Varenna e Monte di Varenna/Secolo XV/Argomenti vari

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Secolo XV - Giustizia civile e criminale Secolo XV - Peste — Calamità
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ARGOMENTI VARI


Abbiamo accennato più su, ad un Giorgio Panizzi di Varenna che doveva essere persona di notevole ingegno, poichè era giunto in Milano alla carica di cancelliere ducale. Nella buona fortuna egli non aveva dimenticato il suo paesello nativo, che doveva amare intensamente, come [p. 94 modifica]lo dimostrano le lettere che si conservano nell’archivio di Stato, che rivelano quanta affettuosità avesse conservato per la sua famiglia lontana.

A titolo di curiosità ne riportiamo una scritta dal fratello Nicola a Giorgio nella quale il primo bussa a quattrini:

«Te prego caramenti che tu me volia mandary qualque dinari che possa salari queli agoni e azò che possa scodere quella pelanda altramente la vole fare denonziare; te prego che voliamo trovare un modo azò che possamo fare una socha a nostra madre sera de nostro honore; item te prego caramente che tu me volia mandare uno pare de calse se ale de to plazeri, al fato de lo pano non te dubitare niente che al te serà governato che tu posa fare una pelanda; item te prego che tu volia scrivere a Zovano Panizia che al te volia servire de un mezo caro de vino, me l’ha voluto dare, ma voglia che glie vandisse lo torcho de Lierna e mi si è dito che te voleva scrivere e lu se pensa cher gi lo volia dare per una pezia di pane e my non lo volio butare, me ne volia scrivere quello che te ne pare a zò che possa dare la risposta secondo che tu me dirai; anchora si è da se segare lo feno me volia mandari quelqui denari se tu vole e per lo fato de Tognono de li soy denari sareve bene vegnuto gontera e avesse possuto si bene che me sareve varse uno paro de calse de mesere Zeco. Niento di mancho me li volia mandare, te avizo che siamo de trato a una niata de farconi pelegrini se li possamo avere te li mandaro ovvero che te li mandarò del zerto. Altro non te scrivo te siamo raccomandati tuti queli de cassa. Data die XI junj in Varena MCCCCLVIIIj. Ego Nicolaus frater tuus1.

Altre lettere che danno curiose informazioni sui pettegolezzi del paese sono indirizzate al Panizza da un certo Antonio Calvasina, e nella loro semplicità e rozzezza sono piene di brio e di vivacità.

Il duca Franceso aveva due curiosissimi informatori della cronaca del piccolo paese nelle persone di certi Donato Marliano e Giorgio Mazza dei quali l’Archivio di Stato ci ha conservato due missive. Nell’una in data 16 sett. 1463 i due informatori parlano di una grande incetta di bestiame fatta dai Bergamaschi in Varenna e paesi vicini per conto della Signoria Veneta, e da buoni sudditi essi si affrettano ad avvisarne il Duca2. Gli stessi il 1 giugno parlano al Duca del passaggio di truppe borgognone dirette contro i Turchi «de li quali circha il numero de vinti sono passati per questa terra con archi, schiopeti et altre sue arme dicendo loro essere partiti da li altri per non volere andare più oltre, ma che voleno retornare a caxa, et che anchora ne vengono de li altri assai i quali voleno ritornare nella loro patria». Pare che a [p. 95 modifica]Varenna volessero fermare questi sbandati, ma prima di farlo, i due informatori domandano consiglio al Duca3.

Il Capitano del lago, Arnolfo de Ripa, scrive da Bellagio al Duca il 2 agosto 1449, informandolo che a Varenna è stato arrestato un misterioso personaggio venuto da Venezia e che i terrazzani, sapendo quanto premesse al Duca averlo nelle mani, lo avevano perquisito trovandogli un mazzo di lettere destinate ad Asti, a che si accingevano loro stessi ad accompagnarlo a Milano4.

A quei tempi, forse più che adesso, si ricorreva agli ebrei per prestiti di danaro ed il cancelliere Giorgio Panizza ebbe anch’egli bisogno di chiederne ad un individuo che si firma Angelo ebreo da Cesena, abitante a Gravedona. Questi ebrei non solamente prestavano denari, ma esercitavano la medicina, ed il nostro dà una ricetta al Panizza, malato allora di rogna, il che fa dubitare che la pulizia non fosse tra le prime virtù dei cancellieri ducali.

«Amico carissimo, da poy la debita revisitatione ve aviso heri apresso assera venendo da la mia pratiche trovai lo messo mandava da magistro Antonio Zoppo da Varena portatore de la vostra lettera, legendola molto me alegray de lo spedimento de la mia lettera, ma perchè lo messo me fece pressa dicendo luy non potere fare demora qui nè a Varena che incontenente, como elo era a chasa, voleva tornare a Milano e scharsamente avi apayro de respondere a la lettera de magistro Antonio, massimamente a respondere a la vostra lettera et a provvedere a tuto quelo me scriveti, siando mi spruveduto de lo tempo anchora de li dinari non ve maravilyati se io non ve ò schripto ne sedesfatto a la vostra domanda, in questo mexo ho proveduto a la mazore parte aziò non remagniati impazato de la vostra intrapresa, anchora io sia sedesfatto de la mia intentione, pertanto io ve mando per Antonio vostro chugnato aportatore de questa, ducati VIIIJ infra horo et muneta, l’altro duchato non l’ò possuto mandare al presente, ma per queluy che porterà la bola sedesfarro rialmente; se ve lo dovesti fare imprestare non stati per questo affare tuto quelo che bisognia, bene ve prego volyati fare che la lettera sia ampla et piena quanto sia posibile, anchora che li dinari non li dati in mano de persona che ne fesse la beffa, bene che non bisogna che io ne dicha niente de questo. In su lo fatto de la rogna prima niente provedete de piliare tre matini questa acqua per hora, ante die: recipe aequarum fumostelle, cicoree, endivie, chapili veneris ana ancie III tepidam; da poy, li acqui pilyati onci I de pilliato de fumosterre per horas tres ante die; poy fate questo balneo quando andareti a dormire: recipe malve foliarum, violarum, fumosterre florum camamile ana oncie II, fiat decocio in magnia [p. 96 modifica]quantitate acqua et poy ve hongereti de bono unguento de rogna una sera sì et l’altra non. Altro non per questa io me recomando a voy sempre pregando sempre l’altissimo Dio ve guardi de male, amen.

Da Grabeduna die XIIIJ° octobris 1459 Angelo ebreo da Cisena vostro carissimo scrvidore se recomanda a voy etc.»5. Questo Angelo da Cesena è un Angelo De Rossi medico ducale e creato famigliare del Duca. Pare che il Giorgio Panizza avesse promesso all’ebreo di ottenergli dal Papa licenza di poter esercitare la medicina. Angelo da Cesena aveva mandato la supplica a Papa Pio II in allora alla Dieta contro il Turco in Mantova, a mezzo di Giorgio Panizza cui sborsò 10 ducati; ma non vedendone alcun effetto minacciava l’intermediario di denuncia presso il Duca. Tali cose scriveva al 27 dicembre 1459 e l’8 febbraio 1460 conchiudendo: «et se non porrò medicare in questo payese, lo mondo è largo, farò come io potrò et come ho fatto per lo passato». E Motta. Ebrei in Como. In Periodino Società Storica Comense. Vol. V.Fonte/commento: 525

Alla morte di Beatrice d’Este, nel 1497, furono donati al tempio delle Grazie in Milano, due pallii di panno d’oro e cremosino morello, per i suoi funerali, dalle città e terre del Ducato tra le quali figura Varenna. (Vedi Corio, Parte VIII).

Il 23 aprile 1489 Bertramo de Gero, console di Bologna, Giacomo sartor de Suzio, console di Gisazio, Nicola de Borengis, console di Regoledo, Ruggiero de Conte, console di Gitana, Germano de Fonio, console di Tondello, Pietro de Festoratio, console di Perledo, Simone Arrigono di Giov. Pietro, console di Reulo, con Taddeo de Ongania di Reulo, e Pietro de Taruselis, console di Vezio, di unanime consenso, per sè, e a nome e per parte degli uomini del Monte di Varenna, danno in affitto a Bernardo de Fugatiis di Agostino, e Domenico de Fugatiis di Giacomo Basileto, ambedue di Gisazio, tutti i boschi e le selve comuni di tutto il monte di Varenna cominciando dai confini di Regoledo, Gisazio e Bologna fino alla Valle di Prè de Pombi, vicino a Parlasco. L’affitto è stabilito per anni 3, rinnovabile poi a volontà.

Durante l’affitto i conduttori possono nominare guardiani e denunziare e far condannare tutti i forestieri e principalmente gli abitanti, di Bellano, Parlasco, Valsassina ed altri luoghi, che tagliassero legna sia d’opera che da fuoco, o che facessero pascolare bestie, o danneggiassero comunque i detti boschi.

È lecito però ai conduttori, qualora lo credano, concedere agli abitanti dei suddetti comuni di tagliar legna da opera o da fuoco dalla Valle di Acquabona, verso Parlasco, alla Valle di Prè de Pombi e di far pascolare bestie dalla Valle di Bisio cioè dal Portono in poi verso il detto comune di Parlasco fino alla sommità dell’Ologni. Il canone è di l. 5 di terziruoli all’anno di buona moneta di Milano. Si stabilisce espressamente che i conduttori non possano permettere di far legna e di pascolare dalla Valle di Bisio in qua verso Monte Varenna. L’atto è stipulato in Perledo, nel cimitero della chiesa di S. Martino e testimoni ne sono Baldassare de Brochis di Bernardo, da Bellano, Paolo de Gero, ecclesiastico, di ser Bertramo, da Bologna, Tognino Baioni di Giorgio da Tondello. [p. 97 modifica]

Lo stesso giorno 23 aprile 1489 i soprascritti consoli, per sè e nel nome come sopra, vendono per soldi 4 a Pietro, figliolo di Giovanni Grepi de Benzono, di Bologna, un pezzo di terra boschiva sita nel territorio di Bologna dove dicesi alla Pizza fino all’Angolo della Tarza, confinante da due parti con Antonio de Bascheriis, dall’altra con io stesso compratore, e dall’altra col comune di Monte di Varenna.

Testimoni all’atto, fatto come il precedente nella chiesa di San Martino di Perledo, sono Paolo de Gero, chierico, Ser Bertramo, ser La riva e i portici di Varenna (Fot. Adamoli)Baldassare de Brochis di Bellano, e Antonio de l’Era, figliolo di Giorgio Baioni, di Tondello.6.

Note

  1. Arch. di St. di Milano. Carteggio generale, alla data.
  2. Arch. di St. di Milano, Carteggio sforzesco alla data.
  3. Arch. di St. di Milano, Carteggio sforzesco, alla data.
  4. Ivi, id, c. 630.
  5. Arch. di St. di Milano. Carteggio sforzesco, alla data.
  6. Arch. Not. di Milano. Notai incerti del 1400, n. 717, 718.