma soltanto cotale, imperciocché mutano continuamente; è l’altro dove si genera il simulacro dell’Idee: rispetto all’Idee, essa ne partecipa in un certo modo, dubbiosissimamente, poiché non è il non ente ma confina con quello: rispetto al nostro conoscimento, essa è percepibile senza il senso, mediante una certa ragione bastarda . . . . . . . 115-122 III. Essa è pigliata quando come contenente semplicemente, e quando come contenente e insieme come contenuto non per anco idealeggiato.
- Il molti in se e lo addivéntare sono forme di codesto contenuto, ovvero lo spazio, e il tempo senza numero, ch’è agitazione.
Mondo corporeo — Gli elementi.
I. Quattro furono le forme pigliate dalla materia costretta dentro i cerchi e moti dell’anima mondana; e d’essa vennero fatte le sfere, divise in tre regioni cioè la terra, i [pianeti che le girano attorno nella ecclittica, le stelle attorno all’equatore . . . . . . . . . . . . . . . „ 123
II. Fine delle quattro forme o composizioni primarie „ 91
III. Gli elementi di esse sono il triangolo rettangolo isoscile, e il triangolo rettangolo scaleno che sia metà d’un triangolo equilatere . . . . . . „ 125
VI. L’anima in queste figure seminali costringe la materia in particolare . . . . . . . . . „ 123
- Mediante il concorso di determinati numeri col triangolo scaleno si costruisce il tetaedro regolare, ch’è la figura del fuoco; l’ottaedro regolare, ch’è dell’aria; l’icosaedro regolare, ch’è dell’acqua; il cubo, ch’è della terra; la quinta figura, il dodecaedro regolare, servì al disegno del mondo . . „ 125-128
V. Dalla composizione mattematica si ricavano le proprietà naturali dei quattro corpi primari . . „ 127-128
VI. Si ricava che tre d’essi sono trasmutabili, mediante il principio dell’attrazion de’ simili, l’uno nell’altro . . . . . . . . . . . . . . . . „ 125-129
VII. Si ricavano le leggi di loro trasformazione . „ 128
VIII. Si ricava la differenza delle spezie dei quattro generi di corpi . . . . . . . . . . . „ 130
- Se ne ricava la loro distribuzione nello spazio mediante il principio dell’attrazion de’ simili e, come conseguente, la relatività d’alcune idee come del su e giù, del leggiero e grave . . . . „ 139-140
IX. La distribuzione perfetta de’ quattro corpi elementari non succede mai, poiché la rivoluzione dell’universo li costrigne entro di se, e non lasciando spazio voto, li preme . . . . . . . . . „ 131
X. Onde consegue il mischiarsi de’ corpi, il loro congregarsi e disgregarsi, cioè il loro movimento „ 131
Del moto.
XI. Il moto è nella non uniformità, la quale ha la ragione sua nella dissagguaglianza . . . . . „ 130
XII. La perpetuità della rivoluzione del mondo fa durare sempre la disagguaglianza . . . . . . „ 131
XIII. E perciò il moto di tramutazione di forma e di luogo dei corpi elementari, è perpetuo . . . „ 131-132
I. Delle spezie de’ quattro generi di corpi . . . „ 132-137
Dei corpi in rispetto a noi.
I. Impressioni comuni a tutto il corpo . . . . „ 137 -141
II. Cagione che le fa sensibili o vero insensibili . „ 141
III. Cagione che le fa piacevoli o vero dolorose. Del piacere e dolore corporeo . . . . . . . . „ 142.
Affezioni delle parti speziali del corpo.
IV. Sensazione del gusto, dell’olfatto dell’udito, della vista . . . . . . . . . . . . . . . 143-148
TERZA PARTE
L’Uomo: in esso è conspicua la sommissione della necessità alla Mente, e la loro accordanza.
Delle parli dell’anima e delle loro relazioni al corpo.
I. Poiché l’anima intelligente non ha un’essenziale connession al corpo, la sensibilità corporea può ragguardarsi come a lei accidentale e derivante dal suo entrare nel corpo. Da ciò vien la distinzion d’anima immortale e mortale . . . . . . . . „ 150
II. L’anima intelligente congiugne a se la parte concupiscibile dell’anima mortale mediante l’altra parte più gentile di essa, cioè la irascibile; conforme alla Idea che assimila a se il sensibile, mediante un medio ch’è l’anima del mondo . . . . . . . „ 150
III. Il corpo è fatto rispondente all’anima, e come in essa sono tre parti, così anco in questo sono tre abitacoli, cioè il capo, il petto, e la parte ch’è tra il diaframma e l’ombilico. Della mente son gli organi sensori; organi dell’anima irascibile sono il cuore e il polmone; e organi dell’anima concupiscibile sono il fegato e la milza. Il fegato è in se organo di mediazione tra la mente e l’anima concupiscibile; esso è strumento della divinazione . . . . . „ 150-154
Delle singole parli del corpo.
Tutte hanno il loro principio nella midolla: quivi è il nodo del congiugnimento dell’anima al corpo . „ 155
La midolla accoglie in se immediatamente l’anima, e perciò è composta de’ triangoli più eletti . . „ 156
L’anima secondo le sue tre parti dà lo schema alla midolla; ed essa alla volta sua è l’interno schema del corpo . . . . . . . . . . . . . . „ 156
L’osso, i legamenti, i tondini e le aponeurosi e la carne, il primo immediatamente, e gli altri mediatamente, servono alla custodia della midolla . „ 156-158
Le parti che sono pel ministero della mente e del moto, son revestite di meno carne. La lingua . 153
Accordanza della Necessità e del Bene nella bocca: la entrata è pel nutrimento del corpo, l’uscita per quella dell’anima intelligente . . . . . „ 159
Delle cuciture, de’ capelli, pelle, unghie . . „ 160-161
Nutrizione del corpo.
I. La materia d’essa è apprestata dalle piante . . „ 161
Piante.
Questo ministerio è il loro fine. Esse sono animali, e hanno la terza spezie d’anima che abita tra il diaframma e l’ombilico; perciò hanno sensibilità recettiva di piaceri e dolori, e desiderii . . . „ 162
II. La natura non Concedette ad essi (si muta il senso d’un periodo ) il moto del logo ritornante in se stesso o vero la coscienza, e neppure là semovenza . . . . . . . . . . . . . . . „ 162
III. Le vene sono i canali per la irrigazione del sangue; e hanno anco l’ufficio di communicar le sensazioni . . . . . . . . . . . . . . „ 162-163
IV. La respirazione nella sua attinenza alla digestione e all’irrigazione del sangue . . . . . . . 163-165
V. Cause della respirazione . . . . . . . . „ 165
Cangiamenti del corpo.
VI. Cangiamenti naturali del corpo, dipendeti dal procedimento della nutrizione: infanzia, giovinezza, vecchezza, morte . . . . . . . . . . . . „ 169-170
I. Cangiamenti del corpo per i morbi . . . . . „ 170
II. I morbi son di tre spezie, secondo che derivano da cagioni che si ritrovano nei primi elementi, o vero nelle composizioni organiche fatte di essi elementi, o vero nella viziata respirazione, nella pituita o nella bile . . . . . . . . . . „ 170-177
Dei morbi dell’anima.
I. Il morbo dell’anima è uno, l’amenza; che si divide in insania e ignoranza. II. È cagionato dal malo abito del corpo e dalla mala educazione.
III. Non depende dalla volontà . . . . . . . „ 177-179
Cura dell’anima e del corpo.
I. Principio: Il buono è bello; il bello è misurato; dunque l’animale per esser buono dee aver commisuranza; tra le commisuranze maggiore è quella tra l’anima e il corpo . . . . . . . . . „ 179
II. Applicazione: Pertanto si dee far che anima e corpo si movano in commisuranza: cioè l’anima si sforzi d’imitare il logo dell’anima del mondo mediante la musica e la filosofia; e il corpo mediante la ginnastica imiti il corpo mondano che si move da se in se . . . . . . . . . . . . . . „ 180
III. A ciascuna parte dell’anima si dia il dovuto movimento; e ciò vale anco per le parti del corpo . „ 181-183
IV. Moto proprio dell’anima è l’imitazione dell’Idea mediante l’imitazione dell’anima del mondo che si rivela nell’armonia esteriore.
V. Da ciò consegue la beatitudine nel presente e nello avvenire (immortalità) . . . . . . . . . „ 183-185
VI. Generazione; metempsicosi, la quale vuole che al dibassamento o ingentilimento dell’anima risponda il corpo . . . . . . . . . „ 185