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Ed ora a compiere questo discorso ecco alcuni dei risultati più notevoli, contenuti nell’opera del Guerry.

Si è già indicato che egli ripartisce in 164 classi i motivi degli attentati alla vita di varia specie in Francia (empoisonnement, assassinat, meurtre, homicide); esse possono compendiarsi al modo seguente, riducendole ai loro capi più generali (pag. LXII-LXIV):

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Sopra 1.000 attentati alla vita

214 hanno avuto luogo per cupidigia ed interesse;
147 dipendono da rapporti fra i sessi; di cui 21 soltanto in unioni legittime; 126 in seguito a commerci illeciti;
124 da rapporti di famiglia;
6 da rapporti fra padroni e domestici o apprendisti; omicidio (meurtre) del padrone: 5; dell’inferiore: meno di 1;
98 sono la conseguenza di opposizione alla esecuzione delle leggi;
12 di mano forte prestata all’esecuzione delle leggi;
13 hanno avuto per ragione la politica, le sommosse;
51 la difesa personale, i duelli;
237 sono il risultato di contese e risse nelle taverne, ecc.;
30 sono dovuti a rivalità di comuni, mestieri, ecc.;
26 all’avarizia, la crudeltà, la brutalità (verso fanciulli o vecchi a proprio carico);
10 all’ignoranza e perdita della ragione;
2 a vendetta e malizia;
10 ad errori, imprudenza, disperazione, desiderio della morte, ecc. ecc.;
10 a motivi sconosciuti.
――
1.000

Assai più interessanti e generali sono i risultati figurati alla tavola XVI, e che esprimono la varia propensione al crimine secondo le età e la specie dei reati. Eccone alcuno de’ più salienti, scelti di proposito fra quelli che men facilmente potrebbero prevedersi e sospettarsi, e cominciando da una categoria di crimini che offendono direttamente il costume, e legasi perciò intimamente a moralità. Io li [p. 44 modifica]espongo quali risultano dall’interpretazione delle curve corrispondenti, senz’altra responsabilità od indagine critica per mia parte; avvertendo del resto che per la giusta estimazione comparativa dei risultati occorrerebbe far conto della precisa definizione e condizioni legali dei singoli reati, secondo la rispettiva legislazione; e richiamando che la propensione al crimine, o criminalità relativa, si ritiene misurata, come altrove si disse, dal rapporto fra gli accusati e la popolazione nei singoli stadj di età.

In Inghilterra lo stupro (rape) s’incontra già alquanto sopra la media prima dei 16 anni e fino a mezzo il periodo da 16 a 21; poi declina rapidamente, offre il minimo fra 21 e 30, indi si rialza in modo affatto regolare, e raggiunge il massimo (a ragione di popolazione corrispondente, e imputati, a quanto è da credersi, anche i correi e complici) oltre i 60 anni!

Ancora più singolare e sorprendente, quantunque già noto fra gli statistici, è l’andamento di un altro attentato al costume, quello dei crimini contro natura (crimes against nature, in Guerry unnatural crimes). Esso si presenterebbe alquanto sulla media verso i 14 anni; poscia celeremente declina, fino ad annullarsi quasi del tutto fra 21 e 30; indi si eleva in modo continuo e quasi regolare fino a toccare il suo massimo assoluto fra 50 e 60, con una assai leggiera declinazione dappoi. La vecchiaja e l’età della decadenza vi peccano adunque proporzionatamente assai più dell’adolescenza e dell’età robusta; sia poi in alcuni casi per raffinata depravazione, od altre circostanze influenti.

Anche l’oltraggio pubblico al pudore (indecently exposing, ecc.) è scarso nei primi anni, col minimo fra 16 e 21; ma il massimo è più presto raggiunto, tra 30 e 40, con una quasi assoluta costanza dappoi.

[p. 45 modifica] In Francia si hanno risultati analoghi e non meno caratteristici.

Lo stupro e l’offesa al pudore (viol et offences à la pudeur) eccederebbe già alcun poco la media prima dei 16 anni; rialza poi sentitamente, e va a toccare il massimo assoluto, mantenendovisi alcun tempo pressochè costante, prima dei 25; indi ribassa rapidissimamente, scompare quasi affatto nel minimo fra 40 e 45, con un leggiero rialzo in appresso, e un secondo massimo relativo, alquanto inferiore alla media, fra 70 e 80.

L’attentato sopra fanciulli al di sotto di 15 anni (attentat sur des enfants au-dessous de 15 ans) ha un primo massimo fra 16 e 21 anni; poscia declina rapidamente e va a toccare il minimo fra 25 e 35; dopodichè rialza in modo continuo e regolare, fino a raggiungere il massimo assoluto, enormemente sulla media, fra 65 e 70, con un leggiero dechino dappoi.

Il medesimo fatto che in Inghilterra, e di quante riflessioni morali non è esso fecondo!

Anche i dati dell’Impero Austriaco (1856-57) accennerebbero a qualche punto di somiglianza.

Un altro crimine, la cui propensione offre un procedimento assai curioso, è l’incendio, sul quale molto si speculò negli ultimi tempi, principalmente in Germania, essendosi pur trattato del caso possibile di una vera mania incendiaria.

In Inghilterra l’incendio (arson) mostrerebbe avere il suo massimo assoluto circa ai 14 anni, poi declina fino a toccare il minimo fra 21 e 30; ulteriormente rialza in modo regolare fino ad un secondo massimo, assai inferiore al primo, al di là dei 60.

In Francia s’incontra del pari un massimo prima dei [p. 46 modifica]16 anni; il minimo, che quasi interamente si annulla, fra 21 e 25; poscia un leggiero rialzo, che si fa assai rapido oltre i 35, con qualche oscillazione, rimanendo però da quell’età in poi sempre più elevato alquanto della media.

Quel massimo assoluto nello stato primo dell’adolescenza accenna nei due paesi al fatto caratteristico, che in questo reato si fanno abitualmente servire i fanciulli come strumento. La stessa circostanza concorre, in ispecie per l’Inghilterra, a dar in parte ragione della straordinaria precocità relativa di alcuni reati contro la proprietà, ed in particolare del furto, come era già stato avvertito da Quetelet. Il furto semplice (larceny simple) avrebbe colà il suo massimo assoluto prima dei 16 anni, persistendo con poco declino fino ai 21, col minimo invece fra 21 e 30, e un nuovo massimo (inferiore di molto al primo, ed anche alla media) fra 50 e 60 e ulteriormente.

Nell’insieme poi l’andamento delle varie curve in Francia ed in Inghilterra manifesta (malgrado il divario delle legislazioni e degli ordini giudiziarj) una certa rassomiglianza, che risponde fino ad un certo punto ad una simiglianza di condizioni civili, ma in qualche parte può aversi come l’espressione di ciò che havvi di più intimo nella stessa natura morale dell’uomo. E i risultati concordano in complesso con quelli cui pocanzi alludevasi di Quetelet.

Un critico alemanno, Adolfo Wagner, ha pure studiato le curve che esprimono il movimento mensile della criminalità, e messo in rilievo alcuni risultati importanti che se ne possono dedurre.1

La curva della propensione al suicidio in Francia [p. 47 modifica]sarebbe già sopra la media (singolare risultato!) prima dei 16 anni; poi declina rapidissimamente, raggiunge il minimo fra 25 o 40, quasi affatto annullandosi fra 30 e 35; indi rapidissimamente rialza fino a 50, e di là mostra mantenersi costante, o piuttosto con un rialzo leggiero sì, ma continuo, fino agli estremi limiti della vita. ― Sono risultati anche questi ben curiosi e degni di nota, già in parte notati molti anni sono da Quetelet e Villermè, e che nessuno avrebbe per avventura sospettato prima delle constatazioni statistiche.

Studiando la ripartizione del suicidio in Francia secondo le stagioni, ed anzi secondo i giorni dell’anno, Guerry fa a questo proposito un’altra osservazione; cioè che mentre per certi argomenti a priori erasi da altri imaginato che il massimo dei suicidj dovesse cadere nel tetro e brumoso mese di novembre, tal mese in realtà rimane molto al di sotto della media e s’accosta al minimo; e invece il massimo cade nel mese del sole per eccellenza, in giugno, e precisamente in prossimità del solstizio. ― Un’influenza fisica estrinseca mostra esister pur sempre, ma d’indole diversa da quella ch’erasi imaginata. Sì poco, dice a questo proposito il Guerry, certe verità della letteratura e del sentimento si confanno con quelle dell’osservazione precisa.

E le disdette di questa specie, che apparecchia la statistica, dottrina imparziale ed esatta di fatti, purchè rettamente intesa ed applicata, sono in realtà senza numero; ed appunto in questa rettificazione continua de’ pregiudizj volgari o speculativi consiste uno de’ principali suoi meriti. Essa è destinata a confermare ben di frequente coi proprj esempj quell’aforismo di G. B. Biot riguardo alle scienze fisiche, che altri avrebbe già ripetuto per le scienze storiche e morali, e che ognora giova rammemorare, vale a [p. 48 modifica]dire che quasi sempre fra più soluzioni si trova esser vera quella che a primo aspetto si offeriva come la men verisimile.

Per ciò stesso importa al più alto grado a tutte le discipline sociali che si estendano le indagini e si perfezioni lo stromento statistico; ed ogni serio tentativo a ciò rivolto dev’essere bene accetto, quanto imparzialmente ed esattamente discusso. Con siffatto intendimento in principal modo mi è sembrato poter dare certa estensione a questo esame critico dell’opera del Guerry, e coll’osservazione testè fatta vi pongo il suggello.


La presente relazione era già scritta allorquando il ministro francese Duruy, esponendo lo stato dell’istruzione primaria in Francia nel 1863, venne a riproporre l’argomento, colà giustamente accarezzato, dell’influenza dell’istruzione sulla moralità. Egli professa la credenza che sia da attribuirsi principalmente alla maggior diffusione dell’istruzione il fatto che dal 1853 al 1863 la cifra degli accusati di crimine minori di 21 anni sia discesa in Francia quasi alla metà, e spiega allo stesso modo un simigliante risultato verificatosi anche in altri paesi. Per certo, avvisa egli, buona parte del risultato stesso è dovuto alla prosperità generale; ma anche questa alla sua volta è promossa dall’istruzione, e insomma l’effetto sarebbe tale da potere legittimamente ammettere che ciò che si spende nell’istruzione venga poi ad essere risparmiato sulle carceri.

Generose e belle parole, delle quali non vorrei per nulla farmi io il contraddittore, rifiutando l’influenza benefica della cultura nella moralità; ma nel caso presente mi permetterei di credere che l’effetto sia realmente dovuto ad un insieme assai più complesso di cagioni, anzichè in [p. 49 modifica]principal misura a quella indicata: cagioni che toccano al modo di vivere tutto quanto, alle condizioni e dirò all’ambiente sociale, in cui viene a versare la nuova generazione che sorge. Il solo saper leggere e scrivere non sarebbe ancora per sè solo un sintomo ben profondo di una più elevata moralità civile.

Nondimeno, lasciando ogni formale controversia in argomento, e limitandomi a ciò solo che può desumersi dall’opera stessa di Guerry, di cui venni riferendo, noterò com’essa dia modo di cimentare per altra via l’anzidetta opinione, mettendo cioè a riscontro i singoli dipartimenti, di cui è fornita, come si disse, tanto l’istruzione che la criminalità. ― È una comparazione che si fa, per così dire, nello spazio, anzichè nel tempo; e l’un caso presenta coll’altro, se non un’identità di ragioni (che certo non è), almeno una certa analogia che non manca di qualche valore.2

Impertanto, se si raffronta dall’una parte la tavola che rappresenta la cultura in Francia con quella della rispettiva criminalità, sia riguardo alle persone che riguardo alla proprietà, non è assolutamente possibile di scorgervi alcuna concordanza od opposizione generale e veramente marcata; l’una non direbbesi aver nulla quasi a che fare coll’altra. Basta un semplice colpo d’occhio a deciderne.

Che se si considerano più specialmente i rapporti numerici che corredano le tavole, siffatta conclusione assume una forma ancora più precisa.

Prendendo, per es., i primi 10 dipartimenti all’ordine nell’istruzione, si può verificare che non v’è alcuno di essi [p. 50 modifica]che, pei crimini contro le persone o per quelli contro la proprietà, occupi uno degli ultimi 15 gradi (sopra 86) nella criminalità. Tutti quei dipartimenti, dove l’istruzione sarebbe maggiormente diffusa, si aggruppano per la criminalità in modo pressoché esatto intorno alla media.

Per converso, prendendo gli ultimi 10 dipartimenti nell’ordine dell’istruzione, non ve ne sarebbe che uno solo, il quale per un rapporto speciale (crimini contro la proprietà) entrerebbe nei primi 18 gradi della criminalità; tutti gli altri vengon dopo, ossia occupano un posto relativo più favorevole.

Cosicché, stando a questo criterio, converrebbe anzi dire che i dipartimenti di men diffusa istruzione son quelli che presentano, riguardo alla criminalità, il risultato più propizio; e la conclusione parrebbe perciò riescire contraria a quella voluta. Essa avrebbe l’aria di dar ragione al vieto pregiudizio di coloro, che poco fidenti di civiltà, e incompetentemente misurandola dalla sola proporzione di quelli che sanno leggere e scrivere, pronunciano esser ella una causa di depravazione.

I risultati sarebbero meno spiccati per l’Inghilterra; ma nemmeno qui non risulta in modo decisivo che le contee più istrutte tengano decisamente la palma per una più scarsa criminalità, e reciprocamente.

Il fatto si è che, in generale, l’influenza dell’istruzione va mascherata da quella di una folla d’altre cagioni, che sono comparativamente e direttamente più energiche, e che interessano l’intero modo di essere e vivere delle corrispondenti località. A far ragione del suo vero e proprio valore specifico, ad isolare questa causa nella sua azione propria dall’altre cause che vi si combinano, si esigerebbe un’analisi assai più accurata di quella che per solito si applica col [p. 51 modifica]raccostare le cifre di coloro che sanno leggere e scrivere dall’una parte a quelle degli accusati o condannati dall’altra; e ciò può valere in qualche modo (lo si ripete) tanto nei riguardi da luogo a luogo, quanto in quelli da tempo a tempo.

Ricorderò un altro fatto analogo, e al quale si possono applicare le stesse osservazioni; ed è quello che in generale la proporzione degli accusati o condannati è relativamente più forte fra gli inalfabeti. In questo caso, come per gran parte nell’antecedente, non è che la maggiore criminalità dipenda principalmente e direttamente dall’ignoranza; ma piuttosto ignoranza e criminalità sono due effetti concomitanti di altre cause generali che prevalgono in quella tal classe.

Bensì è vero pur sempre che si può ad una volta istruire e moralizzare, scemare l’ignoranza e sottrarre occasione e fomite alla criminalità. Ciò basta perchè non rimanga alcun dubbio sul da farsi; ma è bene ad ogni modo di sapersi rendere adequata ragione del valore di ciascun elemento, e in ciò appunto sta l’ufficio pratico della scienza e de’ suoi metodi. L’azione riesce naturalmente tanto più efficace quanto è essa medesima più illuminata.





Venezia. - Coi tipi di G. Antonelli edit. - 1865

Note

  1. In una rassegna dell’opera di Guerry, inserita nella Zeitschrift für die gesammte Staatwissenschaften (Giornale delle scienze di Stato). Anno XXI, fasc. 1, 2. Tubinga, 1865.
  2. Ho già più sopra segnalato che il tema dell’influenza dell’istruzione nella criminalità era stato ad altra epoca studiato dal Guerry stesso, senza che siami dato di più aggiungere.