Trattato di archeologia (Gentile)/Arte italica/VI

Arte italica - VI. La civiltà e l’arte nelle necropoli euganee-atestine

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VI. — La civiltà e l’arte

nelle necropoli euganee-atestine.


(Ved. tav. 20-25)


Un nuovo e ricco contributo per la conoscenza della primitiva civiltà italica diedero le tombe degli [p. 57 modifica]antichi Euganei, scoperte fra gli anni 1876 e 1880, nel dintorno della antica città di Ateste, la moderna Este, dove, cogli antichi oggetti in gran copia raccolti da quelle tombe, s’è formata una collezione di antichità preromane ricca ed importante.

Le tombe e la copiosa suppellettile funebre in quella collezione deposte mostrano l’agro estense, in antico occupato da popolazione numerosa ed industre, che in questi suoi monumenti funerari lasciò traccie del graduale suo sviluppo di civiltà, segnando la successione di età diverse nello svolgimento delle facoltà d’uno stesso popolo. Partendo dagli strati più profondi e più antichi, si può seguire questa successione; essa incomincia da una età euganea primitiva, passa ad una più sviluppata, e mostra quindi un’età euganea con influenze greche ed etrusche, per finire in un’età, in cui la civiltà euganea si unisce e poi si confonde con la civiltà romana.

Primo Periodo. — Dell’età euganea primitiva sono caratteristiche le tombe a semplice fossa o buca, sormontate da masse informi di trachite, a modo di cippi; dentro la buca è l’ossuario, e intorno a questo residui di rogo. L’ossuario é di argilla grossolana e di rozza fattura, con sopra graffiti degli ornati geometrici, le cui incisioni, o solcature sono riempite di color bianco; di forma l’ossuario atestino eguale a quella dell’ossuario di Villanova, del predio Renacci ed Arnoaldi-Veli, e dei bronzi della Certosa. Gli ornati sono a triangoletti, a circoletti, a linee ricorrenti, a meandri con croci gammate.

Coll’ossuario s’accompagnano stoviglie, rozze anch’esse d’impasto e di lavorazione, di color naturale, raramente tinte di nero con grafite. Fra gli oggetti fittili di questo più antico strato uno ve n’ha in forma d’augello, vuoto nell’interno, sostenuto [p. 58 modifica]da quattro rotelle, ed esternamente segnato di ornati geometrici con croci gammate, che vuol essere ricordato come esempio dei primissimi tentativi di figura animale1. Dentro e dintorno all’ossuario sono pendagli da collana e fibule di bronzo coll’arco segnato di linee ornamentali.

Secondo Periodo. — Un maggior progresso mostrano le tombe della seconda età, detta a cassetta (ved. Atl. cit., tav. VIII, 2), perchè la buca o cavo, di forma quadrangolare o poligonale, è internamente rivestito di lastre di tufo calcare, con sovrapposti, come segni esterni, dei grossi ciottoloni. Dentro posa l’ossuario, nella solita forma di due tronchi di cono congiunti alle basi, di tipo analogo a quello di Villanova, come nel primo periodo. Gli ossuari sono lavorati al tornio con miglior fattura e più fino impasto dei precedenti. S’accompagnano coll’ossuario stoviglie accessorie, e così quello come queste hanno borchiette di bronzo infisse nell’argilla ancor fresca a disegni di linee, di circoletti, di meandri, di spirali ricorrenti, di croci gammate; i quali disegni, con le lucide capocchie delle borchiette, dovevano spiccare con bell’effetto sul fondo scuro del vaso (ved. Atl. cit., tav. X, 1). Questo modo d’ornamentazione, creduto caratteristico solo di queste tombe, ha trovato oggi riscontro in alcuni altri luoghi, come nella terramara di Casinalbo e nelle tombe arcaiche Cornetane. S’aggiunga una miglior industria metallurgica: abbondano le fibule, delle quali una nell’arco presenta tre figurette di cavallini appaiati con due goffe imaginette di cavalieri: abbondano gli aghi crinali, i fermagli, le spirali; s’incontrano perle di vetro, [p. 59 modifica]ambra, osso, corallo, e piccoli tubetti di bronzo forati pel lungo e rivestiti di foglia d’oro da infilarsi per collane: inoltre pezzetti informi di bronzo come rappresentanti della moneta (aes rude). Fra le armi, che però scarseggiano, s’incontrano esemplari di ascie (paalstabs), coltelli di bronzo con manico di osso, punteruoli di ferro, e lame ricurve, o rasoi. La suppellettile di questa seconda età mostra lo sviluppo d’una industria locale, prettamente euganea.

Terzo Periodo. — Un nuovo progresso, determinato però da influenze straniere, per opera di contatti e di relazioni commerciali, si presenta nella terza età, che ha analogia con tombe etrusche-felsinee; nella quale età le tombe, che pur sono a cassetta, hanno costruzione più regolare, lastre meglio squadrate e commesse con cemento, sormontate non più da ciottoloni, ma da cippi piramidali a quattro faccie, talvolta con scrittura; l’ossuario non è soltanto d’argilla, ma talvolta di bronzo. In questa terza età si hanno anche altre forme d’ossuario, come quella d’un gran vaso d’argilla, liscio e lavorato al tornio, d’un’altezza che varia da 40 ad 80 cm. e d’una circonferenza nella parte più espansa che va da 1 fino a 2 metri (ved. Atl. cit., tav. IX). Stanno questi vasi deposti, dentro buca, con intorno residui di rogo, o contengono in sé l’ossuario od altre stoviglie accessorie, quasi fossero vasi-tombe, come di fatto si chiamano.

Gli oggetti che in questi vasi-tombe si trovano, sono scarsi di numero e di valore, e se ne inferisce, anche per la stessa maniera della tomba, che siano queste le sepolture di gente povera. Le stoviglie che trovansi nelle sepolture della terza età si distinguono dalle altre per varietà ed eleganza di forme, per finezza di lavoro. L’ornamentazione a borchiette è più rara, ma, dove s’incontra, mostra disegno meglio [p. 61 modifica]sviluppato di quello dell’età antecedente. Molti dei cinerari ed altri vasi sono colorati con ocra e grafite a zone rosse e nere alternate (ved. Atl. cit., tav. X, 2), o hanno ornati geometrici a color bianco. Cominciansi a vedere in disegno e in plastica figure di animali e figure umane; l’imagine d’un cavallo è graffita su un frammento di vaso; un cavallino con cavaliere, di lavoro puerile, fu trovato nella tomba d’un bambino; forse era un giocattolo. Tra i fittili abbondano le fusaiole e i cilindretti. Insieme coi prodotti dell’industria ceramica locale sono frammisti esemplari di vasi dipinti greci (lekythoi, kylices, specie di cantharoi), probabilmente provenienti dal commercio con la vicina Adria: il che ci farebbe risalire a un periodo che tocca il V secolo a. C; questi vasi certamente contribuirono a sviluppare l’industria locale, come sembra vedersi provato da certi vasi d’imitazione greca, riconoscibili per l’inferiorità dell’impasto, del lavoro e della colorazione, e che, collocati in uno strato posteriore a quello dei vasi genuini, accennano ad un momento intermedio, o ad un passaggio da questa terza ed una quarta età.

Un grande progresso si mostra anche nella lavorazione della copiosa suppellettile di bronzo. Oltre molti vasi con imitazione delle forme dei fittili, si incontrano anche ciste e situle, o vasi di bronzo destinati a contenere l’ossuario fittile. Sono fatti di lamina di bronzo ripiegata e insieme unita per rivolgimento dei margini con borchiette e chiodini. Intorno al corpo di queste situle vediamo svolgersi l’arte figurativa, perchè sono ornate non solo con semplici elementi geometrici, ma con vere rappresentazioni di figure animali ed umane, con lo sviluppo d’un concetto; le figure sono lavorate a sbalzo, o come dicesi, con stile empestico (ved. tav. 21). [p. 64 modifica]Fra le situle estensi va ricordata quella che dal possessore del fondo dove fu rinvenuta dicesi situla Benvenuti (ved. tav. 21, 1 e 11), ornata di tre zone di figure, con scene campestri e guerriere, e con serie di animali alati, che rammentano quelli dell’arte orientale e dei vasi corinzî. Un’altra situla ornata di zone animali è quella detta Capodaglio, ove sono cervi, colombelle, lepri seguentisi o affrontatisi, e che alle loro estremità, becco, coda, zampe, hanno per appendice dei cirri o ghirigori; in un lato di questa rappresentazione è aggiunta una figura umana vestita.

In questi primi saggi di disegno le figure animali già mostrano qualche vivezza e naturalezza di forme e di movimento, rivelando intelligenza della natura e sviluppo di disegno, mentre la riproduzione della figura umana è ancora rudimentale. Un medesimo modo d’ornamentazione s’incontra su piastre o placche di cinturoni, ora quadrangolari ora ovali; sopra centuroni, o panziere di lamina di bronzo, con disegni d’augelli e fiorami a zone concentriche, così pure su guaine di bronzo di coltelli, delle quali una porta nel mezzo una figura di guerriero. Il progredire dell’arte nelle sue prime applicazioni all’industria appare manifesto anche negli altri oggetti d’ornamento, nelle armille terminate a testa di serpe, nelle grandi fibule con catenelle da cui pendono piccoli strumenti da toletta, nelle collane di tubetti di bronzo dorato, di chicchi d’ambra, di corallo e di pasta di vetro (ved. per alcuni oggetti Atl. cit., tav. XI).

Oltre che ad Este troviamo resti del Terzo Periodo a Caverzano, presso Belluno, ove esiste una vasta necropoli euganea con traccie della civiltà etrusca ed orientale2. [p. 65 modifica] Ma non tutto è paesano in questa età. — L’influenza straniera si dimostra coi vasi di tipo greco, e coi bronzi, i quali hanno analogie con bronzi etruschi del suolo bolognese, in tombe posteriori alle umbre. Notevole è che di tali bronzi, quali le ciste e le situle, si trovano esemplari nei paesi alpini e anche oltre le Alpi, in Val di Cembra, a Matrai, ad Hallstadt, a Moritzing presso Bolzano; a Watsch e a Sanct-Marein, nella Carniola; a Kuffarn, nella Stiria (ved. tav. 24); e si riguardano come monumenti della più antica arte italica, prodotti che dai centri industriali italici — e Felsina era tra questi — si spandevano nelle regioni settentrionali, seguendo forse quella via per cui dalle contrade nordiche era stata importata l’ambra in Italia3.

Quarto Periodo. — Nelle tombe ascritte alla quarta età si vedono traccie d’occupazione celtica (ved. tav. 22 e specialmente 23), armi di ferro, quali si trovano anche nell’agro felsineo, dove la dominazione etrusca fu dall’invasione celtica distrutta. Nelle tombe euganee si vedono poi, e sempre crescenti, le vestigia dell’occupazione romana. Coi Romani gli Euganei furono in contatto fino dall’anno 224 av. C., e a loro furono sottomessi quando nell’anno 184 av. C. si ebbe la dedizione dei Veneti a Roma. Nelle tombe euganee-romane s’incontrano monete d’Augusto, d’un tempo che sta fra l’anno 708 e il 742 di R. (45-11 av. C.); cosicchè si può concludere che il [p. 66 modifica]Quarto Periodo si estenda dal IV al I secolo av. Cristo.

Sepolcri con rito di cremazione, con vasi, frammenti di situle, con fìbule, perle d’ambra e di vetro, od altri arredi od ornamenti affini alla suppellettile delle tombe euganee, si vengono scoprendo a Caverzano presso Belluno, dove dalle reliquie d’una vasta necropoli si rivela una civiltà analoga a quella delle tombe euganee del Terzo Periodo, con indizi d’attinenza con la civiltà etrusca e d’influenza dell’arte orientale4. Si confronti con la suppellettile di due tombe atestine illustrate nella tavola n. 20, pag. 58-59.

Tavole

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Antichità di Villa Benvenuti presso Este (Padova).

(Terzo periodo euganeo — Sepoltura a incinerazione).

(Ved. MONTELIUS, Op. cit., Atl. B, 54).



Tavola 21.


N.1, 11 = situla in bronzo di Villa Benvenuti, lavorata a sbalzo con tre zone figurate. — 2, coppa in terra cotta. — 3, fibula in bronzo con ciondoli spiraliformi. — 4-9, altre fibule varie in bronzo. — 10,

collier di perle di pasta vitrea di vari colori, e di pezzetti di corallo, con sette paia di ciondoli triangolari in bronzo, derivati verosimilmente dalla forma delle accette votive. — 12, disco in bronzo a sbalzo, coperto di foglia dorata. — 13, bastone in legno coperto di una lamina di bronzo ornata a sbalzo. [p. 62 modifica]

Antichità del Fondo Baratela presso Este (Padova).

(Dal tempio — Età gallica).

(Ved. MONTELIUS, Op. cit., Atl. B, 61).



Tavola 22.


N. 1-5, 8-14, statuette in bronzo, la maggior parte con la base da inserire e fissare sui piedestalli. — 1-3, uomini con lancia e pàtera. — 2, guerriero con pugnale alla cintola. — 4, id., galeato e armato. — 7, cavallo in bronzo. — 9-11, donne. — 12, uomo galeato. — 13, Minerva galeata. — 14, donna, o meglio sacerdotessa con pàtera e vasetto (oinochoe). — 15, placchetta figurata in bronzo. [p. 63 modifica]

Antichità del Fondo Baratela presso Este (Padova).

(Dal tempio — Età gallica).

(Ved. MONTELIUS, Op. cit, Atl. B, 60).



Tavola 23.


N. 1, placchetta con donna. — 2, id. di rivestimento con gnerrieri. — 3, guerriero galeato con scudo. — 4-6, 12, 13, 15, altre placchette id. lavorate a sbalzo. — 7, mano pesante di bronzo fuso. — 8, 10, placchette stampate. — 11, 17, stili iscritti. — 14, placchetta con iscrizioni scolpite (sillabario) in alfabeto detto nord-etrusco, o euganeo. [p. T modifica]

La situla lavorata a sbalzo di Watsch, nella Carniola, e frammenti d’altre situle.



Tavola 24.


La figura centrale e quella superiore indicano la situla di Watsch; dei due frammenti a destra il superiore è da St. Marein (Carniola), l’inferiore e gli altri due a sinistra da Matrei (Tirolo). (Dallo Hoernes, Urgeschichte der bildenden Kunst in Europa, tav. XXXV).

Note

  1. Si sono rinvenuti oggetti simili a questo, in bronzo a Corneto Tarquinia.
  2. Ved. Ghirardini, Notizie degli Scavi, febbraio 1883.
  3. Ved. A. Stoppani, L’ambra nella storia e nella geologia. Milano, 1886; Bull. di paletn. ital., XII (1886), pag. 47 e segg.; XIII (1887), pag. 21 e segg.; Helbig, Commercio dell’ambra, pag. 10; id., Das homer. Epos, 2 ediz., p. 89; Blümner, Technologie, ecc., II, pag. 385; Barnabei in Monum. ant., IV, col. 386 e segg.; S. Ricci, Oggetti ornamentali provenienti dal territorio di Golasecca in Bull. di paletn., XXI (1895), pag. 89 e segg.; J. Szombathy, Zur Vorgeschichte des Bernsteins. Vienna, 1895; Klebs, Der Bernsteinsschmuck der Steinzeit: Hoernes, Urgesch. d. bild. Kunst. Vienna, 1898, pag. 21 e segg.; 124, 128, 316, 376.
  4. Ved. L. Benvenuti, Museo euganeo-romano di Este, 1880; Prosdocimi, Notizie degli Scavi, 1882, pag. 5 e segg.; Boll. Ist. Corr. Arch., 1881, pag. 70; Helbig, Bollett. Ist. Corr. Arch., 1882, pag. 74. Il Ghirardini completò e modificò alquanto nella maggiore e più chiara distinzione sua quella dei quattro periodi di Prosdocimi in Notizie degli Scavi, 1888.