Trattato completo di agricoltura/Volume I/Selvicoltura/4
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della propagazione del bosco.
§ 367. La propagazione naturale nei boschi si fa pei semi che cadono dalle piante madri, dette semifere o matricini.
Sappiamo però che le piante frondifere quand’anche non potessero continuare la loro specie per semi, esse potrebbero propagarsi talvolta per piantoni, talvolta per propaggini avvenute naturalmente, essendosi per caso ricoperto un ramo con terra caduta da luogo più alto: possono poi sempre propagarsi per barbatelle, ossia rami che, nascendo dal pedale e sotto terra, si muniscono di radici, a guisa di margotte, e che levati dal ceppo, forniscono una pianticella, consimile ad una proveniente dal vivajo.
§ 368. Nelle piante resinose invece la riproduzione non può farsi che per seme, poichè tagliate o rotte esse generalmente non possono ripullulare dal ceppo, e quelle poche che fanno eccezione non convengono e non riescono bene riprodotte in altra maniera che per seme. Perciò sembra che in natura la loro riproduzione avvenga più facilmente che nelle altre piante, non avendo il loro seme bisogno d’esser molto coperto; le foglie che cadono dalle piante decomponendosi in breve tempo forniscono loro un bastante mezzo per germogliare; la folta ombra li ripara dagli ardori del sole, ed il conservare le foglie anche nel verno che fanno le piante madri li ripara dal troppo freddo: il loro seme inoltre resiste dippiù alle intemperie ed alla putrefazione che non quello delle piante frondifere.
Egli è perciò che tagliando un bosco di piante resinose, spesso già si trovano, sotto le piante mature al taglio, altre pianticelle nate dai semi, ma che crescevano stentatamente sotto la loro ombra. Come pure il più delle volte, ove l’altezza permetta la maturanza dei semi, basta lasciare in piedi un certo numero di piante semifere o matricini, perchè di nuovo il bosco si ripopoli di piante.
§ 369. Ma questa semina naturale il più delle volte non conviene perchè riesce irregolare, e perchè devonsi maltrattare le nuove piante quando sia giunta l’epoca di tagliare e trasportare i matricini deperenti, resi inutili, o che poscia farebbero danno coll’ombra e colla stillazione. In tal caso, e quando vi siano le volute circostanze favorevoli, si passa al taglio raso, si lavora interamente il terreno e si fa la semina artificiale sul posto.
Le condizioni che permettono questa semina artificiale in terreno da lavorarsi sono:
Il terreno piuttosto profondo, a leggier pendío, non paludoso, riparato dai venti forti e dalle alluvioni.
Un’altezza tale che in primavera ed in autunno la neve non impedisca l’operazione.
Date queste condizioni, il terreno può essere smosso e purgato dalle cattive erbe, lavorandolo coll’aratro in autunno e di nuovo in primavera; può essere lavorato colla zappa quando siavi gran quantità di ciottoli.
Si può anche passare all’abbruciamento della prima terra e della cotica composta di erbe grossolane e dure, di rovi, di sterpi, di erica e di ginestre; quest’abbruciamento si può fare tanto lasciando scorrere liberamente il fuoco alla superficie del terreno, avendo cura di limitarne e regolarne l’estensione, quanto costruendo dei fornelli nel modo indicato al § 215. Quando il terreno sia poco profondo, si scotica a liste, cioè si leva la cotica erbosa con un poco di terra sopra una data larghezza, e la si ripone lateralmente sopra uno spazio egualmente largo, ma che non si tocca. I semi si gettano sul terreno che devesi ricoprire.
La semina può farsi a gettata, spandendo uniformemente il seme su tutta la superficie, quando sia stata completamente lavorata, ricoprendolo poscia col lavorare più minutamente il terreno. I semi grossi si possono seminare in linea, entro un solco fatto colla zappa o coll’aratro, ricoprendoli in seguito. Nei terreni umidi si usa seminare sul colmo di porche od ajuole, disposte a norma del bisogno; e nei terreni secchi il seme invece si dispone nel solco o parte più depressa che resta fra l’una e l’altra. Quando si trattasse della semina in terreno assai mobile, abbisogna ricoprirlo con rami ancor muniti di foglie.
Se il terreno è profondo sarà sempre cosa utile, quando non si possa lavorare per intero, il cavare le fosse. Se il pendio del terreno sarà leggerissimo, le fosse si scaveranno a seconda dello scolo e della miglior esposizione, ma se è alquanto rapido si dovranno tracciare orizzontalmente. Le fosse devono essere larghe circa 3 decimetri e profonde altrettanto o poco più, distanti l’una dall’altra quanto porta l’aumento della pianta che si vuol allevare, non mai meno di metri 3. In queste fosse alla distanza di 40 in 60 centimetri si pone la semente a pizzico, avendo riguardo al volume, e segnandone possibilmente il luogo onde facilmente togliere in seguito le erbe; si cuopre con buona terra e foglie; indi, quando siano nate le pianticelle devonsi tener continuamente monde dalle erbe, e riparate nel primo anno con foglie al piede, e soprattutto se ne tenga lungi il bestiame sì grosso che minuto. Talvolta fra le linee, quando il pendío sia dolce, si possono coltivare i cereali od il pomo di terra.
Nelle posizioni ove le piantine soffrirebbero pel freddo, si usa seminare od allevare dapprima delle betule od altre piante; così sotto il riparo di queste si seminano le altre, purgando poi il bosco dalle prime quando le ultime seminate abbiano aquistata bastante robustezza.
Nelle alte montagne, ove il freddo e le altre intemperie sono maggiori, si costuma fare le buche o formelle presso i tronchi delle piante tagliate, i quali servono a difendere i semi dai venti, dal freddo e dal calpestamento degli animali.
In qualunque modo si procuri la semina in un bosco, è meglio che riesca fitta, poichè il terreno si bonifica più presto, e colle purgazioni se ne può trarre molto vantaggio.
Dovendo fare la risemina d’un bosco, sarebbe utile cambiare il seme, ossia la qualità della pianta, onde istituire una specie di rotazione; come anche si usa generalmente alternare pizzichi di seme di varie piante, le quali poi se non convengono si possono esportare colle purgazioni.
La quantità di seme che devesi spandere è approssimativamente la seguente per ogni 1000m quadrati di superficie.
Abete bianco | chilogr. | 5,0 | di grano alato |
» rosso | » | 2,3 | » |
Pino | » | 2,1 | » |
Larice | » | 1,5 | » |
Faggio | » | 19,0 | grano pesante |
Quercia e castagno | » | 60,0 | » |
Frassino | » | 6,0 | » |
Acero | » | 8,0 | » |
Betula | » | 4,0 | » |
Olmo | » | 4,5 | » |
§ 370. Ma non sempre le piante possono per tal modo propagarsi naturalmente da loro stesse. Nei boschi, e singolarmente nelle foreste degli alti monti, vi sono alcune circostanze che rendono impossibile la naturale riproduzione, e queste sono:
L’acqua ed il vento che trasportano troppo lontani i semi, molto più se sono alati.
Il freddo che impedisce la maturanza dei semi.
I semi che rimanendo scoperti non possono germogliare.
Il terreno troppo umido o troppo secco, oppure troppo sassoso e pochissimo profondo.
Il vago pascolo, per cui si guastano le piante appena nate.
Quando adunque in una località domini alcuna di queste circostanze, abbisognerà formarsi un semenzajo ed un vivajo in posizione più riparata di terreno più profondo e più riservato dal dente del bestiame.
§ 371. La semina del semenzajo deve farsi nella stessa epoca in cui cadono naturalmente i grani dalla pianta che li ha maturati (§ 280). È un pregiudizio quello di credere che tutti i semi vadano posti in terra nella primavera; la natura non tiene inoperosi i semi caduti avanti quest’epoca, essa concede loro quel maggior o minor spazio di tempo necessario per disporsi a germogliare: da qui viene l’ordine naturale delle semine. Di cento buoni semi di castagno o di quercia, seminati debitamente in autunno, forse non ne fallirà uno; mescolate alla terra, senza gran cura e molto superficialmente, dei granelli d’uva, ed alla primavera li vedrete nati completamente; il mandorlo del pesco gettato sulla terra all’autunno nasce assai facilmente. Fate invece queste semine in primavera e perderete più che metà dei semi, o, nascendovi troppo tardi, soffriranno di più l’asciutto.
Dunque molti semi hanno bisogno di una più o men lunga macerazione nel terreno, ed il tempo di questa macerazione ci vien indicato dalla natura. I semi delle piante resinose escono ordinariamente dai coni nella primavera seguente; quelli dell’abete bianco nell’autunno dello stesso anno; quelli del pino e dello zimbro nell’autunno posteriore a quello della fioritura. I semi delle piante frondifere cadono quasi tutti in autunno; quelli del frassino bisogna spesso staccarli dalla pianta. L’olmo solamente lascia cadere i semi alla fine di maggio od al principio di giugno, tre mesi dopo la fioritura; e questa è l’epoca precisa della loro seminagione.
Ci riserveremo però a seminare in primavera quando il terreno sia troppo umido, soggetto alle inondazioni dell’autunno o della fine dell’inverno; dove la neve resti troppo tempo, o cada troppo presto e prima del distacco dei semi, e quando le tenere piante, nascendo presto, potrebbero soffrire pei tardi freddi di primavera. Solo la betula riesce bene seminata anche sulla neve, quando però il terreno sottoposto sia sgombro d’erbe cattive.
Quando i semi di queste piante non si possano per qualche cagione confidare alla terra entro l’anno, ordinariamente perdono la facoltà di germogliare quando non siano ben maturi, ben stagionati e conservati in luoghi freschi ed asciutti; epperò quando si vogliano conservare sarà bene riporli fra la sabbia ben asciutta, o fra il fogliame ben secco e compresso. I semi delle piante resinose si mantengono meglio nei loro coni quando siano ben maturi e stagionati, e quando se ne vogliano i grani, basta esporli al sole o riscaldarli artificialmente perchè si aprano e n’escano i semi. Il larice è quello i cui coni si aprono più difficilmente.
Eccovi intanto una tabella, che vi servirà per le piante forestali del nostro clima.
Nome delle piante. | Epoca della maturanza | Durata media della facoltà germinativa |
Mesi | ||
Cedro del Libano | Novembre | 12 |
Ontano | Dicembre | 6 |
Carpino | Ottobre | 6 |
Castagno | Ottobre | 6 |
Quercia | Ottobre | 6 |
Cipresso | Gennajo | 12 |
Acero | Ottobre | 6 |
Frassino | Novembre | 6 |
Faggio | Ottobre | 6 |
Larice | Dicembre | 12 |
Olmo | Maggio | 1 |
Pino silvestre | Settembre | 12 |
» cembra | Novembre | 12 |
Peccia | Settembre | 12 |
Abezzo | Ottobre | 12 |
Tiglio | Ottobre | 6 |
Ginepro | Dicembre | 12 |
Elce acquifoglio | Novembre | 6 |
Tasso | Agosto | 3 |
Betula | Novembre | 6 |
Si avverte poi che i semi voluminosi si devono tenere più profondi dei piccoli, e che nei terreni sciolti ed aridi devesi proporzionatamente tenerli a maggior profondità che nei compatti ed umidi.
Le seguenti profondità approssimative serviranno pei semi più comuni.
Betula | 0m,002 | Alberi resinosi | 0m,015 | ||
Ontano | 0m,004 | Acero e frassino | 0m,020 | ||
Carpino | 0m,007 | Faggio | 0m,030 | ||
Olmo | Quercia | 0m,050 | |||
Robinia | 0m,009 | Castagno | 0m,080 | ||
Avorniello |
Nel semenzajo questi semi si coprono anche con terra mista a paglia trita, a foglie, o meglio ancora con foglie acute di pini, le quali non ne impediscono la germogliazione. Se temesi molto il freddo, vi si sovrappongano anche sterpi e cespugli.
§ 372. Si procuri inoltre che il semenzajo sia posto in condizioni non troppo diverse di quelle in cui dovranno stare le piante pel tratto successivo. Sui monti servono bene alcuni piani che si riscontrano anche molto alti, ma che siano difesi dai venti, dalle valanghe e dalle frane.
Tanto sulle Alpi quanto sul Jura vi sono degli alti piani assai favorevoli per una fitta seminagione, che colle purgazioni darebbero piante per emendamenti e per nuovi boschi, e che si potrebbero diradare, anche al punto che sotto vi si potesse coltivare qualche cereale, od il pomo di terra, o che per lo meno gioverebbe tenerli a pascolo arborato. Quando poi si volesse col tempo levare il bosco in totalità, si troverebbe un fondo assai migliorato.
Le piante dal semenzajo sarà bene trasportarle nel vivajo. Il vivajo riesce talvolta indispensabile per avere piante da emendare i boschi già formati; ed è utile perchè, come vedemmo, in tal modo le piante mettono maggior quantità di radici laterali, rompendosene il fittone nel trasporto. L’abezzo, il pino ed il carpine fanno naturalmente molte radici laterali e si possono trovare anche sotto i loro matricini. Generalmente però le piante cresciute sotto l’ombra delle altre non fanno bella riuscita.