Sulle ferrovie proposte per la congiunzione delle linee Palermo-Girgenti e Catania-Licata/V

Cenni sulla linea di Vallelunga

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CENNI SULLA LINEA DI VALLELUNGA


La linea di Vallelunga s’innesta alla linea Palermo-Girgenti alla stazione di Roccapalumba distante chilometri 70 da Palermo e chilometri 27 dal ponte sul fiume Torto, ove avrebbe principio la linea delle Imere.

Essa rimonta la valle del Torto su terreno argilloso avente in regola generale una leggiera inclinazione per una lunghezza di chilometri 15,500 circa.

Nel suddetto tratto la ferrovia è in buone condizioni ed ha una pendenza dell’8‰. Attraversa tuttavia varie volte il fiume con ponti in ferro come la linea di Montedoro nello stretto di Bonpensieri. In alcuni tratti il fiume è deviato dal suo corso con tagli che saranno utilissimi, ma che hanno sempre per effetto un aumento nella velocità della corrente ed in conseguenza le corrosioni delle acque in terreni argillosi.

La ferrovia entra poscia nel Vallone Garcia il cui fondo è molto stretto ed i cui fianchi sono costituiti da argille del miocene inferiore. [p. 50 modifica]

La linea abbandona il versante del Torto ed entra nel versante del Tomarrano, un affluente del S. Pietro, attraversando la serra, o la linea di displuvio colla galleria di Garcia lunga 900 metri circa, scavata parimente nel miocene inferiore.

Sortendo dalla galleria la linea segue a mezza costa la regione del Salice in terreno cattivo, entra di nuovo in una galleria di 1700 metri circa di lunghezza colla pendenza del 20 e più per 1000 scavata almeno in massima parte nel miocene inferiore ed arriva così al versante del torrente Belici discendendo la valle che lambe il fabbricato di Vallelunga e percorrendo circa 5 chilometri per raggiungere il torrente.

Tutto il tratto dal Vallone Garcia sino all'imbocco Catania della Galleria del Salice risiede su argille marnose del miocene inferiore intercalate con statarelli di sabbia.

Gl’ingegneri Siben ed Imperatori nella descrizione dei terreni attraversati dalle ferrovie interne dell’Isola che accompagna le istruzioni che debbono guidare gl'ingegneri nei loro studii; osservano a ragione che il miocene inferiore costituito da marne ed argille marnose intercalate colle sabbie è il terreno il più pericoloso, il più franoso e quello che ha dato origine a maggiori guasti e richiede maggiori spese per il consolidamente della ferrovia.

La costa percorsa dalla linea tra le gallerie Garcia e Salice non solo è costituita da terreno eminentemente franoso ma è già franata in parte.

Nel Vallone Garcia, se la ferrovia è in costa, si ripeteranno gli errori commessi sulle altre linee.

Se si colloca la ferrovia al fondo della valle bisogna difenderla con opere d’arte dalla corrosione delle acque e consolidare in gran parte nello stesso tempo con drenaggi il terreno superiormente alla ferrovia.

Per fare tutte le suddette opere, per l'esecuzione delle gallerie occorre un considerevolissimo volume di materiali di costruzioni.

Ora questo materiale, se si accettuano le argille per la fabbricazione dei mattoni e le sabbie, manca assolutamente in tutta la zona percorsa dalla ferrovia.

Basta esaminare il fabbricato di Vallelunga, come già [p. 51 modifica]osservava un distinto ingegnere, per convincersi del difetto assoluto di pietra da costruzione in queste regioni. Vallelunga infatti è tutto fabbricato con mattoni, tuttochè si debbano cuocere i laterizi colla paglia.

Mancano assolutamente non solo le calci idrauliche naturali, così abbondanti su varie ferrovie interne della Sicilia, ma perfino i calcari ordinarii per fabbricare calci idrauliche colla loro associazione alla pozzolana.

Anche l’acqua, che nell’epoca delle pioggie assorbita dalle argille è la causa delle frane e che assorbita dalle sabbie prolunga per molto tempo i moti franosi, fa nell’estate difetto in una parte notevolissima della zona ivi percorsa della ferrovia.

Sotto il rapporto materiale da costruzione tutto questo tratto di ferrovia si trova in condizioni molto infelici relativamente alla linea di Montedoro, dove le opere d’arte furono calcolate a prezzi elevati rispetto alle altre ferrovie.

Colle sabbie si trovano or qua or là ciottoli di arenarie che, se fossero abbondanti, potrebbero fornire materiale atto a formare blocchi artificiali per la difesa della ferrovia contro le corrosioni e per i drenaggi. Ma sono così sari e così sparsi da dovere essere considerate come completamente trascurabili.

Nella direzione di Alia esistono arenarie silicee; Esse sono tuttavia molto distanti dalla linea.

La ferrovia per una lunghezza di 5 chilometri nel Vallone Lungo e poscia nel tratto tra Garcia ed il Salice si trova quindi per la strettezza del vallone e per il difetto dei materiali di costruzione in condizioni più infelici che i corrispondenti tratti della ferrovia di Montedoro e della ferrovia delle Imere.

Tenendo conto delle precedenti osservazioni, il costo delle varie opere d’arte per metro cubo, deve quindi essere per tutta la regione del Torto sino a Vallelunga, calcolato ad una cifra molto più elevata, che per la linea di Montedoro e per la linea delle Imere.

Dall’incontro del torrente Bilici, la ferrovia è relativamente in buone condizioni per una lunghezza di 9 chilometri circa, sino al torrente Barbarigo.

Qui incominciano le dolenti note. Qui giunti i vecchi ingegneri dell’Isola si trovarono in presenza della catena di Castellaccio e [p. 52 modifica]quindi di una galleria tale che non credettero conveniente nell’ordine economico di affrontarla, avendo mezzo di girare la catena suddetta, sebbene si andasse incontro ad una serie di altre difficoltà parziali e si allungasse notevolmente la percorrenza della ferrovia.

Qui giunto coi suoi rilevamenti sul terreno l’ingegnere Carosio nel 1861, abbandonò il concetto della linea di Vallelunga.

L’antica strada postale da Palermo a Caltanissetta per passare dalla valle del Torrente Bilici nella valle del fiume Salito attraversa per la portella di Castellaccio alta metri 700 circa sul livello del mare, la catena di cui fa parte il citato monte Catuso.

La strada attuale postale da Palermo a Caltanissetta attraversa invece la stessa Catena alla portella di Recattivo elevata di metri 800 sul livello del mare. È questo il punto più elevato della strada postale attuale.

La ferrovia di Vallelunga per passare dalla valle del Bilici, alla valle del Salito, attraversa la catena sopra cennata con una grande galleria (ch’è l’opera la più colossale di questa linea) sotto la portella di Castellaccio.

Giunta al torrente Barbarigo alla quota di 350 metri la ferrovia abbandona il Bilici, risale il Barbarigo per una lunghezza di 5 chilometri, indi rimonta il vallone sotto Castellaccio al Nord della catena in terreni argillosi dell’eocene superiore per una lunghezza di oltre un chilometro ed arriva con una pendenza del 25 per ‰, all’altezza di metri 430 circa sul livello del mare, ove raggiunge l’imbocco nord della grande galleria di Castellaccio.

Le coste argillose esposte a nord come già osservarono l’Ispettore Imperatori e Siben, sono più pericolose a parità di circostanze che le coste esposte al Sud.

A ciò si aggiunga, che avendo i monti soprastanti una notevole altezza, sono nella loro parte più elevata coperti per varii giorni in quasi tutti gli anni dalle nevi, la cui lenta fusione agevola i movimenti franosi e li rende più disastrosi che là dove le correnti acque sono più passeggiere.

La Sezione dei terreni attraversata da questa galleria è approssimativamente rappresentata dalla fig. 2a Tav. 1a.

a) sono calcari dell’epoca solfifera. Essi formano il cucuzzolo [p. 53 modifica]del monte, ma si arrestano a breve distanza da questo cucuzzolo verso il lato Sud, ed il terreno superficiale è costituito da una frana imponente, che discende sino a due chilometri ancora sotto l’imbocco sud del tunnel.

b) rappresenta le argille marnose del miocene inferiore intercalate con varii stratarelli di sabbia. Alla parte superiore le argille sono ricche di elementi salini, cloruro di sodio, solfato di calce, ecc.

c) è uno strato di sabbia, il cui affioramento è superiore a 300 metri (secondo l’inclinazione del versante nord) e di 5 chilometri almeno secondo la direzione dello strato.

d) rappresenta le argille dell’eocene superiore, e comprende il banco di terra chiamata riidda molto sviluppata in queste regioni.

Il calcare (a), che forma il cucuzzolo di Castellaccio alto 780 metri sul livello del mare, essendo stato corroso ed esportato tutto all’intorno del cucuzzolo, la linea di displuvio sia a destra che a sinistra è meno elevata ed alla portella misura, come si disse, 700 metri sul mare.

L’altezza del monte sovrastante alla galleria è quindi di 270 a 280 metri sopra l’imbocco nord e di metri 300 sopra l’imbocco Sud. In media di 285 metri. Si hanno in conseguenza pozzi la cui profondità arriva a 250 e 270 metri.

Dall’imbocco sud la ferrovia discende per due chilometri in terreno eminentemente franoso e franato nella parte superiore del Vallone Stretto.

Entra in galleria per una lunghezza di 160 metri e, percorrendo una lunghezza di quasi un chilometro colla pendenza del 25 per ‰, discende al molino del Bosco.

Il vallone Stretto si chiama tale, perchè strettissimo, ne è possibile collocarvi la ferrovia al fondo accosto alle acque. Bisogna quindi che essa cammini in parte notevole od in costa od in galleria.

Le coste sono formate da gessi a strati molto sottili intercalati con stratarelli sottilissimi dì argille. Tutta la massa gessosa è già dislocata. Per avere una idea adequata della nessuna solidità di questo tratto, bisogna esaminare tutto il terreno limitrofo alla zona percorsa ferrovia dal monte Diero al passo del Lupo [p. 54 modifica]da un lato, e dall’altro nelle regioni Purgatorio, Autimello, ecc.; bisogna osservare la frana colossale di Castellaccio, ecc...

Mi astengo dal descrivere la frana suddetta percorsa ancora per un tratto notevole dalla ferrovia, sortendo dall’imbocco sud. La descrizione può parere esagerata. Sono fatti che si debbono vedere ed esaminare sul posto.

Le argille sottostanti ai gessi sono tutte molto ricche di elementi salini e franose per eccellenza. Proprio accosto a questa zona si trovano le miniere di sale di Trabona e segni evidenti di giacimenti di sal gemma, si osservano poco lontano dal molino del Bosco. Dicesi, che l’ispettore Marsano, allorchè venne in Sicilia, fu a visitare appunto questo versante e ne riparti subito, abbandonando ogni idea di fare passare una strada ferrata in simili regioni.

Se i gessi suddetti sono tagliati, vi si producono scoscendimenti, che si estendono secondo la stratificazione sino alla loro sommità.

Già ho osservato a principio coll’autorità degli ingegneri Protche e Lanino quanto sia condannabile il concetto di stabilire ferrovie in costa nei terreni argillosi soggetti a moti franosi.

In Sicilia si potrebbero citare molti esempi per dimostrare le conseguenze disastrose di questo concetto.

Citerò solamente il tratto dalla stazione di Leonforte alla stazione di Villarosa per Castrogiovanni. Secondo l’ispettore Marsano la Galleria di Castrogiovanni doveva essere una lunghezza di 4 chilometri a meno.

La Società Costruttrice Vitali, Picard e Charles ne ridusse la lunghezza a 2 chilometri circa, ed allorchè essa venne data in appalto dal Governo, era stata ridotta ad un chilometro e duecento metri circa. Per arrivare a questo risultato si salì in costa sui versanti orientali ed occidentali di Castrogiovanni dalle stazioni di Leonforte e di Villarosa, sino al tratto intermedio, che nell’appalto Carosio, ceduto poscia a Trewhella, comprende la grande galleria.

I due tratti di salita ora cennati, che costituiscono l’appalto Trewhelta, furono messi all’asta per la somma di L. 4,500,000. Ora questi due tratti costano già la somma di 14 milioni di lire e la ferrovia può dirsi veramente felice, se con tale spesa, sarà assicurata per un esercizio regolare. [p. 55 modifica]

Potrei citare varii altri esempii per dimostrare quali sieno state le conseguenze del sistema, o del concetto di stabilire le ferrovie in costa su terreni argillosi, sistema condannato da tutti i valenti ingegneri.

Egli è vero che la ferrovia sia al nord nel Vallone sottostante a Castellaccio, sia al sud nel vallone Stretto fu situata il più che possibile alla loro parte bassa. Ma essendo strettissime queste vallate e pessime le loro coste, la linea vi è situata in condizioni non molto diverse da quelle precedentemente accennate.

Per evitare i tratti suddetti di salita, al nord nel Vallone sottostante a Castellaccio ed al sud nel vallone Stretto, bisogna allungare notevolmente la galleria, portandola, come potrà il lettore stesso ricavare dalle carte dello Stato Maggiore, ad una lunghezza di 6 chilometri e mezzo. Essa passerebbe sotto il filo di Mimiani, alto metri 840 sul livello del mare e l'altezza del monte sopra gli imbocchi nord e sud del tnnel, sarebbe in media di 450 a 500 metri.

Dal Vallone Stretto la ferrovia discende fino al Salito, ed entra in una galleria presso il Molino della lunghezza di metri 150 circa. Raggiunto il Salito all'ordinata o quota di 290 metri sul mare la ferrovia rimonta per 4 a 5 chilometri, su terreno alluviale la valle. Da questo punto essa può dirigersi od alla stazione di Santa Caterina (Xirbi) oppure a Caltanissetta, innestandosi al tronco Xirbi-Caltanissetta, tra la stazione di Santa Caterina ed il viadotto che precede la grande galleria in costruzione.

Secondo il progetto preventivo la ferrovia dirigendosi a Caltanissetta; costerebbe due milioni di più che dirigendosi alli Xirbi.

Tutti i suddetti tracciati formano oggetto degli studii definitivi. Per arrivare alla stazione di Santa Caterina detta anche stazione delli Xirbi, la ferrovia rimonta ancora la valle del Salito per una lunghezza di 3 a 2 chilometri, ed arriva così all’ordinata di 340 metri. In questo ultimo tratto la valle è più tortuosa, più stretta, ed in condizioni molto infelici relativamente ai 4 a 5 chilometri precedenti.

Sono ivi in conseguenza necessarii molti ponti, come nello stretto di Bonpensieri sulla linea di Montedoro a meno che non si preferiscano, come pare, i tagli del fiume. Ora i tagli, i [p. 56 modifica]rettilinei aumentano la velocità delle correnti, accrescono la loro forza di corrosione e rompono facilmente l'equilibrio stabilito dalla natura istessa, se i terreni sono argillosi.

Il Ministero dei Lavori Pubblici infatti nelle sue prescrizioni relativamente alla linea di Montedoro, raccomandò di preferire i ponti ai tagli e alla deviazioni del torrente Gallodoro nello stretto di Bonpensieri

Nello stretto di Bonpensieri i terreni sono veramente di indole molto franosa, e l'Ingegnere Nicolari vi ha osservato che le frane possono determinarsi anche rapidamente chiudendo l'alveo del torrente.

Dicesi che lungo la valle del Salito, sulla linea di Vallelunga, i tagli suddetti siano in numero di dieci e che su sette chilometri il corso del fiume sia abbreviato di un chilometro e mezzo.

Di quanta importanza sia in tal caso, la rottura dell'equiilibrio in terreni argillosi ancorché sieno in gran parte alluviali lascio alla cura degli ingegneri idraulici il valutarla.

La linea abbandona la valle del Salito alla regione Praino e per la valle sottostante ai Pescazzi in terreni dell’eocene superiore ricchi di gesso, di elementi salini, ecc. e di indole eminentemente franosa in condizioni difficili, raggiunge alla quota di 408 la stazione delli Xirbi percorrendo la lunghezza di 3 chilometri e 750) metri colla pendenza quasi sempre del 25 per mille. Nel tratto ora cennato s’incontrano due brevi gallerie Praino e Xirbi della lunghezza la prima di metri 120 e la seconda di metri 150.

Per innestare la linea tra li Xirbi ed il gran viadotto di Caltanissetta, si studiarono (salvo errore) due progetti, e se non mi inganno, secondo il progetto dalla Direzione proposto, la ferrovia abbandona il salito all’incontro del Vallone di San Cataldo rimonta per poco la valletta parallela al Salito al piede del cozzo delle Rocche ed attraversa con una galleria lunga 400 metri la sella per raggiungere la valle del Palombaro. Supera indi la valle con un viadotto a due ordini di archi, lungo 350 metri ed alto 30 metri, rientra di nuovo in una galleria di 450 metri di lunghezza, cammina a cielo aperto per pochi ettometri per entrare infine in una terza galleria della lunghezza di un chilometro circa, con cui supera la sella dietro le case dei Pescazzetti, e raggiunge la ferrovia attuale alla distanza di 1600 metri circa dalla stazione Santa Caterina. [p. 57 modifica]

Dal punto in cui la linea abbandona il Salito sino al punto in cui raggiunge la ferrovia attuale, secondo il progetto, essa è sempre collocata in terreni argillosi del l’eocene superiore o del micene inferiore la cui indole fu già indicata superiormente.

Il cozzo delle Rocche (calcare dell’eocene superiore) fornisce una buona pietra da costruzione, i calcari della Chiapparia possono fornire calci idrauliche ed i Pescazzetti sabbie.

La linea tuttavia non si trova in buone condizioni per i materiali da costruzione, dovendo questi essere trasportati su terreni argillosi molto accidentati a distanze notevoli. Nell’estate poi fa anche difetto l’acqua buona per le costruzioni. Per abbreviare la distanza tra Palermo e Caltanissetta circa di un chilometro e mezzo, si dovrebbero fare tre gallerie della lunghezza complessiva di 1800, ed un viadotto di 350 metri di lunghezza con 30 di altezza, mentre per raggiungere la stazione di Santa Caterina le due gallerie Praino e Xirbi hanno complessivamente una lunghezza di 270 metri. Tenendo conto della natura dei terreni, ecc. pare che la differenza di costo tra i due progetti sopra esposti debba superare notevolmente la cifra di due milioni.