Trattato completo di agricoltura/Volume I/Selvicoltura/5
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Selvicoltura - 4 | Selvicoltura - 6 | ► |
dell'impianto, o piantagione.
§ 373. L’impianto di una foresta è richiesta quando essa vada soggetta al vago pascolo, poichè gli animali facilmente calpesterebbero o mangerebbero i teneri germogli delle piante appena nate; quando il terreno coprendosi facilmente di cattive erbe soffocherebbersi le piantine che sono più lente a crescere; quando le piante fossero di tal sorta che nei primi anni soffrissero le intemperie, ma che vi resistano quando abbiano superati i 6 o i 10 anni; quando il terreno essendo troppo scarso non si potesse lavorare convenientemente per la semina e che per conseguenza più facilmente risentisse il gelo e l’arsura: quando si vuol emendare o ripopolare un meriggio; e finalmente quando si voglia risparmiar tempo, fatica e semente. In fatti su 1000m quadr. di terreno invece di fare tanti solchi, e porvi e ricoprire tanti pizzichi di semente, basteranno 65 od al più 100 formelle o buche secondo la qualità della pianta che si vuol allevare, dovendosi alla maggior parte delle piante d’alto fusto lasciare una superficie di 6 a 10m quadrati, riuscendo così più facile trovare terra bastante da riempire le formelle.
In generale le piantagioni nei climi temperati, non troppo elevati, e nei terreni sciolti riescono meglio d’autunno, specialmente se trattasi di piante frondifere. Nei terreni umidi, sui freddi ed alti monti, ove la neve resti per troppo lungo tempo, e colle piante resinose o sempre verdi, riescono meglio in primavera, prima però che le gemme comincino a gonfiarsi. E ciò succede perchè queste piante, traspirando anche nel verno senza poter far radici, illanguidiscono di molto. Il larice ed il cipresso distico, spogliandosi di foglie sul finir dell’autunno, fanno eccezione.
Le specie destinate all’impianto devono provenire da un semenzajo o vivajo che per qualità di terreno, e condizione di temperatura e d’umidità non presenti sensibile differenza col luogo dove devono essere piantate. Si deve eziandio procurare che le piante siano giovani, onde vengano meglio. Le piante sempre verdi non devono avere di più di 5 o 6 anni, le frondifere non più di 8 o 10. Nel levarle dal vivajo s’abbia inoltre la cura di conservare il fittone o radice maestra a quelle piante che voglionsi allevare con alto fusto e dritto, come gli abeti, i larici, ecc.; ma quando vuolsi invece che servano a trattenere il terreno, od essere allevate a capitozza o ceppate, si deve tagliarne il fittone, acciò mettano maggior quantità di radici laterali. Nel levarle dal semenzajo si mondino bene le loro radici da quelle rotte o contuse, e, se ne hanno poche, si cerchi di trasportarle unitamente ad un poco di terra.
Le formelle o buche per queste piantagioni devono essere disposte regolarmente in linea se il terreno lo permette, e nella miglior posizione possibile, avendo riguardo alla facilità di scolo ed al pendío, il quale, se sarà forte, richiederà che le linee sieno orizzontali. Altrimenti si cerchino le posizioni che per essere un poco depresse o piane presentino una maggior quantità di terreno o di terriccio. La grandezza di queste formelle dev’essere di 70 centimetri in quadro, e di altrettanti o più di profondità. Fra le linee, lo spazio non sia minore di tre metri e tra formella e formella, nella stessa linea da 2m a 4m, secondo la qualità della pianta. Nei terreni argillosi e compatti le formelle si facciano presto, acciò la terra si renda più soffice, e nei sciolti e soggetti all’asciutto siano alquanto più profonde; nel fondo delle formelle si capovolgano delle zolle erbose, le quali servono a rendere soffice il terreno nei fondi compatti, ed umido nei sciolti, preparando inoltre un concime alla pianta colla successiva loro lenta decomposizione.
Levate le piante dal vivajo colle precauzioni indicate, si adagiano su queste zolle, mescolando fra le loro radici la miglior terra che rinvengasi all’intorno, e non si interrino più di quanto lo erano dapprima. Nei terreni argillosi ed umidi si tengano a fior di terra, nei sciolti la pianta invece si trovi alquanto infossata, onde nella formella si fermi di più l’acqua, e resti maggiormente difesa dal sole e dai venti per mezzo degli orli salienti della buca. Ove però non si possano tener profonde le formelle nei terreni sciolti, convien disporre dei ciottoli presso la pianta dalla parte di mezzodì e dalla parte da dove soffiano i venti.
Fatta la piantagione tanto in autunno che in primavera, si devono tosto circondare le buche e le piantine di foglie o di sterpi. Queste faglie servono ad impedire che il gelo sollevi il terreno, o che il sole lo asciughi di troppo, presentando altresì il vantaggio di non lasciar crescere sotto di esse le cattive erbe, e di servire col tempo da concime.
Le piantagioni fatte per cespugli di 4 a 6 piante riescono bene ove il terreno s’ingombra facilmente d’erba, e dove dominano i venti, o le frane, poichè, le giovani piante si difendono facilmente le une colle altre; ma dove non si presentino queste circostanze è migliore la piantagione di una sola, perchè cresce più presto, più dritta e più forte, nè le si guastano le radici quando si volesse diradare il cespuglio.
Qualche volta le piantagioni riescono bene fatte anche in agosto sebbene di una età maggiore dell’indicata, purchè le piante siano trasportate con molta terra e che la pioggia sia frequente.
Quando il terreno sia abbondante ma poco fertile, si può piantare fitto onde accrescere la fertilità colla maggior quantità di foglie che cadranno col tempo, diradando però in seguito le piante sino alla debita distanza.
A qualunque semina o piantagione non devesi mai nei primi 20 o 30 anni levare le foglie cadute, e, dopo tal’epoca, gioverà anzi dividere il bosco in tante porzioni, onde le foglie non siano levate che ogni 3 o 6 anni, con una specie di rotazione, finchè le piante siano già cresciute molto alte, e che il terreno sottoposto si possa convertire in pascolo.
Le norme che ho finora indicate servono pei boschi d’alto fusto delle montagne, ed anche per quelli della pianura e dei colli, fuorchè in questi luoghi le operazioni si possono fare più regolarmente.