Varenna e Monte di Varenna/Secolo XV/Giustizia civile e criminale

Giustizia civile e criminale

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GIUSTIZIA CIVILE E CRIMINALE


La giustizia era amministrata dal podestà e dagli ufficiali del governo ducale. Le pene comminate per i vari reati erano molto severe, ma la sanzione era il più delle volte mitigata da grazie, o da multe in denaro.

Durante il periodo della guerra tra Milano e i Veneziani, nell’anno 1452, vennero arrestati e fatti tradurre nelle carceri dal capitano del lago di Como, certi Contrino, padre e figlio, del Monte di Varenna, per avere esportato granaglie nel campo nemico. La grazia per i due detenuti venne chiesta da Bartolomeo Colleone ai Duca di Milano, il quale la concesse senz’altro1.

Il 20 agosto 1454, Biasino de Bordoni di Varenna inviò una supplica al Duca nella quale espone di aver riportato una grave ferita di coltello alla testa, per opera di Gasparino de Serponte, ferita che lo tenne in pericolo per due mesi, e chiede la punizione del feritore e l’indennizzo delle spese sopportate per la cura della malattia. Ed il Duca scrive al podestà di Varenna: «Biasino de’ Bordoni de quella nostra terra ne ha fatto significare et supplicare quanto vederai per la cedola quale te mandiamo introclusa et perchè simili excessi de che fa mentione dicta cedula ne sono sopra modo exosi et intendimo non vada impunito volimo et per questa te commettimo che havuta diligente informatione provvedi alla indennità et satisfactione del detto supplicante»2.

I Serponti erano una famiglia molto ricca e potente e perciò non deve recare meraviglia se il potestà di Varenna, dati i tempi, non abbia tenuto conto dell’ordine ducale. Il povero Biasino de Bordoni dovette [p. 91 modifica]mandare una nuova supplica al Duca il quale, il 2 ottobre 1454 rinnovò l’ordine al podestà di procedere contro il reo3.

Un’altra supplica è quella inviata al Duca da Giorgio Serponti di Varenna, citato da un suo creditore, certo Giovanni Bertarini di Esino, a comparire avanti al podestà di Valsassina sotto la cui giurisdizione trovavasi il comune di Esino. Giorgio Serponti chiede al Duca di poter comparire invece davanti al podestà di Varenna suo giudice La Punta di Varenna (Fot. Adamoli)naturale. Non si conosce come il Duca abbia risolta l’interessante questione di competenza4.

Perchè fossero definite le questioni esistenti tra ser Giorgio Serponti, detto Do, del fu ser Melchiorre, abitante nel borgo di Varenna da una parte, e Giacomo de Sogno, detto Franzina, del fu Gaspare, e Giovanni de Sogno, detto Landrino, del fu Baldassare, e abitanti entrambi a Lierna, dall’altra, a causa di un piccolo fabbricato sito in Varenna, nella contrada detta Malpaga, che il detto ser Giorgio Serponti asserisce spettargli insieme ad un appezzamento di terra vitata e brugata con piante d’olive situata in territorio di Lierna, decidono i sunnominati di rimettersi al giudizio arbitrale di un comune amico, obbligandosi reciprocamente a [p. 92 modifica]rispettarne la sentenza. Eletto arbitro Giorgio Campione del fu Antonio abitante a Varenna, questi, dopo aver vedute e attentamente esaminate le obbligazioni delle parti decide che sia aggiudicato a Giorgio Serdonti il piccolo fabbricato sito in Varenna, contrada Malpaga, e sia aggiudicato a Giacomo e Giovanni de Sogno l’appezzamento di terra di Lierna5.

Abbiamo notizia, di un processo per fabbricazione e spendita di monete false da una supplica anonima:

«Illustrissime et excellentissime domine domine singularissime. L’he carzerato Girardo de Bertarini de Valsassina per havere frabicato et spenduto moneti falsi et licet contra de luy siat tolto testimoni non solum sufficienti a la tortura ma a la condenatione pare che fin al presente nè habi confessato, nè posto è a la tortura, licet el rechieda la raxone, ma sui deffensioni sonno admissi per venir a la absolutione per tal tortuosa via in preiuditio della Ducal Camera de ducati domilia vel circa; et perche restano ancora ad examinar molti testimoni maxime nominati per li altri tolti, non si procede legitimamente a la examinatione di quelli per diffetto del vicario del magnifico messer Francischo Fontana absente, generale commissario sopra li moneti, qual rege et conduce el processo a suo modo, pretendendo a la absolutione per esser pregato da molti et fa demostracione che in tuto se rende suspetissimo et perchè tal enorme delicto si è crimen lese emayestatis et de notabile interesse de la prefata Camera vostra, da cadauno fedele de Vostra Excellentia dè essere vigilante a la punitione et non patir che la prefata Camera vostra cum similati ingani sia fraudata. Il che il vostro servitore... azochè la Camera vostra non sia fraudata et tal enorme delicto non romanga per simulato ingano punito, humiliter supplica che V. E. si degni ad altro a chi pare comettere dita causa onver adioncto daga al dito Vicario, olierendo esso supplicante dicto casu nominarà testimoni, quali, se sarano ben examinati provvarano el delitto, licet li examnati per altro che per ditto Vicario lo proveno se repeticione da essi testimoni qual se la per ditto Vicario sarà fatta cum raxone et non la intrichi per venir also intento de la absolutione6.

E finalmente abbiamo una curiosa e delicata questione, su di una certa Caterina che avrebbe avuto un figlio, da un figlio di Filippo Tenca, e che sarebbe stata messa in prigione e forse anche torturata per strapparle la verità: Antonio Calvasina ne manda la notizia a Giorgio Panizi di Varenna cancelliere ducale a Milano:

«Spectabilis compater carissime. Mand’amo lì da vuy Zorzo da Marliano et mi, Pedro Tarello presente portatore cum certi juditii li [p. 93 modifica]quali vidariti et dy quali luy vi informerà pienamente, al quale vogliate dare piena fede quanto a nuy proprij, el quale vogliate radrizare o per la via de miser Jacomo da Cortona o per la via del capitano de la iustitia. Avisandove che adesso è il tempo de fare le vostre vendete contra Pedro del Tencha et imperò avisove como quella Caterina cognata del presente portatore ha havuto uno puto el quale dice essere del frate fiolo de Filipo del Tencha et anchora ne fuy dato colpa a Matheo, pur lei l’ha dato esser del frato sollo et l’ha negato como vidariti li juditij et facendola guardare il Cavagnia cossì come locotenente per litere del potestate in caxa de la comare et per essa coniare et per lo Nicolao da Balbiano Servitore. Gli andrà una sira Matheo fiolo de Pedro del Tencha et lho dicto cum le cortelle al lato et lha conduxeno via per forsa de nocte. Et venendo ad notitia al dicto Cavagnia gli fuy dreto luy et Martino et Pedro fratelli dy Tarelli cum singula partesana et li zonzeno apresso a Vezio et gliela tolseno per torsa et la ritornà in presone et fuy consignata nelle mane del potestate, za uno mense et ha avuto li juditij et si n’è consiliato la debia metere a la corda sicondo li juditij et fin ad qui non ha facto nyente overo per timeditate o ignorantia overo perchè è molto stimulato et sobrinato da quelli Tenchi et da Luchino et la brigata a tanto che lo Cavagnia s’è inimigliato taliter contra quelli Tenchi, unde questo ha deliberato di spenderglie suxo per fargli fare raxone et a ley et a lori sicondo intendariti da luy, ci quale poriti radrizare come meglio vi parirà... Ex Varena IIII aprilis 1459. Vostro compater Antonius Calvaxina»7.

Un accenno agli statuti di Varenna è contenuto nella querela, in data 13 dicembre 1428, sporta a Giorgio Calvasina, luogotenente di Antonio de Carcano podestà di Varenna, da parte di Giovanni Antonio Serponti contro Pietro de Tenchis fu ser Giacomo, di Varenna, il quale era entrato nel campo di proprietà di detto Serponte nella località detta Contrada della Malpaga minacciando la signora Luchina, moglie di Antonio Serponti. Il luogotenente ha mandato a citare il detto Pietro de Tenchis affinchè fosse condannato secondo la pena stabilita negli statuti di Varenna pro turbatione possessionis8.

Note

  1. Arch. di St. di Milano. Registri ducali, n. 129 A f. 361 t.
  2. Arch. di St. di Milano, Registro missive n. 25 f. 4.
  3. Arch. di St. di Milano, Registri missive n. 25 f. 37.
  4. Arch. di St. di Milano, Famiglie, B;, 172: Serponti.
  5. Arch. di St. di Milano. Acquisto Riva, Finolo, c. 89. f. 272, doc. 942, rogito not. Ant. Calvasina di Giacomo.
  6. Arch. di St. di Milano, Famiglie, R. 18, Bertarini.
  7. Arch. di St. di Milano, Carteggio generale.
  8. Biblioteca Braidense, Raccolta Morbio, Man. 714, doc. 6.