I. La prima difficoltà si riferisce all’essere medesimo delle idee, ed è: Di ogni cosa c’è un’idea separata, di per se?
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II. La seconda si riferisce alla communicazione delle idee con le cose sensibili. Egli prova che la relazione fra esse non è la partecipazione nè per intero nè per parte; prova ciò che conseguirebbe se si ammettesse la partecipazione e insieme che le idee fossero intellezioni subbiettire, esistenti nella mente nostra; prova da ultimo che la relazione fra le idee e le cose non è l’assimilazione, cioè la relazione di esemplare a similitudine
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III. La terza difficoltà è intorno alla conoscibilità delle idee. Esse, poste separate di per se, non sono in noi, nè in relazione con le cose sensibili; e le cose sensibili sono ancora di per se, e non in relazione alle idee; pertanto non sono conoscibili da noi le idee in se, e non è possibile la dialettica, la quale appunto ha per obbietto suo le idee
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SECONDA PARTE.
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I. Introduzione alla seconda parte: Parmenide prescrive, come apparecchiamento alla dialettica, la disanima per mezzo d’ipotisi opposte una volta affermata, una volta negate, e svolte in tutti i loro conseguenti
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II. Parmenide pone in atto questo metodo nella questione intorno alle idee, le quali dinota come l’uno; e dalle assurdità che vengono fuori dalle due ipolesi estreme e opposte ch’esso fa, lascia intravvedere che secondo il suo avviso nella concordia delle due ipotesi si ritrova chiarita la natura delle idee
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