Trattato completo di agricoltura/Volume I/Botanica agricola/6

Della nutrizione nei vegetali

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della nutrizione nei vegetali.

§ 20. Giacchè vi ho detto che le radici servono all’assorbimento delle sostanze nutrienti la pianta, e che le foglie non solo favoriscono questo assorbimento, ma, che al pari dei polmoni negli animali, rendono atte alla nutrizione le materie assorbite dalle radici, ponendole in contatto coll’aria atmosferica, ben presto vi accorgerete che qui sta tutto il processo della nutrizione vegetale.

Una pianta non può vivere colle sole radici come non può [p. 37 modifica]23.23. c Ceppo di vite tagliato all’altezza di cinque decimetri — t, tubo di vetro a doppia curva, applicato ad una viera d’ottone v, adattata e lotata all’estremità troncata del ceppo, il tutto ricoperto e tenuto in posto da un pezzo di vescica m, — n n livello della colonna di mercurio nelle due branche della curva inferiore prima dell’esperienza — n' n' livello della medesima alla fine dell’esperienza. vivere colle sole foglie. Tagliate le radici ad una pianta vigorosa, toglietele in tutto o in parte le foglie, e la vedrete ben presto scemar di vigore e morire.

Dunque la nutrizione delle piante è un’opera complessiva delle radici e delle foglie, supposte sempre le condizioni opportune di luce, umidità e calore.

§ 21. Poste nel terreno, le ultime e più sottili diramazioni delle radici, alla estremità delle quali stanno quei piccoli rigonfiamenti detti spugne o boccuccie, essi assorbono l’umidità, ossia l’acqua. Questa forza assorbente delle radici è tale che un gambo di vite (fig. 23) di 0m,02 di grossezza, tagliato a mezzo metro circa d’altezza, sulla cui parte tagliata venga applicato un tubo a doppia curvatura, e riempito di mercurio sino alla parte alta, della curvatura vicina al gambo, fu pel primo tratto in pochi giorni riempito di umore in modo tale, che il mercurio salì dalla parte opposta a più di 0m,80, cioè avrebbe esercitata una pressione maggiore di [p. 38 modifica]quella dell’atmosfera che è misurata da una colonna di mercurio alta 0m,76 circa nella nostra posizione geografica. E per averne una prova facile della rapidità con cui si eseguisce l’assorbimento, basta far attenzione al rinverdimento di una pianta appassita che improvvisamente si adacqui.

§ 22. L’umore che viene assorbito dalle radici, è quello che contiene tutte le vere sostanze servienti a nutrire la pianta. Quest’umore è acquoso, poco più pesante dell’acqua, gommoso zuccherino, leggiermente salino, e dicesi Linfa, o Succhio.

Anticamente credevasi che la linfa, ascendesse per la pianta passando pel midollo, oppure per la corteccia; ma ora è cosa confermata che sale per gli strati legnosi più recenti, e singolarmente per quelli dell’alburno, i quali sono formati da filamenti costituiti da una serie di piccoli tubetti riuniti in fascetti.

Per tale strada la linfa o succhio, che salendo dicesi ascendente, dal tronco si porta ai rami, alle ultime diramazioni e finalmente alle foglie.

Questa linfa quanto più si osserva in punto lontano dalla radice, riscontrasi più densa e viscosa e sempre più pesante dell’acqua. Giunto il succhio all’estremità dei rami e poscia alle foglie, succedono gli altri fenomeni di respirazione e di traspirazione.

§ 23. La respirazione è una delle principali funzioni delle piante. Le foglie, per la loro organizzazione vascolare e cellulare, agiscono come veri polmoni, offrendo alla linfa una grandissima quantità di cellule piene d’aria, assorbita per mezzo di quei pori che abbiamo osservati alla pagina inferiore; e così, come, il sangue nel polmone degli animali, o, più precisamente come negli insetti, per mezzo dei loro condotti aerei, la linfa comincia dallo spogliarsi in parte dell’umidità assorbita dalle radici, e da alcuni gas ad essa frammisti, per fare altre combinazioni cogli elementi dell’aria, per le quali diviene utile alla nutrizione (§ 18). [p. 39 modifica]

Le piante acquatiche compiono la respirazione come gli animali acquatici, presentando all’aria contenuta nell’acqua una estesa superficie; infatti abbiamo visto che le foglie di tali piante sono prive di epidermide, per cui il tessuto cellulare resta posto a nudo in ciascuna sua parte.

§ 24. La traspirazione, ossia la perdita di parte dell’umidità assorbita, si fa pure per mezzo delle foglie, ed è maggiore quanto più la pianta è giovane e vigorosa, o che l’atmosfera sia calda.

§ 25. Dopo essere stata in contatto dell’aria, la linfa resa meno acquosa e più nutriente, ridiscende verso le radici col nome di linfa o succhio discendente. Vi ho detto che il succhio ascende per le parti più esterne del legno, ora vi dirò che il discendente si fa strada per gli strati ancor più esterni, cioè tra la corteccia e l’ultimo strato legnoso, e che ivi si condensa e si organizza costituendo il nuovo alburno, che diverrà nell’anno successivo l’ultimo strato legnoso sul quale si depositerà un nuovo alburno. Per convincervi basterà che facciate una legatura, od un’incisione circolare intorno ad un tronco, oppure ad un ramo, e vedrete che è il lembo superiore che va ingrossandosi e che tende a prolungarsi in basso. Per effetto poi di questo deposito fatto su tutta la superficie esterna dell’ultimo strato legnoso, la pianta s’ingrossa e s’allunga, rompendo la corteccia pel lungo e pel traverso.

Sono adunque questi nuovi e successivi depositi legnosi che costituiscono quei strati concentrici della parte legnosa che già vi ho fatto notare (§ 9), i quali ad alcuno parve che potessero bastare per calcolare gli anni d’una pianta. Dall’esposto si vede che questa norma non dev’essere del tutto fallace; ma per circostanze particolari può trarci in errore. Supponiamo infatti che una pianta dovesse, per troppa siccità o per una perdita forzata di foglie, arrestare per qualche tempo la sua vegetazione, ossia il corso del succhio, e che nello stesso anno cambiando le circostanze potesse riattivarla, in allora è [p. 40 modifica]chiaro che vi saranno due depositi invece di uno. Se all’incontro la pianta fosse in condizioni tali da poter quasi sempre continuare la sua vegetazione, come succede nei paesi caldi o tropicali, allora invece la distinzione fra questi strati concentrici sarà meno sensibile e spesso assai poco marcata.

§ 26. Il movimento della linfa ascendente, ossia l’assorbimento per parte delle radici, comincia in primavera nei climi che hanno una stagione calda e l’altra fredda, oppure alcun tempo dopo aver maturato il frutto, nelle piante che abitano i climi caldi. In allora pel freddo avvicinantesi o perchè le foglie, già da gran tempo funzionando, restino ostrutte da materie terrose che impediscono l’azione de’ pori aerei, cominciano a diminuire le funzioni assorbenti e respiranti, e nella pianta si rallenta il corso della linfa, finchè si arresta del tutto.

Cessata la nutrizione, la pianta s’indura, perdendo sempre più l’umidità che non è più sostituita dall’assorbimento delle radici. Egli è perciò che l’inverno è il momento più opportuno per tagliare le piante, poichè meno facilmente si guastano, contenendo in sè ben poche sostanze solubili che sono le prime a guastarsi; ed è perciò che l’alburno d’una pianta tagliata è sempre il primo che si presenti guasto dal tarlo, essendo quello che contiene maggior quantità di materie solubili.

§ 27. Ora forse domanderete quali sieno le cause che fanno salire e discendere il succhio, quali quelle che determinano il loro primo muoversi in primavera, e quali l’arrestino all’avvicinarsi del verno.

La salita del succhio avviene per molte cagioni assieme combinate. Succede per la capillarità del tessuto legnoso, ossia per quella proprietà che hanno i liquidi d’innalzarsi sino ad un certo punto entro i tubi ristrettissimi (fig. 24). Ma questo non basta, poichè giunto il liquido a quel limite esso rimarrebbe stazionario, se non fosse sussidiato dall’endosmosi, ossia dalla proprietà che ha il liquido più denso di [p. 41 modifica]attirare quello meno denso, molto più se gommoso o zuccherino, ancorchè siano fra loro separati da una membrana o pellicola vegetale od animale, come sarebbero appunto le tramezze che separano le cellette formanti i vasi che compongono le fibre vegetali (fig. 25 e 26). E ciò debbe avvenire probabilmente. Infatti ho già detto che il liquido quanto più s’innalza dalle radici, perdendo un poco d’umidità si trova sempre più denso, e che la linfa ascendente è appunto di carattere gommoso-zuccherino; un ramoscello immerso nell’acqua, l’assorbe e può mantenersi verdeggiante finchè questa abbia spinto all’insù ogni materia più densa nutritiva che trovavasi nel tessuto, ma quando non ne troverà più s’arresterà l’ascensione del liquido e dovrà appassire. Un’altra causa che agisce di concerto è il dilatamento che subiscono i liquidi succhiati dalle radici nel fresco ambiente del terreno innalzandosi sopra terra per la maggior temperatura atmosferica nel tempo della vegetazione. Questi liquidi infatti non potendo retrocedere nè potendo allargare i tessuti devono necessariamente spingersi all’insù. Infine v’influisce l’espansione dei gas che si trovano disciolti nel succhio, e che si svolgono mentre si solidifica parte dei liquido in cui si trovano, cioè durante il processo d’assimilazione. L’azione dell’endosmosi e della dilatazione dei liquidi può superare in forza l’ordinaria pressione atmosferica, come già vedemmo nel gambo di vite tagliato. La traspirazione vegetale, ossia il disperdimento dell'umidità per mezzo delle foglie favorisce il movimento ascensivo. Il movimento del succhio discendente può spiegarsi nell'egual modo, cioè dal trovarsi più denso quanto più discende per le parti più esterne del tronco, per la spinta dei nuovi gas assorbiti per mezzo delle foglie e svolti durante la deposizione del nuovo alburno. [p. 42 modifica]

Per intendere poi come incominci e perchè si sospenda la vegetazione nei climi a stagioni marcate, bisogna sapere che la terra ad una profondità di 8m a 10m comincia ad essere insensibile alla variazione diurna di temperatura, e non dinota che quella delle stagioni, coll’avvertenza però che nell’inverno perde a poco a poco il calore acquistato nella state, e nella state lo aumenta gradatamente sino all’autunno, per cui verso il principio della primavera la terra a quella profondità presenta la sua minima temperatura, e verso il cominciare dell’autunno la massima; epperò, per mezzo dei fenomeni fisici già annunziati, facilmente può spiegarsi come in primavera un leggier aumento di temperatura atmosferica possa determinare il movimento ascensivo del succhio; e come all’appressarsi del freddo la terra trovandosi più calda dell’aria inverta questo movimento ed arresti la vegetazione. Infatti nel verno le piante riscontransi meno acquose e più compatte.

Non crediate però, o lettori, ch’io mi pensi d’aver con ciò spiegato esattamente il movimento della linfa, e le cause che l’attivano o che l’impediscono; io non feci che ripetere quel che credono tanti altri e che credo anch’io. I motivi addotti per ispiegare questi fenomeni, se non sono convincenti, sono almeno costanti in natura e potrebbero anche da sè soli bastare; ciò non ostante voi vedrete che anche nelle piante succedono dei movimenti, talvolta marcatissimi, i quali potrebbero forse ajutare questo movimento, come succede negli animali, nei quali la sola contrazione del cuore non sarebbe sufficiente a spingere il sangue sino alle più piccole arterie, dove pure arriva per mezzo dell’azione di successive, regolari e frequenti contrazioni che avvengono nelle arterie stesse. Intanto vi prego a non fare il brutto muso a questi confronti cogli animali, prendendo l’uomo per tipo, poichè già ne troverete ad ogni istante, e perchè poi la colpa non è mia se le piante vogliono imitarli in certe cose.