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quindi di una galleria tale che non credettero conveniente nell’ordine economico di affrontarla, avendo mezzo di girare la catena suddetta, sebbene si andasse incontro ad una serie di altre difficoltà parziali e si allungasse notevolmente la percorrenza della ferrovia.

Qui giunto coi suoi rilevamenti sul terreno l’ingegnere Carosio nel 1861, abbandonò il concetto della linea di Vallelunga.

L’antica strada postale da Palermo a Caltanissetta per passare dalla valle del Torrente Bilici nella valle del fiume Salito attraversa per la portella di Castellaccio alta metri 700 circa sul livello del mare, la catena di cui fa parte il citato monte Catuso.

La strada attuale postale da Palermo a Caltanissetta attraversa invece la stessa Catena alla portella di Recattivo elevata di metri 800 sul livello del mare. È questo il punto più elevato della strada postale attuale.

La ferrovia di Vallelunga per passare dalla valle del Bilici, alla valle del Salito, attraversa la catena sopra cennata con una grande galleria (ch’è l’opera la più colossale di questa linea) sotto la portella di Castellaccio.

Giunta al torrente Barbarigo alla quota di 350 metri la ferrovia abbandona il Bilici, risale il Barbarigo per una lunghezza di 5 chilometri, indi rimonta il vallone sotto Castellaccio al Nord della catena in terreni argillosi dell’eocene superiore per una lunghezza di oltre un chilometro ed arriva con una pendenza del 25 per ‰, all’altezza di metri 430 circa sul livello del mare, ove raggiunge l’imbocco nord della grande galleria di Castellaccio.

Le coste argillose esposte a nord come già ossservarono l’Ispettore Imperatori e Siben, sono più pericolose a parità di circostanze che le coste esposte al Sud.

A ciò si aggiunga, che avendo i monti soprastanti una notevole altezza, sono nella loro parte più elevata coperti per varii giorni in quasi tutti gli anni dalle nevi, la cui lenta fusione agevola i movimenti franosi e li rende più disastrosi che là dove le correnti acque sono più passeggiere.

La Sezione dei terreni attraversata da questa galleria è approssimativamente rappresentata dalla fig. 2a Tav. 1a.

a) sono calcari dell’epoca solfifera. Essi formano il cucuzzolo